"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 20 novembre 2014

Boom del fatturato del gioco d'azzardo ma le entrate dello Stato non aumentano



I numeri non sono recenti (sono del 2012) ma vale certamente la pena di richiamarli e di rimetterli al centro dell'attenzione in tempi di feroci tagli alla spesa pubblica e di politiche fiscali che, mentre concedono qualche bonus e qualche ininfluente (ininfluente per la crescita economica non per i padroni) sforbiciata all'IRAP, fanno esplodere tasse locali e balzelli di ogni tipo (si pensi alle multe diventate una fondamentale forma di finanziamento dei Comuni) e pianificano antisociali aumenti dell'IVA nel 2016 e 2017. Ma soprattutto rispetto al modello di sviluppo e di società che si è voluto realizzare.
Allora, partiamo dai numeri del gioco d'azzardo, la terza industria nazionale dopo ENI e FIAT, ripresi dal sito La Voce:
nel 2012 24,8 miliardi di euro di fatturato e 7,3 miliardi di euro di entrate fiscali; nel 2012 94 miliardi di fatturato e 7,9 miliardi di entrate fiscali. Cioè il fatturato è aumentato in 8 anni di 3/4 volte e le entrate fiscali sono rimaste praticamente invariate. Ed a fronte di queste entrate fiscali il "costo sociale e sanitario" del gioco d'azzardo secondo Libera ed altre associazioni ammonta ad una cifra tra 5,5 e 6,6 miliardi di euro annui.
Premesso che resta sempre arduo da comprendere perché sigarette, alcool e gioco d'azzardo siano legalizzati al contrario di attività al confronto non più (o non molto più) antisociali quali prostituzione e consumo di sostanze stupefacenti,  il punto non è, a mio avviso, quello di chiedere una maggiore tassazione del gioco d'azzardo e così recuperare qualche miliardo di euro con cui finanziare welfare o investimenti produttivi o ridurre la pressione fiscale (anche se resta sullo sfondo, mai chiarita, la questione della multa miliardaria comminata alle concessionarie di slot machine e mai pagata).

Qui il punto sta nella degradazione della società e della politica italiana - Ulivo di Prodi e Centrodestra di Berlusconi parimenti responsabili - che ha consentito in pochi anni l'aumento esponenziale del gioco d'azzardo, disponibile in ogni forma e ad ogni angolo di strada: lotto, superenalotto, lotterie, gratta e vinci, bingo, slot machine in tutti i bar ed in tutte le tabaccherie, agenzie di scommesse sportive, siti di gioco online e chi più ne ha più ne metta.
Si è dato cioè il via libera ad una branca "canaglia" dell'economia che ha distrutto chissà quante esistenze e quante famiglie senza nemmeno una contropartita (per quanto eticamente riprovevole) per l'erario e dunque per la collettività. E questo su impulso anche dell'Europa che ha imposto la fine del monopolio statale sul gioco d'azzardo.
Come giudicare dal punto di vista etico e morale il ceto politico che ne è stato responsabile e che ha assecondato, complice e subalterno, interessi torbidi e inconfessabili? Non a caso quello stesso ceto politico ha preso in questi anni decisioni letali per il nostro Paese. Le statistiche parlano di una media di spesa per cittadino (compresi i neonati) di 1200 euro l'anno: poiché questa cifra appare totalmente inattendibile proprio come media pro-capite il buon senso non può che portare a pensare alla volontà di creare un "sistema legale" per ripulire (con gli incassi delle giocate e delle vincite) denaro sporco frutto dei proventi di attività criminali e illegali. 

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