"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 27 settembre 2014

DICO LA MIA, ANCHE SE HA POCO PESO, SULLA POLEMICA SI EURO NO EURO



di Giandiego Marigo


Appartiene a questi nostri tempi la polemica a sinistra fra pseudo-europeisti-critici e Sovranisti e sinceramente, diciamolo ne avremmo anche fatto a meno.
Le ceneri della sinistra di tutto avevano bisogno salvo che di una bella polemica per dividerle e disperderle ulteriormente.
Come sempre e come suole in questi dibattiti, gli epiteti si sprecano, con la medesima visceralità che distinse le polemiche fra Stalinisti e trotskysti, tra socialisti e comunisti, tra anarchici e tutti gli altri, tra autonomi e sinistra rivoluzionaria storica. Piuttosto che tra gli schieramenti interni a Rifondazione, tra SeL e Rifo , tra i vari partiti comunisti, neo-comunisti social-libertari che popolano questa disperata AreA… e via così!
Sprecando epiteti: Traditore, Revisionista, Venduto, Poltronaro ...grondando disprezzo ed abbandonando ogni speranza di dialogo … mentre un poco più in là, travestito da socialdemocratico e da riformista il nemico, quello vero, imperversa e domina, manipolando menti ed anime.
Prendiamo per esempio la polemica sull'Euro … la stiamo affrontando come causa di divisione.
In base a questa differenza di visione, per altro pretestuosa ed esagerata nei termini, stiamo allontanandoci e ponendo le basi per una separazione, di fatto … irrimediabile. 
Quasi che dipendesse davvero da noi la permanenza o l'uscita dall'Euro del nostro paese, quasi che la nostra posizione determinasse, in qualche modo la scelta di fondo.
Quasi che la voce di un manipolo di sognatori utopisti avesse un qualche peso laddove tutto si decide e si fa.
Ma non solo, questa polemica sull'Euro ci distoglie dalla miriade di obbiettivi intermedi, comuni, realizzabili a portata di mano. Dalla discussione sulle alleanze, sulla politica militare e finanziaria del nostro paese e dell'Unione. Dall'impegno alla formazione di un'alleanza di fatto dei paesi mediterranei, da una politica di controinformazione e di proposta sulle energie, sull'ambiente, sulla decrescita, sulla sostenibilità. Una lotta senza quartiere agli OGM, Alla politica dei Grandi Lavori, alla gestione finanziaria ed elitaria del Mostro Europeo, tutte tappe indispensabili, condivisibili, qualsiasi sia la scelta finale ...ma no preferiamo litigare sui termini “Fuori o dentro l'Euro”.
Fatto di cui per altro ci frega pochissimo perché pochissimo cambierebbe nella struttura di potere, che senso avrebbe infatti che fosse Lira od Euro se la struttura di potere che li sfrutta e li usa non si modificasse punto?
E se per uscire dall'Euro in modo giusto e favorevole agli interessi popolari è necessario, indispensabile un profondo cambiamento di struttura sociale e di modo di vedere e di intendere …. allora dove sta la causa di cotanta discussione? Non è forse condivisibile da tutti un percorso che comprenda una profonda ridiscussione e messa in dubbio del Mostro Europeo così com'è attualmente … e mentre siamo per strada, parlando e condividendo il pane...non potremmo ricomporre questo orrendo, stupidissimo busillis sulla moneta?
Ma noi non discutiamo affatto degli innumerevoli obbiettivi intermedi assolutamente condivisibili che ci porterebbero a contare abbastanza da essere , realmente, determinanti in questa scelta. 
Giochiamo con l'equivoco, quasi che uscire dall'euro senza un retroterra di mutamento sociale e strutturale fosse possibile senza trovarsi inesorabilmente a destra, ma attenzione questo lo sanno e lo dicopno tutti sovranisti e non … ma allora dove sta la causa di tanta viusceralità? Di tanto disprezzo? Di tanta distanza? Nel locale, nei territori la pregiudiziale non è l'Euro, ma l'alleanza coin il PD … più o meno velata e questa non dipende affatto dalle posizioni sull'Europa, ma piuttosto dalla pesantezza di deretani leaderistico dirigenziali troppo abituati alla comodità di facili poltrone spartite. E gli scontri epocali, tanto per parlare anche d'altro, fra Sel e Rifo a cosa servono, allo stato, se non a stabilire chi debba sedere in queste stesse poltroncine d'alleanza degli enti locali? 
È dunque questa la causa delle polemiche? 
Chi debba allearsi con il mostro … costi quel che costi, pur di avere rappresentanza? 
Questa è la logica? 
Ed in questo cosa c'entra l'Euro.
Il percorso intrapreso da molti di questi gruppi contro l'Euro, che ha portato al convegno prima di Chianciano e poi di Assisi è molto interessante e nei territori essi hanno dignità e coerenza … non ricercano affatto dubbie alleanze con Piddini di varia specie e natura … ed in questo meritano tutto il mio rispetto, allora perché non considerarli come pesanti e fors'anche determinanti alla causa dell'unità a Sinistra? 
Perchè a suo tempo furono scettici sulla lista Tsipras? 
Lo ero anch'io, pur partecipandovi attivamente. Ed inoltre l'esperienza non ci sta insegnando che forse non avevano proprio tutti i torti!
Probabilmente sarà la Storia e gli interessi finanziari e quelli che definiamo poteri occulti a determinare se questo disgraziato paese permarrà o uscirà dall'Euro, ma essere pronti e sdrammatizzare questa evenienza, inquadrandola nel giusto contesto e cercandone la rappresentazione degli interessi popolari non è di per sé sbagliato … anzi rischia di essere lungimirante. 



