dal sito del Movimento RadicalSocialista
Costruiamo insieme l'alternativa.
Appello per un coordinamento ed un confronto permanente tra partiti di opposizione e movimenti per sconfiggere Berlusconi e cambiare questa società ingiusta
Sono due le emergenze politiche davanti a noi:
Berlusconi, l'illegittima occupazione della carica di Presidente del Consiglio in presenza di un non sanato conflitto di interessi e di irrisolte pendenze giudiziarie, il disegno eversivo dei principi costituzionali, la protervia ostentazione di comportamenti e atteggiamenti immorali e contrari all'obbligo costituzionale di esercitare con disciplina e onore gli incarichi pubblici che si è chiamati a ricoprire, la cultura classista, reazionaria e liberticida che contraddistingue l'azione del suo governo realizzata attraverso l'attacco allo stato sociale, alla scuola pubblica, ai diritti dei lavoratori, alla libertà e alla dignità dei cittadini e dei migranti;
la necessità di definire una proposta alternativa non solo a Berlusconi ma soprattutto per la trasformazione di questa società ingiusta e per liberarsi dal ricatto della globalizzazione, dal pensiero unico liberista e da un feroce capitalismo senza regole, da una politica e da un governo dell'economia totalmente asserviti agli interessi delle oligarchie economiche e finanziarie, pena lasciare intere generazioni e ceti sociali nella disperazione o nel disimpegno egoistico e rafforzare la convinzione che in qualcuno si fa strada che sia la rivolta violenta l'unica forma oggi possibile di lotta.
Mentre i cittadini esprimono la propria radicale opposizione a questo governo e a questo sistema nelle manifestazioni promosse dai movimenti e nelle lotte sociali, con il Forum dell'acqua, con la Fiom, con le proteste di studenti e ricercatori, con il NoBday, con gli operai e i migranti sui tetti e sulle gru, nella coraggiosa denuncia della criminalità organizzata, per la difesa del territorio e della salute e della vita dei cittadini, messe a repentaglio dall'inquinamento e dalla cementificazione, dallo scempio delle grandi opere, dalla mancata prevenzione delle catastrofi naturali, da inceneritori e discariche spacciate come soluzione al problema dei rifiuti: a L'Aqula e a Terzigno, con i NoPonte, i NoDalMolin, i NoTav, il Partito Democratico, la maggiore forza di opposizione, è paralizzato da estenuanti tatticismi e non riesce ad assumere la guida di un progetto di trasformazione economica e sociale che combatta le ingiustizie e sia realmente autonomo dalle pretese di Confindustria e dagli equivoci ondeggiamenti di Fini e Casini.
In queste condizioni, per le forze di sinistra e per tutte quelle che sono portatrici di una visione e di una cultura alternativa a quella dominante, fondata sui dogmi della crescita e dello sviluppo, del PIL quale unico parametro per identificare il progresso della comunità umana, della religione della competitività alla quale si devono sacrificare diritti e dignità delle persone, il rischio concreto è di condannarsi, nella necessità ineludibile di contribuire alla sconfitta di Berlusconi, ad una posizione subalterna nei confronti della destra politica ed economica.
Se i temi, le richieste, le proposte rivendicate dai cittadini in ormai innumerevoli occasioni non trovassero posto nel programma politico della coalizione politica che intende contrastare Berlusconi si realizzerebbe una triplice sconfitta: per i bisogni delle persone ed il futuro di questo Paese, per le prospettive dell'area di progresso che verrebbe inglobata nelle ragioni e nella cultura della destra, probabilmente sul piano stesso della contesa elettorale nella quale il consenso e la mobilitazione dei cittadini possono essere raggiunte solo grazie ad un progetto che dia risposte concrete al disagio presente nella società e soluzioni realmente alternative a quelle delle destre nel governo della cosa pubblica.
La drammaticità della crisi – culturale, politica, economica, sociale – e l'approssimarsi delle elezioni politiche impongono delle risposte immediate e responsabili.
Non è più possibile attendere le decisioni del Partito Democratico.
La scelta di alcuni movimenti di dare vita a nuove forme partito, convinti della necessità di fare tabula rasa di quelle esistenti e con le quali sdegnatamente rifiutano ogni possibilità di alleanza, appare velleitaria, per l'impossibilità di guadagnare da subito un consenso che sia qualcosa di più di una semplice testimonianza, e suicida per gli interessi popolari, agevolando di fatto la vittoria di Berlusconi.
E' evidente che non è possibile oggi fare a meno dei partiti esistenti che fanno capo al fronte democratico e progressista, della loro forza organizzativa e del loro continuare ad essere un punto di riferimento della discussione politica.
Ma è altrettanto evidente che quei partiti, quegli stessi che si sono schierati a fianco della Fiom e di studenti e ricercatori, devono abbandonare miopi divisioni e interessi meramente riducibili al proprio ceto dirigente, aprire un confronto con i movimenti sui problemi che è più urgente risolvere e sulle possibili soluzioni, offrire un generoso atteggiamento unitario in grado di far rinascere la speranza di un cambiamento.
Per quanto minoritaria in una auspicata alleanza democratica la più ampia possibile, è assolutamente indispensabile la presenza di un'area di progresso e di civiltà, già ora espressione di una rilevante quota dell'elettorato, che faccia sentire la propria voce sui temi del lavoro, della povertà, dello stato sociale, dei diritti civili e dei migranti, della laicità dello Stato, della riconversione ecologica dell'economia, dei beni comuni, del rilancio della scuola pubblica e della ricerca, della pace, del contrasto senza quartiere alla corruzione, alla criminalità organizzata, all'evasione fiscale, e che realizzi una vera democrazia all'interno delle proprie componenti e promuova trasparenza nella scelta delle classi dirigenti: tutte cose, comunque le si definisca, che identificano ancora una visione di sinistra.
Si dia vita dunque ad un tavolo di coordinamento, a gruppi di lavoro tematici di cui siano parte accanto ai partiti e agli esponenti politici che si propongono di cambiare radicalmente questa società i rappresentanti, designati attraverso un procedimento democratico e dal basso, dei movimenti e delle associazioni, gli intellettuali, gli artisti per la costruzione di un programma e di una strategia comune. Che questo si accompagni ad una mobilitazione e ad una discussione la più ampia possibile, sul territorio e nella rete, promuovendo legami solidali e la partecipazione attiva di tutti i cittadini.
Scritto da Maurizio Zaffarano
da ignorante quale sono mi pongo la domanda che tutti si dovrebbero porre
RispondiEliminacome mai tutto ciò che va ha favore di (SB) è giusto
e ciò che è sfavorevole e sbagliato?
chi eletto in un partito dovrebbe rimanere fedele allo schieramento
Di appartenenza onarando i suoi elettori
Se dovessero sorgere contrasti si dovrebbe dimettere
Dando per onestà spiegazione hai suoi elettori .
Hai mè tutto questo non avviene
Ma ciò che è più grave come fosse un mercenario alla prima occasione
Si svende per danaro tradendo chi lo ha eletto
Io credo che costituzionalmente questo non si dovrebbe permettere
Rimpiangendo il tempo ormai lontano quando la classe dominante
Usava dire al POPOLO
in prevalenza analfabeta ( beata ignoranza)
essendo semi analfabeta, mi sentirei di dire ha questi giovani istruiti
(beata ottusità) VITTORIO