Renzi che galleggia sulle emergenze by Luca Peruzzi |
A questo giro, dopo l'ennesima
alluvione di Genova seguita subito dopo da altri morti in Toscana e
in Friuli, nessuno, nemmeno i TG Rai, nemmeno Napolitano e Renzi, ha avuto l'ardire di parlare di fatalità, di eventi eccezionali.
A questo link, su Wikipedia,
l'elenco delle alluvioni verificatesi in Italia. I
numeri non si possono (sempre) smentire e qui si tratta di centinaia
di morti per il dissesto idrogeologico (quasi 200 solo tra il 2000 e
il 2014, 159 morti solo nell'alluvione di Sarno e Quindici nel 1998) oltre a danni incalcolabili.
A leggere in rete nemmeno le località
(Sarno
e Quindici, Giampileri)
dove si sono verificate le tragedie più terribili degli ultimi anni
sono state messe al sicuro.
A questo giro si è usata la retorica
degli Angeli del Fango, i giovani e coraggiosi volontari che si sono
impegnati con generosità a rimettere in piedi una città in assenza
delle Istituzioni, per stemperare nella melassa del buonismo
l'indignazione dell'opinione pubblica.
E Renzi ha scaricato le colpe del
disastro sulla burocrazia e sui giudici del TAR, per aver ostacolato
l'avvio dei lavori di messa in sicurezza del territorio, come se la
burocrazia, il complesso degli uffici pubblici e delle norme e
procedure che li regolano, non fosse sotto la sua responsabilità in
quanto Capo dell'Esecutivo e Capo di una maggioranza parlamentare in
grado di far approvare leggi e decreti a tambur battente e a colpi di
fiducia. Come se la possibilità di far valere i propri diritti nei
confronti della Pubblica Amministrazione di fronte ai TAR fosse una
stravagante e singolare abitudine e non un principio statuito dalla
nostra Costituzione (Art.
113: Contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa
la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi
dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa. Tale
tutela giurisdizionale non può essere esclusa o limitata a
particolari mezzi di impugnazione o per determinate categorie di
atti.)
e se la frequenza e fondatezza con
cui vi si ricorre non nascesse dalle condizioni in cui si è
deliberatamente ridotta la macchina dello Stato. Inoltre Renzi
era
stato informato sulla situazione di Genova.
Per comprendere le responsabilità
politiche, morali, criminali del disastro di Genova così come di
mille altre tragedie che hanno costellato e costelleranno l'Italia non
ci si può limitare, come fa Matteo Renzi l'emulo di Berlusconi, alle
pastoie burocratiche.
E nemmeno come fa superficialmente
Grillo attribuirne tutte le colpe alle amministrazioni
di “Sinistra” che lì si sono succedute negli ultimi decenni
(certo che ci sono le responsabilità politiche delle amministrazioni
locali ma il problema del dissesto idrogeologico, che ha carattere
nazionale e riguarda tutte le regioni e le maggioranze di ogni
colore, ha ragioni ben più profonde e lontane).
Bisogna parlare di profitto e mercato,
venerati come divinità e assurti a necessità senza alternative ed
all'origine della distruzione del territorio con la cementificazione
selvaggia e la speculazione edilizia. Bisogna ricordare la scelta
dell'austerità finanziaria, di cui Giorgio Napolitano è il supremo
garante, che ha ridotto anche i fondi per la prevenzione delle
catastrofi a cui si contrappone invece la solerzia con la quale si
impiegano le poche risorse pubbliche disponibili per l'acquisto degli
F35 e le missioni di guerra dell'esercito italiano in giro per il
mondo (fermo restando comunque che non si può più permettere ai
politici di pretendere di farsi giudicare per i fondi stanziati sulla
carta e non per le cose concrete realizzate). Bisogna denunciare che
la strada verso cui ci conduce Renzi con lo 'Sblocca
Italia' (solo 110 milioni di euro per la riduzione del rischio
idrogeologico contro i quattro miliardi di euro per le grandi opere)
è quella di perpetrare ulteriori ferite
mortali al nostro Paese e dunque alla nostra salute e alla nostra
incolumità dando il via libera - senza più vincoli e regole - a
trivellazioni, inceneritori, cementificazioni, gassificatori, inutili
autostrade e linee ferroviarie ad alta velocità. Bisogna chiedere a
Renzi una risposta convincente sulla pretesa di riformare le
Istituzioni e la macchina dello Stato in alleanza con Berlusconi
sotto il cui governo si dispiegava l'opaca gestione delle emergenze
da parte della Protezione Civile di Bertolaso e si realizzava
l'inganno
fallimentare delle new town dell'Aquila.
Serve infine consapevolezza
dell'intreccio inestricabile che avviluppa - nel sistema degli
appalti pubblici - politica, alti burocrati, lobbies, corruzione,
mafie. E che di fronte a questo, di fronte al dovere di salvaguardare
la vita dei cittadini, è necessario che le opere di risanamento del
territorio, di ricostruzione dopo eventi catastrofici, di messa in
sicurezza di scuole ed edifici pubblici non siano più assegnate ai
privati attraverso gare di appalto ma affidate alla gestione
esclusiva di una “Entità” operativa pubblica, costituita
nell'ambito della Protezione Civile e delle Forze Armate.
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