In quanto ai propagandisti d'imbecillità quelli del fuori dall'Euro subito, domani … senza se e senza ma … quelli che oggi il nemico e l'Euro e domani la cicoria … Bhè conosco un sacco di no euro serissimi e preparati che li reputano degli imbecilli, pseudo leghisti … e contro la stupidità, riprendendo mol to liberamente una frase di Shiller, nulla possono nemmeno gli dei.

lunedì 15 settembre 2014

Il precariato corrode l'anima




Per i liberisti (Monti, Fornero, Renzi, Poletti, Giavazzi, Sacconi tanto per citarne alcuni), nel loro sadismo sociale, il lavoro fisso è monotono. La realtà è ben diversa ed è quella dell'umanità negata e calpestata dalla condizione precaria.


di Barbara Lozer da Facebook


Allo sportello del lavoro sono catalogata come precaria. Precaria in quanto non assunta con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Precaria perché posso contare al momento e fino al trentuno di dicembre su un reddito mensile calcolato in base a trentadue ore (non settimanali, mensili).
Lavoro di precaria, se una non ha la macchina (oh me l'hanno detto vai a piedi e risparmi sulla benzina), se una non ha affitto o mutuo o bollette (magari esiste) con duecento euri mensili lordi può anche mangiare (alla lidl le buste di verdura costano un euro).
Se il precariato finisse qua, finisse quando chiudi la porta di casa, quando smetti di lavorare, forse non sarebbe neanche tanto male.
Il problema di fondo, quello che pochi riescono a capire, è che se sei precaria lo sei in tutto. Sei precaria fino alle ossa, sei precaria nell'anima. Sei precaria di qua di là, sopra e sotto, non hai radici. Una vita più o meno con gli scatoloni pronti, senza disfare le valigie, Una vita da equilibrista, una vita in balia. A chiedere in continuazione, a prendere quello che c'è, a testa bassa, contro i mulini a vento, a non fare progetti a non dire la settimana prossima perché se lo fai precipiti nel baratro del domani. Una vita con le mani in tasca, del chissenefrega, a recitarti il mantra "domani è il giorno in cui" e a finir come Violetta "attendo, attendo e a me non giungon mai".
Una vita del non so se resto, forse vado, del non ti preoccupare e del non c'è soluzione. Dovrebbero riconoscerlo come malattia professionale, il precariato corrode l'anima.

