Ci sono almeno due cose che proprio non
vanno giù a quel tanto o poco che resta del popolo della Sinistra.
Anzitutto che non riesca a costituirsi un forte soggetto politico unitario della Sinistra, pur in una situazione di
terribile crisi economica causata ed aggravata dalle politiche
liberiste e di austerità ed in una fase di attacco finale - condotta
da Renzi con la definitiva svolta a destra del PD - ai diritti dei
lavoratori, allo Stato sociale, ai principi costituzionali su cui è
stata fondata la Repubblica nata della Resistenza.
E poi che l'Italia sia l'unico Paese in
Europa a non avere una Sinistra degna di questo nome: in Spagna e
Grecia Podemos e Syriza sono in testa nei sondaggi. E nel resto
d'Europa – ad esempio in Francia e Germania con la Gauche e la
Linke – le Sinistre mantengono una presenza certo largamente
minoritaria ma comunque dignitosamente concreta.
In Italia, dopo i fallimenti ed i
tradimenti del centrosinistra ulivista, l'urgenza di costituire un forte
soggetto politico unitario di Alternativa è evidente da anni e
avvalorata da ogni passaggio dell'involuzione centrista o peggio
destrorsa di coloro che hanno nominalmente ricevuto, dilapidandola ed
infangandola, l'eredità del vecchio PCI: ne abbiamo avvertito il
bisogno di fronte alla pretesa maggioritaria del PD di Veltroni (che
sbatteva le porte in faccia alle formazioni della Sinistra radicale
mentre inciuciava con Berlusconi), al lungo corteggiamento al
postfascista Fini in virtù della sua fronda interna alla maggioranza
berlusconiana, all'appoggio del PD di Bersani – in accordo con
Berlusconi - al governo del massacro sociale di Monti e della Fornero
(con il voto al pareggio di bilancio in Costituzione ed alle
controriforme dell'articolo 18 e delle pensioni), al dopo elezioni
2013 con la rielezione di Napolitano (il peggior Presidente della
storia repubblicana preferito a Rodotà) e con la sostanziale
condivisione delle responsabilità di governo, con Letta e poi con
Renzi, tra PD e Forza Italia il cui effetto è stato il contemporaneo
ulteriore attacco ai diritti sociali ed ai principi democratici e del
pluralismo politico sanciti dalla Costituzione.
Questo Soggetto Unitario doveva
formarsi almeno tre anni fa, due anni fa, un anno fa ed ogni volta si
è atteso l'approssimarsi delle elezioni per raffazzonare improbabili
cartelli elettorali senza alcuna possibilità, per la scarsa
incisività della proposta politica ed il poco tempo a disposizione
per farsi conoscere dei cittadini, per assumere un ruolo rilevante
nel quadro politico.
Dopo l'esperienza (contraddittoria) della
Lista Tsipras e le speranze che comunque aveva suscitato, stiamo
ancora, dopo sei mesi dalle elezioni europee, al nulla: alla speranza
della discesa in politica di Landini, all'attesa della scissione
della cosiddetta sinistra piddina (i cui esponenti, su cui peraltro
gravano responsabilità politiche e morali grosse come macigni, non
hanno palesemente alcuna intenzione di rinunciare alla propria comoda
poltrona), alle inutili speranze (coltivate da chi nasconde disonestà
politica ed intellettuale) di poter condizionare Renzi dall'interno
della sua maggioranza, alla vaghezza delle elucubrazioni sulla forma
partito dei settantenni - ex Lotta Continua – Viale e Revelli, alla
promessa di Paolo Ferrero, sempre più subalterno nei confronti degli
“intellettuali” ed incapace di dare un ruolo attivo e propositivo
a Rifondazione Comunista, di ricominciare fra due mesi il processo
unitario.
Scrive Santiago
Alba Rico,
uno dei più autorevoli intellettuali che hanno firmato il manifesto
che è stato all’origine dell’esperienza di Podemos: “Per
fronteggiare questa offensiva (quella del 'sistema' ndr) sono
necessari tre elementi fondamentali: una
leadership democratica, intelligente e convincente,
una
militanza ben preparata e capace di abbandonare la mentalità di
minoranza marginale e,
soprattutto, le
maggioranze sociali, obiettivo che si può conseguire solo se si
rende chiara in ogni istante, in ogni gesto, in ogni misura, la
rottura etica, politica e culturale con il regime.
Il tempo corre a nostro favore; il tempo ci vola contro.
“
Be' in Italia non abbiamo avuto un
movimento di massa come quello degli Indignados da cui è derivato
Podemos, in Italia abbiamo mafie, corruzione, familismo, voto di
scambio, economia in nero, clericalismo, un sistema dell'informazione
quasi completamente asservito al potere. I movimenti sociali di base
che i Viale e Revelli immaginano come fondamenta di un movimento
politico che nasca per iniziativa dal basso sono movimenti di
nicchia, senza un seguito di massa. E lo dimostrano i risultati
elettorali ridicoli che le liste espressione di questi movimenti
riescono a conseguire. E' molto più adattabile alla nostra realtà
piuttosto il “modello” Syriza con la federazione di tanti
piccoli soggetti in precedenza dilaniati da conflitti e divisioni.
