"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 27 marzo 2014

DIFFICILE DEFINIRE L'ENTITÀ REALE DEL DANNO MORALE ED ETICO



di Giandiego Marigo


Lo è davvero, difficile, definire la portata del danno morale ed etico apportato alla “politica” dal grande inciucio.
Ormai le leggi Ad Castam sono all'ordine del giorno e non più solo una casualità episodica , ma il pane quotidiano, quando non sono in difesa dei loro personalissimi interessi, ancor peggio, difendono e rappresentano quelli di una elìte europea mondialista ed asservita al potere di un circolo ristrettissimo ed eterno.
Non ci sono più parole, davvero non ne ho più, per definire la gravità della responsabilità di chi ha svenduto e prostituito una parte della storia dei popoli in nome di un piatto di lenticchie e di un posto sotto la tavola dei potenti a raccoglierne le briciole.
Sono duro? Eccessivo? Estremista? Non piace quel che dico?
Ne sono sinceramente spiacente, ma la verità non è relativa, nonostante molti credano di potercelo raccontare.
Questo è il motivo per cui io credo, fermamente, che qualsiasi progetto, soggetto, AreA si voglia occupare e voglia parlare di Progresso e Civiltà (intesi come crescita morale, spirituale e collettiva dell'intera umanità), chiunque voglia prendersi il peso sulle spalle di una cultura altra, a-sistemica, chiunque voglia discutere davvero del potere e non delle sue rappresentazioni momentanee.
Debba assolutamente prendere l'impegno a non mischiarsi, mai! Per alcuna ragione e per libera scelta in “Ammucchiate di qualsiasi tipo e sorta” tese unicamente alla conservazione ed alla perpetuazione di “Ruoli di potere e Rendite di posizione” si parli di Locale o di Globale poco importa.
L'AreA di progresso e Civiltà deve garantire questa premessa (morale , etica e spirituale) a chi deciderà di appoggiarla.
Ma soprattutto dovrà mantenerla...e questo significa crescere anche spiritualmente oltre che eticamente e moralmente. Questo io penso.
C'È BISOGNO DI SINISTRA, È VERO, MA NON SOLO DEL TERMINE, QUESTA VOLTA NON DEVONO ESSERE PAROLE, MA REALE CAMBIAMENTO.


domenica 23 marzo 2014

Non è Grillo ma il PD il nemico dei ceti popolari e della Sinistra

Il Movimento 5 Stelle è, a mio avviso, una risposta insufficiente, ambigua, per certi versi inquietante, al bisogno di democrazia ed agli interessi dei ceti popolari di questo Paese. Ma non è Grillo il nemico della Sinistra e di ciò che essa rappresenta (o dovrebbe rappresentare): il suo vero nemico è il Partito Democratico.
Del Movimento 5 Stelle possiamo chiederci cosa rappresenti effettivamente, quali siano i suoi reali obiettivi, se abbia delle 'entità' alle sue spalle, cosa farebbe concretamente se guidasse al Governo ma nessuno è in grado di dare oggi delle risposte certe al riguardo. Del PD (considerato come ultima propaggine, in ordine di tempo, della ventennale storia del centrosinistra) invece sappiamo tutto: le guerre in Serbia, Afghanistan, Libia; la precarizzazione del lavoro; l'avventura senza reti di protezione dell'euro, le privatizzazioni selvagge; la flebile opposizione a Berlusconi, usato ma non realmente combattuto; il "fastidio" verso le inchieste sulla trattativa Stato-mafia; l'appoggio al governo della macelleria sociale di Mario Monti e alle "riforme" del suo ministro Fornero sull'articolo 18 e sulle pensioni (chiudendo la strada ai giovani all'ingresso nel mondo del lavoro e lasciando centinaia di migliaia di esodati senza pensione e senza reddito); il consenso al fiscal compact e al pareggio di bilancio in Costituzione; la rielezione di Giorgio Napolitano preferito a Stefano Rodotà; il governo insieme al peggio degli ex (?) fedelissimi berlusconiani; l'incostituzionale e liberticida riforma costituzionale ed elettorale (l'Italicum) scritta a quattro mani con l'evasore fiscale di Arcore.
La vera domanda che bisogna porsi a Sinistra è se sia possibile costruire in Italia una proposta politica radicale e rivolta alla costruzione di una società socialista che riesca a coinvolgere e conquistare le grandi masse popolari senza dover sottomettersi a scelte strategiche e di marketing politico in stile grillino: il né destra né sinistra, lo strizzare l'occhio all'elettorato di destra su immigrazione, tasse e piccola e media impresa, le opinioni spiegate razionalmente e non urlate, un'organizzazione politica ferreamente controllata da poche persone, l'agitare temi che parlano alla pancia delle persone come la lotta alla 'casta' politica tacendo sulla struttura sociale ed economica (la società capitalista) che le produce.