sabato 13 settembre 2014

Daniza e le classifiche dell'indignazione


Foto dal Fattoquotidiano.it

La sacrosanta indignazione per l'uccisione dell'orso Daniza e le discussioni e le polemiche che ne sono seguite sull'importanza di questa vicenda a confronto con i mille altri tragici fatti che riguardano esseri umani e che tutti i giorni vengono divulgati dai media porta con sé, inesorabilmente, una domanda.
Esiste una causa - politica, sociale, ambientale, culturale - per la quale è giusto dedicare prioritariamente il nostro impegno per il bene comune e che deve avere il primo posto nei nostri cuori e nelle nostre menti?
La preservazione dell'ambiente, del territorio e la difesa degli esseri viventi (orsi, lupi, delfini, balene, panda e via discorrendo) che costituiscono parte essenziale e insostituibile della vita sulla terra? La resistenza contro le grandi opere devastanti e laddove si produca un inquinamento omicida da parte di fabbriche, inceneritori, discariche? La tutela del patrimonio artistico, archeologico, paesaggistico italiano minacciato e oltraggiato da spregevoli interessi speculativi? La questione della pace e la protesta contro le guerre, cagione di milioni di morti, e frutto nella stragrande maggioranza dei casi dell'imperialismo economico e militare degli Stati Uniti d'America? La denuncia del genocidio israeliano in Palestina? Il lavoro? La lotta contro le mafie, la corruzione e il malaffare? La rivendicazione del principio della laicità dello Stato e della libertà di coscienza degli individui di fronte alle ingerenze ideologiche vaticane? La difesa della Costituzione, sia pure ormai svuotata nei suoi effetti politici concreti, eredità della Resistenza contro la svolta autoritaria organizzata da Napolitano, Renzi e Berlusconi? La battaglia per la scuola pubblica, libera e gratuita strumento indispensabile per la formazione civica ed intellettuale e per la consapevolezza sociale e culturale dei cittadini? La tutela del cittadino consumatore ed utente contro il degrado dei servizi pubblici e gli abusi e le frodi del 'mercato'? Il rovesciamento dell'architettura dell'euro e dell'Unione Europea che nella sottomissione alle logiche liberiste determina così negativamente le nostre esistenze impedendo di poter agire per politiche di sviluppo economico e di equità sociale? L'impegno sociale solidale contro la povertà, la malattia, la disabilità?
Esistono milioni di persone che dedicano con generosità e costanza il proprio impegno, le proprie energie, le proprie risorse fino a sacrificare (non solo metaforicamente) la propria vita a qualcuno di questi obiettivi e considerano la causa (o le cause) di cui si occupano la priorità fondamentale dell'esistenza umana e del mondo in cui viviamo.
E' evidente però che se manca la consapevolezza che tutti quei fenomeni da combattere che ho indicato (e quelli che ho dimenticato) sono le diverse facce di una stessa organizzazione e di uno stesso sistema economico, politico, sociale in nessun campo vi sarà possibilità di successo. E che esiste un ambito che tutti li ricomprende ed ha l'obiettivo di affrontarli: è l'ambito della Politica (quella con la P maiuscola). Non a caso si parla, o almeno si parlava, di primato della Politica per il suo carattere generale sovraordinato alle singole questioni particolari da ricomporre tutte in un unico mosaico. Dunque la causa fondamentale per cui vale la pena donare il proprio massimo impegno non è quella della costruzione di un'Alternativa politica che abbia la capacità di conquistare il sostegno delle grandi masse popolari per avere la forza di trasformare la società ed il mondo in cui viviamo nella senso della giustizia, della liberazione dal bisogno e di poter garantire a tutti una vita che valga la pena di vivere?

