Vignetta realizzata da Luca Peruzzi |
Berlusconi è un personaggio screditato
e inaffidabile. Il suo impegno politico è esclusivamente finalizzato
alla tutela dei propri interessi personali, economici e giudiziari.
Ha prodotto tali e tanti guasti all'Italia, per incapacità politiche
ed indegnità morale, che risulta davvero vergognoso il fatto che
oltre un quarto degli elettori votanti, secondo i sondaggi, continui
a riporre fiducia nella coalizione da lui guidata. Ma, anche perché
si tratta indubitabilmente di un rapace animale da campagna
elettorale, le questioni che pone sull'Europa – il porre termine
alle politiche di austerità, il ruolo della BCE, il riequilibrio dei
rapporti di forza e dei reciproci vantaggi e svantaggi tra la
Germania e i Paesi del Sud Europa fino ad agitare, quale arma di
pressione, la minaccia dell'uscita dell'Italia dall'Euro, l'interesse
nazionale – sono questioni che meritano risposte serie. Questioni che sono state
sollevate, evidentemente con ben altra profondità di analisi ed
onestà intellettuale, da molti economisti estranei al pensiero
liberista dominante. Il PD e Bersani non possono cavarsela
etichettandole come 'battute da due soldi' ma dovrebbero spiegare se
e come intendono cambiare questa Europa che sta diventando sempre più
un cappio al collo della società italiana.
Scrive Amartya
Sen:
“vorrei accennare alla
riforma
economica
di cui molti
paesi europei, e non solo la Grecia o l'Italia, hanno senz'altro un
gran bisogno. Uno
degli aspetti peggiori dell'austerità è stato di rendere questa
riforma impraticabile confondendo due programmi: l'austerità dei
tagli spietati e la riforma di una cattiva amministrazione (evasione
fiscale diffusa, favori concessi da funzionari pubblici per lucro
personale e anche insostenibili convenzioni sull'età pensionabile).
I requisiti della presunta disciplina finanziaria li hanno
amalgamati, sebbene qualunque analisi della giustizia sociale porti a
politiche distinte per ciascun programma. L'amalgama
è il frutto di una confusione intellettuale che porta al disastro
politico perché collega un bisogno forte e sensato a una follia
intempestiva, e nelle campagne politiche unisce gli oppositori
dell'austerità a quelli delle riforme indispensabili. L'Europa deve
cambiare ora.
Nessun paese scaccerà da solo la potente illusione di cui i leader
politici sembrano prigionieri, né la Grecia, né il Portogallo e
nemmeno l'Italia, eppure bisognerà trovare una voce collettiva per
porre fine a tanta miseria e a tanta infelicità.”
Nel
paradosso per cui anche politici di destra come Tremonti auspicano
nazionalizzazioni e la ripresa dell'intervento pubblico
nell'economia, in realtà il PD insieme a Monti è rimasto l'ultimo a
difendere il fortino di un'Europa indifendibile, quella del non c'è
alternativa alla dittatura dei mercati, del debito pubblico da
tagliare e che si è ingigantito perché abbiamo speso troppo per il
welfare, del divieto degli aiuti di Stato che sono invece
indispensabili per fare politica industriale, della tolleranza nei
confronti dei paradisi fiscali presenti all'interno della Unione
Europea.
Questa
posizione del PD è del tutto coerente, a dispetto di chi considera
il balletto Monti-Bersani-Vendola
qualcosa di diverso da un esercizio teatrale ad uso della campagna
elettorale e che continua a ritenere il centrosinistra in grado di
modificare in modo sostanziale e concreto i rapporti sociali ed
economici a favore dei ceti popolari, con la scelta fatta per Monti e per la sua 'cura' quale unico rimedio alla malattia italiana ed europea, fornendo il proprio sostegno proprio insieme a Berlusconi alla sua politica classista per oltre un anno.
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