Draghi e Renzi visti da Luca Peruzzi |
Il sovranismo rappresenta quella
visione politica (ne esistono versioni di destra, di sinistra e,
ovviamente, di chi si dichiara né di destra né di sinistra) che
attribuisce all'adozione dell'euro e all'Unione Europea l'origine e
la causa di tutti i mali italiani.
Semplificando brutalmente, per i
sovranisti, pur consapevoli dei problemi collaterali che questi atti
determinerebbero, basterebbe uscire dall'euro e dall'Unione Europea e
contemporaneamente riconquistare per lo Stato, a cui sia sottomessa
la Banca Centrale Nazionale, la possibilità di emettere la propria
moneta per far tornare in breve il nostro Paese all'età dell'oro,
identificata fondamentalmente negli anni sessanta e settanta cioè
gli anni dell'impetuosa crescita dell'economia italiana.
Le ultime dichiarazioni di Mario Draghi
nelle quali 'auspica' che i Paesi dell'Eurozona cedano la propria
sovranità all'Unione Europea anche sulle riforme strutturali (che in
soldoni significherebbe il definitivo smantellamento della presenza
del 'Pubblico' nell'economia, l'ulteriore riduzione della spesa sociale
- sanità, pensioni, istruzioni, assistenza - e dei diritti dei
lavoratori in termini di retribuzione e di stabilità
dell'occupazione) rafforzano evidentemente le convinzioni dei
sovranisti.
Ora mi sembra che gli elementi da cui
partono i sovranisti siano fatti incontrovertibili: l'adozione
dell'euro e dunque la rinuncia alla possibilità di ricorrere a
svalutazioni competitive ha influito in modo determinante nella
perdita di capacità concorrenziale dell'economia italiana; l'obbligo
di ricorrere esclusivamente ai mercati finanziari per fare fronte
alla spesa pubblica (regola in realtà già in vigore dagli ottanta
con la separazione tra Tesoro e Banca d'Italia) è all'origine
dell'esplosione del debito pubblico italiano e alla sua
insostenibilità.
Detto questo vi sono nel sovranismo
elementi che francamente non mi convincono.
Anzitutto ritenere che abbattendo il
'Tiranno', l'Unione Europea, si realizza la condizione necessaria e
sufficiente per riconquistare la sovranità perduta.
L'Unione Europea non agisce in virtù
di una sua forza intrinseca, non ha imposto il suo potere con le armi
ma l'ha ricevuto dalle classi dominanti nazionali. E solo questo
rende lo spread, la propaganda ideologica che essa diffonde, le sue
direttive fatti cogenti nel nostro Paese. L'Unione Europea, così
come è andata configurandosi, è conseguenza dell'evoluzione del
capitalismo ed il suo ruolo va collocato nel quadro della
globalizzazione e della finanziarizzazione dell'economia degli ultimi
decenni.
La priorità dunque è rovesciare i
rapporti di forza politici, sociali, economici in Italia e a livello
internazionale: è questa la condizione indispensabile per cambiare o cancellare il ruolo dell'Unione Europea.
In secondo luogo è a mio avviso da
confutare l'identificazione dell'epoca antecedente l'adozione
dell'euro nell'età dell'oro. Quegli anni – gli anni del terrorismo
e delle stragi, dei governi Craxi-Andreotti-Forlani, della corruzione
arrembante e dell'occupazione dello Stato da parte dei partiti,
dell'ipoteca posta dalla mafia sulla politica nazionale con gli
assassini di Falcone e Borsellino - sono la premessa del declino e
dell'imbastardimento politico, sociale e morale dei decenni
successivi.
Non si può negare infatti che
l'impetuoso progresso economico degli anni sessanta e settanta (al
quale peraltro dava un contributo importante il Mercato Comune
Europeo) avesse portato con sé altissimi costi sociali:
nell'immigrazione, nello sfruttamento del lavoro, nell'inquinamento,
nello sradicamento e stravolgimento dei valori collettivi di
sobrietà, solidarietà e probità.
Il terrorismo rosso può essere
considerato anche una risposta a quel generalizzato malessere
sociale.
In ogni caso pensare di riportare la
lancetta della storia a quaranta o cinquant'anni indietro –
torniamo alla lira e ricominceremo ad esportare così da tornare ad
essere ricchi e felici - non regge: è totalmente cambiata la
geografia e la struttura dell'economia mondiale con la
globalizzazione, con la finanziarizzazione dell'economia, con
l'emergere della potenza produttiva dei Paesi del sud-est asiatico,
con il progressivo esaurirsi delle risorse naturali che impongono
nuovi modelli economici.
