"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 27 luglio 2013

Gli obiettivi possibili e necessari di una Sinistra Unita


Sinistra radicale e sinistra riformista, sinistra antagonista e dei centri sociali, comunisti (nelle varie declinazioni: leninisti, trotzkisti, rivoluzionari, provenienti dal PCI o dall'area dei movimenti extra parlamentari post sessantottini), socialisti, ecosocialisti, socialdemocratici, keynesiani, liberalsocialisti, antiliberisti, anticapitalisti che non credono più nella differenza tra destra e sinistra, pacifisti, ambientalisti, no-global, attivisti del sindacalismo conflittuale e di base, paladini della legalità (intesa come lotta alle mafie, alla corruzione, all'evasione fiscale), benecomunisti. Davvero è impossibile per questa area dell'Alternativa di Sinistra o, se si preferisce, semplicemente dell'Alternativa – dispersa, depressa, divisa, marginalizzata – costruire un'organizzazione e definire un programma comuni?
Perché qui ed ora, in questa Italia e in questa Europa, dopo trent'anni di liberismo e di assalto alla diligenza delle conquiste e dei diritti sociali, gran parte di coloro che si riconoscono in questa Area, pur tra differenti visioni ideologiche e sensibilità politiche, condividono alcuni, anzi molti, obiettivi fondamentali:

  1. La difesa e l'attuazione della Costituzione.
  2. La lotta alle povertà, il perseguimento dell'uguaglianza, della piena occupazione, dei diritti e del potere di acquisto dei lavoratori, del rafforzamento dello Stato sociale.
  3. Un'economia fondata non sul profitto e sulla religione del PIL ma rivolta al soddisfacimento dei bisogni delle persone e alla qualità della vita e che, per tali fini, impone un governo democratico dell'economia in contrapposizione alle pretese virtù salvifiche del Mercato. Questo comporta, da un lato, la denuncia dei trattati europei a partire da quelli sull'austerità e sul pareggio di bilancio ed il rovesciamento della dittatura liberista della Troika e, dall'altro, la realizzazione di un controllo collettivo e pubblico sui settori fondamentali dell'economia, sia attraverso forme di gestione partecipata e sociale dei beni comuni sia attraverso politiche di pianificazione o di intervento diretto dello Stato nella produzione di beni e servizi.
  4. La difesa dell'ambiente, la conversione ecologica dell'economia, il no alle grandi opere inutili e devastanti, la tutela del patrimonio artistico e archeologico, del territorio e del paesaggio.
  5. Il riconoscimento ampio dei diritti civili, la parità di genere e la riaffermazione della laicità dello Stato.
  6. La Scuola pubblica e la Sanità pubblica quali elementi essenziali dei diritti di cittadinanza.
  7. Un'informazione libera e pluralista non assoggettata a oligarchie e potentati.
  8. La moralizzazione della vita pubblica, l'eliminazione dei privilegi e la riduzione dei costi della politica, intesa non come abolizione ma come riformulazione, entro limiti ragionevoli e dignitosi, del finanziamento pubblico ai partiti e delle retribuzioni degli eletti e dei membri degli Esecutivi.
  9. La lotta intransigente alle mafie, alla corruzione, all'evasione fiscale, alla violazione delle norme per la tutela della sicurezza sul lavoro e dell'ambiente.
  10. La riforma del sistema carcerario e della giustizia nella direzione oltre che dell'efficienza anche della umanizzazione delle pene.
  11. Il governo dell'immigrazione nel rispetto dei diritti e della dignità dovuti ad ogni essere umano, considerandoci tutti parte di una stessa razza umana e nella consapevolezza che il problema deve essere affrontato nel contesto di un giusto riequilibrio dei rapporti economici e di potere tra Nord e Sud del mondo.
  12. La difesa della pace, l'eliminazione delle spese militari che eccedono il mero bisogno della difesa del territorio nazionale ed il rifiuto delle missioni di guerra all'Estero.

Per raggiungere la forza sociale, culturale ed elettorale necessaria a raggiungere questi obiettivi è necessario, come scrive Alfonso Gianni e nel senso dell'appello di Bandiera Rossa in Movimento, dare vita ad un'organizzazione politica nuova, fuori e contro il PD e le logiche del centrosinistra responsabile almeno quanto le destre dei disastri italiani ed europei.
Serve dare vita,da subito – prendendo atto che l'azione dal basso non è sufficiente e che serve “un’assunzione di responsabilità di quel quadro pensante, diffuso e privo di contorni partitici, ma pure esistente e resistente, intrecciato con esperienze di movimento, di ricerca intellettuale, di militanza sindacale, di costruzione di nuovo senso di sinistra nella società” - ad una Federazione di soggetti diversi senza la pretesa di cancellarne identità e visioni ideologiche.
Un soggetto politico unitario di sinistra in grado, da oggi e non quando sarà troppo tardi, di prendere la bandiera della difesa della Costituzione, di affiancare e condividere le lotte sociali che percorrono il Paese, di preparare le prossime scadenze elettorali.

Con un proprio nome e simbolo da far diventare familiare al popolo della sinistra, un proprio tesseramento reale e non virtuale, l'utilizzo anche del web per la partecipazione e la discussione tra iscritti e simpatizzanti, l'adozione del principio “una testa / un voto” per la nomina degli organi direttivi e la definizione delle scelte programmatiche, una strategia per la comunicazione, un programma di radicamento sociale, regole chiare e trasparenti per la scelta delle candidature elettorali (da decidere attraverso il voto degli iscritti; definendo nella partecipazione alle lotte sociali, ai movimenti, alle iniziative di economia sociale, all'elaborazione culturale della sinistra il requisito indispensabile per presentarsi davanti agli elettori; rendendo incandidabile chi ha ricoperto in passato responsabilità istituzionali e di governo a livello nazionale o regionale).

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