sabato 22 marzo 2014

PERCHE' TSIPRAS, PERCHE' UN GRECO



di Giandiego Marigo


Non ho la televisione, l'ho buttata, letteralmente … e vivo felice, ma ho sentito parlare delle spiritosaggini del Guru de no'artri, che stranamente adesso in televisione ci va con i suoi e sin troppo spesso , sul fatto che una sinistra pezzente sia costretta a ricorrere ad un greco sconosciuto.
Chiariamoci, quindi perché Tsipras e perché un Greco.
Noi non crediamo alle piccole patrie cui il guru maximo si appoggia per implementare il suo discorso, perché non parliamo a pance e ventrazze, non lo abbiamo mai fatto e non inizieremo adesso.
Non ricorriamo ad astuzie da marketing ed a semplificazioni verbali che rendono “edibile” e di “facile consumo” un prodotto, perché non stiamo vendendo nulla e non abbiamo alcuna intreresse ad un generico consenso ottenuto con il raggiro e con l'astuzia, con la costruzione verbale con l'ipnosi emotiva ed accattivante.
Grillo ha dimostrato in molti suoi discorsi quale sia la sua visione, le piccole patrie , l'uscita dall'Europa senza alcun amortizzatore, il rompere per rompere, il fare per fare, le macroregioni ed il disfacimento nazionale (in questo alleandosi di fatto con la Lega ed i secessionisti della peggior risma).
Egli si nutre di tutto questo ed il suo movimento s'ingrassa di rabbia e frustrazione, di un generico ribellismo qualunquista che nutre a piene mani.
Egli non a caso fa del vituperio e dell'insulto ad effetto, della teatralità dozzinale il suo cavallo di battaglia.
Egli si riferisce, spessissimo, a scienziati che non cita, ad esperti che non menziona, ad economisti che non enumera. Ma alla fine quel che vediamo noi , sinceramente sin troppo spesso, sono solo Bennettazzo e Casaleggio.
Tsipras è un uomo che nasce dai movimenti, che viene da lontano e che cresce nel paese che più di ogni altro ha sofferto e subito questo crisi e le angherie di un'Europa matrigna.
Egli è, con altri, l'artefice di Syriza, un'eperienza che ha saputo unire e parlare ai molti, che ha saputa ridare speranza e visione ad un popolo prostrato e disperato. Esperienza che rischia di divenire il primo partito e di portarlo al governo del proprio paese e di spostare l'asse del governo greco decisamente a sinistra, ma che ha avuto soprattutto, ed è molto raro, il pregio di partire da un'idea di unità anzichè da precisazioni divisorie
Egli parla però con tutti ed è disposto a rinunciare alle marcature ideologiche ed ai simboli di questa sua appartenenza nel nome del dialogo... e si badi dialogo non inciucio... che è altro.
Sarebbe sin troppo facile nutrire i ventri dell'antieuropeismo senza risposte dicendo la fatidica frase che accomuna tutti destre, sinistre, secessinisti, nostalgigi d'ogni ora e tipologia, nonchè neonazisti e leghisti e fascistume d'ogni tipo … quel “No Euro” che significa tutto e nulla, che non risponde che non parla del dopo, che non spiega da dove si dovrebbe passare. Che nega l'Europa per consegnare i paesi ad una disperazione tutta nazionalistica, senza minimamente discutere o modificare l'assetto del potere che ci sta dietro. Ci spieghino costoro la differenza fra un Euro, certamente finanziario , bancario e non sovrano ed una Lira, altrettanto finanziaria, bancaria e non sovrana … ci dicano cosa cambia se non cambioa la struttura del potere e soprattutto ci spieghino come e chi dovrebbe guidare quest'uscita.
Noi e Tsipras non scegliamo quella strada, ma diciamo chiaramente che tutti i trattati vanno ridiscussi, siano essi monetari, militari, politici, amministrativi, economici alla luce di una visione europea che è dei popoli e non delle banche e della finanza. Indicando una gradualità, una strada ed un metodo non meno radicali e decisi, rispetto alla genericissima dichiarazione di guerra ad una moneta, che è simbolo e non sostanza e che non dice come camminare dentro questa necessità.
Ma forse spaventa proprio questo, perché dice da dove si passa e cosa si fa, non in un fumoso indeterminato e futurubile avvenire, dopo una ipotetica e non meglio spiegata sollevazione, alla luce di una coscienza che nessuno fa nulla per diffondere e di una capacità di giudizio e di auto determinazione in cui nessuno crede.
Noi siamo quelli che dicono si passa di qui, che la circolarità, l'orizzontalità e la partecipazione la fanno, non la dicono soltanto.
Si parla dell'acqua, del nucleare, dei grandi lavori, degli interventi militari, dei diritti diffusi, della globalizzazione delle schiavitù, delle delocalizzazioni, delle differenze interne dei dirittti dei lavoratori eurpei, dei diritti e della loro globalizzazione… delle migranze. Del per chi e del come, si parla di patrimoniali, di far pagare chi deve. Si parla di questione morale e di etica, di diritti delle donne e delle comunità omosessuali...si parla di un mondo altro e migliore, di un'Altra Europa
Noi siamo quelli da isolare, quelli che fanno paura, che non hanno bisogno di uralre a destra ed a manca che siamo la sinistra...perchè lo siamo, semplicemente.
Un greco, perché qualsiasi rivalsa nei confronti dell'Europa Matrigna deve , necessariamente, passare per l'alleanza dei PIGS, per una reale vicinanza mediterranea (molto più naturale e storicamente motivata di quella con i paesi del nord per altro) ma questo i profeti del disfacimento e dell'autosufficienza nazionale non ve lo dicono, a loro basta accontentare la rabbia e la frustrazione con un generico e mai spiegatoNo Euro” che dice tutto e nulla e che va bene per tutti.
Stranamente sulla Lista “L'altra Europa con Tsipras” si stanno sollevando mille critiche e mille sapienze... che , guarda caso denotano la paura, vera, che questa lista fa, per i contenuti che porta e non per le chiccchiere che sollefa o per il fraccasso che butta in piedi.
Ed è comunquye una stupidata, della più chiara specie questa polemica sul greco, dove traspare tutta la xenobia e tutta la strumentalità pretestuosa di un discorso tutto campanilistico rivolto alla parte peggiore delle pance italiote, ma a questo stile, ormai, il Guru Intoccabile ci ha abituati. Supportato in questo dal Principino Rottamatore del Grande Nulla, che casualmente si bea di quest'alleanza di fatto in chiave anti-sinistra, che a lui ed ai suoi burattinai (quelli si globali, mondialisti ed europei) fa solo comodo. Perché stranamente questi stessi blandiscono, occasionalmente i Grillo, ma scomunicano, arrestano e se possono eliminano gli Tsipras. Chissà perché?

C'È BISOGNO DI SINISTRA … TANTISSIMO, QUALCUNO CI STA FATICOSAMENTE DOLOROSAMENTE PROVANDO, NON PERDIAMO ANCHE QUESTA OCCASIONE PER SEGUIRE UN PAROLAIO SENZA COSTRUTTO E SENZA BANDIERA.

