"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 24 giugno 2012

L'unica speranza è il partito della Fiom


E' impresa quasi impossibile riuscire a prefigurare gli scenari che caratterizzeranno le future elezioni (quali liste, quali candidati, quali alleanze) senza sapere non solo quando si svolgeranno ma nemmeno con quale legge elettorale.
Al momento si possono fare solo ipotesi osservando come si muovono protagonisti e comparse della scena politica nazionale.
La legge elettorale è l'ultima arma in mano rimasta alla vecchia partitocrazia (PD, PDL, Terzo Polo, la maggioranza che sostiene Monti) per riuscire a conservare la propria presa sullo Stato e sulle Istituzioni. E' probabile che questi soggetti fossero convinti che completato il lavoro sporco da parte di Monti potessero comunque conservare la stragrande maggioranza dei voti espressi e dunque reiterare l'esperienza del governo di salvezza nazionale o comunque di un patto di non belligeranza anche nella prossima legislatura (con annesse spartizioni di poltrone istituzionali). Casini lo ha sempre detto esplicitamente e il PD ha dimostrato di non voler vincere con una riedizione dell'Ulivo o dell'Unione (perché, per quanto se ne possa denunciare l'ambiguità, IDV e SEL e ancora di più Rifondazione e Comunisti Italiani sarebbero un continuo impaccio di fronte alla 'necessità' di deliberare inceneritori, gassificatori, grandi opere, missioni militari all'estero, controriforme del lavoro e delle pensioni, leggi bavaglio e via discorrendo).
Il problema (per loro) è che invece hanno subito (nelle amministrative e nei sondaggi) un tracollo verticale ed oggi forse non totalizzano tutti insieme (PD, PDL, Terzo Polo) più del 50 per cento dei voti validi (e se considerassimo anche i dati dell'astensione e le schede bianche e nulle rappresenterebbero una esigua minoranza dei cittadini italiani).
Non hanno tenuto conto dell'esplosione di Grillo e del Movimento 5 Stelle, arrivato nei sondaggi fino al 20 per cento dei voti.

Presumo che Berlusconi, Bersani e Casini sarebbero orientati ad optare per il mantenimento dell'attuale legge elettorale per ricompattare gli elettori sulla (falsa) scelta tra destra e sinistra, tra i 'liberali' e i 'comunisti', e contemporaneamente mantenere il potere di nominare deputati e senatori.
Ma la presenza dell'incognita Grillo al di fuori dei poli, fosse anche con percentuali molto più basse di quelle oggi stimate, mette in crisi tutti questi calcoli e gli equilibri tra le coalizioni concorrenti. Rende più bassa la percentuale dei voti necessari per vincere le elezioni (e ottenere il premio di maggioranza alla Camera cioè il 51 per cento dei deputati, decisivi per l'elezione del Presidente della Repubblica), aprendo la strada a possibili sorprese e a nuovi partiti e movimenti obbligando le coalizioni per prevalere a reimbarcare tutti coloro che oggi sono fuori o si vorrebbe far fuori (Lega, Storace, IDV, SEL, FDS).
D'altro canto votare con il proporzionale, anche in una versione 'greca' come si era a suo tempo ipotizzato cioè con un premio di maggioranza per il primo o i primi partiti, con il 'libera tutti' per gli elettori, senza più il ricatto delle coalizioni contrapposte e del voto utile, e stante l'attuale livello di consenso della maggioranza che sostiene Monti, comporterebbe una quasi inevitabile ingovernabilità e sicuramente l'impossibilità per la vecchia maggioranza di controllare come ora gran parte del Parlamento.
E' una situazione di empasse che colpisce soprattutto il PD prigioniero della sua strategia: avrebbe la maggioranza solo insieme alla sinistra ma con questa non può e non vuole governare (anzi per alcuni il PD non vuole affatto vincere come dimostra il ritardo e l'ambiguità con cui sta affrontando i temi delle alleanze e della scelta del candidato premier). E nel contempo sarebbe un errore considerare la destra in ritirata e sicuramente destinata alla sconfitta. La sua base elettorale (piccoli imprenditori, partite iva, sacche sociali che si alimentano nel clientelismo, evasori, corrotti, collusi con la criminalità, clericali, fascisti e parafascisti) non è certo venuta meno. Potrà ritrovarsi in Berlusconi che sta meditando nuovi colpi di teatro (e ha sempre dalla sua il controllo delle tv) o in nuove forme aggregative o nuovi leader (Montezemolo o altri e tra questi non è da escludere Marina Berlusconi). Potrà recuperare l'accordo con la Lega. I temi delle tasse, dell'euro, dei sacrifici, di equitalia, dei suicidi per la crisi sono i temi che saranno utilizzati anche dalla destra. E purtroppo gli italiani hanno memoria corta e cortissima.

