Sinistra radicale e sinistra
riformista, sinistra antagonista e dei centri sociali, comunisti
(nelle varie declinazioni: leninisti, trotzkisti, rivoluzionari,
provenienti dal PCI o dall'area dei movimenti extra parlamentari post
sessantottini), socialisti, ecosocialisti, socialdemocratici,
keynesiani, liberalsocialisti, antiliberisti, anticapitalisti che non
credono più nella differenza tra destra e sinistra, pacifisti,
ambientalisti, no-global, attivisti del sindacalismo conflittuale e
di base, paladini della legalità (intesa come lotta alle mafie, alla
corruzione, all'evasione fiscale), benecomunisti. Davvero è
impossibile per questa area dell'Alternativa di Sinistra o, se si
preferisce, semplicemente dell'Alternativa – dispersa, depressa,
divisa, marginalizzata – costruire un'organizzazione e definire un
programma comuni?
Perché qui ed ora, in questa Italia e
in questa Europa, dopo trent'anni di liberismo e di assalto alla
diligenza delle conquiste e dei diritti sociali, gran parte di coloro
che si riconoscono in questa Area, pur tra differenti visioni
ideologiche e sensibilità politiche, condividono alcuni, anzi molti,
obiettivi fondamentali:
- La difesa e l'attuazione della Costituzione.
- La lotta alle povertà, il perseguimento dell'uguaglianza, della piena occupazione, dei diritti e del potere di acquisto dei lavoratori, del rafforzamento dello Stato sociale.
- Un'economia fondata non sul profitto e sulla religione del PIL ma rivolta al soddisfacimento dei bisogni delle persone e alla qualità della vita e che, per tali fini, impone un governo democratico dell'economia in contrapposizione alle pretese virtù salvifiche del Mercato. Questo comporta, da un lato, la denuncia dei trattati europei a partire da quelli sull'austerità e sul pareggio di bilancio ed il rovesciamento della dittatura liberista della Troika e, dall'altro, la realizzazione di un controllo collettivo e pubblico sui settori fondamentali dell'economia, sia attraverso forme di gestione partecipata e sociale dei beni comuni sia attraverso politiche di pianificazione o di intervento diretto dello Stato nella produzione di beni e servizi.
- La difesa dell'ambiente, la conversione ecologica dell'economia, il no alle grandi opere inutili e devastanti, la tutela del patrimonio artistico e archeologico, del territorio e del paesaggio.
- Il riconoscimento ampio dei diritti civili, la parità di genere e la riaffermazione della laicità dello Stato.
- La Scuola pubblica e la Sanità pubblica quali elementi essenziali dei diritti di cittadinanza.
- Un'informazione libera e pluralista non assoggettata a oligarchie e potentati.
- La moralizzazione della vita pubblica, l'eliminazione dei privilegi e la riduzione dei costi della politica, intesa non come abolizione ma come riformulazione, entro limiti ragionevoli e dignitosi, del finanziamento pubblico ai partiti e delle retribuzioni degli eletti e dei membri degli Esecutivi.
- La lotta intransigente alle mafie, alla corruzione, all'evasione fiscale, alla violazione delle norme per la tutela della sicurezza sul lavoro e dell'ambiente.
- La riforma del sistema carcerario e della giustizia nella direzione oltre che dell'efficienza anche della umanizzazione delle pene.
- Il governo dell'immigrazione nel rispetto dei diritti e della dignità dovuti ad ogni essere umano, considerandoci tutti parte di una stessa razza umana e nella consapevolezza che il problema deve essere affrontato nel contesto di un giusto riequilibrio dei rapporti economici e di potere tra Nord e Sud del mondo.
- La difesa della pace, l'eliminazione delle spese militari che eccedono il mero bisogno della difesa del territorio nazionale ed il rifiuto delle missioni di guerra all'Estero.
Per raggiungere la forza sociale,
culturale ed elettorale necessaria a raggiungere questi obiettivi è
necessario, come scrive Alfonso
Gianni e nel senso dell'appello di Bandiera
Rossa in Movimento, dare vita ad un'organizzazione politica
nuova, fuori e contro il PD e le logiche del centrosinistra
responsabile almeno quanto le destre dei disastri italiani ed
europei.
Serve dare vita,da subito – prendendo
atto che l'azione dal basso non è sufficiente e che serve
“un’assunzione di responsabilità di quel quadro pensante,
diffuso e privo di contorni partitici, ma pure esistente e
resistente, intrecciato con esperienze di movimento, di ricerca
intellettuale, di militanza sindacale, di costruzione di nuovo senso
di sinistra nella società” - ad una Federazione di soggetti
diversi senza la pretesa di cancellarne identità e visioni
ideologiche.
Un soggetto politico unitario di
sinistra in grado, da oggi e non quando sarà troppo tardi, di
prendere la bandiera della difesa della Costituzione, di affiancare e
condividere le lotte sociali che percorrono il Paese, di preparare le
prossime scadenze elettorali.
Con un proprio nome e simbolo da far
diventare familiare al popolo della sinistra, un proprio tesseramento
reale e non virtuale, l'utilizzo anche del web per la partecipazione
e la discussione tra iscritti e simpatizzanti, l'adozione del
principio “una testa / un voto” per la nomina degli organi
direttivi e la definizione delle scelte programmatiche, una strategia
per la comunicazione, un programma di radicamento sociale, regole
chiare e trasparenti per la scelta delle candidature elettorali (da
decidere attraverso il voto degli iscritti; definendo nella
partecipazione alle lotte sociali, ai movimenti, alle iniziative di
economia sociale, all'elaborazione culturale della sinistra il
requisito indispensabile per presentarsi davanti agli elettori;
rendendo incandidabile chi ha ricoperto in passato responsabilità
istituzionali e di governo a livello nazionale o regionale).
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