L'attacco al senatore Bartolomeo Pepe

Bartolomeo Pepe, senatore del moVimento 5 stelle, noto cittadino ambientalista campano per essersi distinto durante le rimostranze sulla cattiva gestione del ciclo rifiuti, e` stato messo fuori dalla commissione di inchiesta sui rifiuti e le ecomafie, in un modo che denuncia essere stato poco trasparente. Infatti nelle prime 4 votazioni era stato il piu` votato ma non sono state considerate valide per vizi di forma imprecisati e, cambiando le regole con la possibilita` di scegliere due nomi, e` risultato terzo nella successiva votazione del gruppo dei senatori del 5 stelle per la scelta dei due membri della commissione.
Sulla sua pagina Facebook il senatore riporta una lettera anonima in cui spiega che mentre era coinvolto nelle votazioni per la commissione sull'ecomafia, era gia` iniziato l`attacco mediatico, a seguito di una riunione di pochi attivisti del MU Napoli che lo hanno sfiduciato, riunitisi di domenica alle 15, in presenza dei parlamentari Roberto Fico e Vilma Moronese, con ordine del giorno imprecisato e rimasto oscuro fino all`ora di pranzo. Il primo sito a riportare la notizia e` stato quello gestito da un utente del meetup Napoli, fratello del consigliere comunale Marco Nonno, noto alle cronache giudiziarie per i disordini a Pianura del 2008.

Quello che Beppe Grillo non dice


Beppe Grillo visto da Luca Peruzzi
Bella l'intervista a Beppe Grillo di Mentana (ruffiano come gran parte dei giornalisti ma che dimostra almeno di essere uno dei pochi professionisti rimasti in circolazione), trasmessa il primo giorno di primavera su La7. Anche perché, per quanto mi riguarda, la prima al capo del Movimento 5 Stelle che mi è capitato di vedere in tv. 
Si deve riconoscere che Grillo, per carisma e capacità comunicative (magari ce l'avesse la Sinistra uno così!), si innalza di parecchio rispetto alle tante comparse e ai tanti figuranti che affollano i talk show politici portando in dote solo la propria mediocrità e la propria ridicola affettazione.
D'altro canto nel tempo della politica spettacolo uno showman di razza come Beppe Grillo, con la battuta pronta e la padronanza dei tempi televisivi,  non può non partire da una posizione di vantaggio.
Nel merito di quanto detto nell'intervista sono tante le affermazioni di Grillo che non si possono non condividere: sul debito pubblico e sul fiscal compact (votato da PD e Forza Italia), sull'Europa, sull'indecenza della classe politica, sulla attitudine truffaldina di Renzi, sulla inadeguatezza della Boldrini, sul tradimento di Napolitano rispetto ai propri compiti istituzionali, sull'Ucraina e sulla Crimea, sull'Italicum, sulla necessità di pianificare al più presto l'abbandono della produzione di energia da fonti fossili a vantaggio delle rinnovabili.
Ciò che però Grillo non dice e che non consente di distinguere le sue affermazioni di 'sinistra' da quelle di una qualunque destra sociale è che tutti i mali che denuncia - la finanziarizzazione dell'economia, la povertà, la corruzione, la subalternità della classe politica alle lobbies, l'ostinazione a sostenere scelte fallimentari e distruttive quali le grandi opere inutili, la TAV, gli inceneritori, gli F35, le missioni militari all'estero - sono la conseguenza del sistema capitalistico.
Così come manca la consapevolezza che la piccola e media impresa, una delle facce del capitalismo e così centrali nelle proposte politiche dei grillini, portano con sé enormi responsabilità nell'evasione fiscale, nello sfruttamento del lavoro, nella violazione delle norme per la protezione dell'ambiente e per la sicurezza dei lavoratori.
Insomma, qual è il modello e il progetto di società che Grillo e il Movimento 5 Stelle propongono? 

giovedì 20 marzo 2014






di Marigo Giandiego

Non sono un fan accecato ed accanito di Enrico Berlinguer, faccio parte di quella generazione che lo ha fortemente criticato, lo stimo, lo ritengo l'ultimo segretario d'un vero PCI, ma non dimentico come egli sia l'inventore di quel “Compromesso Storico” che tutto mandò a catafascio e non glielo perdono, ma qui vorrei parlare d'altro, oggi.
In uno dei suoi ultimi discorsi egli perorò sulla questione morale, pure con un PCI che iniziava, già da allora a mostrare le code sulla questione, pur nonostante ne centrò con grande lungimiranza l'importanza, tanto che questo suo discorso viene a tutt'oggi citato un po' da tutti ed anche un poco a sproposito.
