Renzi & Letta secondo Luca Peruzzi |
Come interpretare l'improvvisa
accelerazione che ha portato nel giro di poche settimane alla
staffetta Letta-Renzi per la carica di Presidente del Consiglio? Dopo
che che era stato per lungo tempo smentita questa eventualità ed
erano state profuse amorose
dichiarazioni di reciproca volontà di coesistenza e di
collaborazione?
Non mi soddisfa ricondurre il tutto
alla pur evidente smodata ambizione ed al palese cinismo di Matteo
Renzi. Anzi si ha quasi la sensazione che questa sostituzione sia
stata imposta al sindaco di Firenze il cui progetto di assalto alle
poltrone, che escludesse la possibilità di impantanarsi in
estenuanti mediazioni con i capi corrente del PD ed i capi dei
partiti alleati, presupponeva invece il passaggio delle elezioni e di
una, ancorché falsa e truffaldina, legittimazione popolare con il
truffaldino Italicum.
Né mi convince l'interpretazione che
questa staffetta sia stata promossa dai 'padroni del vapore' globali
perché Renzi potrebbe fare ciò che Letta non sarebbe disposto a
fare o che l'avvicendamento sia legato ai rapporti di forza tra
l'asse franco-tedesco ed anglo-americano.
Al di là delle differenze (a volte
davvero impercettibili) di sensibilità e di immagine esiste una
palese continuità nei provvedimenti di governo tra
Berlusconi-Tremonti, Monti, Letta. Le stesse cose le avrebbe fatto
Bersani (e difatti il suo partito, il PD, ha votato tutti i
provvedimenti di Monti e Letta), nonostante qualcuno a Sinistra (Il
Manifesto e c.) ne attribuisca la mancata vittoria elettorale ad una
congiura internazionale: basta guardare a ciò che fanno i socialisti
in Germania (le larghe intese con la Merkel) e Hollande in Francia.
Renzi continuerà il lavoro iniziato
dai suoi predecessori (e tra questi si possono ben includere i
governi di centrosinistra): privatizzazioni, smantellamento dello
Stato sociale e aggressione ai residui diritti dei lavoratori dentro
alla logica liberista del pareggio di bilancio e sotto il ricatto del
debito pubblico e dello spread.
L'avvicendamento Letti-Renzi, secondo
il mio opinabilissimo parere, sta essenzialmente dentro alle logiche
della casta dei 'maggiordomi' di governo che per mantenere il proprio ruolo nei confronti dei 'padroni del vapore'
debbono continuare a godere di un sufficiente consenso popolare
attraverso il voto (non importa se raggiunto solo in termini
percentuali e non come numeri assoluti di voti: e qui si dovrebbe
aprire una riflessione sull'utilità dell'astensione).
Il cambio Letta-Renzi è il cambio del
conduttore di uno show televisivo, del presentatore del teatrino
della politica, pensando che il nuovo faccia più audience del
vecchio: dunque non per fare cose diverse dal predecessore ma per
sfruttare l'immagine di Renzi, nel breve periodo e nella logica di
una pseudo classe dirigente abituata solo a navigare a vista, per far
ingoiare alla maggioranza dell'opinione pubblica, attraverso il bombardamento mediatico del mainstream informativo, i soliti provvedimenti antipopolari.
Concretamente, Renzi Presidente del
Consiglio in funzione delle prossime elezioni europee per scongiurare
il non impossibile sorpasso del Movimento 5 Stelle al Partito
Democratico o comunque il prevalere, sommandole tutte insieme pur se
eterogenee, delle forze che si oppongono all'Unione Europea o
che ne chiedono una radicale trasformazione.
Ma la sostituzione dello scialbo, anonimo e impresentabile Enrico Letta con il giovane
decisionista e telegenico Matteo Renzi sembra anche preludere alle imminenti
dimissioni di Napolitano (e questo può spiegare la sostanziale
unanimità con cui la direzione del PD ha fatto passare il cambio
della guida del governo).
Ormai improponibile per l'età per
continuare a svolgere il ruolo che si è attribuito da tempo di capo
di una specifica maggioranza politica, logorato dalla contestazione
di rilevantissima parte dei cittadini e delle forze politiche, il
segnale che Napolitano è arrivato al capolinea della peggiore
presidenza della storia repubblicana è stato il rilievo
che un giornale dei poteri forti come il Corriere della Sera ha dato
alle 'rivelazioni' di Alan Friedman sulle trattative che precedettero
la caduta del governo Berlusconi.
Renzi posto sulla rampa di lancio prima
del previsto risponderebbe anche alla necessità di 'mettere in
sicurezza' la legislatura di fronte all'uscita di scena di
Napolitano.
Di certo non potrà essere Prodi, con
così tanti nemici in Parlamento sia nel PD che tra le destre, a
sostituirlo al Quirinale e per questo si fa sempre più forte
l'ipotesi di Mario Draghi.
Fanno, disfano e se ne fregano sempre piu' del parere del popolo. Siamo al totalitarismo ????????????
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