Sul Fatto di ieri (sabato 31/10, pag. 8) ho letto un’intervista di Sandra Amurri a Claudio Fava.
La prima domanda, decisamente diretta, verteva sul tema di possibili alleanze anche con un partito come l’Udc, che vede tra i suoi esponenti di rilievo un personaggio come Totò Cuffaro, già condannato in primo grado per favoreggiamento semplice ad alcuni mafiosi e rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
La risposta di Fava mi ha lasciata perplessa e mi è sembrata ambigua. Può darsi ch’io abbia frainteso e per questo mi piacerebbe capire meglio.
A me è parso che Fava abbia sostanzialmente eluso la domanda e dunque il problema, e che per farlo abbia spostato la questione su un presunto più nobile terreno politico.
Più esattamente, Fava ha spiegato che un condannato per mafia è senz’altro un impedimento per possibili alleanze, ha però aggiunto che se anche in ipotesi tale impedimento non esistesse, l’alleanza con l’Udc incontrerebbe comunque l’ostacolo delle diverse premesse e progettualità politiche.
Già qui resto perplessa, come minimo perché mi sembra un’ovvietà.
E’ infatti di tutta evidenza che in una normale dialettica democratica la sinistra è alternativa alla destra (cattolica e/o liberale) e un’alleanza tra le due non avrebbe alcun senso.
Tale ovvietà, però, si rivela subito dopo come funzionale ad un passaggio logico che io, come dicevo, trovo pericolosamente ambiguo.
Prosegue infatti Fava, dicendo che l’attuale contesto impone la considerazione della emergenza democratica e di difesa della Costituzione, lasciando intendere che in ragione di essa un’alleanza sarebbe possibile.
Ecco, questo è il punto sul quale mi piacerebbe avere chiarimenti.
A me pare, infatti, che l’attuale emergenza democratica non sia opera di un isolato soggetto, ma piuttosto di una tensione e poi deriva antidemocratica (di mancata attuazione prima e di aperta violazione poi della Costituzione) che prende le mosse da molto lontano, che ha visto il concorso di molte forze politiche, a cominciare dall’attuale Udc, e che si è nutrita e si nutre proprio di mafia, corruzione, clientelismo, conflitti di interessi, voto di scambio, leggi ad personam (di oggi e di ieri), pezzi di Stato deviati…in una parola di un vero e proprio mercimonio delle Istituzioni, esteso al punto da delegittimarle in radice.
Tutto questo Claudio Fava lo ha sempre denunciato ed anzi ce lo ha spiegato.
A mio avviso, se oggi si vuole difendere la democrazia e sfruttare le nuove prospettive del XXI° secolo, per dare finalmente attuazione alla Costituzione repubblicana, magari svolgendola ulteriormente, potenziata da nuovi, oggi possibili, strumenti di democrazia diretta, è senz’altro necessario unire, superando le divergenze politiche, tutte le forze sane del Paese, ma appunto per questo occorre assolutamente evitare alleanze di direzione opposta, come sarebbe, secondo me, quella con l’Udc. Un’alleanza dallo scontato esito gattopardesco.
Muovendo da queste considerazioni, mi chiedo quali siano le vere ragioni, di opportunità politica o non, che stanno pilotando valutazioni e scelte di Sinistra e Libertà.
Prima di formulare una soluzione bisognerebbe prendere atto di certi punti incontrovertibili. Uno di questi è che a presente l'area alternativa alle formazioni governative, senza l'UdC non è maggioritaria.
RispondiEliminaOra, mi pare sia stato dichiarato che SeL nasca con una la vocazione di governo e non di opposizione, altrimenti tanto vale il PRC. La domanda sarebbe "Qual è il ruolo di SeL in una alleanza con l'UdC" o "A quali condizioni (e in quali organismi) SeL può far parte di un'alleanza con l'UdC ?".
Ammesso e non concesso che in ambito locale certi problemi etici non si pongano con la virulenza propagandistica che assumono in ambito nazionale, direi che una pregiudiziale di SeL dovrebbe essere quella verso il sistema clientelare.
Il paradosso è che la risposta di Fava sembra essere: beh, sarà difficile che governeremo insieme la regione Lazio, perchè sul testamento biologico e sulla guerra in Afghanistan la pensiamo in maniera diversa, quindi non mi pare il caso di porre eventuali pregiudiziali sul fatto che l'UdC possa essere un partito corrotto... Mi chiedo allora se la dirigenza di SeL vedrebbe bene una coabitazione con satrapi PD del calibro di Loiero o Bassolino, che in materia di flex security magari la pensano come loro...
Pino Falci
@Pino Falci
RispondiEliminaMuovendo dalla tua premessa, condivido il ragionamento.
Io, però, muovo da due assunti diversi.
il 1° è che quella attuale è una situazione di fatto e non di diritto. Il problema non si pone nei termini di una normale dialettica democratica tra maggioranza e opposizione, ma piuttosto nell'impellenza di porre un argine ad un sistema di potere totalmente illegale di cui l'Udc è strenuo sostenitore.
Il 2° è che, a mio avviso, le lotte intestine (cioè all'interno del comitato d'affari), che oggi vedono l'Udc contrapposta all'asse Berlusconi-Bossi, insieme al gruppo dirigente del Pd e all'ala finiana del Pdl, sono in realtà ingannevolmente fuorvianti, poiché esse esprimono la malcelata necessità di fermare lo sfasciatutto Berlusconi, non per difendere la Costituzione, al contrario, proprio per salvaguardare un antico e consolidato sistema feudale di potere, che alla Costituzione, da sempre, si contrappone.
La mia impressione è che il Pd stia usando SeL in un disegno molto lontano da quello costituzionale e che SeL ci stia cascando con tutte le scarpe.
Anche, e forse soprattutto, per le implicazioni locali, considerata la posizione di Vendola in Puglia e le prospettive delle prossime regionali.
SeL rischia di vendersi per un piatto di lenticchie e secondo me sta dimostrando tutto tranne che una solida e consapevole cultura di governo, in un Paese martoriato da gente come Cuffaro e (come dici tu), da gente come Loiero e Bassolino.
Occorre sostenere apertamente un nuovo CLN, tra forze parlamentari ed extraparlamentari, partiti e singoli esponenti, uperando qualunque divisione e con la consapevolezza che ci vorranno anni per trovare spazio, voce e rappresentanza in un sistema dove le regole sono decise dai poteri forti, in spregio dei più elementari principi democratici e di buon senso.