"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)
sabato 12 febbraio 2011
13 febbraio 2011 - Mobilitazione delle donne italiane: “Se non ora, quando?”
di Michele
Dall’appello lanciato in rete si legge:
"...Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.
Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.
Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni..."
In tale estratto dell’appello si evidenzia il nocciolo della questione che riguarda soprattutto l’aspetto culturale oltre che etico morale e della mancanza di decoro istituzionale.
La mobilitazione del 13 febbraio è portatrice di un messaggio sociale importante che vuole mettere in evidenza il rifiuto del concetto di concepimento della società che vede al centro dell’attenzione l’uso del corpo della donna.
Le donne continuano a rivendicare i loro diritti per annullare la disuguaglianza sociale che nella storia le ha viste soccombere e relegate a ruoli marginali, la mobilitazione può essere un modo di collegare le giuste rivendicazioni con il rifiuto di un modello sub-culturale che ha ridotto la convivenza sociale a un mercimonio in cui l’oggetto è anche e non solo il corpo della donna. La mobilitazione pertanto deve essere pensata come una protesta contro tale modello sub-culturale e non vista solo come una semplice rivendicazione dei diritti delle donne.
Ovviamente tutt’altro discorso è la tratta delle donne costrette alla prostituzione.
Nei festini berlusconiani c’è un altro tipo di prostituzione, frutto proprio di un modello immorale e spudorato, ossia la possibilità di carriera, di successo, di guadagno in cambio di favori sessuali, un modello sub-culturale che è penetrato nella società come un esempio di vita.
Il berlusconismo, che va considerato come quel modello culturale degradato e degradante che ha condannato il Paese ad un’inaccettabile declino culturale, è una delle cause del mercimonio del corpo delle donne. Infatti, Berlusconi è la più significativa ed evidente espressione di questo modello sub-culturale diseducativo che ci mostra che fare i furbi conviene, che conta più l’apparenza che l’essere, che il merito conta sempre di meno, che è inutile essere onesti e trasparenti tanto prima o poi arrivano scudo fiscale e condoni vari.
Un’altro aspetto rilevante della questione è l’esempio che passa per la nuove generazioni; Berlusconi con il suo comportamento fa passare il messaggio che è possibile fare carriera facile prostituendosi.
Oltre alla lesione della dignità delle donne, il cui corpo viene mercificato, il comportamento irresponsabile di Berlusconi lo ha reso ricattabile e ha messo il Paese in imbarazzo a livello internazionale.
Inoltre, la permanenza di Berlusconi a capo dell’esecutivo pone, oltre a quelli già citati, i seguenti problemi:
l’assenza di meritocrazia, la mancanza di etica e decoro istituzionale, la salute mentale di Silvio Berlusconi, l’occupazione dell’agenda politica nel trattare i problemi personali di Berlusconi, il danno erariale per l’uso di auto blu e voli di stato che accompagnano le escort ai festini di Berlusconi, le continue intimidazioni e minacce eversive verso la magistratura e i liberi giornalisti.
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