Eppure pur con riferimenti numerosi e corposi che addirittura lo superano ampiamente, perdendosi nella nebbia delle origini oggi la sinistra ed ancor meno la pseudo-sinistra piddina sembrano non volere affrontare affatto questa tematica ed ancor meno paiono volersi interrogare sulla sua incombenza, ormai sin troppo evidente, anzi, insistono nel ritenerla secondaria, mostrando e non difendendo affatto il fianco dagli attacchi strumentali dei “moralisti urlanti del nulla”. Dimostrando pienamente e dolorosamente tutto il disastro spirituale e morale che la sconfitta culturale dei suoi valori ha provocato fra le sue fila e nella sue premesse.
Eppure, sotto moltissimi aspetti, questo discorso sull'etica e sulla moralità , nasce proprio a sinistra e quivi trova la sua “naturale” collocazione valoriale, ma oggi i pragmatici ed i geni del marketing, che imperversano ed ammorbano le sue fila sembrano averlo completamente dimenticato nella loro assoluta corruzione culturale e nella scelta cosciente di “accettare le regole del gioco” di una società a capitalismo avanzato.
Il continuo sollevarsi e scoprirsi di altarini, sinceramente miserevoli ed anche riprovevoli, i continui e pressanti richiami della magistratura alla correttezza formale e sostanziale. L'abitudine inveterata all'auto-assoluzione. Il fatto che costantemente ed in modo trasversale permanga la certezza assoluta che si prendano responsabilità istituzionali essenzialmente per il malloppo ch'esse possono apportare.
Questo è la causa per la quale le accuse “d'essere tutti uguali” alla fine vengono confermate,m purtroppo, dall'evidenza della realtà.
É sin troppo facile affondare il coltello nel burro o “sparare sulla croce rossa” come il gergo popolare definisce il rimarcarequestioni sin troppo evidenti.
È pur vero che ormai l'antagonismo politico si svolge a colpi, incrociati, di denunce e di scoop, e che basti accedere ad un posto di responsabilità per vedersi scatenare a ddosso ogni sorta di illazione e calunnia, ma è senz'altro vero che è banalmente sin troppo facile beccare chiunque con le mani nella marmellata.
Ed allora la questione si pone! Urgente , immanente, pesante.
Non ha alcun senso non affrontarla ed a mio parere essa va posta, da sinistra, come questione di primaria importamza.
Nell'AreA di Progresso e Civiltà che io vedo la questione è primaria, perché è pur vero che non è contraddizione fondamentale rispetto a quella delle classi fra loro, ma è anche vero che la credibilità di qualsiasi discorso e di qualsiasi contenuto, anche fondamentale, passa innanzi tutto da lì.
Non esiste verità e sincerità dove ci sia corruzione e peculato, non può esistere.
La mia sinistra lo sa ed ha il coraggio di affrontare l'argomento , anche quando riguardi se stessa.
Molti errori sia di contenuto che di linguaggio sono stati commessi sulla questione morale, per non parlare di sottovalutazioni, arroganze e palesi, sconcertanti negazioni. Ed ancora ci tocca riferirci soprattutto a quella che io chiamo Pseudo-Sinistra, perché, purtroppo, è quell'area che il sistema convenientemente spaccia come “sinistra”, ma diciamolo, la vicinanza forzata da un bipolarismo folle, sta , rapidamente infettando anche i reggi-coda e i paggetti, pure in apparenza migliori.
Oggi è ormai all'ordine del giorno, la triste regola che “l'infilare le mani nella cassa” ed “il giocare con le diarie” sia “normalizzato”, così come la disponibilità a svendersi per un piatto di lenticchie e trenta denari in fondo una/o fa politica per quello no?
La logica è tutta italiota e profondamente radicata in un popolo cresciuto fra mazzette e raccomandazioni, se capita di andare lì, di “accedere alle stanze” chi non lo farebbe e soprattutto perché non farlo. Non a caso quelli stessi italioti si riconoscono alla fine in questi politici ed in questa politica, non si spiegherebbe altrimenti il fatto che continuino a “votarli" ed a “cascarci” ... puntualmente ed immancabilmente come innocui e provvidenziali, per i politici, boccaloni. Tanto da rendere "eclatanti ed implicitamente condivise" queste vergognose "regole del gioco". 
Le  cose stanno così ... Questa è la politica ... Per fare ci si deve sporcare le mani ... Non ci si può fare nulla ... ed altri luoghi comuni di questo genere.
Gli scandali che riguardano la gestione spendacciona di Renzi o l'appropriazione indebita della sottosegretario alla cultura Barracciu, ma anche la montagna di casi precedenti e quelli ancora da venire ma certi e rigorosamente bipartisan … bèh dovrebbero farci comprendere perché oggi sia così difficile parlare di valori a sinistra ed essere creduti … eppure ... continuiamo , stupidamente a dare il fianco, alle zanne di coloro che hanno fatto della morale... l'unica questione e la usano in modo assolutamente e totalmente strumentale...ma diciamocelo non ci sarebbe modo migliore di rispondere alle loro accuse di “essere tutti uguali” se non l'evidenza assoluta di essere diversi, il che non mi pare nemmeno all'ordine del giorno.

