Nichi Vendola by Luca Peruzzi |
Non è francamente l'aspetto penale (il
Presidente della Regione Puglia è indagato per concussione
in concorso con alcuni dirigenti dell'ILVA con l'accusa di aver fatto pressioni
sui vertici dell'Arpa, l'agenzia regionale per l'Ambiente, al fine di
«ammorbidire» la posizione dell'agenzia nei confronti delle
emissioni nocive prodotte dall'impianto siderurgico) quello più
interessante della vicenda Vendola – ILVA. Anche se poi, lette a
posteriori, certe scelte riformiste, governative, pragmatiche, tanto
più quando appaiono irrazionali e fatalmente destinate al fallimento
sul piano elettorale spesso rivelano cattive coscienze, scheletri da
continuare a nascondere nell'armadio, interessi inconfessabili o
comunque la volontà di portare subito all'incasso – in termini di
posti di potere, di poltrone parlamentari, di visibilità mediatica,
di tranches di finanziamento pubblico – la popolarità e il
gradimento provvisoriamente raggiunti.
L'aspetto fondamentale è invece
politico. L'idea di una politica cioè che accetta di restare
prigioniera nel recinto costruito dalle compatibilità europee, dai
dogmi del mercato, dalle riverenze verso Istituzioni (a partire da
Napolitano) che palesemente si pongono in contrasto con i dettami
costituzionali, dal fatto che con certi poteri forti – di volta in
volta le mafie, gli speculatori, il grande capitale, le imprese
criminali e inquinanti, il Vaticano, i partiti pro-tempore più
premiati dal consenso elettorale – bisogna pur convivere.
Ciò che si rimprovera politicamente a
Vendola non è di non aver risolto il caso ILVA e il suo tragico e
forse inestricabile intreccio che si trascina da decenni tra la
salute delle persone, le esigenze strategiche dell'industria
nazionale, il diritto al lavoro, la non economicità (che
richiederebbe comunque investimenti talmenti elevati da costituire
oggi solo un miraggio) della messa a norma della produzione ma di
aver scelto di navigare a vista, spacciando per risolutivi interventi
ambientali solo di facciata e perseverando in un complice servilismo
nei confronti dei Riva, cedendo al loro ricatto così come aveva
ceduto al ricatto del PD imbarcando nella propria giunta i ras locali
Tedesco
e Frisullo.
Invece di tentare di dare un'immagine
decente alla casa nascondendo la polvere (cancerogena) sotto il
tappeto, Vendola (Presidente della Regione Puglia dal 2005) avrebbe
dovuto far esplodere il bubbone ben prima della magistratura,
denunciando con trasparenza e onestà la propria impotenza, facendone
una questione nazionale e costringendo il Governo a farsi carico
della questione. E mettendo comunque al primo posto la salute dei
cittadini come bene irrinunciabile.
La sinistra che ha perso il coraggio di
violare le colonne d'Ercole erette dal capitalismo come limite
invalicabile dell'azione politica, che accetta la subalternità al potere economico e finanziario, che non è più capace di essere
radicale e rivoluzionaria nemmeno nel linguaggio è la sinistra che
si è condannata alla marginalità e al fallimento.
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/-16n-un-fiume-in-piena-a-parma-bloccato-linceneritore-a-gradisca-brucia-il-cie-che-non-deve-piu-riaprire-a-pisa-accerchiato-lex-municipio-un-fiume-umano-occupa-napoli-in-val-di-susa-manifestano-in-migliaia/15759
RispondiEliminaDEMO KRATIA:
RispondiEliminaessendo Vendola tra l'incudine e il martello con le possibilità regionali (con poteri limitati), tra il posto di lavoro di migliaia di persone, e la salute,
cosa avrebbe potuto fare in più nell'assoluta sordità dello Stato?