"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 28 settembre 2013

La realtà delle cose

la carovana II

di Giandiego Marigo

La realtà delle cose … e non è un lamento, non è il racconto d’una richiesta né lo stimolo alla retorica e ad una sin troppo facile lacrima … non è non vuole esserlo, come non ha mai voluto in tutto questo tempo, in tutti questi anni in cui sono partito da me per raccontare questo paese. Questo mondo. Come io lo vedo, come lo percepisco. Come vorrei che fosse!
Non vuole essere altro che quel che è, il racconto d’un disagio previsto e prevedibile, la cronaca d’un evento annunciato e, tutto sommato, nell’ordine delle cose.
Molte parole ci circondano, molte chiacchiere, che a tratti divengono persino, forse perchè lo sono, fastidiose ed offensive. Non sempre e non solo da parte del potere, o quantomeno da quello riconosciuto e riconoscibile come tale, spesso anche dall’area dell’alternativa, dal mondo delle povertà e del bisogno s’invola, stranamente il canto della medesima canzone che il potere modula … e non è nemmeno strano che sia così in fondo.
La crisi morde e come poteva essere diversamente, l’hanno inventata per questo ed io ho aggiunto una TARES non pagata al monte dei miei innumerevoli ed umilianti debiti, alle cose che non ce l’ho fatta a pagare. Come me, molti? Non so dire, certo è che la crisi morde e la realtà anche.
Una realtà fatta di prezzi più che raddoppiati che attendono solo l’aumento dell’IVA per diventare, definitivamente, proibitivi.
Per molti diviene difficile fare la spesa e lo diverrà sempre di più. Si riducono le esigenze, si finge d’essere sani. Non ci si guarda in bocca e non si guardano le proprie scarpe.
Mentre si chiariscono sempre di più, agli occhi di chi ha la sventura di vedere, i contorni di un progetto che sfocia in un nuovo Evo Medio Tecnologizzato, con la rielaborazione di antichi e vantaggiosi Rapporti di Classe per chi non ha mai smesso di detenere il potere.
Un nuovo mondo, un nuovo ordine che si sta stabilendo a nostre spese e nonostante i nostri urli ed i nostri ululati alla Luna.

lunedì 23 settembre 2013

Le elezioni tedesche e la crisi della democrazia rappresentativa

Anche le elezioni in un Paese 'serio' come la Germania ci indicano quanto sia in crisi la democrazia rappresentativa. Quello che tutti i giornali titolano come il trionfo della Merkel in realtà è una vittoria ottenuta con circa il 42 per cento dei voti espressi e cioè tenendo conto del dato dell'affluenza (il 72 per cento circa) la Democrazia Cristiana tedesca ha ottenuto il consenso di tre tedeschi su dieci (3,4 tedeschi su dieci se sommiamo al partito della Merkel i voti dei liberali che, almeno al momento, non vengono accreditati del superamento della soglia di sbarramento).
Nonostante i voti dei partiti di opposizione (i socialdemocratici, i verdi, la sinistra radicale della Linke) tutti insieme equivalgano grosso modo al consenso ricevuto dalla Markel, il voto di quei tre tedeschi su dieci determinerà la politica della Germania per i prossimi 4 anni. E non solo della Germania ma di tutta la zona Euro.
C'è però da riconoscere quantomeno, proprio perché la Germania a differenza dell'Italia è un Paese 'serio', che la Merkel nemmeno si sognerà di stravolgere le regole costituzionali tedesche facendosi forte unicamente del voto ricevuto. E se venisse colta sul fatto con le mani nella marmellata (chessò aver copiato la tesi di laurea o non aver pagato i contributi alla propria collaboratrice domestica) si dimetterebbe dall'incarico senza fare troppe storie.

