"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 8 dicembre 2011

Hanno ragione Maroni, Belpietro, Sallusti

Mi duole dirlo ma hanno ragione Maroni, Belpietro, Sallusti e tutta la corte dei miracoli che attorniava e attornia Berlusconi ad irridere le ex opposizioni, i sindacati, alcuni movimenti e intellettuali progressisti per il loro far passare, con deboli proteste e timidi distinguo, un sistema di provvedimenti di macelleria sociale che non ha precedenti nella storia repubblicana e che mai avrebbero consentito di realizzare al puttaniere di Arcore.
Ma quale senso di responsabilità? Ma quale Italia salvata sull'orlo del baratro? Perché dovremmo ancora credere a chi ci dice che non c'è alternativa, fidarci di chi rappresenta e sostiene quel mondo folle e ingiusto che è stato organizzato negli ultimi decenni? Perché dovremmo dare fiducia a chi non ci aveva detto, dieci anni fa o sei mesi fa, che l'Euro è destinato a fallire se la Banca centrale che lo governa non è dotata di quei poteri (garantire la solvibilità dei debiti dei paesi membri anche attraverso l'emissione di nuovo denaro) che caratterizzano invece le valute concorrenti: il dollaro, la sterlina, lo yen, il franco svizzero? A chi non ci aveva avvisato che un sistema economico mondiale incentrato sulla speculazione finanziaria, che ha grandezze ormai di sette-otto-dieci volte l'economia reale, non solo avrebbe impoverito i ceti popolari e i lavoratori ma era inevitabilmente destinato al fallimento e a far crollare le economie occidentali e tutto il sistema del welfare? A chi ci diceva che bisognava fare la guerra in Iraq perché lì c'erano le armi di distruzione di massa, in Afghanistan per combattere il terrorismo, in Libia per salvare i diritti umani? Oppure che il riscaldamento globale e l'esaurimento delle risorse naturali sono teorie da complottisti?

Di fronte a provvedimenti di natura così ferocemente classista e antipopolare, la risposta dei sindacati è semplicemente ridicola: proclamare tre ore di sciopero. Invece di avviare una mobilitazione permanente, dura e radicale. Invece, ed è la prima cosa (ed anche la più facile) che andrebbe fatta, di prendere per il bavero i capi del PD e dire loro: “Cari signori, fra un anno e mezzo si va a votare. Se passa questa manovra, saremo noi i primi – con i nostri iscritti, con le nostre strutture, con la nostra organizzazione – a boicottare il vostro partito!”
Ma del resto cosa ci si può attendere da chi come Bonanni della CISL e Angeletti della UIL ha persino flirtato con Berlusconi e Marchionni e da una Camusso della CGIL che è emanazione della dirigenza bersaniana e dalemiana? Per tutti costoro comunque, alla fine della carriera sindacale, vi sarà qualche scranno in Parlamento o in qualche Ente pubblico.
Questi personaggi non si rendono forse nemmeno conto che stanno conducendo le proprie organizzazioni al suicidio finale. Perché questa manovra, ce l'hanno già detto, è solo la prima tappa per 'riformare' il Paese (la Restaurazione) e riportarlo agli anni cinquanta. La prossima riguarderà il mercato del lavoro e cioè la possibilità per le aziende (e per lo Stato) di licenziare liberamente quei lavoratori che non considerano più utili o che sono semplicemente d'impaccio. Ed è inevitabile che qualunque individuo che debba vivere sotto la spada di Damocle del licenziamento si allontani dal sindacato, per senso di rivalsa e istinto di sopravvivenza.
Quello che sembra prefigurarsi, anche nelle parole della Fornero, è un qualcosa di simile alla flexsecurity proposta dal piddino liberista Ichino: in cambio della precarietà per tutti, ammortizzatori sociali (un reddito da erogare per un determinato periodo) da estendere alla totalità dei lavoratori (di piccole e grandi aziende, a tempo determinato e indeterminato). Se in questa proposta vi è l'aspetto positivo della tutela di chi oggi non gode di alcuna protezione (precari, dipendenti sotto i quindici addetti) e fermo restando che saranno tutte da verificare le risorse disponibili per quegli ammortizzatori sociali (quale reddito e per quanto tempo), ciò che è inaccettabile è la logica di chi – in nome di una falsa equità nel rapporto tra giovani e anziani, della competitività e della crescita – vuole condannare tutti gli individui all'incertezza e alla paura nel futuro (stretti tra un lavoro e un reddito sempre a rischio e una pensione ormai irraggiungibile), alla conseguente impossibilità di poter pianificare la propria vita (una relazione affettiva duratura, fare un figlio, la casa, coltivare una passione) alla faccia appunto della crescita e di quella famiglia tanto sostenuta a parole dalle gerarchie vaticane, alla sottomissione senza possibili difese alle logiche padronali (che spesso significano vessazioni, molestie sessuali, lavoro nero, assenza di sicurezza sul lavoro).
Tutto questo – iniquità, sacrifici, precarietà – in cambio di una crescita dell'economia che dovrebbe fornire le risorse da redistribuire per migliorare in futuro le condizioni di vita dei cittadini ma che oltre ad essere impossibile così come viene propugnata (più produzione e più consumi di beni materiali) non è nemmeno auspicabile e desiderabile.
E ancora, con una manovra totalmente inaccettabile nella sua filosofia e nel progetto sociale ed economico che sottende, appaiono davvero irritanti quegli appelli riguardanti singoli aspetti dei provvedimenti e dei comportamenti dei membri del nuovo governo (come il No a Mario Monti da Bruno Vespa o per far pagare l'ICI alla Chiesa): armi di distrazione della protesta di massa.
Attenzione però perché la disperazione diffusa, la miseria montante, la convinzione che conquisterà molte persone di non avere più niente da perdere, in assenza di una adeguata rappresentanza sociale e politica, non potrà che trovare sfogo nella violenza: quella più o meno spontanea di piazza o quella organizzata di un nuovo terrorismo.

1 commento:

  1. bandiera rossa (gisella)8 dicembre 2011 alle ore 17:52

    condivido totalmente..credo che questi signori non si rendano conto del rischio che il paese sta correndo.o forse se ne rendono conto perfettamente e quello che vogliono è un'azione repressiva altrimenti ingiustificabile?

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