di Giandiego Marigo. Per AreA
Il Terry Nicolò pensiero ha in sé qualche cosa di emblematico, per svariati ordini di ragioni, innanzi tutto perché viene espresso pubblicamente, in modo sfrontato...proposto come “valore” anziché essere, anche se ipocritamete, esposto, ma come disvalore.
In qualche modo concentra in sé moltissimi dei guasti che questi tempi ci pongono.
Non rappresenta solo sé stesso, ma un intero ordine, una sorta di modello, che se fino a solo un poco di tempo fa veniva sussurato, furbescamente sottointeso, espresso privatamente come forma di sfida per il mondo intero o come forma di adesione disincantata alla setta degli “aventi diritto”...oggi diviene pubblico e non solo, ma viene addirittura proposto come modello culturale.
In questo senso i portatori del “futurismo imperiale” hanno vinto, almeno nel, pubblico. Hanno imposto la loro cultura , essa dilaga producendo danni inenarrabili e sempre più profondi. La mancanza di scrupoli è divenuto modello manageriale e non solo...anche valore socialmente desiderabile.
É ormai palese che chiunque voglia comandare o anche solo essere considerato “di successo” a questo mondo (foss'anche, come spesso è, un illudersi di entrarare a fare parte della elite che tutto può) debba essere disposto come dice la “signora Nicolò” a vendersi la mamma oltre che svariate parti del proprio corpo.
Tutto questo è sempre stato, ovviamente, ma l'affiorare “pubblico” di queste “deformazioni” corrisponde, quasi sempre a tempi estremamente cupi.
Il Terry Nicolò pensiero ha in sé qualche cosa di emblematico, per svariati ordini di ragioni, innanzi tutto perché viene espresso pubblicamente, in modo sfrontato...proposto come “valore” anziché essere, anche se ipocritamete, esposto, ma come disvalore.
In qualche modo concentra in sé moltissimi dei guasti che questi tempi ci pongono.
Non rappresenta solo sé stesso, ma un intero ordine, una sorta di modello, che se fino a solo un poco di tempo fa veniva sussurato, furbescamente sottointeso, espresso privatamente come forma di sfida per il mondo intero o come forma di adesione disincantata alla setta degli “aventi diritto”...oggi diviene pubblico e non solo, ma viene addirittura proposto come modello culturale.
In questo senso i portatori del “futurismo imperiale” hanno vinto, almeno nel, pubblico. Hanno imposto la loro cultura , essa dilaga producendo danni inenarrabili e sempre più profondi. La mancanza di scrupoli è divenuto modello manageriale e non solo...anche valore socialmente desiderabile.
É ormai palese che chiunque voglia comandare o anche solo essere considerato “di successo” a questo mondo (foss'anche, come spesso è, un illudersi di entrarare a fare parte della elite che tutto può) debba essere disposto come dice la “signora Nicolò” a vendersi la mamma oltre che svariate parti del proprio corpo.
Tutto questo è sempre stato, ovviamente, ma l'affiorare “pubblico” di queste “deformazioni” corrisponde, quasi sempre a tempi estremamente cupi.
Però una riflessione bisogna pur farla, perchè necessita comprendere.
Nei tempi remoti della mia gioventù, in quegli anni 70/80 che sono ormai entrati nella mitologia, esprimere pubblicamente, in una intervista, da parte di una donna poi, un pensiero come quello della signora in questione non sarebbe stato “consono”...nessuno, neanche il più incallito e sfrontato dei democristiani lo avrebbe fatto. Qualche neonazista certo lo mormorava...in ambienti chiusi. Nessuno lo pensava? Eravamo tutti migliori...persino loro?
Nei tempi remoti della mia gioventù, in quegli anni 70/80 che sono ormai entrati nella mitologia, esprimere pubblicamente, in una intervista, da parte di una donna poi, un pensiero come quello della signora in questione non sarebbe stato “consono”...nessuno, neanche il più incallito e sfrontato dei democristiani lo avrebbe fatto. Qualche neonazista certo lo mormorava...in ambienti chiusi. Nessuno lo pensava? Eravamo tutti migliori...persino loro?
