"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 7 luglio 2013

Anche Antonio Ingroia con Renzi? No!



Matteo Renzi secondo Luca Peruzzi
Aggiornamento del 9.7.13: Risponde Antonio Ingroia al mio tweet con cui linkavo questo post:

  1. non è un'idea ne' mia ne' di Azione Civile e Fotia non è più, per sua scelta, responsabile relazioni politiche A.C
     
Antonio Ingroia ancora una volta conferma di meritare la stima che tanti nutrono nei suoi confronti.

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Scrive Alfonso Gianni sul suo profilo facebook dopo l'articolo sul Manifesto di Carmine Fotia, Responsabile delle Relazioni Politiche di Azione Civile, e l'endorsement del Sindaco di Milano Pisapia a favore della leadership del centrosinistra di Matteo Renzi:


La marcia di Renzi pare davvero inarrestabile. A parte i suoi stessi tentativi di farsi del male da solo. Forse l'unico che può riuscirci. Vedi l'infelice polemica sul fatto che le figure del leader del Pd e del premier siano indisgiungibili. Ieri c'è stato l'endorsment in grande spolvero su Repubblica di Giuliano Pisapia (sic!). L'ultima ondata di seguaci del fiorentino fa il suo esordio oggi sulle colonne del Manifesto. Si raccoglie attorno a un documento promosso dall'instancabile Goffredo Bettini - il patron dell'operazione Marino a Roma - che gode a sbafo di credito anche in parti della sinistra radicale per motivi che mi restano incomprensibili (forse mi fa velo la mia non romanità), e comprende Carmine Fotia, diventato non so se braccio destro o sinistro di Ingroia, Roberto Bolzani (rampante sindaco di Forlì un pò in ombra ultimamente), il sempreverde Gianni Borgna, l'editore Alessandro Dalai e l'inquieto Stefano Boeri, già assessore nella giunta milanese. Naturalmente vogliono un partito che sia un mezzo (forse un tram) e non un fine, non identitario, aperto ecc. Insomma quello che vogliono quasi tutti. Quindi ritengono giusto incontrare "la carica dirompente di una candidatura come quella di Renzi" sempre che questo voglia difendere i ceti più deboli. Condizione a parole già ottenuta, visto il programma economico renziano, scritto dal suo spin doctor il deputato Itzhak Yoram Gutgeld, israeliano naturalizzato italiano, fino a pochi mesi fa dirigente McKinsey, che proclama la lotta alla povertà, ma non certo quella alle diseguaglianze. Teoria antica. ne parlava, meglio, già Lyndon Baines Johnson ai tempi suoi (do you remember?). Dalle mie parti si chiama "capitalismo compassionevole". Tutto 'sta voglia di novità per approdare al passato! Mah, strani ragazzi...


Per non incasellarle semplicemente nella tradizione del più antico sport nazionale, l'accaparramento di poltrone di potere e sottopotere (che nelle intenzioni di chi lo pratica
non ha nulla a che fare con la gratificazione di ambizioni personali ed il cedimento all'imperativo del 'tengo famiglia' ma riguarda la sopravvivenza delle proprie organizzazioni partitiche che può realizzarsi, in una visione distorta e subalterna al 'sistema', solo a partire dalla disponibilità di finanziamenti pubblici e visibilità mediatica), se proprio si vuole riconoscere una dignità politica a queste posizioni bisogna interpretarle con gli occhi di chi ritiene che l'unico ruolo oggi possibile per la Sinistra è quello di condizionare dall'interno una maggioranza di Governo di centrosinistra, pure se questa si prefigge il mantenimento dello status quo economico e sociale, e dunque l'appoggio a Renzi diventa consequenziale in quanto unico esponente del PD che appare ragionevolmente in grado di portare alla vittoria una coalizione di centrosinistra e a restituirle un briciolo di credibilità nella pretesa di porsi quale alternativa alla destra berlusconiana.
O siamo di fronte ad una evidente disonestà intellettuale oppure ad una visione politica che follemente pretende di ignorare trent'anni di politica nazionale che, in ossequio al turbocapitalismo liberista e anche grazie all'azione colpevole dei centrosinistra e ulivi prodiani a guida PDS-DS-PD, ha aggredito diritti e conquiste del lavoro, smantellato il welfare pubblico, permesso un ingente e intollerabile trasferimento di reddito e ricchezza dai ceti subalterni a vantaggio della rendita e del profitto fino alla terrificante crisi economica che stiamo vivendo, figlia anche delle fallimentari scelte con le quali si è provveduto alla costruzione dell'Unione Europea e dell'euro.

Questa visione non rappresenta una novità per il partito di Vendola che già con l'adesione alle primarie e la sudditanza ad un irriformabile PD aveva barattato la sopravvivenza politica della propria organizzazione con la prospettiva della costruzione in Italia di una sinistra di alternativa ma sarebbe assai sorprendente se fosse anche quella del partito fondato da Antonio Ingroia, Azione Civile.
In tanti abbiamo apprezzato Antonio Ingroia per il coraggio e la coerenza nell'incorruttibile e inflessibile azione di magistrato antimafia che lo ha portato in collisione con le massime autorità dello Stato e con alcuni 'mammasantissima' della politica italiana. Sarebbe davvero incomprensibile e costituirebbe una profonda delusione se oggi si fosse deciso a collaborare proprio con quel 'sistema' che l'ha boicottato ed emarginato, prima come magistrato e poi come candidato politico. Perché non è certo attraverso un ricambio generazionale e di uomini immagine, per di più a vantaggio dei più liberista e più confindustriale dei leader del PD quale Matteo Renzi, che si realizzano le condizioni politiche per cambiare le strutture di potere e i rapporti di forza nella società che impediscono la piena realizzazione della Costituzione ed il raggiungimento di quella giustizia sociale che è la missione della Sinistra.

Urgono chiarimenti, precisazioni e, possibilmente, smentite.

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