C'È BISOGNO DI SINISTRA, ASSOLUTO, COSì COME C'È BISOGNO DI UNA CULTURA ALTRA E NON SISTEMICA, CHE PONGA LA QUESTIONE MORALE NELLA GIUSTA LUCE E COME PARTE DI UN DISCORSO VALORIALE E DI FONDO … DITEMI … COSA STIAMO ASPETTANDO?

martedì 18 marzo 2014

LISTA TSIPRAS...E' DAVVERO UN'OPPORTUNITA' ?



di Giandiego Marigo


Molte voci si sono sollevate in analisi più o meno dotte sul quanto e sul come la lista “L'Altra Europa con Tsipras” possa davvero essere l'opportunità di “radunare” la sinistra radicale, sparsa e dolorante. In sostanza quanto ci credono davvero gli artefici di questa vicinanza?
Dico la mia o meglio la ridico … perché l'ho già scritta, in un modo o nell'altro, altre volte.
Quello che vi narro deriva da esperienza diretta, come dovrebbe essere ogni cosa venga narrata, in un modo o nell'altro, vissuta in prima persona nel percorso dei comitati elettorali e della lista, sino alla raccolta di firme ed alla formazione delle liste medesime. Vissuta e vista dall'AreA di influenza privilegiata di un movimento di opinione che spinge per l'unità della sinistra … dal basso.
Una frase, mi viene in mente in questi giorni, che a mio umilissimo parere sintetizza e esemplifica il senso di molte delle critiche che sono piovute attorno all'esperienza in questione.
In un'organizzazione verticistica. pochissimo conta chi abiti momentaneamente il vertice, ma il fatto stesso che esso esista , crea i presupposti perché poco o nulla cambi veramente. Non piccatevi, cortesemente di spiegarmi che un centro organizzativo occorra e che sia importante che qualcuno tiri le fila... ne sono assolutamente cosciente e non è di quello che stiamo e sto parlando … suvvia!
Un'altra frase potrebbe adattarsi alla bisogna.
Sino a quando la sinistra (o l'AreA che definimmo tale) parlerà di partecipazione dal basso, di circolarità, di orizzontalità di democrazia partecipativa a parole senza , realmente riuscire ad applicarla nelle sue pratiche politiche poco o nulla cambierà veramente
In queste due definizioni si riassume, in buona sostanza, la critica che può e deve essere mossa a quest'esperienza.
Detto questo, che è, per altro, fondamentale dire veniamo però al bicchiere mezzo pieno, perché il non vederlo sarebbe altrettanto stolto che non ammettere e stigmatizzare gli aspetti criticabili che ho sin qui definito.
Un breve inciso mi appare doveroso, io non sono nessuno se non un scrivano di scarso seguito, ed un politico migrante sempre un poco improvvisato, in tutti i suoi quasi quarant'anni di perseveranza (persino negli anni della militanza severa) che ha vagato per molto tempo sulla sua barchetta alla disperata ricerca di un vero approdo in quell'arcipelago che è oggi la sinistra, un visitatore ed un abitante di quest'AreA. Non sono un “credibile” per definizione e stipendio, non sono una icona … nemmeno un piccolo inutile santino, quindi riservati ampi margini di dubbio su quel che dico.
Frequento i banchetti di raccolta delle firme sono fra gli artefici del percorso del comitato elettorale del Lodigiano, sono con Tsipras sin dalla primissima ora e sono quindi certo di quel che dico perché lo vedo e lo pratico, ogni giorno.
Qual'è la sostanziale differenza fra questa e le esperienze “strumentali” precedenti, quindi perché la lista “L'altra Europa con Tsipras” è un'opportunità?
Non solo e non unicamente il livello ormai “senza ritorno” della disperazione degli agglomerati organizzati della sinistra radicale, non basterebbe, sebbene possa essere un'ottima ragione, ma per la volontà che si respira alle riunioni, la comprensione dell'importanza dell'occasione ed il ritorno, in campo, di molte facce che si erano allontanate, ma non solo.
Ai banchetti traspare l'esigenza della gente, del popolo della sinistra di una Unità vera, reale sulle cose, ma che sappia partire dai motivi ed unificare sulle ragioni profonde e spirituali. 
La gente firma per la lista ma ci chiede implicitamente ed anche palesemente di “portare non solo un greco alla presidenza della comunità europea” il che può risultare oltremodo complesso, ma di portare il Italia l'esperienza di Syriza e di crederci sino ad unificare l'arcipelago, ormai da troppo tempo inutilmente e dolorosamente frammentato.
In questo senso L'invasione del pensiero del Sud dell'Europa è benefico e d'ispirazione e crea un ponte una “sinergia” su scala transnazionale, fra due paesi che sono entrambi mediterranei, entrambi sudisti, entrambi in un mare di guai /che non è il Mediterraneo), entrambi PIGS … è d'assoluta importanza e che va praticata con coraggio e con tenacia.
Allarga la visione ed il lavoro, paziente ed efficace dei movimenti transnazionali come quello dell'acqua e contro il nucleare portandolo all'evidenza, la lista di Tsipras si muove su quel terreno, dona alle forme di resistenza territoriale, NO TAV, per esempio, una dignità ed un ambito del tutto nuovo ed importante. Rende, pur con tutti i suoi limiti, la parola a quella parte dell'Europa che l'aveva persa. 
Dà, finalmente, rappresentanza e quindi voce a quella sinistra che, quantomeno in Italia, aveva perso sé stessa, avvoltolandosi nei propri stessi errori, ma non tanto e non solo ad essa ed ai partiti che la compongono, che potrebbe essere solo una operazione di archeologia, quanto al popolo che la abita...che pure esiste.
Si poteva fare meglio? ... Sì! Si potevano evitare forzature? Si poteva, partendo per tempo adottare un metodo maggiormente partecipativo, forme di garanzie più ampie e riconosciute?...Sì! 
Però l'occasione c'è, concreta, palpabile e deriva e si concretizza in quel “basso” che tanto stiamo cercando, percorriamo questa strada, con tutto il coraggio necessario ed alziamo lo sguardo, ogni tanto, pur non ipotecando il futuro, verso l'orizzonte, cercandovi quella visione comune che pure esiste che risiede nei “comuni e condivisi” motivi che cui hanno portati sin qui. Per farlo ci occorrerà tutto il nostro spirito critico (che generalmente non difetta mai) ma anche e soprattutto il nostro ottimismo...e non sarà, comunque, facile.

C'È BISOGNO DI SINISTRA, UNA ESIGENZA IMPELLENTE DI UN'ALTERNATIVA CULTURALE , POLITICA E SPIRITUALE … COSA STIAMO ASPETTANDO?

Per chi si fa abbindolare dalle promesse di Renzi


Renzi e la Merkel secondo Luca Peruzzi

Renzi è l'ultima carta in ordine di tempo messa sul tavolo dal sistema per sostenersi e perpetuarsi (sistema inteso come ordinamento economico capitalistico e l'insieme delle oligarchie – imprenditoriali, politiche, burocratiche, criminali – dominanti).
Coloro che pensavano, ed io tra questi, che l'ascesa di Renzi alla guida del PD avrebbe disvelato in modo inequivocabile ed esplicito la missione antipopolare e totalmente estranea alla sinistra di quel partito si sbagliava. Abbiamo sottostimato la capacità di fascinazione comunicativa di Renzi (sapientemente amplificata dai media; elementare come la pubblicità di un detersivo ma non per questo meno subdola ed efficace) e la strategia sottostante diretta ad ottenere consenso alle politiche liberiste a partire dalle imminenti elezioni europee.
La base elettorale della lista L'altra Europa con Tsipras e del Movimento 5 Stelle sono il suo terreno di conquista ed a tal fine invoca ipocritamente il cambiamento delle politiche europee affinché favoriscano sviluppo e crescita, promette provvedimenti a favore della piccola e media impresa e di redistribuzione del reddito a vantaggio dei ceti popolari con il piano casa e riducendo le tasse sui redditi da lavoro medio bassi, cavalca il tema della lotta alla casta nelle proposte di riforma istituzionale (abolizione del Senato e delle province) mettendosi su questo in rotta di collisione con pezzi delle oligarchie politiche (la vecchia dirigenza del PD, la Camusso della CGIL), fa balenare persino la revisione degli acquisti degli aerei da guerra F35.
La discontinuità di Renzi rispetto alle precedenti esperienze governative, in particolare a quella di Mario Monti ed alla sua convinzione, intrisa di sadismo sociale, di poter imporre senza reazioni provvedimenti impopolari cioè antipopolari, discende dal fatto che il sistema in questo momento ha bisogno di ritrovare una sufficiente legittimazione elettorale, almeno in termini relativi senza tener conto cioè dell'astensione crescente. In questo senso Renzi si pone in diretta continuità con l'approccio alla politica di Berlusconi e dimostra che le elezioni ed il consenso, anche truffaldinamente estorti, rivestono un'importanza centrale per il sistema perché affermare il potere solo con la forza sarebbe altrimenti troppo 'costoso'.

mercoledì 12 marzo 2014

Ridurre le tasse o ridurre la povertà?

