“BERLUSCONI,
IL SOGNO & IL GRANDE INCUBO…”
Un
altro governo Berlusconi è possibile? è
credibile? è auspicabile?
Cosa verrà fuori dal “caos” politico pre-elettorale?
Ne parliamo con Lara Comi, europarlamentare del Pdl e volto
emergente della politica italiana:
(LA CRISI ECONOMIA E LE RICETTE DELLA
POLITICA)
(Gaspare Serra) On. Comi, il Paese vive momenti difficili,
per alcuni versi drammatici, senza che s’intraveda alcuna luce in fondo al
tunnel.
Di chi è la responsabilità di questa crisi, prima puramente
finanziaria, oggi economico-sociale?
(On. Lara Comi) “Questa crisi, la più grave dal ’29, ha avuto origine
negli Usa. Da crisi finanziaria, poi, è divenuta crisi economica, investendo tutta
l’Europa, in particolare chi era più vulnerabile a causa di un alto debito
pubblico, tra questi l’Italia. Dunque è diventata guerra dei debiti sovrani,
aprendo il fianco alla speculazione. Il macigno del debito pubblico italiano
risale però agli anni 80, quando il rapporto debito/pil è raddoppiato. Le
responsabilità, allora, sono di chi ci ha lasciato quasi 2 mila miliardi di
debito, più di 30 mila euro a testa”.
Il premier Monti si è
presentato per la prima volta in Parlamento, il 21 novembre 2011, inneggiando al
rigore, allo sviluppo ed all’equità. Passato oltre un anno, i risultati
economici del suo governo sono “impietosi” (Pil e produzione industriale in
caduta libera, record di pressione fiscale e indebitamento pubblico, 100 mila
imprese fallite, 500 mila nuovi disoccupati ed un numero ancora imprecisato di
esodati…).
Tutta colpa del Professore o
responsabilità di chi lo ha preceduto?
“Monti aveva detto che non si sarebbe impegnato in politica, poi ha
cambiato idea: legittimo, per carità, ma l’inversione di rotta ha sorpreso.
Oggi promette di abbassare le tasse ma in un anno le ha alzate di circa tre
punti. Le indicazioni della Bce e del Fmi suggerivano un’azione in senso
opposto. Risultato? Tutti gli indicatori economici sono in picchiata. È pur
vero che si è trovato ad operare in un contesto molto difficile, con la
pressione della speculazione finanziaria, ma obiettivamente ha messo troppe
imposte a cominciare da quella sulla prima casa che ha avuto effetti recessivi
in molti settori, penso all’edilizia. Alcuni ministri del suo governo, poi, non
si sono dimostrati all’altezza: la legge Fornero è una riforma deludente e ha
pesato il veto della Cgil; quella delle pensioni è stata molto importante ma ha
determinato il grave problema degli esodati, oltre 300 mila. Non mi pare che in
materia di liberalizzazioni e di privatizzazioni si siano prodotti grandi
risultati. Lo spread è calato, ma è stata determinante l’azione di Draghi”.
Fino a poche settimane fa Mario
Monti si presentava al Paese come un “deus ex machina”, destinato a venire
accolto con tutti gli onori al Quirinale o ad esser implorato di ritornare a
Palazzo Chigi. Tutti i sondaggi, invece, rivelano che oggi gli elettori preferirebbero
al bocconiano più amato dai mercati persino un barzellettiere amatoriale (Berlusconi)
o un comico professionista (Grillo)!
Il Professore rischia d’aver
fatto male i conti con la sua “salita in campo”?
“I sondaggi dicono che la ‘salita in campo’ di Monti ha riscosso scarso
successo. Lo stesso ‘Financial Times’ ha scritto che una delle previsioni più
sicure che si possono fare sulle elezioni italiane è che la coalizione di Monti
arriverà ultima tra i quattro principali contendenti”.
