Dopo i risultati fallimentari della
lista di Rivoluzione Civile alle ultime elezioni politiche l'ala
movimentista dell'Alternativa ne attribuì le responsabilità ad
Antonio Ingroia ed al suo scarso appeal mediatico, alla
riproposizione della candidatura di un magistrato e del tema della
legalità quale elemento centrale del programma, al colpo di mano
compiuto dalle segreterie dei vecchi partiti – Rifondazione,
Comunisti Italiani, Italia dei Valori, Verdi – sulle candidature al
fine di estromettere le donne e gli uomini scelti dalle assemblee di
Cambiare Si Può a vantaggio di vecchi e screditati arnesi della
politica (Di Pietro, Diliberto, Ferrero, Bonelli), l'ambiguità del
profilo programmatico e politico della Lista (che si dichiarava
alternativa al centrosinistra egemonizzato dal PD ma che
contemporaneamente prometteva di offrire i propri voti, se richiesti
e necessari, a quello che in quel momento si riteneva il probabile
futuro governo a guida Bersani).
Tutte critiche che avevano un qualche
fondamento ma che non consentivano di cogliere in modo esaustivo la
realtà politica italiana di questi tempi. Come dimostrano i
risultati raccolti dalla candidatura (realizzata a regola d'arte) a Sindaco di Roma di Sandro
Medici, una persona perbene e un Signor Candidato (così come del
resto lo era Antonio Ingroia), condivisa e realizzata con la
partecipazione dei movimenti, con candidature estranee a vecchie
logiche partitocratiche, con un avanzato e coerente programma di
sinistra alternativo a quello del PD e delle destre: solo il 2,3 per
cento dei voti ottenuti, circa un punto in più di Luigi Alfonso
Marra (per intenderci l'amico di Scilipoti e di Sara Tommasi).