Il vecchio ed il nuovo pifferaio (Luca Peruzzi)
Il tema della riduzione delle tasse è un classico cavallo di battaglia delle destre (per cui i soldi impiegati dal 'pubblico' sono sperperati mentre quelli che restano in mano al 'privato' svolgono una funzione benefica) e d'altro canto Matteo Renzi è quasi unanimemente considerato il degno erede di Silvio Berlusconi. E' evidente che esiste un problema di iniquità e di inefficienza del sistema fiscale (evasione, elusione, capitali esportati all'estero, peso eccessivo per i redditi da lavoro e di impresa rispetto alla rendita, squilibrio nell'imposizione a carico dei ceti popolari rispetto ai ricchi), è indiscutibile come l'arretratezza, l'inefficienza, l'opacità del sistema Italia (economia criminale, corruzione, familismo, burocrazia, tempi della giustizia, parassitismo delle cosiddette classi dirigenti, farraginosità della legislazione) costituisca un freno al pieno dispiegarsi delle potenzialità del nostro Paese ma sarebbe il momento di abbandonare la convinzione che solo l'impresa privata può creare ricchezza e lavoro.
Nel momento in cui dal cilindro magico escono fuori delle risorse per far ripartire l'economia (ammesso che non si tratti della solita bufala) queste andrebbero utilizzate per creare direttamente occupazione nei servizi pubblici essenziali (sanità, scuola, trasporti, cura e manutenzione del territorio e del patrimonio artistico ed archeologico). Perché per i dieci e passa milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà o nel 'disagio' della condizione lavorativa (disoccupati, precari, cassintegrati), che non hanno sufficienti risorse per una vita dignitosa (e nemmeno per curarsi), non vi saranno nemmeno le poche decine di euro al mese promesse, per palesi fini elettorali, da Renzi e perché ormai è ben chiaro come l'ipotetica ripresa del PIL e dei consumi non si traduce in modo consequenziale in significativa nuova occupazione. 
Deve essere ben chiaro poi che dentro i vincoli del pareggio di bilancio, ridurre le tasse tagliando la spesa pubblica (servizi sociali) e con le privatizzazioni significa non immettere nuove risorse nel sistema e non aumenta il potere di acquisto dei ceti popolari per far riprendere i consumi.
Ed in ogni caso, in assenza di una politica industriale e di una strategia per orientare gli impieghi economici (che tenga conto anche delle compatibilità ambientali), l'eventuale ed ipotetica ripresa dei consumi non può che favorire principalmente, in queste condizioni, i prodotti d'importazione e non le imprese nazionali.

lunedì 10 marzo 2014

L'EUROPA CE LO CHIEDE ... Sì, MA CHE COSA



Quanto sangue, quante lacrime, quanta austerità è stata “spacciata” in questo paese all'urlo di “L'europa cel lo chiede” una classe politica indegna, manovrata dalla peggiore elite finanziaria che la storia di questo continente abbia consegnato alla storia. Ce lo hanno ripetuto sino a farlo divenire un ritornello grottesco e anche un pochino vergognoso.
Non sono un fan di quest'Europa, lo premetto, non sono un fan della sua moneta inventata apposta per prostrare intere nazioni, ma soprattutto non mi piace la sua classe politica e gli interessi ch'essa rappresenta.
Sono un vecchio internazionalista e non riesco proprio a prendere la piega nazionalistica e localista che oggi sembra andare di moda, ma l'Europa che io vedo è quella dei popoli, quindi non questa.
Però ritengo necessarie un paio di considerazioni … per amore della verità e per rappresentare la pochezza assoluta della classe politica made in Italy, all'interno di una europea, comunque da vergogna.
Quasi a rimarcare che noi ci teniamo ai record e quindi ci piace non farci mancare nulla.
Allora, l'Italia ha 119 procedure di infrazione (record) delle quali 24 sull'ambiente (record), per non avere eseguito i dettami europei.
Fra queste “azioni” mancate, vi è, dal 1992, il reddito minimo di cittadinanza, le procedure contro la corruzione, numerose tutele ambientali, la banda larga, l'uso dei fondi UE, il miglioramento del sistema di istruzione.
Ora … lo ripeto io non sono un fan di quest'Europa, ma mi sembra che molto meno di me lo siano coloro che si spacciano per europeisti della prima ora.
Grottesco in qualche modo non trovate?
Che l'Europa ci chieda solo quello che comoda a loro? (che sono sempre e solo ritocchi ai bilanci, ragionieristici e crudeli sacrifici, abbassamento dei diritti) E che invece i pochi aspetti che farebbero comodo alla gente o si muoverebbero in un senso accettabile siano sempre di “secondaria importanza” tanto da essere sottovalutati sino ad arrivare alla procedura di infrazione.
Sono gli europeisti nostrani i peggiori nemici dei quest'Europa, i primi a nutrire l'antieuropeismo, rimandando una immagine di un'Unione incapace di chiedere altro che Lacrime e Sangue (il che è vero, ma almeno negli altri paesi europei si traveste di una decenza che in Italia ed in Grecia è negata e derisa).
Una presa in giro, quindi di una classe politica e dirigente totalmente parassitaria (come da nessun'altra parte nel mondo) abituata al vampirismo ed al silenzioso assenso popolare, perché diciamolo chi tace... acconsente. E noi siamo silenziosamente specializzati nell'accettare qualsiasi abuso.
Ci troviamo quindi davanti una burocrazia corrotta, viziata, strapagata, una classe politica incompetente, parassitaria, imbelle. Che non riesce nemmeno a realizzare un “ambiente conservatore-liberale” che divora la propria stessa cultura, che risponde con l'ignoranza e l'incompetenza a qualsiasi sollecitazione. Una vergogna nella vergogna.
Mistificano la mistificazione ed è ridicolo oltre che grottesco.
Non ci si può dunque stupire che chi tiri “la morale” a questi vomitevoli individui passi poi per rivoluzionario ed innovatore, pur essendo soltanto un Savonarola di provincia che accetta di farsi Masaniello (Attenzione! Fra Savonarola e Masaniello … c'è grandissima differenza).
Non dico nulla di nuovo, lo so, forse lo scrivo piacevolmente, spero. Ma non affermo alcuna novità.
Quante “normalizzazioni” sono fallite miseramente a livello locale per l'opposizione passiva delle burocrazie provinciali e/o comunali. Quante riforme efficientiste sono naufragate per incrostazioni e sclerosi del pubblico impiego? (e stiamo continuando a parlare...si badi, di classe dirigente, perché il pesce comincia a puzzare dalla testa).
Non sto parlando di “piccole rivoluzioni in divenire” ma di un paese europeo, normalmente, capitalistico, quello di cui ci balbetta il PD per capirci, promettendola da secoli senza mai realizzarla, ma che in Italia sembra “semplicemente irrealizzabile”. Ed allora ognuno ha il Grillo che si merita, urlatore del nulla, riformista domenicale, venditore di illusioni e di improperi, biscazziere delle tre carte.
Dov'è la visione, la prospettiva di evoluzione e progresso spirituale e morale, dov'è quel movimento intrinseco verso il miglioramento che chiameremo civiltà ? Sommersi ed annullarti dal bisogno di normalità? Che bella tattica per non far muovere nulla, costringere l'Alternativa in un'eterna difesa dei diritti minimi, riconosciuti altrove dallo stesso sistema liberale. Costringerli a lottare non per il cambiamento (utopia, sarebbe chieder troppo) ma per la normalità.
Talmente geniale che il sistema lo sta globalizzando, non senza contraddizioni interne al fronte capitalistico, certo, ma inesorabilmente.
Permettetemi di concludere nel medesimo modo che sto da un poco di tempo adottando, anche con un finale molto colorito, ma a mio umilissimo parere efficace, per rendere il bisogno e l'urgenza.