La
ricetta economica del centrodestra storicamente si può riassumere in “meno
Stato, più iniziativa privata”, ovvero riduzione della pressione fiscale,
sburocratizzazione e liberalizzazioni.
Come
spiegare ai vostri elettori che pressione fiscale e debito pubblico sono
aumentati durante i governi Berlusconi, le uniche timide liberalizzazioni di
questi anni sono state quelle di Bersani mentre l’unica grande riforma della
pubblica amministrazione porta il nome di Bassanini?
“Negli ultimi 15 anni sinistra e centrodestra hanno governato circa 7
anni a testa. Berlusconi ha dovuto governare in periodi di recessione, nel
2011 dopo l’attacco alle Torri Gemelle e dal 2008 con la crisi innescata dai
mutui subprime. Eppure ancora nel 2011 il Pil era positivo, + 0,4%, e le
promesse fatte sono state mantenute. A cominciare dal milione di posti di
lavoro creati dal 2001 al 2006, come confermano i dati Istat. Berlusconi ha iniziato l’ultimo mandato nel 2008 con la
pressione fiscale al 42,6% e lo ha forzosamente terminato nel 2011 con la
pressione fiscale al 42,5%: in 3 anni e mezzo sostanzialmente invariata. Mentre
è stato il governo Monti a farla aumentare di oltre 3 punti. I dati dell’Istat
dicono che è al 45,7%”.
La campagna elettorale del Cavaliere è monopolizzata
dalla questione fiscale. Non crede sia controproducente, però, trascurare l’emergente
questione sociale? E non ritiene imperdonabile come alcuni grandi temi (quali
la scuola, l’università, la ricerca, il turismo, l’agricoltura,
la green economy) siano del tutto assenti dal dibattito pubblico?
“Non credo che sia snobbata la questione
sociale, tutt’altro. Sul lavoro il Pdl ha un programma ben preciso a cominciare
dalla cancellazione della riforma Fornero, che ha contribuito a determinare
mezzo milione di disoccupati nel 2012, e il ritorno alla legge Biagi. C’è la
proposta poi di abolizione dell’Irap, gabella voluta dalla sinistra,
l’incentivo ad assumere giovani a tempo indeterminato attraverso la
detassazione dei contributi per i primi 5 anni. Sugli altri temi il Pdl ha idee
precise, faccio l’esempio del turismo, con la proposta di ricondurlo tra le competenze concorrenti di Stato e Regioni, e
dell’abbassamento dell’Iva. Purtroppo la campagna elettorale tende a privilegiare
le questioni maggiori”.
(LA CASTA ED I TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA)
Ogni
democrazia ha un costo, tanto fisiologico quanto
insopprimibile. In Italia, però, questo ha raggiunto livelli “patologici”: la politica è divenuta il principale terreno fertile
per sprechi e privilegi.
Cosa
proponete per tagliare i
costi della politica e la spesa pubblica improduttiva e parassitaria?
“Nel programma del Pdl c’è l’abolizione del
finanziamento pubblico dei partiti. Inoltre ogni candidato ha firmato un patto con
cui si impegna a non restare in carica per più di due legislature e a votare per
il dimezzamento degli emolumenti e del numero di parlamentari. Sulla
spesa pubblica, che è di 800 miliardi, proponiamo una riduzione del 10% in 5
anni, 16 miliardi all’anno”.
Per ridurre la pressione fiscale e realizzare un minimo di
politiche industriali, tutti riconoscono l’improrogabilità di tagliare la spesa
pubblica, pochi indicano dove e come attuare dei tagli. Le propongo qualche
pillola di “spending review”:
- dimezzamento degli eletti ed accorpamento
dei comuni minori;
- abolizione di province e prefetture;
- cancellazione di ogni finanziamento
pubblico ai partiti ed ai gruppi politici;
- riduzione del peso delle società pubbliche
e soppressione degli enti inutili (o “non indispensabili”);
- taglio alle spese militari (si vedano gli
F-35 o le missioni di pace all’estero);
- razionalizzazione delle forze di pubblica
sicurezza (l’Italia dispone di ben cinque distinti corpi di polizia);
- cancellazione di ogni forma di
finanziamento in favore delle scuole ed università private (fatto salve le
scuole materne);
- cancellazione dei privilegi fiscali
concessi alla Chiesa (si veda l’ingannevole meccanismo di ripartizione dell’8X1000).
