Davvero interessanti le intercettazioni pubblicate dal Fatto sul caso Marcegaglia – Il Giornale.
Non so che valore potranno avere a fini penali ma di sicuro costituiscono un interessantissimo spaccato della società italiana.
Emblematiche del rapporto tra informazione, potere politico e potere economico.
Le notizie si danno o non si danno, se necessario si costruiscono e si procurano in qualunque modo, gli si attribuisce più o meno peso a seconda del vantaggio che può ricavarne il gruppo proprietario dell'organo di informazione e la parte politica a cui fa riferimento.
E insieme a questo ripicche e interessi di bottega di piccoli uomini.
Alla fine chi ne esce peggio è proprio la Marcegaglia che, di fronte alla minaccia di una campagna di stampa rivolta contro di lei, invece di denunciare pubblicamente il fatto e di rivolgersi agli organi giudiziari competenti non trova di meglio, evidente segno di una cattiva coscienza, che pietire l'intercessione di Confalonieri affinché convinca Feltri & c. a desistere dal progetto.
La maggiore organizzazione imprenditoriale italiana che ha al suo vertice la rappresentante di un gruppo economico invischiato in processi per corruzione, evasione fiscale e smaltimento illegale di rifiuti. La più lampante dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, dell'imbastardimento del libero mercato e del capitalismo privato che di fatto non è in grado di sopravvivere ed operare nel rispetto della legge.
Eppoi la proprietà del Giornale, che Berlusconi aveva 'venduto' al fratello Paolo per non incorrere nei limiti previsti dalle leggi antitrust, e che alla luce del sole - senza che ormai nessuno ci faccia più caso, si scandalizzi o provi a smentire – è esplicitamente riconosciuta nella diretta disponibilità del padrone di Mediaset.
Infine, forse l'aspetto più significativo, perché frutto non delle elucubrazioni di un blogger ma di una persona che è a stretto contatto con l'establishment economico, è l'interpretazione che Arpisella, il portavoce della Marcegaglia, dà delle vicende politiche esplicitamente descritte come qualcosa di infinitamente più grande dei piccoli personaggi - giornalisti e politici, Feltri e Porro, Casini Fini e Berlusconi - che la frequentano. Un 'cerchio sovrastrutturale' che Grillo meritoriamente non manca di cogliere e che determina effettivamente l'evoluzione delle vicende politiche nostrane e che è costituito dalle stesse potenti forze che stanno dietro Fini e che hanno ispirato la D'Addario.
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