Fermo restando che non sappiamo come evolverà il fondamentale e determinante scenario futuro europeo (euro e default), sono dunque partite le grandi manovre per recuperare consensi ai tradizionali schieramenti. Ciò potrà avvenire riproponendo il teatrino dei due poli contrapposti, creando liste civiche ad hoc per convogliare su di essi e depotenziare la protesta antipartiti, tirando fuori dal cappello qualche nuovo unto dalla Provvidenza. E qualche manina o manona potrà contribuire per convincere gli elettori disillusi o riottosi seminando il terrore: dicendoci nuovamente che siamo sul baratro del fallimento finanziario e che dunque dobbiamo affidarci ai politici 'responsabili e seri' e non possiamo correre l'avventura di votare i 'populisti', agitando la minaccia del ritorno del terrorismo con bombe qua o là o arresti di 'pericolosi' anarchici, trombando i concorrenti scomodi con qualche inchiestina giudiziaria o giornalistica ad hoc.
Mentre IDV e soprattutto SEL di Vendola sono paralizzati nell'attesa delle mosse del PD, ci sarebbe bisogno e ci sarebbe lo spazio politico per una proposta autenticamente ed esplicitamente di sinistra. In linea con quanto avviene in Europa, in Grecia con Syriza e negli altri Paesi (Francia, Germania) dove il pendolo politico volge nuovamente verso sinistra, anche se non si tratta il più delle volte di proposte realmente radicali ma piuttosto in continuità con il sistema capitalista dominante.
Ma in Italia, bisogna riconoscerlo, non possiamo aspirare – con il PD di D'Alema, Ichino, Letta - nemmeno a questo, nemmeno ad un modesto programma socialdemocratico.
Questa è l'anomalia italiana: l'assenza di un progetto condiviso e sostenuto da grandi masse popolari in cui non si abbia paura e reticenza ad usare la parola sinistra, intendendo con questo un grande disegno di trasformazione sociale ed economica. Sinistra a cui non poche 'cose' politiche democratiche e progressiste, più o meno nuove, non intendono riconoscere significato: le liste civiche, i movimenti ecologisti, IDV, lo stesso Movimento 5 Stelle. Anche se poi in qualche modo, nei contenuti, la sinistra tenuta fuori dalla porta rientra dalla finestra.
Come scrive l'ottimo Matteo Pucciarelli sembra che gli elettori di sinistra italiani siano condannati a dover assistere ai successi e alle avanzate di qualche 'surrogato' progressista (e a dover farselo bastare).
Quali sono le cause di questa nostra peculiarità? Si può pensare che la 'tara' italiana sia costituita dall'ingombrante presenza del PD, partito di sinistra nell'immaginario dei suoi elettori ma espressione nei fatti della destra economica, dalla mediocrità e dagli egoismi personalistici dei leader dell'opposizione, dalla forza, senza pari in Europa, che hanno tutti gli elementi di distorsione del gioco democratico: lo scarso senso civico dei cittadini e il familismo amorale, i poteri economici e finanziari italiani e internazionali, le mafie, il peso della corruzione e dell'evasione fiscale, il Vaticano?
Queste riflessioni vanno poi calate nel quadro della evoluzione delle dinamiche sociali degli ultimi trent’anni che hanno visto la progressiva perdita di diritti e di forza contrattuale per i lavoratori, impressionanti trasferimenti di quote di reddito dai salari ai profitti e alle rendite con il ristagno delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti italiani oggi agli stessi livelli del 1992, il blocco della mobilità sociale, il peggioramento della qualità e della estensione del welfare.