lunedì 8 settembre 2014

LA FISICA DEL PROGRESSO E DELLA CIVILTA'




di Giandiego Marigo


Un passo avanti della Civiltà viene definito dalla risultante di tensioni e culture che si muovono in senso diseguale. Non necessariamente opposto.
Sino ad un ventennio fa esisteva, in questo paese, una forte coscienza di classe che si opponeva o comunque si muoveva in senso diverso, quando non opposto rispetto a quella padronale o borghese, che dir si voglia e facendo questo creava le condizioni per un progresso reale. Era quindi l'esistenza stessa d'una cultura altra e popolare che garantiva i criteri di democraticità e di partecipazione attiva della popolazione.
Qualche grande genio della politica, non solo Berlinguer, egli non lavorava da solo, ed inoltre il fenomeno comincia prima, in realtà sin dal cedimento Togliattiano post resistenziale, in nome della ricomposizione delle tensioni nazionali ha trovato opportuno ed intelligente cercare una strada di unificazione e ricomposizione. Proponendosi di compendiare due grandi aree del paese quella socialista, laica e quella cattolica.
Furono moltissime ed logoranti le discussioni sul fatto che La DC avesse realmente o meno un'anima popolare o presunta tale, ma questa eventualità, come la discussione in questione furono solamente un grande, enorme e solenne pretesto. In realtà era sin troppo chiaro a tutti ch'essa fosse la rappresentazione in politica degli interessi della borghesia.
Non fu affatto un caso il conflitto di competenze all'interno dei poteri dello stato (legislativo ed esecutivo) che ne seguì e che ci trasciniamo ancora oggi ed ancora meno a caso la DC o meglio i grandi burattinai che la pensavano decisero di sacrificarla in nome di questo Progetto Bipolare tanto caro alla loggia P2 (altro che mani pulite).
Tale operazione avrebbe dovuto, nei desiderata dei “rappresentanti del popolo” e nelle analisi di questi “Padri della Patria”, produrre esattamente quella risultante di cui si è detto all'inizio.
Coloro che in questo assurdo gioco rappresentavano il popolo delle bandiere rosse hanno mentito ed hanno sbagliato, non vi è alcuna somma di forze, non vi è alcuno spostamento nel confine della normalità.
Semplicemente Il Pensiero del Potere Elitario è divenuto, con una profonda e più che ventennale manipolazione l'unico pensiero possibile e questi rappresentanti sono divenuti tranquillamente parte integrante di questo potere medesimo.
Hanno vinto hanno imposto la loro cultura ed il pensiero unico, hanno distrutto ogni pensiero altro ed alternativo che non fosse il loro. Lo hanno fatto in modo talmente efficace e profondo che oggi è considerato folle pensare, per esempio, non sottoposta alle arbitrarie Leggi di Mercato che essi hanno imposto. Si è addirittura inventata una opposizione che si limita alle questioni morali e lascia intatto, assolutamente intonso il meccanismo di perpetuazione del potere, semplicemente non se ne parla, si accetta l'idea che questo sia “Il miglior Mondo Possibile”
Quello che abbiamo oggi non è, in alcuna modo uno spostamento verso nuovi concetti, nuovi confini, nuove definizioni di Progresso e civiltà, ma semmai un ritorno ai rapporti di forza di inizio novecento, con l'aggravante della tecnologia e della globalizzazione.
È per questo che diviene tanto importante ed indispensabile creare un nuovo pensiero alternativo al potere.
Non importa che si chiami Sinistra o che altro, personalmente , essendo radicale e socialista, gradirei fosse mutuato da questo pensiero, ma non necessariamente e non solamente, può essere qualche cosa di completamente nuovo ed originale … (cortesemente si eviti di portare ad esempio M5S, che nonostante le affermazioni vuote dei suoi guru infallibili, si delinea ogni giorno di più come femomemo di destra ed è esattamente quell'opposizione vuotamente moralista di cui parlavo prima) . La cosa realmente importante è che sia alternativo ed altro rispetto al potere ed alla dittatura dell'Elite finanziaria, che elabori comportamenti, pensieri, linguaggi, mode e modi e forme simboliche che si muovano in senso completamente diverso da quello che oggi siamo e facciamo. Che ponga Solidarietà, Condivisione, Orizzontalità, Circolarità, Partecipazione, Spiritualità, Compatibilità, Sostenibilità e Visione del Femminile al centro del proprio intervento.

