Appello internazionale di docenti e intellettuali contro la criminalizzazione del movimento No Tav
Ringraziamo
con calore tutte le firmatarie e tutti i firmatari, e in particolare
Silvia Federici (della Hofstra University, New York) per aver promosso
questo appello.
Pubblichiamo la traduzione italiana dell’appello e di seguito la versione originale.
Movimento NO TAV di nuovo sotto attacco
Da
vent’anni nelle montagne del nord-ovest Italia, non lontano da Torino,
un potente movimento è cresciuto, resistendo al piano del governo
italiano di costruire una linea ferroviaria ad alta velocità che, oltre
ad essere molto costosa ed economicamente inutile, distruggerebbe
certamente l’ambiente montano. Più e più volte il movimento NO TAV,
ormai ben conosciuto in tutta Europa, è stato oggetto di attacchi da
parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, oltre ad essere oggetto
di una campagna denigratoria da parte dei politici di praticamente ogni
colore. Tuttavia, così forte è stata la determinazione del popolo della
Val di Susa e dei suoi numerosi sostenitori nel resistere a questo
attacco alla loro terra e alle loro vite, che finora nessuna vera
costruzione ha avuto luogo e tutto ciò che le aziende responsabili del
progetto hanno raggiunto è stato quello di recintare migliaia di ettari
di terra, appartenenti alla popolazione locale, con filo spinato e
poliziotti.
È ormai generalmente
riconosciuto, anche a livello dell’UE, che la costruzione della linea ad
alta velocità sia inutile, al punto che alcuni dei paesi partecipanti
si sono già ritirati dal progetto. Tuttavia, il governo italiano ha
ulteriormente intensificato il suo attacco contro la resistenza al TAV,
con la piena militarizzazione della Val di Susa. Come hanno più volte
denunciato gli abitanti di questa bellissima valle storica, situata
vicino al confine con la Francia e centro della resistenza partigiana al
Fascismo e al Nazismo negli anni ’40, nessuno sforzo è stato
risparmiato per reprimere ideologicamente e fisicamente la legittima
protesta dei residenti della valle, la quale dovrebbe sopportare ogni
giorno le conseguenze del TAV. Il territorio della Val di Susa è già
stato interamente ricoperto di gas lacrimogeni, e molti sono stati
arrestati, feriti, e alcuni sono addirittura morti a causa della
scandalosa determinazione del governo nel completare questo lavoro
indipendentemente dalle sue conseguenze devastanti per la popolazione
della valle.
Ora un nuovo violento
attacco contro il movimento No Tav è in corso, il che richiede una
risposta chiara da parte di tutti coloro che, dentro e fuori l’Italia,
credono che la distruzione sistematica del nostro ambiente e la
violazione dei bisogni e delle esigenze più elementari della gente siano
crimini che riguardano tutti e tutte noi e che non dobbiamo tollerare.
Lunedì
mattina, 29 luglio, la DIGOS – il ramo politico della polizia – ha
fatto irruzione in decine di abitazioni a Torino e in Val di Susa.
Dodici compagni e compagne sono stati costretti ad aprire le loro case
agli agenti, che hanno poi proceduto nella ricerca di materiali
compromettenti, presumibilmente legati alla loro protesta contro la
recinzione dei terreni della valle con reti di filo spinato. Incaricata
di cercare esplosivi e altre armi, la polizia ha fallito in questo
obiettivo, ma ha sequestrato tutti i materiali audiovisivi e atti alla
telecomunicazione che potevano trovare, chiaramente il vero obiettivo
della ricerca. Come ha detto uno degli attivisti perquisiti: “Sono
venuti per le armi, se ne sono andati con i computer e telefoni”.
L’operazione
ha incluso il ristorante La Credenza – un nome che in italiano
significativamente indica sia ‘fede’ che ‘dispensa’ – un luogo pubblico
di incontro e di aggregazione per i No Tav in Val di Susa, dove si
trovano anche i sindacati dei lavoratori e le associazioni politiche .