Il governo Monti, con la colpevole e complice inerzia della CGIL della Camusso telecomandata dal PD, ha ulteriormente infierito sulle classi sociali più basse passando sopra di esse come un rullo compressore: con l'austerità che ha aggravato la recessione ed è stata pagata dai più deboli anzitutto con l'aumento della disoccupazione, con le controriforme delle pensioni e dell’articolo 18. E altro sangue dovrà esser tirato fuori per rispondere all’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio, al trattato sul fiscal compact che impone all’Italia il rientro dal debito a colpi di 40 o 50 miliardi di euro l’anno, alla spending review.
Il Movimento Cinque Stelle sta operando una salutare e benefica rottura del quadro politico, squarciando attraverso un linguaggio netto ed esplicito il velo delle ipocrisie che copre sempre più a fatica le responsabilità e la mediocrità delle classi dirigenti – economiche, burocratiche, partitiche – italiane.
Ma manca di quell'indispensabile retroterra ideologico e di analisi dei rapporti di forza economici e del contesto internazionale che determina le caratteristiche negative del nostro Paese e del mondo nel suo complesso, di un progetto di società da costruire, dell'identificazione dei ceti sociali da rappresentare e difendere, di modalità di organizzazione del movimento e di selezione delle classi dirigenti realmente trasparenti e democratiche.
Non mi sembra sufficiente, anche se si tratta evidentemente di cose indispensabili, attribuire alla partecipazione alla cosa pubblica attraverso la rete e all'accesso a ruoli di governo di cittadini onesti le uniche chiavi per cambiare l'attuale stato di cose.
Rimane allora, a mio avviso, un solo soggetto sociale organizzato che potrebbe, per il prestigio e la massa critica di aderenti di cui dispone, dare una svolta radicale al quadro politico italiano e garantire rappresentanza ai ceti subalterni oggi conculcati e abbandonati al proprio destino: la Fiom.
Al di là delle colpe e delle complicità dei sindacati è infatti inutile vagheggiare di scioperi generali o manifestazioni di piazza quando i lavoratori, per la globalizzazione e la crisi che rende pieni i magazzini, non hanno più potere contrattuale.
L’unica risposta di cui potrebbe e dovrebbe farsi protagonista il sindacato è dunque una risposta politica, dare vita ad una nuova organizzazione che si presenti alle elezioni per dare voce, senza deleghe, ai ceti subalterni ed ai lavoratori e difendere i loro interessi.
Storicamente nell’Ottocento i partiti socialisti sono derivati proprio dal sindacato quando ci si rese conto che la lotta sindacale non era sufficiente a difendere i lavoratori in assenza di una rappresentanza parlamentare.
La Fiom ha mostrato piena consapevolezza di questo e nel corso del convegno “Il lavoro prende la parola” Landini ha esposto un programma che riprende quell'idea di sinistra a cui in tanti non riusciamo a rinunciare e che si compone di giustizia sociale, libertà e diritti civili, laicità, centralità del lavoro, legalità, ambiente, beni comuni, pace.
Se ora non facesse seguire alle parole i fatti, diventando promotrice di una grande alleanza per il lavoro proprio ora che sta giungendo a compimento lo smantellamento dell'articolo 18 e con questo la fine definitiva del ruolo del sindacato, commetterebbe un errore fatale.
Perderebbe l'occasione per far nascere una coalizione potenzialmente vincente o comunque determinante nella politica italiana. Una coalizione che dovrebbe mettere insieme il progetto di ALBA e cioè il meglio dell'intellettualità italiana di sinistra, movimenti vecchi e nuovi (e tra questi io vorrei ci fosse anche il Movimento 5 Stelle), quello che si può recuperare dai vecchi partiti (FDS, SEL, IDV, Verdi) e la lista civica nazionale (a dire il vero una delle tante di cui ora si parla) da sempre auspicata da Paolo Flores D'Arcais (a meno che la funzione di questa lista non sia solo, nella logica del 'Partito di Repubblica' da tanti ipotizzato, quella di supportare e affiancare il Partito Democratico). Come si dice in questi casi, se non ora quando?

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