Non credo!
Andando indietro con la memoria è facile arrivare a tempi in cui Piazza Venezia era colma di un popolo festante ed osannante al grido unanime di “Duce”,”Duce” o ad una Germania che marciava urlando “Heil Hitler”...ed ancora prima al popolo delle esecuzioni capitali e dei roghi o a quello dei “circhi romani”dove si festeggiavano, santificandole ed elevandole a spettacolo “la guerra e la morte”. Come spesso faccio nelle mie cose...questi, sono solo esempi.
Andando indietro con la memoria è facile arrivare a tempi in cui Piazza Venezia era colma di un popolo festante ed osannante al grido unanime di “Duce”,”Duce” o ad una Germania che marciava urlando “Heil Hitler”...ed ancora prima al popolo delle esecuzioni capitali e dei roghi o a quello dei “circhi romani”dove si festeggiavano, santificandole ed elevandole a spettacolo “la guerra e la morte”. Come spesso faccio nelle mie cose...questi, sono solo esempi.
Gli esseri umani sono stati per molto più tempo terribili...piuttosto che “civili”.
Eppure il popolo che sorregge i vari periodi storici è sempre il medesimo...lo stesso, tanto per la Rivoluzione d'Ottobre e la Comune di Parigi...che per la Proclamazione delle leggi razziali...o per il genetliaco del Duce o, più miseramente, per l'incoronazione del nostro Piccolo Imperatore Farlocco.
È solo una questione di moda?
Il popolo va dove tira il vento?
Dove un'elite che fa la storia lo porta ad essere? Dipende quindi dalle buone o cattive intenzioni di questa elite ciò che diviene “valore” o “disvalore”?
Spesso è stato così! Non voglio dire sempre, perchè la storia ci ha riservato anche brevi periodi in cui l'avanzata della civiltà e del progresso parevano inarrestabili, quegli anni 70/80 per esempio, ma spesso, molto spesso ed anche in quegli anni, il tutto, il movimento è stato determinato da un'elite pensante...Fastidio? Secca sentirlo dire? Eppure è così,
Cosa fare? O come direbbe Lenin (altro poco o per nulla elitario, nevvero?) Che fare?
Sempre per parafrasarlo un passo indietro per farne due in avanti.
Ammettere una sconfitta culturale, accettare l'insegnamento della storia e ricominciare dall'ABC. Dai rapporti personali, dai comportamenti...dai modelli trasmessi (quante volte è stato ripetuto e non solo da me, certo).
Cercare anche attraverso i riferimenti e lo studio , ovviamente, ma lavorando prima di tutto su sè stessi. Alla ricerca del cambiamento reale dei rapporti interpersonali e di potere. Inseguendo la modificazione e la maturazione della propria spiritualità.
Con il prposito finale di creare una cultura, una vera cultura non una moda, diversa da quella del potere.
Un modo di essere diverso...un nuovo paradigma.
Gli embrioni di questi comportamenti già ci sono? Sicuramente sì ed a volte hanno persino vinto (vedi la parentesi referendaria) ma troppo spesso essi vengono avocati, sottomessi al “sentire comune e condiviso” che è una mediazione che comprende (non si sa come) anche il terrynicolòpensiero...e questo non può essere. No grazie!
Troppo spesso vengono riposti nel cassetto delle “utopie” per fare spazio a valutazioni “pragmatiche” e a punti di vista “comuni”.
Il mio scritto divide? Non sono unitario, non sono coeso? Non collaboro?
Non credo! La mia premessa è l'amore incondizionato, il mio modello la condivisione. Sono per la ridistribuzione della richezza, il mio credo recita “Ad ognuno secondo i suoi bisogni e da ognuno secondo le sue possibilità”, credo nella compatibilità , nella decrescita, nel ritorno alla natura, credo nella spirtualità e nel rinnovamenteo e sono convinto dell'eternità dell'anima.