L'obiettivo poi della riconquista della
sovranità perduta, quando riferito all'Italia, è assai singolare.
L'Italia raggiunge l'unità
nell'Ottocento grazie al determinante (e non certo disinteressato)
contributo di Francia e Inghilterra; dopo il fallito tentativo del
fascismo, portatore di tanti lutti e tragedie, di rendere l'Italia
una potenza mondiale, nel secondo dopoguerra siamo un Paese
palesemente a sovranità limitata: la prospettiva di ingresso al
governo dei comunisti viene combattuta, attraverso organizzazioni
clandestine in cui confluiscono servizi segreti stranieri e pezzi
deviati dello Stato, per mezzo di stragi e tentativi o minacce di
colpi di Stato.
Il destino che è toccato a Paesi quali
Libia, Siria, Iraq, Jugoslavia ci dovrebbe far capire quale sia la
fragilità di uno Stato sovrano arroccato in uno splendido
isolamento. La facilità con cui si riesce a far deflagrare uno Stato
(e tanto più lo sarebbe in un'Italia che ha un'identità nazionale
assai sbiadita e che è priva di una struttura statale
sufficientemente forte ed efficiente da renderla difficilmente
attaccabile dall'esterno) impone di trattare l'argomento sovranità
con molta prudenza.
Peraltro in ogni tentativo in atto per
costruire un'Alternativa politica vincente al sistema dominante resta
oggi, a mio avviso, irrisolto il tema essenziale di come riuscire a
mobilitare le grandi masse popolari. Che è questione che si connette
alle strategie di comunicazione, di linguaggio, di incontro reale con
le persone e con i loro bisogni, finalizzate a realizzare una
presenza politica - alternativa al sistema - visibile e concreta,
rompendo il muro innalzato dal pensiero unico dominante. E che deve
fronteggiare i tanti fattori di distorsione della volontà popolare:
non solo il grande capitale e la sudditanza alle potenze straniere ma
anche mafie, Vaticano, le pratiche della corruzione e del voto di
scambio, un sistema dell'informazione non pluralista e asservito ad
interessi particolari.
Mobilitare le masse popolari impone anzitutto di
indicare un modello di società, di organizzazione economica che si
propone e ci si ripropone di costruire. Da diffondere e testimoniare
– ricostruendo una rete popolare mutualistica e solidale - casa per
casa, strada per strada, borgo per borgo, città per città.
Nello specifico della costruzione di
un'Alternativa di Sinistra – fondata sull'uguaglianza, sulla
giustizia sociale, su di un modello economico che riconosca il
primato della persona e che si realizzi in armonia con l'ambiente
naturale – le parole d'ordine della sovranità e della lotta
all'Unione Europea possono costituire il 'messaggio' vincente?
Mi parrebbe di no guardandosi in giro
per l'Europa, dalla Le Pen a Farage, dall'ungherese Viktor Orbàn ai
vari movimenti populisti, quasi tutti di destra, anti-euro e
anti-Europa che sono nati un po' dappertutto.
E questo perché in questi messaggi inevitabilmente si denuncia e si evidenzia la sovrastruttura (l'Unione Europea e l'euro) ma non la
struttura (l'organizzazione capitalistica mondiale e italiana) e
perché l'evocazione di 'primati' nazionali è intrinsecamente
estranea alla visione di sinistra che ha nella fratellanza universale
degli esseri umani il suo essenziale elemento costitutivo.
Concludendo, il sovranismo resta prigioniero secondo me di
un'ambiguità irrisolta. Potrebbe essere una strada per riconquistare
la democrazia ma non porta un contributo in sé decisivo per realizzare più
giustizia sociale, più uguaglianza, migliore qualità della vita. Bisogna partire da obiettivi comuni di liberazione e di democrazia e poi, tra chi li condivide, discutere dei mezzi per raggiungerli.
Il sovranismo parte dal ricondurre la politica economica e monetaria all'interno dei confini delimitati dalla Costituzione italiana ... se non si aboliscono i trattati europei non si può tornare a quei principi. La critica fatta al sovranismo non ha però indicato nessuna alternativa se non quella del cosmopolitismo ... nel quale tanti burocrati europei sguazzano grazie anche ai tanti Tsipras che non sono d'accordo ma si adeguano ... beh credo proprio che sia sempre meglio essere poveri e sovrani che poveri e schiavi ... ma ognuno giustamente può pensarla come vuole .... di sicuro mi sembra inutile pubblicare nel sito l'art.3 della Costituzione se non si fa nulla per tornare a farla valere veramente!
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