Quale di queste pillole il centrodestra sarebbe
disposto a far ingerire ai suoi elettori?
“Come ho già specificato, alcuni punti sono nel programma del Pdl. Aggiungo
l’abolizione delle province. Sul finanziamento alle scuole private c’è tanta
demagogia: in realtà lo Stato italiano, in questo modo, risparmia circa 6
miliardi l’anno. Io sono per la libertà educativa”.
(GIUSTIZIA E QUESTIONE MORALE)
Nel ‘93 eravamo convinti di
aver toccato il fondo del malcostume politico. Tutti gli scandali emersi in
questi mesi, invece, dimostrano che ci siamo sbagliati: i casi Penati, Lusi,
Belsito e Fiorito sono solo la punta di un iceberg dalle proporzioni ancora
incalcolabili. Nel ‘95 l’Italia era 33sima nella classifica di Transparency
International per grado di corruzione percepita: oggi siamo scesi al 72simo
posto!
Non pensa che il centrodestra in
questi anni abbia sottovalutato la “questione morale”,
forse perché distratto o condizionato dagli scandali giudiziari di Silvio
Berlusconi?
“La questione morale c’è e riguarda tutti i
partiti, basti vedere lo scandalo Mps che ha investito il Pd. Detto
questo, c’è anche una questione giustizia che non funziona, basterebbe dire che
ci sono 9 milioni di processi pendenti. L’Italia ha il più alto numero di
condanne della Corte europea dei Diritti dell'uomo per l’irragionevole durata
dei processi. Ma le criticità sono tante, a cominciare dall’abuso della
carcerazione preventiva”.
Il
suo Partito, con l’operazione “liste pulite”, ha fatto fuori d’un colpo
Cosentino. Spulciando le liste del Pdl, però, si scopre che permangono altre
candidature discutibili (si veda Cesaro in Campania e Dalì in Sicilia). Secondo
l’istituto Piepoli, il Pdl risulterebbe il partito con il più alto tasso (il
5%) di candidati “non immacolati” (indagati, con procedimenti penali pendenti o
con condanne alle spalle).
Non
crede che mere ragioni di “opportunità politica” sconsiglierebbero certe
candidature? Facendo appello sempre al “garantismo”, poi, non si fa confusione tra il giudizio penale (che spetta solo alla
magistratura) e quello politico (spettante ai partiti)?
“Sull’incandidabilità c’è una legge ben
precisa approvata dal Parlamento. Il Pdl ha istituito una commissione ad hoc
che ha deciso caso per caso, ma senza sostituirsi al giudizio dei magistrati.
Un avviso di garanzia non è una condanna. Noi siamo garantisti anche perché lo
dicono i numeri: il 40% dei detenuti è ancora in attesa di giudizio e il 50%
viene poi riconosciuto innocente”.
(MERITOCRAZIA E ROTTAMAZIONE)
In un’intervista concessami nel 2011, Sara
Giudice dichiarava che “la candidatura
della Minetti sarebbe stato un esempio estremamente negativo per i giovani, una
dimostrazione di facile arrivismo, di ricorso a scorciatoie e compromessi per
puntare alla scalata sociale”.
Gli
sviluppi successivi sono noti: il Cavaliere ha difeso a spada tratta la
Minetti, mentre il Pdl ha scaricato la giovane consigliera municipale fattasi
interprete di un diffuso malessere della base. Un errore imperdonabile?
“La candidatura
della Minetti è stata un errore, ma non facciamo di lei la causa di tutti i
mali”.