Questo è un luogo dove ogni giorno le persone si incontrano per
discutere di attualità, soprattutto in riferimento alla lotta, così come
per condividere del cibo e un bicchiere di vino. Chiunque vada a
Bussoleno, il cuore della lotta NO TAV, vi ci passa, per avere la
possibilità di parlare con la gente locale, informarsi sugli eventi in
corso e gustare un’ottima cena. Ma i magistrati lo dipingono come un
luogo di cospirazione, per sostenere l’accusa che motiva l’operazione:
coinvolgimento in “attacchi con finalità terrorista e sovversiva”.
Chiunque
sia stato in Val di Susa o abbia seguito la lunga storia della protesta
che la sua gente ha lanciato contro il TAV, sa che questa accusa è
falsa, oltraggiosa, ed è un classico esempio di come incolpare le
vittime. Non sorprende che le “prove” siano fabbricate.
In
una delle case perquisite, è stata trovata una mappa della valle con
dei marcatori di segno su di essa. La giovane donna che vi abita è un
membro del Legal Team per il movimento, e la mappa è parte del materiale
che doveva sottoporre alla difesa nei processi che sono già in atto nei
confronti di alcuni dei suoi membri. Su di essa sono contrassegnati i
luoghi dove nel 2011 diverse persone sono state brutalizzate dalla
polizia. Ma, secondo gli inquirenti, la mappa dimostra l’esistenza di un
movimento di guerriglia organizzato militarmente.
Allo
stesso modo, bottiglie di birra presumibilmente trovate nell’area del
cantiere vengono presentate come evidenza della presenza di bombe
molotov, senza che vi sia alcuna prova che abbiano mai contenuto altro
che birra. Anche le magliette nere sono state sequestrate, anche se è
difficile immaginare che cosa potrebbero provare. Ma il significato
dell’operazione di polizia viene fuori più sfacciatamente laddove i
magistrati affermano che i perquisiti sono indagati come sospettati di
“attacchi con finalità terroristica.”
In
sintesi, l’obiettivo di questa nuova operazione è quello di aumentare
l’attacco al movimento rappresentandolo, legalmente e attraverso i
media, come un movimento “terrorista” – una mossa che ha evidentemente
l’intento di spaventare i suoi sostenitori, scagliare l’opinione
pubblica contro il popolo della Val di Susa e legittimare ogni violenza
che lo stato ritiene opportuna per scatenarsi contro di loro.
Non
pensiamo che questa operazione avrà successo. Gli abitanti della Val di
Susa hanno combattuto i fascisti, hanno combattuto i nazisti e per 20
anni sono stati in grado di respingere il tentativo del governo italiano
di distruggere le loro montagne, già attraversato da numerose linee
ferroviarie e da una strada di recente costruzione. Tuttavia non
dobbiamo sottovalutare la volontà del governo di schiacciare questo
movimento. Questo fatto sembra essere l’obiettivo primario di questa
operazione, dato che i rapporti indicano che, anche da un punto di vista
capitalistico, il progetto TAV è destinato a rivelarsi economicamente
irrealizzabile. Perché perseguirlo poi con così tanta ostinazione, fino
al punto di calpestare la vita di migliaia di persone? Forse perché il
governo italiano non può ammettere che quando la gente lotta in modo
unito può vincere? O è che i profitti che le aziende private farebbero
avrebbero più importanza del fallimento del progetto di portare alcun
beneficio al paese nel suo insieme e inoltre superare così l’immensa
agonia e la perdita inflitta al popolo della Val di Susa?
La
politica in questi giorni ha un carattere surreale. Menzogne,
distorsioni, discussioni motivate esclusivamente dai più stretti
motivi economici privati sono all’ordine del giorno. Ma il carattere
fittizio delle accuse mosse contro le vittime delle perquisizioni non
deve ingannarci circa i danni che possono infliggere. Come minimo questi
attacchi stanno costringendo un movimento a ri-incanalare le proprie
energie dalla lotta contro il TAV alla difesa di coloro sotto attacco.