sabato 21 settembre 2013

La democrazia e il valore dell'antiberlusconismo



La pacificazione nazionale vista da Luca Peruzzi

Se si tenta di redigere un bilancio, ancorché provvisorio, della ormai ventennale vicenda berlusconiana tre distinte decisioni giudiziarie intervenute negli ultimi mesi – la condanna in via definitiva per evasione fiscale, il deposito delle motivazioni della sentenza di condanna in appello di Marcello Dell'Utri, fondatore di Forza Italia, per concorso esterno in associazione mafiosa nelle quali viene di fatto individuato quale “mediatore” tra la mafia e Berlusconi, la quantificazione in via definitiva del risarcimento dovuto a De Benedetti per la vicenda del lodo Mondadori – costituiscono altrettanti elementi fondativi non solo di una verità giudiziaria ma soprattuto di una verità storica.
Il fatto che al protagonista indiscusso della vita politica italiana della Seconda Repubblica siano attribuiti o ricollegati fatti criminosi, ormai acclarati, di straordinaria gravità e intollerabili per chi è chiamato a gestire la cosa pubblica dimostra, se ancora fosse possibile qualche dubbio, che avevano ragione tutti coloro (e noi fra loro) che indicavano in Berlusconi una tragica ed inaccettabile ferita alla vita pubblica di questo Paese.
Per di più se la montagna di processi che hanno riguardato Berlusconi – e che solo i suoi lacché prezzolati e gli osservatori opportunisti possono definire un accanimento giudiziario – ha prodotto fin qui 'solo' queste sentenze di condanna è perché Berlusconi attraverso il suo potere politico, economico e mediatico è riuscito a porre in essere tali e tanti ostacoli alla loro conclusione da poter sfuggire in più occasioni, grazie alla prescrizione e a leggi ad personam, alle sanzioni penali e civili.
Pensare che alcuni abbiano avuto la stupidità di definire Berlusconi un geniale self-made man lascia interdetti e basiti.
Il tutto dentro al quadro di un mai risolto conflitto di interessi: Berlusconi ha potuto avere la disponibilità in anteprima di informazioni strategiche riservate – con il controllo dei servizi segreti, del ministero degli interni e della giustizia, attraverso la partecipazione ai consessi internazionali in cui si prendono decisioni che influenzano l'andamento dell'economia globale – 'potenzialmente' utilizzabili con i propri ingenti capitali per speculazioni di borsa e nel contempo la possibilità di far assumere dallo Stato italiano deliberazioni che avvantaggiassero le sue aziende ed i suoi sodali.

domenica 15 settembre 2013

I giovani, la politica, la Sinistra





Ogni volta che si ha l'occasione di partecipare a qualche assemblea rifondativa della Sinistra (non so cosa succede dalle altre parti politiche ma immagino avvenga qualcosa di molto simile) sembra di ritrovarsi ad un raduno di un'associazione di Combattenti e Reduci di una guerra lontana nel tempo. In assoluta maggioranza si ritrovano vecchi dirigenti politici, vecchi militanti, vecchi professori, vecchi giornalisti – che non vanno certo derisi per questa indomabile fiducia nella possibilità del cambiamento ma anzi, purché senza secondi fini, assolutamente apprezzati – e di giovani solo l'impalpabile presenza. E quando ci si lascia prendere dall'entusiasmo nel ritrovarsi in sale affollate bisognerebbe sempre aver presente che per raggiungere una partecipazione di gran lunga superiore basta trovarsi non dico ad una importante manifestazione sportiva o musicale ma semplicemente ad un evento con qualche personaggio televisivo di quart'ordine, chessò un tronista o un concorrente del Grande Fratello, o che coinvolga qualche personaggio minore del campionato di calcio.
La realtà è che in un quadro socio-politico-culturale italiano dominato (e non solo da vent'anni!) dall'egoismo, dall'individualismo, dal familismo, dall'opportunismo, l'idea che la partecipazione attiva alla politica – per di più screditata da personaggi inqualificabili e resa subalterna al volere delle grandi oligarchie economico-finanziarie – consenta di perseguire il bene comune e sia mezzo per cambiare la vita concreta di ognuno è cosa sempre più rara in particolare tra i giovani (e al più quando esistono attenzione e interesse per la politica questi vengono dirottati e depistati verso una rappresentazione della politica come spettacolino televisivo in stile wrestling).
E non mi sembra che si stia facendo abbastanza per invertire questa tendenza anche a sinistra che pure della partecipazione attiva dei cittadini ha bisogno come un pesce dell'acqua.
Ora se si prova a scomporre la struttura di una costruzione politica si possono individuare, a mio avviso, almeno cinque elementi costitutivi fondamentali:
il popolo (i ceti/le classi sociali) a cui si rivolge;
gli obiettivi da raggiungere, i bisogni del proprio popolo che si promette di soddisfare;
l'elaborazione teorica (il programma) sulle soluzioni concrete da adottare per raggiungere gli obiettivi;
il quadro dei valori in cui si agisce;
il percorso da seguire per l'organizzazione del soggetto politico.
Ecco a me sembra che la sinistra paghi l'errore (a volte frutto di un retaggio culturale colposamente reiterato, a volte dolosamente perpetrato per coprire con la fuffa scelte intellettualmente disoneste) di avvitarsi all'infinito solo su due di quei cinque elementi fondamentali che indico: i valori e il percorso.