Molti
additano l’attuale legge elettorale, il “Porcellum”, di aver contribuito allo
scadimento del livello della classe politica italiana, instaurando un sistema
di “cooptazione” dei candidati.
è mai possibile che nessuno voglia oggi assumersi la
paternità di una legge così illiberale? Per rimediare parzialmente al danno, non
sarebbe un utile espediente anche per il Pdl il ricorso alle primarie?
“Io sono per le
preferenze, perché è l’unico modo per avvicinarci al cittadino. Sono stata
eletta al Parlamento europeo con 63 mila preferenze. È un peccato non avere
trovato l’accordo tra i partiti per cambiare il ‘Porcellum’ ma non mi sembra
che la sinistra si sia stracciata le vesti per riformarla… Sulle primarie ero
favorevole, ma nel momento in cui Berlusconi è ritornato in pista sono
diventate inutili. Non siamo il Pd che doveva chiarirsi sulla leadership. Nel
Pdl la leadership è chiarissima”.
Non la mette in
imbarazzo far campagna elettorale anche per la rielezione di Razzi e Scilipoti,
due tra i personaggi politici più discussi degli ultimi anni (famosi per il
“salto della quaglia” dall’Idv al Pdl)?
“Mi mettono più in imbarazzo le candidature
di certe ‘parentele’. E ce ne sono…”.
Miracolosamente
recitano ancora un ruolo da protagonista sul palcoscenico politico italiano
personaggi “evergreen” quali Berlusconi, Tremonti, Fini, Casini, Bersani,
Bindi…
Come convincerebbe un
paziente in coma dal ’94 e risvegliatosi solo oggi che sono trascorsi diciannove
anni?
“Mi pare che Fini e
Casini stiano da trent’anni in Parlamento, dunque in questa classifica
svettano. Vedo poi che la sinistra cerca di rispolverare Prodi. A proposito di
nuovo che avanza…”.
(IL BIPOLARISMO ALL’ITALIANA)
Il più
grande merito di Berlusconi è stato aver introdotto anche in Italia il
bipolarismo e la democrazia dell’alternanza. Il più grande merito di Monti, invece,
rischia di essere quello di distruggere queste conquiste, disgregando i due
poli e ponendosi come forza d’attrazione per la costruzione di un grande
Centro.
Il bipolarismo italiano ha già “fatto
le ossa” o ha le ore contate?
“Se vogliamo mantenere il bipolarismo occorre votare le due colazioni
che si contendono la vittoria e lasciare perdere gli altri partiti, come
sostiene il nostro presidente Berlusconi”.
(BERLUSCONI E IL FUTURO DEL
CENTRODESTRA)
In campagna elettorale Berlusconi
è sembrato muoversi a ritmo di valzer, alternando passi “avanti” (l’annuncio
della sua sesta ridiscesa in campo), poi “indietro” (la disponibilità a cedere
il passo a Monti), poi ancora “laterali” (l’indicazione di Alfano alla
successione): prima l’avallo delle primarie (con tanto di candidature e
raccolta firme), poi la loro cancellazione…
Crede che il Cavaliere sia
ancora una risorsa o sia divenuto una “zavorra” per il centrodestra?
“In pochi mesi, grazie a Berlusconi, il Pdl ha effettuato una
straordinaria rimonta, ed oggi alcuni sondaggisti danno le due coalizioni
maggiori sostanzialmente appaiate. Che altro dire?”.
Silvio Berlusconi
è stato il Presidente del Consiglio più longevo della nostra storia
repubblicana. In nove anni di governo, però, il centrodestra non è stato capace:
di realizzare alcun “miracolo economico” (negli ultimi 10 anni, il Pil italiano
nel mondo è cresciuto di più solo di Haiti!), di liberalizzare l’economia, di
alleggerire il “carrozzone” della pubblica amministrazione, di ridurre la
pressione fiscale, di sanare il gap infrastrutturale del nostro Paese, di
ammodernare la Costituzione…
Perché mai, allora, un elettore deluso di
centrodestra dovrebbe riporre la propria fiducia nel Cavaliere?
