Non era un referendum sull’Europa il voto greco ma su quale Europa: l’Europa della dittatura dei mercati e del paradigma liberista o quella dei diritti sociali, della solidarietà, della giustizia distributiva.
Nell’auspicio, condiviso da tanti cittadini italiani ed europei, di veder prevalere la sinistra radicale di Syriza del giovane leader Alexis Tsipras si incarnava la speranza di poter cominciare a rovesciare il paradigma dominante.
Ha vinto invece, tra il giubilo superficiale e conformista dei grandi media e dei politici ‘responsabili’, il partito della destra pro-troika, quello stesso – paradosso per gli ultras del rigore - che aveva truccato i conti del bilancio statale greco per ottenere l’ingresso nella moneta unica.
Del resto probabilmente non poteva essere altrimenti, considerata la disparità delle forze in campo: da una parte tutto l’establishment politico, economico, militare del mondo occidentale abituato ad usare l’arma della paura e del ricatto contro il diritto dei cittadini di poter scegliere consapevolmente e, dall’altra, il disperato ed eroico tentativo di resistenza delle masse popolari greche.