Forse non sono io a non essere coeso, forse non sono io a non essere unitario...forse è una questione di premesse.
Eppure il popolo che sorregge i vari periodi storici è sempre il medesimo...lo stesso, tanto per la Rivoluzione d'Ottobre e la Comune di Parigi...che per la Proclamazione delle leggi razziali...o per il genetliaco del Duce o, più miseramente, per l'incoronazione del nostro Piccolo Imperatore Farlocco.
È solo una questione di moda?
Il popolo va dove tira il vento?
Dove un'elite che fa la storia lo porta ad essere? Dipende quindi dalle buone o cattive intenzioni di questa elite ciò che diviene “valore” o “disvalore”?
Spesso è stato così! Non voglio dire sempre, perchè la storia ci ha riservato anche brevi periodi in cui l'avanzata della civiltà e del progresso parevano inarrestabili, quegli anni 70/80 per esempio, ma spesso, molto spesso ed anche in quegli anni, il tutto, il movimento è stato determinato da un'elite pensante...Fastidio? Secca sentirlo dire? Eppure è così,
Cosa fare? O come direbbe Lenin (altro poco o per nulla elitario, nevvero?) Che fare?
Sempre per parafrasarlo un passo indietro per farne due in avanti.
Ammettere una sconfitta culturale, accettare l'insegnamento della storia e ricominciare dall'ABC. Dai rapporti personali, dai comportamenti...dai modelli trasmessi (quante volte è stato ripetuto e non solo da me, certo).
Cercare anche attraverso i riferimenti e lo studio , ovviamente, ma lavorando prima di tutto su sè stessi. Alla ricerca del cambiamento reale dei rapporti interpersonali e di potere. Inseguendo la modificazione e la maturazione della propria spiritualità.
Con il prposito finale di creare una cultura, una vera cultura non una moda, diversa da quella del potere.
Un modo di essere diverso...un nuovo paradigma.
Gli embrioni di questi comportamenti già ci sono? Sicuramente sì ed a volte hanno persino vinto (vedi la parentesi referendaria) ma troppo spesso essi vengono avocati, sottomessi al “sentire comune e condiviso” che è una mediazione che comprende (non si sa come) anche il terrynicolòpensiero...e questo non può essere. No grazie!
Troppo spesso vengono riposti nel cassetto delle “utopie” per fare spazio a valutazioni “pragmatiche” e a punti di vista “comuni”.
Il mio scritto divide? Non sono unitario, non sono coeso? Non collaboro?
Non credo! La mia premessa è l'amore incondizionato, il mio modello la condivisione. Sono per la ridistribuzione della richezza, il mio credo recita “Ad ognuno secondo i suoi bisogni e da ognuno secondo le sue possibilità”, credo nella compatibilità , nella decrescita, nel ritorno alla natura, credo nella spirtualità e nel rinnovamenteo e sono convinto dell'eternità dell'anima.
Forse non sono io a non essere coeso, forse non sono io a non essere unitario...forse è una questione di premesse.
Se è così, perdonatemi, ma non sono più disposto a dimenticarmene, a non dirlo, a non premetterlo ed a non chiedere che la società che io penso per me e per miei figli lo premetta come valore fondamentale.
Non sono d'accordo su nulla di quello che viene espresso nel Terrynicolòpensiero e dal modello che veicola e lo veicola, al di la della sua eccezionale volgarità...ma sono i contenuti che stanno all'opposto di tutto quello che io sono e voglio essere.
Questo significa che resto solo, unito a nessuno e coeso solo con chi mi ama dappresso...sia! Forse deve essere così.
Detto fra noi...e non credo nemmeno di essere l'unico a pensarlo, sono persino stanco di ripeterlo!
Questo significa che resto solo, unito a nessuno e coeso solo con chi mi ama dappresso...sia! Forse deve essere così.
Detto fra noi...e non credo nemmeno di essere l'unico a pensarlo, sono persino stanco di ripeterlo!
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