Che scardini il pensiero unico imperante che sta, semplicemente uccidendo ogni forma di progresso e civiltà

L'ossessione delle destre per l'articolo 18


Renzi si esercita ispirandosi al suo modello by Luca Peruzzi

Se essere di destra significa sostenere gli interessi delle classi dominanti contro quelli delle classi subalterne cosa c'è dietro l'ossessione ricorrente di tutte le destre (quella liberale-liberista alla Monti e Giavazzi, quella populista di Berlusconi, quella modernista plebiscitaria del PD renziano) verso la 'riforma' del lavoro ed in particolare verso l'articolo 18?
Questa offensiva non è nata oggi e l'assedio dura da anni: si è aggirato l'ostacolo con le leggi Treu e Biagi che istituivano il precariato creando una scissione insanabile nel mondo del lavoro dipendente tra 'garantiti' e 'non garantiti'; la manifestazione organizzata dalla CGIL di Cofferati il 23 marzo 2002 al Circo Massimo per salvaguardare l'esistenza dell'articolo 18 rappresenta forse l'ultimo grande 'segno di vita' della Sinistra nella storia del nostro Paese, per gli ex 'socialisti' craxiani Brunetta e Sacconi è la madre di tutte le battaglie, la Fornero con la sua riforma, sotto il governo Monti, ha realizzato un ulteriore passo in avanti verso la cancellazione di questo principio di civiltà.
Oggi la riforma del lavoro (e dunque l'abolizione dell'articolo 18) è la priorità di tutto l'establishment economico e finanziario italiano ed internazionale: per Draghi (e se non ho capito male anche per Juncker) è la condizione per accordare una qualche flessibilità nel rispetto dei parametri europei sui conti pubblici, per gli imprenditori intervenuti al convegno di Cernobbio è l'unica cosa che ci si aspetta realmente dal governo Renzi (e per Scaroni, l'ex capo dell'ENI, il giudizio su Renzi dipenderà da quali risultati riuscirà ad ottenere al riguardo), questo argomento è all'origine di contrasti, mugugni e distinguo tra il potere economico italiano (espresso attraverso i suoi organi di informazione Repubblica, Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore) e Renzi.

giovedì 4 settembre 2014

SIAMO ANCORA QUI!




(Lettera aperta a chi ci crede ancora)

