Con
la definitiva approvazione della controriforma del lavoro della
ministra Fornero (alias Frignero), improntata ad un marcato sadismo
sociale, giunge a compimento il divorzio dalla storia socialista,
comunista e financo del cattolicesimo sociale dei propri degeneri eredi
del PD che a detto provvedimento hanno garantito il proprio voto.
E
può indurre solo rabbia e sdegno che esponenti di quello stesso
partito (Fassina, Dominici), con la faccia di bronzo che solo i politici possono avere, si
presentino a convegni come quello di Bruxelles "Un'altra strada per l'Europa" dove si auspica una diversa idea
di Europa.
Sulla
natura della controriforma del lavoro e sui suoi effetti deleteri per
la vita dei lavoratori, privati della garanzia del reintegro nel caso di
licenziamento ingiustificato, non dovrebbero esserci più dubbi e nemmeno sull’ideologia della Fignero che arriva ad
affermare che il “lavoro non è un diritto”. A fronte di una
precarizzazione generalizzata del lavoro non sono peraltro nemmeno
giunti, come sbandierato e promesso per giustificare la controriforma,
né miglioramenti delle condizioni salariali e delle garanzie giuridiche
per i precari né l’estensione ed il rafforzamento degli ammortizzatori
sociali (anzi anche sotto questi aspetti si deve registrare un
arretramento).