“Perché solo il centrodestra ha un programma concreto che si basa su
meno spesa pubblica, meno tasse e riduzione del debito pubblico attraverso le
privatizzazioni. La sinistra è senza idee e contraddittoria e va avanti a passi
di gambero, come sulla patrimoniale e sull’Imu, mentre il governo dei tecnici
si è visto cosa ha prodotto…”.
Nel caso in cui il 26 febbraio il centrodestra si
ritrovi “vincitore azzoppato” delle elezioni, ossia privo di una maggioranza
assoluta dei seggi al Senato, quali prospettive si aprono? Con quali partiti
avversari, ed a quali condizioni, un’alleanza sarebbe possibile? In presenza di
un Parlamento “balcanizzato”, poi, un governo di larghe intese con lo scopo di
cambiare legge elettorale e tornare al più presto alle urne sarebbe auspicabile?
“Noi contiamo di vincere e a quel punto potremo fare quello che ci
prefiggiamo. Monti e Bersani pensano all’inciucio senza fare i conti con l’oste,
ovvero Vendola, che considera l’agenda Monti come fumo negli occhi e
un’alleanza col premier un suicidio. Ciò significa che se dovesse vincere la
sinistra ci sarà un’Italia ingovernabile. Nessun governo di larghe intese.
Berlusconi ha solo detto che ci potrà essere un accordo per riformare la
Costituzione, cosa che è assolutamente necessaria, visto, tanto per fare un
esempio, che un premier non può nemmeno ‘licenziare’ un suo ministro”.
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UN PRIMO COMMENTO AL VOTO?
RispondiEliminaBerlusconi miglior perdente, Bersani peggior vincente, Monti un fiasco “di statura internazionale”, Ingroia e Giannino non classificati... e Grillo un extraterrestre caduto sul Parlamento!
La cosa che più diverte?
1- Le facce “traumatizzate” dei dirigenti Pd, tornati a ripetere la solita litania (“questo voto ci impone una seria riflessione...”) solo per non dire chiaramente come stanno le cose (“siamo stati trombati dai nostri stessi elettori!”);
2- La “faccia tosta” dell’ex Premier Monti, capace di affermare, come un politico navigato stile Prima Repubblica, di ritenere i risultati elettorali “soddisfacenti”: questo per aver conseguito per sé l’irrilevanza politica al Senato, e per Fini direttamente l’estinzione!
La cosa che più imbarazza?
L’assoluto “estraniamento dalla realtà” di politici e commentatori nel sentir parlare gli eletti del M5S, affermando esterrefatti: “ma questi sembrano persone normali...”.
Infatti!
Col M5S, oltre la protesta, ha vinto l’onestà e la normalità, virtù che fanno paura a questa classe politica di pseudo statisti e professoroni a cui il Paese ha voltato le spalle!
Cosa ci aspetta il futuro?
Di certo nuove elezioni (tra sei mesi o un anno e mezzo lo vedremo…)
In ogni caso, sarà un ulteriore successo per il M5S: i partiti sono “condannati” alla debacle!
Se si voterà al più presto, difatti, Grillo capitalizzerà ulteriormente l’enorme successo oggi conseguito; se Pd e Pdl governeranno insieme, invece, realizzeranno visivamente la profezia di Casaleggio per cui Pd e Pdl sono due facce della stessa medaglia!
Alle prossime elezioni, Bersani e Berlusconi dovranno allearsi insieme per avere ancora qualche chance di vittoria!
Grillo ci porterà al caos?
Ma dove ci hanno forse condotto centrodestra e centrosinistra in 20 anni di Seconda Repubblica???
Blog “Panta Rei”:
http://gaspareserra.blogspot.it