Cè bisogno di sinistra...cosa cazzo stiamo aspettando?

venerdì 7 marzo 2014

L'INCAPACITÀ DI … “FARE NOTIZIA” E LA VOLONTÀ DI SILENZIARE




di Giandiego Marigo

Torno molto spesso su argomenti attinenti alla comunicazione ed al linguaggio, forse perché ritengo che molto del successo di una qualsivoglia diffusione od implementazione anche di alto profilo ideale e spirituale, quale quella che per me è importante, dipenda da questo.
Non già dalla capacità di manipolazione e convincimento, tipica del marketing e delle scelte comunicative del potere si badi, ma, a mio umilissimo parere, di quella di trasmettere il portato di verità e di sincerità che dovrebbero riempire e motivare i nostri discorsi
Facciamo un esempio due sono le notizie di rilievo , da questo punto di vista, in questi tempi. Esse ormai sono divenute pane quotidiano, entrambe riprese ed esasperate dai media amici e dall'area dei “vendicatori grillini”, non a caso.
Da una parte le impotenze e le imbecillità del “Principino del Nulla” e del suo buffo e grottesco governicchio di rottamati-riciclati, con il suo rapporto “d'amor conflittuale” con il suo mentore e padre morale quell'Imperatore Farlocco che se non ci fosse ce lo inventeremmo. 
Dall'altra i silenzi ed i non ricordo di Vendola approposito dell'ILVA e di Taranto o delle imprese della prode “signora del sallotto buono” la presidente della Camera dei Deputati.
Non a caso queste notizie vengono esaltate, pompate, ripetute a distesa. Proprio laddove esse faranno più male, da quell'area travestita da “Alternativa al Mainstream”
Per carità non ci si confonda , nessuno qui vuole giustificare o difendere, o sostenere che ogni cosa che provenga da l'area sopracitata sia solamente fango, tutt'altro stiamo parlando di uso della verità in termini manipolatori, questi fenomeni sono e restano una vergogna ed un gravissimo errore per quella che loro insistono a chiamare “sinistra” , ma che noi che sinistra siamo davvero dovremmo definire “prostituzione al centrismo” o al massimo“pseudo-sinistra” e mi viene rabbia al dovermi impantanare in queste discussioni, che pure necessarie, mi diventano estremamente fastidiose e dolorose.
Se ne parli quindi per notarne i risvolti , per andare dentro all'uso che, senza parere, ne fa il sistema.
Affidare all'area “neo moralista”, ma non per questo men che sistemica, questa critica tambureggiante è astuzia di “pregiata” fattura, un equilibrismo sistemico che permette, per assurdo di criticare da sinistra (anche se si sostiene che questo non abbia alcuna rilevanza) quel che rimane della sinistra stessa chiudendola in una morsa di “attacco alla credibilità” che viene portato a tenaglia.
Non è nuovo questo metodo che in qualche modo si rifà al classico divide et impera, è stato usato spesso, anche negli anni addietro, le lobby De Benediettiana e "Neo Fattista" non sono certo una novità, ma se in passato la forza montante e la creatività dirompente di un movimento in ascesa aveva la capacità di “mettere a tacere” questi tentativi (che sono riusciti solo sul medio-lungo periodo e con molta fatica) oggi non è così ed ogni volta che questo avviene si infigge dolorosamente e profondamente, nei cuori e nelle anime della gente che da queste parti vive ed opera … il che è esattamente quel ch'essi si prefiggono. Orientare, controllare e gestire il dissenso, annullandone e contenendone la pericolosità, distraendo dagli obbiettivi principali e deviandone l'efficacia su quelli secondari e meno pericolosi.
Se da una parte quindi il potere gioca il suo ruolo di sempre, dall'altra quella che, ormai lo si sarà ampiamente compreso (per quei pochi che seguono le mie farneticazioni da sempre), preferisco chiamare AreA di Progresso e di Civiltà non riesce ancora a “Fare Notizia”.
Non ha cioè affinato l'abilità d'essere propositiva e penetrante “culturalmente” sino al punto di potere “resistere” agli attacchi farneticanti e mediatici del sistema e dei suoi servi d'ogni collocazione.
Lo ripeto, questo discorso non vuole assolvere nessuno. 
L'intervento necessario sulla morale e sull'etica a sinistra è e resta di primaria importanza, così come la stupidità di chi espone il fianco a queste critiche, più o meno in buona fede, ma esso deve essere unito ad una vigilanza contro la dabbenaggine e l'ingenuità dettate dalla debolezza e dal vuoto culturale che stiamo attraversando. Il deserto di cui si è spesso pèarlato
Si prenda per esempio , parlando dei nostri giorni, l'esplosività contenutistica della proposta de “l'Altra Europa con Tsipras” che pure con mille ed un difetto o limite , ha in sé un portato d'assoluta novità e di “visione implicita” della massima importanza. È quasi ovvio che anche dall'area del PSE e degli amichetti europeistidi Shultz  (più o meno travestiti ed infiltrati) arrivino attacchi e calunnie, visto che essi ormai hanno venduto anima e corpo al sistema, eppure la dubbia garanzia di qualche de benedettiano all'interno delle file della lista stessa fa sottovalutare questo pericolo, così come si sottovaluta quello degli “antisistemici per moda e diletto” o degli “interclassisti urlanti”, che sono, alla fine, raffinati travestimenti (semplicisticamente, perché in realtà rappresentano anche contraddizioni interne al sistema stesso di cui dovremmo saper approfittare) di quello stesso sistema che per meglio matare i popoli dell'Europa deve passare, ovviamente, e senza alcun dubbio sul nostro corpo, pur debole e malato. C'è bisogno di sinistra ... e spiegatemi (mi scusino le signore ed i sensibili) cosa cazzo stiamo aspettando