Questo
è il motivo per cui dobbiamo sostenere gli attivisti NO TAV sotto
inchiesta, dobbiamo allargare il nostro sostegno per la lotta NO TAV e
inviare un chiaro messaggio di protesta al governo italiano, chiedendo
che cessi la persecuzione degli attivisti No TAV e che ponga fine al
progetto del TAV stesso.
Si prega di firmare la dichiarazione-affiliazione seguente solo a scopo di identificazione:
Si prega di firmare la dichiarazione-affiliazione seguente solo a scopo di identificazione:
Chiediamo con forza al governo e alla magistratura di:
* Terminare il suo uso arbitrario della legge per perseguitare gli attivisti No TAV;
* Cessare le indagini contro le dodici persone le cui case sono state perquisite;
* Fermare la militarizzazione della Val di Susa;
*
Ascoltare la legittima protesta del popolo della Val di Susa e
abbandonare il progetto TAV, che ha già causato tante sofferenze a tante
persone.
Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, Uk
Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, Uk
Dr. Dario Azzelini, Johannes Kepler Universität, Linz (Austria)
Erika Biddle-Stavrakos, York University, Toronto. Canada
Prof. Dusan Bjelic, University of Southern Maine
Werner Bonefeld, University of York, UK
Michaela Brennan, Ann Harbor, USA
George Caffentzis, Professor Emeritus, University of Southern Maine, USA
Chris Carlsson, Shaping San Francisco, San Francisco, CA, USA
Irina Ceric, Osgoode Hall Law School, York University, Toronto
Harry Cleaver, Emeritus, University of Texas, Austin, USA
William T. Cleaver, Austin, Texas, USA
Mitchel Cohen, Brooklyn Greens, Green Party, Former Chair WBAI Radio. N.Y., USA
Laura Corradi, Universita’ della Calabria
Dan Coughlin, New York, USA
Laurence Cox, National University of Ireland Maynooth, Ireland.
Patrick Cuninghame, Sociology Lecturer, Universidad Autonoma Metropolitana, Mexico City
Massimo De Angelis, The commoner.uk, London, UK
Federico Demaria, Universitat Autònoma de Barcelona, Spain
Dagmar Diesner, The commoner.uk, London, UK
Salvatore di Mauro, editor, Capitalism, Nature and Socialism. USA
Anna Dohm, Interventionist Left Germany
Sara R. Farris, Goldsmiths, University of London
Silvia Federici, Emerita, Hofstra University, Hempstead, N.Y.
Jim Fleming, Autonomedia, New York
Michael Hardt, Duke Univerity, Durham, North Carolina
Dr David Harvie, University of Leicester, UK
Conrad M. Herold, Dept of Economics, Hofstra University, Hempstead, N.Y.
Yaiza Hernández Velázquez, CRMEP, Kingston University, London
John Holloway, Professor, Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, Mexico
Brian Holmes, art and cultural critic, Chicago
Andrej Hunko, MP for the German Bundestag
Fiona Jeffries, Simon Fraser University, Vancouver, Canada
Lewanne Jones, Autonomedia, New York. USA
Nancy Kelley, HIRC of Harvard Law School, Cambridge, Massachussetts
Sabu Khoso, New York. USA
Peter Linebaugh, Toledo, USA
Federico Luisetti, University of North Carolina at Chapel Hill, North Carolina
Mari Lukkari, journalist, Finland
Caitlin Manning, California State University, Monterey Bay.
Barry Hamilton Maxwell, Cornell University, Ithaca, N.Y., USA
Massimo Modonesi, Coordinador del Centro de Estudios Sociológicos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales
Universidad Nacional Autónoma de México
Donald Monty Neill, Boston, USA
John Malamatinas, Cologne-Germany
Pablo Mendez, University of British Colombia, Vancouver
Cristina Rousseau, Doctoral Candidate, York University, Toronto.