sabato 14 settembre 2013

Se l'elezione di Berlusconi al Senato non è stata mai convalidata non c'è nessuna decadenza su cui deliberare

Berlusconi e la Corte Europea di Giustizia secondo Luca Peruzzi
La Giunta del Senato deve applicare a Berlusconi l’art. 3 del d. lgs 235/2012. Questo articolo prevede due casi ben distinti rispetto dai quali derivano due iter ben diversi:
1. il caso in cui la causa di incandidabilità sopravvenga nel corso del mandato elettivo;
2. il caso in cui la causa d’incandidabilità intervenga nella fase di convalida degli eletti.
Nel primo caso la Camera delibera ai sensi dell’art. 66 della Costituzione.
Nel secondo caso la Camera delibera immediatamente la “mancata convalida”.
La ratio di tale distinzione è intuitiva: nel primo caso, trattandosi di un eletto convalidato e componente effettivo della Camera di appartenenza scattano tutti i sistemi di garanzia riferibili ad organismi di rilevanza costituzionale e pertanto il legislatore ha ritenuto opportuno richiamare l’art. 66 della Costituzione; al contrario, nel secondo caso, mancando ancora lo status di componente effettivo il legislatore non ha ritenuto di dover garantire la procedura di cui all’art. 66 della Costituzione.
Tanto ciò è vero che il legislatore arriva, nel secondo caso, a definire ed indicare chiaramente l’esito e /o la conseguenza dell’accertamento della causa d’incandidabilità ossia la delibera immediata della “mancata convalida”, senza ammettere in capo alla Camera e quindi alla giunta alcun potere discrezionale o valutativo della incompatibilità o ineleggibilità sopravvenuta.

lunedì 9 settembre 2013

Dall'iniziativa di Landini e Rodotà per la Costituzione non nascerà (almeno per ora) la Nuova Sinistra


