Gli auguri, si sa, sono
normalmente intrisi di retorica e spesso anche di ipocrisia. Tanto
più nel rito istituzionale del discorso di fine anno del Presidente
della Repubblica. Non ho, ovviamente, ascoltato in televisione
Giorgio Napolitano facendo parte dei tanti, probabilmente la
maggioranza degli italiani, che non gli riconoscono il ruolo di
supremo garante della legalità costituzionale e dell'unità
nazionale.
Mi è bastato però
leggere, nei resoconti e nei commenti degli organi di informazione,
l'ampia e scontata profusione di parole come coraggio, fiducia,
speranza, riforme, lavoro, l'invocazione di sacrifici 'pure per i politici' ed in più la strumentale citazione di
alcune delle lettere disperate giunte al Quirinale per sentire
rafforzata la mia indignazione per una politica ridotta ad una
squallida rappresentazione caricaturale di quella che dovrebbe essere
la sua nobile funzione.
Giorgio Napolitano non può rammaricarsi della tragica condizione di tanti italiani perché questa dipende anche dalle sue scelte. Egli è
infatti, nell'ambito dell'attuale ceto politico, il maggior
responsabile della crisi economica, sociale, politica che stiamo
vivendo (una situazione da dopoguerra per citare i 'comunisti' di
Confindustria).
Per la sua complice
tolleranza nei confronti dei governi dell'eversore ed evasore Silvio
Berlusconi prima e per aver fatto da levatrice ai governi della
macelleria sociale di Mario Monti (quello che con la caduta verticale
del Prodotto Interno Lordo e con le 'riforme' sul lavoro e sulle
pensioni della Fornero ha prodotto e rafforzato la dilagante
disperazione sociale) e della inconcludente navigazione a vista di
Enrico Letta dopo, svolgendo il ruolo di garante degli interessi
delle oligarchie finanziarie e dei poteri forti a danno di un intero
popolo, niente più che
l'esecutore fallimentare di una Nazione sulla base delle criminali e
irrazionali disposizioni impartite da Commissione Europea, BCE e
Fondo Monetario Internazionali.
Per la manifesta ostilità
nei confronti dell'inchiesta (e dei magistrati che l'hanno condotta)
sulla trattativa Stato-mafia che condusse alle stragi del '93 e '94,
per aver imposto la partecipazione italiana alla guerra contro la
Libia di Gheddafi ed aver operato per dare continuità alle scelte in
materia di acquisto degli F35 in spregio dell'articolo 11 della
Costituzione, per aver contribuito da Ministro degli Interni negli
anni '90 all'istituzione degli incivili e illegali CIE e alla
secretazione delle informazioni sull'omicida occultazione di rifiuti
tossici nella Terra dei Fuochi.
E' assolutamente
intollerabile che Giorgio Napolitano abbia assunto di fatto la veste
di Capo di una determinata coalizione politica, dimenticando di dover
essere il Presidente di tutti gli italiani e facendo confusione, a
proposito della pacificazione nazionale a lui tanto cara, tra le
percentuali dei partiti presenti in Parlamento e la loro effettiva
rappresentatività del popolo italiano, non tenendo conto cioè
dell'astensione, delle opposizioni anti-sistema e del fattore di
distorsione della democrazia rappresentato dal premio di maggioranza
previsto dalla legge elettorale e così arrivando colpevolmente ad
ignorare quella che costituisce, più o meno, la metà dei cittadini
italiani.
Soprattutto
nell'insistenza con cui Napolitano propugna lo stravolgimento della
nostra Costituzione repubblicana, di cui invece dovrebbe essere il
Garante, da parte di un Parlamento eletto con una legge elettorale
dichiarata incostituzionale si esprime il suo orizzonte politico ed
umano, tutto interno alle oligarchie di potere. Un orizzonte, per
tanti aspetti oscuro
e inquietante, che spiega quali possano essere le priorità e le
ragioni di un uomo che a quasi novant'anni non intende ancora
lasciare la poltrona su cui si è seduto.
In pochi hanno notato l'assenza totale di riferimenti alle minacce della Mafia a Di Matteo e alla lotta alla criminalità organizzata.
RispondiEliminaStessa scelta ha fatto Grillo: nessuna parola.
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