Stevphen Shukaitis, University of Essex, UK
Marina Sitrin, CUNY Graduate Center, N.Y. USA
Konstantine Stavrakos, environmental lawyer, Toronto.
Alberto Toscano, London, UK
Kevin Van Meter, Team Colors Collective & University of Minnesota (Graduate Student), Minneapolis, MN
Chris Vance, Vancouver, Canada
Dr Peter Waterman Institute of Social Studies, The Hague (retired)
John Willshire-Carrera, HIRC of Harvard Law SchoolCambridge, Massachussetts.
NO TAV movement again under attack
NO TAV movement again under attack
For
twenty years in mountains of North West Italy, not far from Torino, a
powerful movement has grown that has resisted the Italian government’s
plan to build a high velocity railroad, which in addition to being very
costly and economically useless would certainly destroy the mountain
environment. Over and over, the NO TAV movement, now well-known
throughout Europe, has come under attack by the police and the army,
besides being the object of a smear campaign by politicians of almost
every political stripe. However, so strong has been the determination of
the people of Val di Susa and their many supporters to resist this
assault on their land and their lives that so far no real construction
has taken place and all that the companies in charge of the project have
achieved has been to surround thousands of acres of land, belonging to
the local population, with barbed wires and cops.
It
is now generally recognized, even at the EU level, that the
construction of the high velocity railroad is unnecessary, so that some
participant countries have already withdrawn from the project.
Nevertheless, the Italian government has even further intensified its
attack on the resistance to the TAV trains, with the full militarization
of Val di Susa. As the villagers of this beautiful historic valley,
near the border with France, the center of the partisan resistance to
Fascism and Nazism in the ‘40s, have repeatedly denounced, no effort has
been spared to repress ideologically and physically the legitimate
protest of the residents of the valley who would bear every day the
consequences of the TAVS. Already the land of Val di Susa has been
drenched with tear gas, and many have been arrested, wounded, and some
have even died because of the government’s outrageous determination to
complete this work regardless of its devastating consequences for the
people of the valley.
Now a new
violent assault on the No Tav movement is unfolding that demands a clear
response by all those in and out of Italy who believe that the
systematic destruction of our environment and the violation of people’s
most basic needs and demands are crimes that affect us all and we should
not tolerate.
On Monday morning,
July 29, the DIGOS – the political branch of the police – has raided
dozens of homes in Torino and in Val di Susa. Twelve comrades have been
forced to open their houses to its agents, who have then proceeded to
search for incriminating materials, presumably related to their protest
against the enclosure of the land of the valley with hedges of barbed
wire. Instructed to look for explosives and cutters, the police have
failed in this goal, but they have confiscated all the audio-visual and
telecommunication materials they could find, clearly the real objective
of the search. As one of the activists raided put it: “They came for
weapons, they left with computers and phones”.
The
raid has included the restaurant La Credenza – a name that in Italian
significantly means both ‘faith’ and ‘pantry’ – a public place of
meeting and aggregation for No TAVS in Val di Susa, where workers’
unions and political associations are also located. This is a place
where every day people meet to discuss current events, mostly relating
to the struggle, as well as share some food and a glass of wine. Whoever
goes to Bussoleno, the heartland of the NO TAV struggle, passes through
it, to have a chance to talk to local people, check on current events,
and have a great dinner. But the magistrates paint it as a place of
conspiracy, to support the charge that motivates the raid: involvement
in “attacks with terrorist and subversive intent.”
Anyone
who has been in Val di Susa, or has followed the long history of the
protest its people have mounted against the TAV knows this charge is
false, outrageous, and is a classic example of blaming the victims. Not
surprisingly the “proofs” are manufactured.