Provo a dare il mio personale e opinabilissimo giudizio sull'assemblea dell'8 settembre promossa da Maurizio Landini e Stefano Rodotà per lanciare il movimento in difesa della Costituzione.
Rispetto alle incertezze sulla natura dell'iniziativa (determinate in parte dalle speranze del popolo della sinistra, in parte da una certa ambiguità con cui i promotori hanno presentato l'assemblea parlando di un non ben definito 'spazio politico') e cioè se questa fosse finalizzata anche alla nascita di un nuovo soggetto politico, soprattutto Stefano Rodotà è stato chiarissimo: ciò che si vuole costruire è un movimento di opinione e della società civile per richiedere alla politica (dunque ad altri soggetti che sono quelli oggi esistenti: il PD, SEL, il centrosinistra, i 5 Stelle) il rispetto e l'attuazione della Costituzione. In futuro si vedrà e qualora vengano disattese le richieste di chi non accetta che la Costituzione venga calpestata da un ceto politico screditato si potrà pensare a qualcosa di diverso.
“Vanno ricostruiti i canali della partecipazione perché, se da 20 anni abbiamo Berlusconi, non è colpa sua, ma degli altri. Però la soluzione non sta nella creazione dell’ennesimo partito: noi non vogliamo ricreare la sinistra e noi non siamo contro qualcuno. Piuttosto vogliamo essere uno strumento di pressione sui partiti. Chi vuole può agire con noi, ma questo è il momento della responsabilità, non dell’appartenenza”.
Io credo che gran parte del popolo della sinistra, ed io tra questi, avrebbe voluto invece che questo evento fosse il punto di partenza di un progetto di rifondazione della sinistra.
Nella sale affollate dell'assemblea (più o meno come quelle di Cambiare Si Può e come in quella occasione quasi esclusivamente da ultracinquantenni) ho riconosciuto - oltre a tanti giornalisti 'impegnati', deputati e dirigenti di partito in pensione, persino qualche deputato del PD - molti dei personaggi che avevano partecipato al fallito tentativo di costruire una lista unitaria di sinistra radicale alle ultime elezioni: Antonio Ingroia, Giulietto Chiesa, Paolo Ferrero, Alfonso Gianni, Guido Viale.
E questo mi sembra un chiaro sintomo di quella che era l'aspettativa generale confermata peraltro dallo stesso Rodotà all'inizio del suo intervento lamentando il grande numero di messaggi ricevuti (alcuni addirittura 'minacciosi') che richiedevano un impegno politico diretto.
Non ho trovato peraltro nei commenti dei partecipanti all'assemblea disponibili in rete dichiarazioni di delusione o critiche: forse perché Landini e Rodotà appaiono delle icone intoccabili nel campo della sinistra o forse perché qualcuno si aspetta di poter sfruttare comunque il 'treno' del movimento in difesa della Costituzione per poter riguadagnare in futuro qualche consenso elettorale in più.
Non dobbiamo farci prendere dalla fretta ha affermato Rodotà, forse dimenticando che quei 9 milioni di cittadini in 'disagio' per il lavoro, i suicidi per la crisi, la povertà crescente, la crisi economica, lo smantellamento del welfare e la liquidazione dell'intervento pubblico in economia, la guerra incombente, la repressione violenta e le minacce nei confronti di chi manifesta il dissenso richiedano invece di fare presto nel costruire un'Alternativa politica e quali siano le forze che effettivamente minacciano e non applicano la Costituzione stessa. 
O forse è giusto mantenere distinti i due piani. E' vero la Costituzione dovrebbe essere di tutti e non coincidere con uno schieramento di parte ma è altrettanto vero che oggi perché i diritti e i principi in essa affermati non si riducano a mere enunciazioni teoriche si deve essere partigiani.
Per la rifondazione della Sinistra, per non morire piddemocristiani o berlusconiani, serviranno altre iniziative e altre occasioni.


domenica 1 settembre 2013

La Nave va. Nessun cambio di maggioranza in vista



Composizione artistica di Luca Peruzzi
Chi spera, si illude o teme un imminente cambio di maggioranza, contando freneticamente sul pallottoliere i numeri al Senato di Scelta Civica, Gruppo Misto (SEL), minoranze linguistiche, senatori a vita, transfughi dichiarati o potenziali di PDL o Movimento 5 Stelle, dovrebbe mettersi il cuore in pace.
Non c'è in vista alcun cambio di maggioranza. Le larghe intese che guidano (sic) questo Paese ormai da quasi due anni e che hanno portato alla riconferma di Napolitano al Quirinale sono una scelta assolutamente strategica delle oligarchie italiche.
Perché unica strada per completare i compiti a casa imposti all'Italia dai poteri finanziari internazionali e dalla Troika e per salvare poltrone, ruolo e privilegi delle caste politiche: strada che passa, per raggiungere entrambi questi obiettivi, attraverso la riforma della Costituzione in senso presidenziale (e della personalizzazione e dell'autoritarismo) per  fronteggiare il deficit di consenso e di legittimazione popolare che si esprime nei tanti conflitti diffusi sul territorio, nell'astensionismo, nella lotta alla casta, nel grillismo.
Un progetto perseguito dalle oligarchie dominanti che non potrebbe essere realizzato da una maggioranza precaria e composta da soggetti politicamente inconsistenti o tra loro ideologicamente incompatibili con in più un'opposizione grillina e berlusconiana (messi insieme più della metà dell'elettorato) sul piede di guerra.
E dunque la condanna di Berlusconi può essere solo un rimediabile incidente di percorso oppure diventare un evento 'provvidenziale' che ne rafforza la direzione.