La democrazia, il sistema di governo
fondato sulla sovranità al popolo, non si esaurisce nelle elezioni:
la democrazia è un ordinamento complesso che vive e si sviluppa
nella partecipazione di giorno in giorno dei cittadini, singolarmente o come membri di associazioni e movimenti e partiti, ai processi
decisionali attinenti la cosa pubblica, nella possibilità per
essi attraverso un'informazione libera e pluralista di avere
consapevolezza e coscienza delle scelte da prendere per il bene
comune, nel difficile equilibrio di pesi e contrappesi, di organi
deliberanti e organi di controllo, nel riconoscimento di diritti
civili e sociali inalienabili che impedisca la dittatura della
maggioranza e l'annientamento dei diritti delle minoranze politiche,
sociali, culturali, etniche. Nell'assenza di soggetti privati
talmente forti da poter distorcere e deviare la volontà collettiva.
Le elezioni sono in qualche modo il
termometro dello stato di salute di una democrazia, sono il culmine e
la risultante di processi lunghi e profondi. Non si conquista il
potere con le elezioni: queste fotografano la mappa dei rapporti di forza esistenti nella società. Non si realizza un'alternativa che incontri nel voto
la volontà e i bisogni della maggioranza dei cittadini se non si è
seminato in profondità nei contesti sociali, economici e culturali
che li riguardano.
Se gli italiani – come mai successo nella nostra storia repubblicana – disertano ormai il voto, riconoscendo con ciò la propria impotenza e la propria delusione, è
perché hanno compreso che quello elettorale è un gioco truccato,
l'ultimo palese inganno ordito da un sistema marcio. Come un Tour de France vinto da Lance Armstrong, come un Giro d'Italia vinto da Marco Pantani, come uno scudetto vinto dalla Juventus di Moggi e Giraudo.
Truccato attraverso la legge elettorale
che con il maggioritario esclude le minoranze e sovradimensiona la
rappresentanza dei partiti più forti e che nelle elezioni politiche
non consente agli elettori nemmeno di scegliere i propri
rappresentanti, truccato attraverso il sistema dell'informazione –
giornali e tv – e dei sondaggi che pretendono di imporre il voto
'razionale' e 'utile' (per il sistema ovviamente, non per le
persone), truccato perché non consente ai cittadini di manifestare
la propria preferenza per visioni, ideali, valori, rappresentanza di
interessi e di ceti sociali alternativi laddove la destra e una falsa
sinistra condividono (formalmente dal governo Monti in poi,
sostanzialmente da decenni) la guida del governo nazionale.
Truccato soprattutto perché le
decisioni vere e importanti non vengono più prese dalle istituzioni
politiche rappresentative ma discendono da poteri sovranazionali
antidemocratici.
Il voto è diventato inutile (tranne
per chi ambisce ad occupare le poltrone di governo e sottogoverno e
per le clientele ad essi legate) e lo è tanto più a livello locale
dove i sindaci non hanno neanche le risorse per riparare le buche
delle strade, per mantenere un sistema di welfare dignitoso
(assistenza sociale, sussidi ai poveri, asili nido, case popolari) e
per pianificare la vita delle città: l'unica funzione che resta loro
è quello di esecutori fallimentari nella svendita dei beni pubblici
e dei beni comuni e nel completamento della distruzione del
territorio (a vantaggio dei palazzinari e dei potentati economici amici).
Delegittimato dal non voto (astensione,
schede bianche e nulle) e dal voto anti-sistema, che messi insieme
rappresentano ormai la maggioranza assoluta degli italiani, gli
oligarchi che dominano per conto terzi il sistema politico italiano
scorgono atterriti la fine del proprio potere. Non possono e non
vogliono cambiare un sistema che è la fonte dei propri privilegi e
del proprio ruolo e non hanno altra scelta, come scritto nell'appello
in difesa della Costituzione “Non
è cosa vostra”, che rinchiudersi nel proprio bunker e tentare
di difenderlo (sotto l'attenta guida di Giorgio Napolitano).
E per farlo, per difendere il proprio
sistema, retto in un sottile e fragile equilibrio dai ricatti
reciproci tra PD e Berlusconi, sono decisi a fare di tutto e fanno di
tutto.
Progettando di cambiare la Costituzione
in senso presidenziale manomettendo l'iter previsto per le procedure
di revisione costituzionale (“L'escamotage
presidenzialista” scrive Barbara Spinelli).
Orchestrando una campagna di
aggressione mediatica a reti unificate contro l'unica opposizione
antisistema rappresentata in Parlamento, quella del Movimento 5
Stelle e di Grillo (che evidentemente di suo fa di tutto per
agevolare il compito dei suoi avversari e nemici).
Scatenando la propria rappresaglia
verso quei magistrati che più pesantemente hanno messo a repentaglio
gli equilibri politici indagando sulla trattativa Stato-mafia che
condusse alle stragi del '92 e del '93 nelle quali morirono Falcone e
Borsellino (e dunque la magistratura di Palermo con Ingroia, Di
Matteo e Messineo).
Adottando il maggioritario
anche nell'ambito della rappresentanza sindacale al fine di
garantirsi come interlocutori solo le organizzazioni complici e
dunque far fuori quei sindacati dei lavoratori che intendono
organizzare il conflitto sociale.
Facendo calare la scure della
repressione più feroce a colpi di manganello, gas lacrimogeni e
denunce penali nei confronti delle manifestazioni di protesta: si
tratti di lavoratori, di studenti o di cittadini impegnati nella
salvaguardia del proprio territorio, dalla Val di Susa del TAV alla
Sicilia del MUOS.
Così mentre i media esaltano la
coraggiosa resistenza dei manifestanti turchi contro il progetto di
distruzione di un parco ad Istambul, i nostri no-tav che combattono
per ragioni analoghe diventano pericolosi terroristi da perseguitare
e reprimere.
Progettando nuovi bavagli del web e
nuovi giri di vite sulle intercettazioni (quelli stessi che erano
esecrati dalle organizzazioni filo PD quando erano proposti da
Berlusconi ma che ora ricevono l'impulso decisivo dagli esponenti di
quello stesso partito).
Con nuove amnistie e indulti che,
prendendo a pretesto la situazione di sovraffollamento delle carceri
(che imporrebbe la cancellazione dei reati legati al consumo di droga
e alla clandestinità degli immigrati), servono a cancellare con un
colpo di spugna reati e pene dei colletti bianchi e dei politici.
Più debole è l'oligarchia e più sono
a rischio le istituzioni democratiche e la vita stessa dei cittadini.
Questo sarebbe il tempo di risfoderare stimolanti slogan del passato
recente (“se non ora quando?”, "cambiare si può") eppure a sinistra e nell'area
dell'alternativa tutto tace. Baloccandosi, “con codardo oltraggio”,
sulle diatribe interne al Movimento 5 Stelle o attendendo ottusamente
la svolta da Vendola, Civati, Renzi e Barca.
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