At
one of the houses raided, a map of the valley was found with
marker-signs on it. The young woman living there is a member of the
Legal Team for the movement, and the map is part of the material that
she was to submit to the defense in trials that are already taking place
against some of its members. On it, the sites are marked where in 2011
several people were brutalized by the police. But according to the
investigators, the map proves the existence of a militarily organized
guerrilla movement.
Similarly, beer
bottles presumably found on the construction site are presented as
evidence for the presence of Molotov cocktails, no proof given that they
ever contained anything but beer. Black T Shirts too were confiscated,
though it is hard to imagine what they could prove. But the meaning of
the police operation comes forth most blatantly where the magistrates
state that those raided are investigated as suspects of “attacks with
terrorist intent.”
In sum, the goal
of this new operation is to escalate the assault on the movement by
representing it, legally and through the media, as a ‘terrorist’
movement – a move obviously intended to scare its supporters, turn
public opinion against the people of Val di Susa, and legitimize any
violence the state will deem fit to unleash against them.
We
do not think this operation will succeed. The people of Val di Susa
have fought the fascists, have fought the Nazis, and for twenty years
they have been able to push back the attempt of the Italian government
to destroy their mountains, already traversed by many railroad lines and
a recently constructed highway. However, we should not underestimate
the will of the government to crush this movement. This in fact appears
to be the primary objective of the present operation, as reports
indicate that, even from a capitalist viewpoint, the TAV project is
turning out to be economically unfeasible. Why to pursue it then with so
much obstinacy, to the point of stomping over the lives of thousands of
people? Is it because the Italian government cannot admit that when
people struggle in a unified way they can win? Or is it that the
profits that private companies would make would outweigh the failure of
the project to bring any benefit to the country as a whole and outweigh
as well the immense agony and loss inflicted on the people of Val di
Susa?
Politics these days has a
surreal character. Lies, distortions, arguments motivated solely by the
narrowest of private economic motives are the order of the day. But the
fictitious character of the charges brought against the victims of the
raid should not deceive us about the damage they can inflict. At the
very least these attacks are forcing a movement to re-channel its
energies from the struggle against the TAV to the defense of those under
attack.
This is why we need to
support the NO TAV activists under investigation, we need expand our
support for the NO TAV struggle, and send a clear message of protest to
the Italian government, demanding it ends the persecution of the No TAV
activists and put an end to the TAV project itself.
Please sign the following statement –affiliation for identification purpose only:
We urge the Italian government and judiciary to:
We urge the Italian government and judiciary to:
*End its arbitrary use of the law to persecute No TAV activists;
*Cease the investigation against the twelve people whose homes have been raided;
*Stop the militarization of Val de Susa;
*Listen
to the legitimate protest of the people of Val de Susa and abandon the
TAV project, which has already caused so much suffering to so many
people.
Non sono un "NO TAV" e nemmeno uno contro il "NO TAV".
RispondiEliminaSarei anche poco informato ma non capisco che fastidio di viano i TAV???
Jan
Si lasci che siano i cittadini italiani, una volta che siano debitamente informati sui costi e sull'inutilità di quest'opera devastante, a decidere cosa fare, tenendo conto dei diritti degli abitanti della Valle, del TAV .... Oppure devono valere solo gli interessi delle ditte appaltatrici e dei politici che hanno commissionato loro i lavori?
EliminaIo penso che girare con le macchine o con gli autobus non sia una soluzione.
EliminaSì, certo, i costi sono elevatissimi. Esistono altri pericoli?
In realtà il percorso è già servito da una linea ferroviaria che è sotto utilizzata. I danni all'ambiente sarebbero rilevantissimi, distruggendo la vita nella Valle e scavando il lunghissimo tunnel verrebbero liberate nell'aria sostanze radioattive contenute nelle montagne.
RispondiEliminaCosì scrive Luca Mercalli sul TAV in Val di Susa
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/16/tutte-obiezioni-punti-governo-mercalli-opera-dannosa-costosa/197601/