Partiamo allora dalla concreta realtà
italiana e cerchiamo di trarre insegnamento, per quanto possibile,
dalle esperienze che ci vengono dal resto d'Europa: da Podemos, da
Syriza, dalla Linke, da Izquierda Unida, dal Front de Gauche. E si devono fare dunque tre cose. Subito.
Primo. Nell'area di Sinistra che
si considera pregiudizialmente alternativa al PD il problema non sono
tanto le divergenze sui contenuti ma quelle sulla forma organizzativa
e sulle modalità di designazione della leadership. Bisogna dunque
avviare un processo costituente in cui i delegati designati a
costituirne l'organizzazione e a scriverne il programma vengano eletti,
con il principio una testa un voto, da coloro che aderiscono al nuovo
soggetto politico. Eleggere democraticamente, dopo un ampio dibattito
ed un confronto partecipato, i delegati della Costituente, senza
inseguire incontrollabili pratiche assembleari e fumosi riferimenti
ad iniziative dal basso che nascondono la pretesa di alcuni di avere
saldamente in mano la direzione del nuovo soggetto politico,
significa attivare, confutando i sospetti di soluzioni già decise in
partenza, tutte le passioni, le militanze, le energie, le anime
diverse (si tratti di partiti o movimenti, di soggetti piccolissimi o
meno piccoli non ha importanza) che compongono la Sinistra.
Nell'appello di Curzio
Maltese, apparentemente generoso e sensato, manca tutto questo.
E' facile offrire lo scioglimento di una Lista Tsipras che non esiste
come organizzazione per imporlo anche alle altre componenti quale
condizione per avviare il processo unitario; mettere una
pregiudiziale europeista comporta tagliare fuori importanti forze che
invece dovrebbero essere ad ogni costo coinvolte. E non è forse un
caso che si tratti di colui che da editorialista di Repubblica, uno
dei principali giornali di sostegno al regime, fu catapultato per
volontà degli “intellettuali” come uno dei capilista dell'Altra
Europa con Tsipras alle Europee.
Secondo. Definire il più presto
possibile un nome (Sinistra Unita è così strano o dobbiamo
continuare con la follia comunicativa di un partito italiano che si
autodefinisce lista Tsipras?), un simbolo, uno o due portavoce
mediaticamente efficaci (in grado almeno di far dimenticare le
performance televisive di Barbara Spinelli all'epoca delle elezioni
europee) che aiutino a far conoscere ai cittadini i contenuti della
proposta politica. Il minimo sindacale cioè in termini di
comunicazione politica che obblighi nel contempo chi fa i sondaggi
elettorali a considerare anche noi. Magari si tratta di cose che a
noi di Sinistra ripugnano o che disdegniamo ma questo è il mondo in
cui viviamo e non possiamo continuare a far finta che non sia così,
non possiamo poi esaltare Tsipras o Iglesisas mentre si demonizza la
possibilità che emerga un leader italiano. Una proposta nazionale
riconoscibile serve da traino indispensabile anche nelle elezioni
locali e da queste può venire, a loro volta, un ritorno di
visibilità, di consensi, di partecipazione popolare.
Terzo. Rispetto alle
caratteristiche della società italiana in cui sono così forti
l'individualismo, il familismo, l'opportunismo, la tendenza al
disimpegno e tutti quei fattori che distorcono la formazione
dell'opinione pubblica che più sopra ho richiamato, è assurdo
pensare di riconquistare centralità politica con i media e con i
talk show. Questi sponsorizzano coloro che sono funzionali al sistema
e la recente ascesa di Salvini e della Lega ne sono la dimostrazione. E bastano 80 euro per influenzare in modo decisivo gli esiti elettorali. La Sinistra, la natura stesso del suo progetto politico, culturale, economico e
sociale ha bisogno di una presenza originale, autonoma, capillarmente
diffusa sul territorio. Non le vecchie sezioni dove i reduci delle
mille esperienze, anche nobilissime, del passato discutono di massimi
sistemi ma dei luoghi di incontro per e con le persone, per
organizzare solidarietà e mutuo aiuto, per offrire consulenza legale
e fiscale, per aiutare a riguadagnare occasioni di reddito e di lavoro.
Dei “Pronto Soccorso Sociali” che facciano ad un tempo le
funzioni di partito, di sindacato, di CAF, di associazione
consumatori, di banche del tempo, di gruppi di acquisto solidale, di
centri per l'impiego, di ambulatori medici, delle Caritas. Anche qui l'esperienza di Syriza
avrebbe dovuto insegnarci qualcosa se solo la si fosse voluta
leggere.
La democrazia italiana, le nostre
condizioni di vita stanno subendo una letale aggressione contemporaneamente da più fronti: quello della crisi economica,
quello del pieno dispiegamento dell'ideologia liberista con la
cancellazione dei diritti sociali, del welfare e delle regole per
preservare l'ambiente naturale, quello verso le istituzioni
rappresentative ed il pluralismo politico con l'Italicum e le riforme
costituzionali. Ad esse, quali ulteriori minacce, si aggiungono nei prossimi anni l'approvazione del TTIP e la possibile o probabile implosione
dell'euro che, se non governata secondo gli interessi popolari,
avrebbe effetti disastrosi sul nostro Paese.
Organizziamoci, eleggiamo la
Costituente della Sinistra intanto con chi ci sta. SUBITO!
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