Personalmente sono arrivato ad una
conclusione: per arrivare alla costruzione di un Soggetto
Politico Unitario della Sinistra di Alternativa è necessaria una
sorta di amnistia ideale e politica. Serve cioè abbandonare vecchie
divisioni, spesso fondate sul nulla, e antichi rancori e perdonarci
reciprocamente gli errori che tanti di noi hanno fatto. Molti di noi,
come elettori, devono perdonarsi di aver votato il centrosinistra e
l'Ulivo, di aver pensato che Veltroni fosse migliore di D'Alema o che
Prodi facesse una politica radicalmente diversa da Berlusconi, che Franco Turigliatto e Fernando Rossi fossero dei traditori perché mettevano in crisi la maggioranza prodiana votando no al rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan, di
esser passati attraverso Di Pietro e Grillo sperando che lì
potesse nascere un qualche cambiamento o almeno una opposizione sostanziale al sistema. Dovremmo persino perdonare chi ha
votato e sostenuto la coalizione di Bersani Italia Bene Comune (e tra
questi Barbara
Spinelli), pure se era manifesto il suo carattere tutto interno
al pensiero unico dell'austerità liberista.
Per noi che siamo estranei alla logica
iconoclasta e della tabula rasa del grillismo (una logica primitiva
perché attribuisce tutte le colpe alle deviazioni soggettive e non
alle condizioni oggettive del sistema), per noi che consideriamo la
politica ed il fare politica parole e funzioni nobili e non qualcosa
di cui ci si debba vergognare ben venga il contributo di idee e di
esperienze da parte di chi (purché immune da accuse di corruzione e
malversazione) ha riconosciuto gli errori commessi in passato stando
dentro le Istituzioni rappresentative, negli organi dirigenti dei
partiti, alla guida di Enti Locali.
Ad una condizione però: che costoro
rinuncino alle poltrone di prima fila ed accettino di dare il proprio
contributo, almeno per un po' di tempo, stando nell'ombra e nelle
retrovie.
Chi ci ha ficcato irresponsabilmente nella trappola dell'euro (Prodi), chi parlava amichevolmente al telefono
con gli inquinatori dell'ILVA (Vendola), chi votava il pareggio di
bilancio in Costituzione pur essendone consapevole degli effetti
nefasti (Fassina), chi ha votato ieri la fiducia ai governi Monti e
Letta e tanto più a chi la concede ancora oggi a Renzi e resta nel
suo partito, chi è vigliaccamente sfuggito dai ruoli di
responsabilità e di battaglia politica per accomodarsi in poltrone
comode e ben retribuite (Cofferati) non ha alcun titolo per
candidarsi ad un ruolo di direzione nella costruzione
dell'Alternativa.
Francamente lascia basiti apprendere
che vi sia chi ritiene, come Il
Manifesto, che si ricostruisce la Sinistra tirando fuori
dall'armadio il già sindaco sceriffo Cofferati per le primarie in
Liguria (bisognerebbe chiamarlo “Ti piace vincere facile”), a cui
guarderebbero con favore addirittura Rifondazione e Lista Tsipras, o
con la convention sellina di Human
Factor (nome di per sé infelice rievocando un famoso format
della tv dei ricchi) che vuole ripartire, se sono corrette le
cronache giornalistiche, da Prodi e Civati.
Peraltro la concomitanza temporale di
Human Factor con l'avvio del percorso di trasformazione della Lista
Tsipras in Soggetto Politico sta a segnare la scelta di SEL di stare,
insieme ai 'dissidenti' piddini, dentro il centrosinistra.
Visto che oggi si parla tanto del ruolo
assunto da Podemos e Syriza ricordiamoci che uno dei punti
fondamentali della loro ascesa politica (e ciò vale anche per il
Movimento 5 Stelle di Grillo) sta nell'affermazione di una estraneità
e di una diversità senza mediazioni nei confronti del sistema e di
chi vi ha avuto e di chi vi ha responsabilità di governo.
Il minoritarismo non sta nel costruire
un progetto – trasparente, coerente, onesto – partendo da
posizioni necessariamente di debolezza. Il minoritarismo sta
nell'offrire la copertura del fianco sinistro di una coalizione che
persegue e rappresenta interessi antipopolari ed antisociali in
cambio di qualche poltrona e nell'impossibilità di incidere nelle
decisioni fondamentali di governo.
“Chi lotta può perdere, chi non
lotta ha già perso” diceva Che Guevara.
Può fare molto di più per le
condizioni delle masse popolari una forte opposizione sociale,
culturale e se possibile nelle Istituzioni che una ininfluente
partecipazione alla maggioranza di governo con il 2 o il 3 per cento
dei voti, perdendo ogni residua credibilità nel rivelarsi complici
del sistema. Se si sceglie questa seconda strada non sorprendiamoci se le persone di Sinistra si
astengono o votano Grillo o Salvini.
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