Quanti articoli, quanti interventi,
quanti pareri in queste ultime settimane sulla crisi finanziaria
italiana e mondiale? Quante volte il tragicamente ridicolo governo
italiano ha cambiato idea sui provvedimenti da prendere? Quanti
patetici appelli da parte del Presidente Napolitano alla coesione
nazionale e a fare presto e bene per rispondere alle sollecitazioni
dell'Europa e dei mercati? Quanto sono deboli e disorganizzate
l'opposizione parlamentare e l'opposizione sociale (e troppo spesso
compromesse con il sistema) per contrastare le politiche del governo? Sia benedetta la
giornata di sciopero generale proclamata dalla CGIL ma serve ben
altro per cambiare i rapporti di forza politici e sociali in questo
Paese.
A fronte di tutto questo la proposta di Pietro
Modiano, già banchiere ed attualmente Presidente di Nomisma (la
società di consulenza fondata tra gli altri da Romano Prodi),
indirizzata al Corriere della Sera ed illustrata nel programma di Gad
Lerner su La7 “L'Infedele” mi sembra equa, concreta, risolutiva e per la quale si dovrebbe mettere in atto una fortissima mobilitazione sociale.
Stante la premessa che esiste un 20 per
cento di ricchi (anche se Modiano rifiuta tale definizione) che
possiede il 60 per cento del patrimonio privato italiano (5000 dei
circa 8.000 miliardi di euro a cui ammonta - in immobili, azioni,
titoli – la ricchezza privata) basterebbe un'imposta straordinaria
una-tantum (con un gettito stimato, con un'aliquota del quattro per
cento, in circa 200 miliardi di euro) su quei cespiti per recuperare
la cifra necessaria a ridurre lo stock del debito pubblico al di
sotto dei livelli di guardia (con risparmi nella spesa per interessi sul debito pubblico calcolati in 30 miliardi di euro).
Il ragionamento di fondo è che il
sacrificio cui verrebbero sottoposti tali soggetti sarebbe per essi
assolutamente sostenibile a fronte della ricchezza detenuta e che
trattandosi di persone baciate nella vita da un destino favorevole
appare del tutto equo che redistribuiscano alla collettività una
piccola parte della propria fortuna.
Una volta messi al riparo dalla
tempesta ci sarebbe il tempo e la serenità necessari per ragionare
su ciò che andrebbe fatto realmente per cambiare e rendere migliore
l'Italia: intervenendo su evasione fiscale, i costi della politica,
la corruzione, i privilegi del Vaticano, il welfare, il reddito di
cittadinanza, le pensioni, l'inefficienza della pubblica
amministrazione, la criminalità organizzata, la giustizia, la ricerca e la scuola,
la politica industriale, il modello economico da perseguire, l'ambiente, la cultura, l'informazione.
Purtroppo l'aspetto drammaticamente
utopico e fantascientifico di tali ragionamenti non sta
nell'irrealizzabilità della proposta Modiano ma nel pensare di poter
avere, oggi e domani, una democrazia in cui i ceti popolari riescano ad imporre una vera giustizia sociale ed una classe politica e dirigente onesta e competente, libera da
condizionamenti occulti e in grado di agire per il bene comune e
nell'interesse generale.
Come si identificano i ricchi? Quale soglia si fissa? Come si individuano e valutano i beni? Solo i cittadini italiani o anche i residenti stranieri (sono 5 milioni e non tutti poveracci)? E gli italiani, come Marchionne, che risiedono all'estero? Solo i beni in Italia o anche quelli all'estero? Solo gli immobili o anche i patrimoni finanziari? Non dimentichiamo che in Italia esiste già una patrimoniale ordinaria sugli immobili: ICI e iRPEF su terreni incolti e case sfitte.
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