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Il NO al Referendum secondo Luca Peruzzi |
Alcune
considerazioni sulla vicenda referendaria e sull'esito del voto che ha visto una
grande partecipazione popolare ed uno straordinario 59% di NO
alla manomissione della Costituzione.
Gli
obiettivi della deforma costituzionale di Renzi. La prima cosa da
chiarire è il senso e la direzione del percorso di “riforma
istituzionale” promosso da Matteo Renzi accelerando e mettendo in
atto quanto avviato su sollecitazione di Giorgio Napolitano
all'inizio di questa legislatura (il Presidente della Repubblica che
sostituiva al ruolo di Garante della Costituzione quello di
manipolatore degli equilibri istituzionali, con la commissione di
saggi e l'iniziale progetto di poter modificare la Costituzione
scavalcando l'articolo 138 che ne regola le procedure di revisione).
Il quadro generale è quello della caduta verticale di credibilità e
di legittimazione popolare delle cosiddette Istituzioni democratiche
(in Italia come nelle altre “democrazie” liberali dell'Occidente)
e contemporaneamente della richiesta ultimativa del Grande Capitale di rimuovere lacci e
lacciuoli che ostacolano o impediscono di cogliere pienamente le
occasioni di profitto (diritti sociali e dei lavoratori, economia in
mano pubblica, difesa dell'ambiente). La risposta dell'Establishment
alla crisi della Politica e di consenso dei governi “amici”,
tanto più forte quanto più si diffonde la consapevolezza che questi
sono unicamente al servizio degli interessi del Potere Economico e
non del Bene Comune, si è esplicitata seguendo due direttrici: da un
lato utilizzando l'arma della paura (il terrorismo, la guerra, il
fallimento finanziario dello Stato) e dall'altro attivando gli
strumenti dell'ingegneria costituzionale ed elettorale per
restringere gli spazi della rappresentanza democratica in nome della
governabilità. Mentre sullo sfondo resta drammaticamente aperta,
extrema ratio perché in palese contraddizione con l'ideologia della
libertà assicurata solo dai mercati, l'opzione della dittatura
poliziesca. In questo contesto il tentativo di Renzi e della sua
cricca è stato il tentativo di soddisfare (e utilizzare) le
richieste del Grande Capitale per assicurarsi il dominio sull'Italia per i prossimi vent'anni. Il cronoprogramma predisposto
da Renzi testimonia la logica del suo disegno: approvazione con
referendum della schiforma/deforma costituzionale e subito dopo al
voto con l'Italicum per diventare, grazie al premio di maggioranza e
all'azzeramento dei contrappesi istituzionali, il Padrone
incontrastato del Paese. Un progetto da giocatore d'azzardo che cerca
di far saltare il banco e portar via tutta la posta sul tavolo. Ed
anche un progetto rispondente ad una logica banditesca in cui si
cerca di fregare i vecchi sodali (il Berlusconi del patto del
Nazareno) scappando con il bottino senza dividerlo con nessuno. Il
Piano B, una volta che l'eventualità della bocciatura della deforma
diventava sempre più probabile, era quello di minimizzare la
sconfitta attribuendosi comunque il ruolo di forza maggioritaria del "cambiamento". Per raggiungere questi obiettivi Renzi le ha tentate
tutte senza rispettare alcun dovere di lealtà istituzionale: la sovrapposizione del ruolo di "Costituente" e di Presidente del Consiglio, il quesito fuorviante sulla scheda referendaria, la data del
referendum stabilità in funzione delle proprie opportunità di
propaganda, le manovre (assai opache tanto per usare un eufemismo)
per conquistare il voto degli italiani all'estero, l'utilizzo della
legge di stabilità per acquisire consenso, l'endorsement di
giornalacci, vip e dei potenti della Terra, l'occupazione - come
nemmeno Berlusconi era riuscito a fare - della Rai e la saturazione
delle tv, l'utilizzo di temi spudoratamente populistici (“se vuoi
ridurre i politici vota si”) mentre nel contempo si attribuiva il
ruolo di argine all'antipolitica e al populismo, l'insulto
sistematico ai sostenitori del NO, la prefigurazione (il ricatto)
dello scenario minaccioso dell'avvento di barbari, locuste, tecnici,
troike e default dello Stato in caso di mancata vittoria del si, la
falsa e ipocrita contestazione della Merkel e della Commissione
Europea sui vincoli di bilancio. Tutto questo andava a sommarsi
all'originario e insanabile vizio d'origine della deforma
Napolitano-Renzi-Boschi-Verdini: il fatto di essere stata approvata
da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale ed in cui alla
maggioranza dei voti in Parlamento non corrispondeva nemmeno
lontamente una maggioranza di voti nel Paese.