di giandiego
Mi rifaccio ai molti articoli usciti ultimamente che parlano della credibilità a sinistra, quello che ormai i dirigenti attuali (tutti chi più chi meno) hanno perso sull'altare di mille compromessi di anni passati all'insegna del meno peggio, dell'emendamento del possibile della difesa degli ultimi rimasugli inutili della cenere di un'area storica.
Non posso che essere d'accordo con coloro che sostengono che l'alternativa debba essere “rappresentata” da figure diverse da quelle che hanno cavalcato mille asini diversi pur di entrare in Gerusalemme.
In questo senso l'arroganza, l'onnipresenza ed il peso specifico dei leader attuali dell'area è oggettivamente un ostacolo alla crescita di questo nuovo che urge. Un ostacolo rappresentato anche dalla loro personalissima sclerosi, dalla personale difesa dei propri, personalissimi privilegi, delle propri rendite di posizione.
Ogni qualvolta il riferimento cada sulle loro nefandezze e sui loro compromessi la credibilità di qualsivoglia processo subisce un colpo, difficile da assorbire e recuperare.
Eppure la nostra ricerca continua a soffermarsi su di loro, quasi che il nostro cervello fosse in un loop irrecuperabile.
Questo non significa affatto privare una moltitudine di brave e degne persone dei loro riferimenti quarantennali, sono davvero moltissimi coloro che in buona fede hanno continuato a frequentare le stanze in cui si faceva quel che si poteva fare, con le poche forze, fisiche , materiali ed economiche che erano rimaste. Non è di loro che sto parlando ed è, per contro, proprio a loro che mi rivolgo, anche se non esclusivamente.
Sfatiamo la mitologia di u o stuolo di persone di sinistra abbarbicate alle rendite di posizione di cui stiamo parlando, è un falso! Che comoda forse alle anime più destorse del M5S, ma che non corrisponde alla realtà, a meno di non riferirsi al PD, che sinistra non è più … da tempo ed alle sue componenti vagamente, fantasiosamente e strumentalmente sinistorse, che hanno però dimostrato a più riprese di esserlo solo nominalmente e strumentalmente.
Coloro che riescono, mantenendo un profilo realmente, anche se moderatamente alternativo al sistema a mantenere le propri rendite di posizione sono, a sinistra, una nettissima minoranza, sebbene presente sia nelle strutture politiche che sindacali.
Il reale problema è che è, in un modo o nell'altro, proprio questa minoranza a veicolare, trasmettere e gestire le scelte ed anche le istanze di cambiamento nonostante i mille tentavi di circolarità ed orizzontalità, banalmente perchè ha tempo, perchè fa quello di mestiere e viene remunerata per farlo, perchè ha la possibilità di presenziare e di avere un polso costante della realtà dei movimenti e del paese intero, perchè ha la possibilità concreta di viaggiare, di seguire le velleità itineranti che sembrano essere connaturate nelle istanze di novità e cambiamento in questo disgraziato paese.
La domanda seguente è semplice: Questa minoranza (molto autoreferente) rappresenta realmente lo stato della sinistra italiana? Ed anche ammesso che la rappresenti, possiede, nei suoi componenti individuali, la credibilità personale necessaria, indispensabile per allargare, ampliare e coinvolgere anche chi, disperatamente si è rifugiato nella riserva indiane del non voto o peggio ha venduto l'anima a Grillo, perchè di meno peggio in meno peggio, ci si ritrova ad essere qualunquisti?
Forse no! Visto quello che abbiamo accumulato sino ad ora, considerati gli enormi ritardi, i numerosi fallimenti, gli innumerevoli personalismi ed il numero mostruoso di tentativi di aggregazione in atto nel paese.
La volontà unitaria è cosa di cui molto si parla, di cui altrettanto si vocifera, che viene individuata come necessità assoluta, da tutti, ma che diviene un miraggio morganatico, un obbiettivo difficile, lontano, irraggiungibile, non appena ritornino in campo “gli addetti ai lavori”.
Abbiamo una discreta collezione di intellettuali conseguenti, per quelli abbiamo sempre avuto sovrabbondanza, legati ora a questa ora a quell'ipotesi che si esibiscono in tesi ed antitesi, in mozioni e contro-mozioni e, mentre tutti dichiarano la necessità storica ed assoluta d'un comportamento unitario si studiano gli anfratti dentro ai quali infilarsi per rendere sempre più complesso questo processo.
Fra fazioni che vogliono mantenere il proprio nome e la propria natura, altre che suggeriscono coordinamenti multi-tessera e multi-partici, altri ancora che in nome dell'orizzontalità e della circolarità sono disposti a bocciare qualsiasi iniziativa, che, a loro indiscutibile ed inconfutabile parere non corrisponda a queste caratteristiche.
Perdendosi in sofismi di purezza e di metodologia che si acculuano su un piatto ancora del tutto vuoto di contenuti reali.
Forse è tristemente vero che è il bisogno e la disperazione a stimolare la creatività ed il realismo e forse, oltre ad una certa quantità di coraggio e di coscienza in più è proprio questo che avvantaggia oggettivamente i compagni greci e spagnoli.
Forse la nostra cecità ad un mondo altro nasce dal fatto che, tutto sommato, noi stiamo ancora troppo bene e siamo ancora in balia della società dei consumi e delle illusioni o forse ci hanno solo mortalmente ma efficientemente illusi di esserlo.
Quello che è certo resta il dato di quanto sia difficile, complesso e decisamente improbo far passare le iniziative e le istanze di solidarietà, di mutualità, di comunità, di circolarità ed orrizzontalità, di partecipazione attiva che hanno costituito il successo di Syriza e di quanto sia mitico ed improbabile ottenere la mobilitazione, la partecipazione e l'assemblearità produttiva e creativa di Podemos o Ganemos o anche solo la determinazione ed il pragmatismo positivo di Izquierda Unida.
Finisco, anche controllando il mio estremismo, mettendo a tacere le mie istanze di purezza resta il fatto che per avere credibilità si debba essere, personalmente credibili, dimostrare di essere quello di cui si parla, ma questo è stato ripetuto sino alla noia e sta diventando un luogo comune.
La credibilità sicuramente si conquista nei fatti, le chiacchiere servono solo a mantenere lo status quo, il cambiamento vuole azioni, fede e visione, per questo è faticoso, sebbene oggi si tenti anche di farlo apparire laborioso e ferraginoso ed è forse questo che difetta alla sinistra made in Italy.
Per i miopi è, notoriamente difficile guardare lontano!
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