"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 18 novembre 2009

Provocazioni

L’ultimo provvedimento in materia di giustizia, proposto dall’attuale governo per evitare condanne al cittadino Berlusconi Silvio, prevede una data di scadenza dei processi, per la precisione sei anni in tutto.

Tutti gli attori della finta politica sanno bene che si tratta di un provvedimento totalmente privo di senso e alieno a qualunque stato di diritto, eppure, imperterriti, ne parlano come fosse un normale disegno di legge.

Io credo che in questo Paese siamo arrivati ad un punto tale di manifesta finzione scenica, per cui non sia più necessario fare finta.

Non solo non è più necessario, direi che è anche antieconomico e non conviene neanche più agli stessi prepotenti che con la forza e con l’inganno hanno preso in ostaggio il Paese e se lo sono spartito, riducendolo ad una serie di feudi spremuti come limoni.

Appurato che gli italiani non sono un popolo rivoluzionario e con gli attributi, ma tradizionalmente abituato a sopportare qualunque tipo di sopruso, limitandosi ciascuno a scaricare su chi sta peggio di lui le ingiustizie subite, direi che possiamo smetterla di sprecare tempo e denaro per fare finta che tutto questo sia una democrazia.
Mi sembra di assoluta evidenza che la maggior parte degli italiani, per tanti motivi, non abbia né cultura né aspirazioni democratiche.

Allora mi chiedo, ma quanti soldi e quanto tempo potremmo risparmiare se chiamassimo le cose con il loro nome e se eliminassimo tutta questa scenografia istituzionale?

Potremmo fare almeno un time-out, visto che siamo in piena crisi economica e occupazionale. Risparmieremmo un mucchio di soldi con beneficio di tutti, delle vittime come dei carnefici.

Faccio un paio di esempi.

Sono anni che paghiamo un finto parlamento, la cui unica occupazione è cercare di impedire alla magistratura di accertare le responsabilità penali di Berlusconi e fare finte leggi con cui i poteri forti si spartiscono le risorse del Paese.
Abbiamo capito tutti che Berlusconi, colpevole o innocente che sia, in galera non ci andrà mai, neanche se dovesse essere il mandante esterno delle Stragi del ‘92.
Ed è altrettanto evidente a tutti che dalla patetica accozzaglia di feudatari, vassalli, valvassori e vattelappesca che si sono parcheggiati in Parlamento, non uscirà mai nessun provvedimento che risponda alle esigenze dei normali cittadini di un normale Stato (se non altro perché non abbiamo dei normali cittadini, perlopiù sono infatti evasori fiscali, e ancora meno abbiamo uno Stato).
Allora io dico, perché dobbiamo pagare un finto Parlamento e una Magistratura bloccata, che nella migliore delle ipotesi non può neanche fare i processi e nella peggiore li fa per poi sentirsi dire ‘mi dispiace, tempo scaduto!’?

Se Berlusconi non vuole dirci cosa ha combinato e in questa giungla ha la forza contrattuale di ottenere l’impunità a prescindere, visto che l’impunità è assodato che l’avrà comunque (e non è l’unico), perché perdiamo tempo e denaro per fare finta che nel suo caso (o negli altri) l’impunità si chiami giustizia?

O ancora, che bisogno c’è di buttare tempo e denaro per fare lo scudo fiscale?
Non potevano direttamente e semplicemente accordarsi fra di loro sul quantum del maltolto da rimettere in cassa per dare un briciolo di respiro al Paese ormai prosciugato, senza costringerci a pagare un finto parlamento, un finto governo, finte Autorità garanti, un finto servizio pubblico televisivo, ecc..ecc..per riavere qualcosa indietro e alla fine solo per loro concessione? E’ assurdo e antieconomico che costringano i derubati, cioè noi, a pagare perché l’elemosina della restituzione del 5% del maltolto da parte dei ladri possa sembrare un provvedimento addirittura di politica economico-finanziaria. Paradossalmente, se non avessero buttato i nostri soldi per mettere in piedi questa pagliacciata, non ci sarebbe stato neanche bisogno che restituissero il 5%.

Se dicessimo chiaro e tondo che l’Italia è una realtà feudale ed eliminassimo istituzioni e procedure palesemente stridenti, e in questo delirio di illegalità del tutto superflue, i soldi e il tempo risparmiati potrebbero essere impiegati, non dico per migliorare le condizioni di vita della gran massa dei poveri disgraziati, ma per risanare il bilancio, rilanciare l’agricoltura e l’industria, finanziare la ricerca…sempre con beneficio in primis dei più forti, sia chiaro, ma magari pure noi staremmo un pò meglio.

Mi si potrebbe obiettare: ma così rinunceremmo anche solo a tentare di diventare un giorno una democrazia, sarebbe come gettare la spugna.
Non è vero, almeno secondo me.
Al contrario, è proprio continuando a fare finta che non potremo mai neppure immaginare che l’Italia possa cambiare.
A mio avviso, se vogliamo cambiare le cose, occorre innanzitutto prendere atto della realtà.
E’ ingannevole e fuorviante difendere le ‘Istituzioni’ nella loro veste formale, pensando con ciò di difendere un principio e di mostrare senso di responsabilità, quando sappiamo che, venuto meno lo stato di diritto, come nel nostro caso, la forma è finzione, null’altro.

La democrazia, quella vera, avrebbe comunque dei costi molti alti, ma si tratterebbe in realtà di investimenti, che nel breve, medio e lungo termine darebbero i loro frutti, contestualmente risollevando lo spirito di un intero popolo.

L’attuale finzione democratica cui siamo costretti ad assistere, invece, ha dei costi finanziari ed umani insostenibili e del tutto irrazionali, destinati a moltiplicare in modo esponenziale il debito pubblico e i soprusi.
Gli stessi feudatari, che oggi stanno litigando fra di loro, secondo me stanno perdendo tempo e denaro.
Non so bene cosa accada nel retroscena, personalmente ho l’impressione che Berlusconi abbia già perso e sa che deve passare la poltrona, che insomma i giochi siano già chiusi e che i ‘vincitori’ (sempre secondo me, Fini, Casini e Bersani) stiano usando tempo e denaro al solo scopo di costruire l’ennesima costosissima scenografia istituzionale, che conceda l’onore delle armi allo sconfitto, che nasconda opportunamente all’opinione pubblica la regia dei poteri forti e, in ultima analisi, per fare finta, ancora una volta, che tutto questo abbia un senso collettivo e chiamarlo sfacciatamente Politica.

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