di Giandiego Marigo
Eh sì! Siamo ancora qui a parlare di queste cose e non è affatto un buon segno, non tanto per la noia della ripetizione che si può superare e come si sa da sempre dotti e docenti sostengono che ripetere aiuti, ma perché significa che nulla è successo, che nessun passo avanti è stato registrato, solo supponenza e molte chiacchiere, qualche salotto in più, tre biglietti chilometrici aperti per il parlamento Europeo (fra mille ed una polemica) … e pochissimo altro.
Mentre l'intorno permane nell'equivoco.
Si badi non si tratta di un fraintendimento facile da sfatare … anzi, esso e talmente radicato che noi stessi lo commettiamo talmente spesso da definirlo assolutamente preoccupante.
Quale equivoco? Pare giusto definirlo a questo punto, anche se per quel di cui parliamo, così spesso, in questi tempi esso è l'Equivoco.
È la definizione di quali siano, ammesso che abbia qualche senso il ricercarli, i confini … i limiti, i presupposti che definiscono “la Sinistra”. Europea, nazionale locale … poco importa. Essa oggi è un assoluto marasma, sepolta da auto-referenze e facilonerie, luoghi comuni e prese arbitrarie di possesso. Perchè essa si definisce in modo verbale, è un non-oggetto a disposizione, basta dichiarare d'esserne parte e fare qualche riferimento storico ed il gioco è fatto … ed in fondo, diciamolo, qualche riferimento storico non costa nulla e non si nega a nessuno, neanche ad un Piddino di passaggio.
Poco importa che questi riferimenti appartengano ad un altro contesto, che siano stati duramente pagati da altri, che i dispensatori di citazioni e riferimenti nulla abbiano a che spartire, a nessun livello con i meriti a essi collegati … anzi, in un mondo in cui i gli attestati accademici contano molto di più della saggezza e sella sapienza stessa, citazioni e riferimenti sono pane quotidiano.
Ancor meno importa che legati al termine “sinistra”, negli anni, vi fossero parole di ben più grande spessore ed importanza come SolidarietàMutualità SocialismoCoscienza di ClasseCultura popolareAlternativa … così tanto per citarne alcune, questa sinergia è assolutamente secondaria, opinabile, malleabile … si usa e si abusa della parola “Sinistra”, quasi fosse panacea di tutti i mali.
Quest'equivoco è radicato persino in noi, che ne stiamo cercando affannosamente, faticosamente e, diciamocelo, con scarso successo di unificarla, ogni volta dobbiamo aggiungere aggettivi come vera, radicale, alternativa, anti-capitalista per poterla individuare, perché l'equivoco permane, nonostante ogni nostro tentavo di affrancare il termine dalle scelte vergognose e nefande che lo hanno affossato ed infangato nel sentire comune.
Intere aree assolutamente sistemiche ed integrate, addirittura collaborazioniste si riferiscono a questo termine, ribadendo a gran voce il proprio diritto, la propria appartenenza e confortandola con un ricchezza assoluta di riferimenti storici e citazioni. Gli stessi, purtroppo che trattengono molti dall'abbandonare del tutto il termine … ed allora?
Dovremo rimanere eternamente prigionieri di una definizione?
Di una collocazione geografica destra, sinistra, centro, definiscono un luogo non un'idea e certamente non una filosofia. Per fare questo sono molto più efficaci altre parole quale quelle che abbiamo citato poc'anzi.
Eppure quando dobbiamo cercare un nome per definire il passaggio di unificazione dell'AreA alternativa e asistemica la chiamiamo “Sinistra Unita” … Sinistra Radicale, Sinistra di Classe, Sinistra anti capitalistica … perché le definizioni , alla fine, intrappolano anche noi.
Personalmente e lo dico per l'ennesima volta, preferirei che con il tempo la parola venisse abbandonata, troppo fango incrostato, troppi abusi in suo nome, troppi proprietari per un solo nome, troppa gente che si ammanta e si nasconde ed ancor peggio nasconde i propri loschi fini, dietro ad un termine … troppi convitati di pietra.
Ritengo l'unificazione della “Sinistra Radicale ed anti capitalistica” un passaggio verso la creazione dell'AreA di Progresso E Civiltà.
Credo che la differenza … per esempio fra me ed un piddino sia tale e tanta da far risultare impossibile definirci entrambi nella parola “Sinistra”.
Non ho quasi nulla da spartire con lui, a parte , forse, lo studio della storia. La mia spiritualità, e parlo di me per definire un'AreA ed un popolo ben preciso, La mia filosofia e le mie scelte di vita differiscono profondamente dai suoi. I miei comportamenti sono reali mentre i suoi sono impegni parolai. Fra i miei orientamenti culturali ed etici ed i suoi si scava, quotidianamente, un abisso sempre più profondo. Fra la mia visione globale e la lettura che io do degli equilibri mondiali e dei rapporti di forza internazionale … sino al modo in cui si intendono i termini Globalizzazione, Civiltà, Progresso, Partecipazione … fra me e lui vi è un abisso incolmabile. Com'è quindi possibile che sia io che lui si possa essere ricondotti alla medesima definizione?
Questo equivoco va risolto, questa questione deve essere affrontata, pena il dover eternamente pagare dazio agli errori ed alle scelte altrui, se noi stessi nutriamo l'equivoco , non possiamo poi scandalizzarci se che non ci ama lo sfrutta in modo strumentale, facendo di ogni erba un fascio. L'unificazione dello'AreA di alternativa Anti capitalistica, dovrà passare, purtroppo per le nostalgie e per i riferimenti storici … anche da qui. Anche perché, e finisco, questa ambiguità non è semplicemente etimologica, ma investe anche settori di ben più consistente tattilità ed è causa dei rallentamenti e dei dubbi che ancora assillano e frenano il processo unitario, di quella che chiameremo ancora per il momento “sinistra radicale”