domenica 2 marzo 2014

ED E' ANCORA E SEMPRE “MANIPOLAZIONE”



di Giandiego Marigo

E siamo sempre lì, torniamo a parlare della confusione dei termini, dell'uso inappropriato delle parole. Oggi vorrei parlare non già della vituperata ed abusata parola “sinistra” bensì del termine “socialista” ,dilaniato e reso quasi grottesco dal congresso del PSE.
Come può, questo termine essere affiancato al “liberismo” ed a questo sistema? Come essere veicolo e complice della peggiore finanza, nel periodo storico più oscuro e più terribile per i popoli di cui quest'Europa dovrebbe essere “ricettacolo”.
Si incontrano a congresso e modulano scenari in cui di tutto si parla salvo che degli interessi dei lavoratori e del popolo minuto … come può definirsi socialista tutto questo?
Eppure la bocca è piena di parole come socialismo, sinistra, come progressismo e civiltà ed in qualche modo, personalmente, questa ridondanza tarpa e silenzia qualsiasi prospettiva di cambiamento che comprenda e passi per un percorso sistemico.
Perchè non può essere ignorato come oggi costoro siano “il sistema”, suoi guardiani e suoi servi, come rappresentino e raccolgano gli interessi di quegli stessi che il mondo muovono e posseggono … e non può essere questo, non in nome del socialismo.
Scendere nello specifico delle dichiarazioni e delle menzogne, dell'uso e dell'abuso, accettare la logica delle loro citazioni ed analisi, della prosopopea dei loro professori ed economisti sarebbe accettare il loro “terreno di confronto” ed è esattamente quel che vogliono, per potere poi dimostrare l'inconsistenza di qualsiasi opposizione. 
Per deridere, minimizzare, marginalizzare. Per distruggerlo poi all'interno delle loro “inesorabilità bipolari”. O peggio per renderle “criminali” all'interno delle loro coalizioni, più o meno “grandi”, più meno dedite all'alternanza ed “articolate”.
Ed è, precisamente, quel che fanno, normalmente, per tarpare e, possibilmente, azzittire qualsiasi cinereo rimasuglio di quel che storicamente fu il loro retaggio.
Perchè, purtroppo è innegabile che loro abbiano comperato, possiedano ed usino spudoratamente, cavalcandola senza pietà e senza alcun rispetto l'eredità storica che ci ha , tutti, formati.
Essi possiedono l'anima dei luminari, gestiscono la sapienza dei dotti, sono padroni della retorica degli atenei … come opporsi all'evidenza della loro superiorità e della loro sapienza che costringe ogni alternativa nell'angolo delle fantasie. Come non aderire di fronte all'evidenza del pensiero pragmatico-scientifico, all'inevitabilità di questo mondo perfetto?
Come opporsi ad una manipolazione minuta che ci obbliga a riferirci a “sapienze” che essi stessi ci ammanniscono e ci “impongono”.
Se l'uso delle parole che ancora smuovono il nostro sangue è normalizzato, ed ormai standardizzato nel loro frasario per parlarci del potere, se attraverso questi termini essi ci costringono in un cammino che non ci appartiene, nutrendo la nostra stessa confusione di “etichette” e di “step” ben studiati ed artatamente sparsi nei loro discorsi altrimenti, strutturalmente vuoti?
Se la cultura da cui traiamo le nostre conclusioni è stata “gestita” nel loro segno?
Mi rendo conto della difficoltà infinita di questo discorso che rischia di impantanarsi in ogni riga, che cerca le ragioni dei dettagli che fanno la differenza. Potrebbe essere semplicemente scartato come “fastidioso” ed “artefatto”.
Mi rendo conto e mi spaventa, come ormai sempre più la risposta stia in una scelta personale, “asistemica e radicale”, pericolosa, sotto molti aspetti ed avventurosa, certamente costosa e complessa.
Difficile da operare e da mantenere e resa ancor più ostica dall'ostracismo di coloro che si definiscono, appunto, socialisti ed implementano, difendono e rappresentano costantemente questo sistema.
Si veda per esempio la gioia dello PSI per l'ingresso di Nencini al governo e per la partecipazione di Renzi al congresso del PSE, entusiasmo e gioia, come se davvero stesse cambiando qualche cosa...mentre nulla realmente cambia, anzi l'intorno ed il contesto peggiora
Un'illusione ed un racconto fantastico, fondato sul nulla, una vittoria che è solo il mascheramento dell'ultima sconfitta, la svendita della propria stessa anima a quei poteri forti che non hanno mai, nemmeno per un attimo, smesso di dominare questo paese negli ultimi 200 anni, con il solo grosso spavento del periodo della Resistenza e dei giorni immediatamente successivi.
Sempre più forte, in me, ma credo, almeno in questo, di interpretare l'esigenza di molti, il bisogno di un'alternativa reale.
Non solo immediata ed utilitaristica.
Non solo del cambiamento dell'età e dello stile di una classe politica, ma della profonda mutazione di una modalità spirituale e filosofica nel modo di porsi e di “vedere” il mondo che ci circonda.
E di conseguenza una trasformazione dell'agire sociale, di quelle relazioni “normalizzate e minute” che fanno la differenza, sempre più impellente l'esigenza d'un mondo altro da questo, d''una cultura e di un linguaggio di mode e modi che lo rappresentino.
Mi scuso con gli economisti, gli intellettuali seriosi e competenti, con i militanti severi, con gli analisti di flussi, con i qualunquisti urlatori, con i socialisti da operetta.

Mi perdonino gli arguti segretari della sinistra storica, per la pochezza di questo mio intervento che sembra dire così poco, ma io credo che le profonde ragioni derivino da un afflato dell'anima ed è questo afflato che oggi si sente deriso, tradito, minimizzato trattato come spazzatura, usato e strumentalizzato per finalità che definire losche è simpatico e brillante eufemismo.