"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 8 agosto 2010

A li mejio poooooosti!


Lo spettacolo offerto dal centro sinistra negli ultimi tempi ricorda sempre più quello di un gruppo di corridori ciclistici che si appresta a disputare la volata finale di una gara. La campana ha suonato l'inizio dell'ultimo chilometro del governo Berlusconi (almeno di questo governo …) ed ecco che tutti i capitani delle squadre in corsa tentano di prendere la migliore posizione per il più proficuo risultato personale. Vendola tenta lo scatto in avanti a sorpresa ma viene subito ripreso, gli altri sgomitano, si tagliano reciprocamente la strada, sbandano a destra e sinistra, trattano con i corridori avversari. L'obiettivo non è di far vincere la Nazionale dell'Opposizione, anche chi è cosciente delle proprie scarse possibilità tenta comunque di raggiungere un piazzamento in grado di fargli guadagnare il premio gara pure se questo fa correre il rischio di consegnare la vittoria finale all'avversario.
Il maggior partito dell'opposizione, il Partito Democratico, vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca. Garantirsi i voti o la non ostilità dell'opposizione radicale e nel contempo essere libera di governare con i centristi e magari con Fini.
La Federazione della Sinistra di Ferrero non sa riproporre altro che la desistenza, Vendola vuole fare il generale con gli eserciti degli altri anzi con gli eserciti dei nemici (velleitarismo o disponibilità a rappresentare la foglia di fico del PD?), Di Pietro si propone di portare all'incasso, non solo in termini di voti ma soprattutto di potere politico personale, la credibilità e la popolarità acquisita con l'opposizione intransigente che ha svolto nei due anni e mezzo di legislatura, Grillo a sorpresa sposa la linea di chi chiede di rimandare le elezioni.
E' triste che l'unico argomento di dibattito dell'opposizione, politici e commentatori, resti quello di come non far vincere Berlusconi e se a tal fine sia preferibile un governo di transizione per alcune riforme essenziali o elezioni subito. E' la più straordinaria ammissione della propria pochezza e dell'assenza di una proposta credibile da presentare agli elettori, pur di fronte al fallimento ed alla vergogna del regime berlusconiano.
L'unica idea sensata è quella di Di Pietro di un accordo tra le forze di opposizione esterne al PD per costituire un polo alternativo e impedire l'inciucio al partito di D'Alema, ma anche qui non è chiaro se non ci si trovi semplicemente di fronte ad una mossa tattica per alzare il prezzo della propria alleanza e dei voti parlamentari che in questo momento sarebbero probabilmente indispensabili per la costituzione di un governo di transizione.
E' evidente che non è possibile andare a votare con questa legge elettorale e con il monopolio berlusconiano dell'informazione televisiva (salvo spiegare come sia possibile in un anno fare una legge antitrust e realizzare concretamente, in termini di offerta informativa, un reale pluralismo televisivo).

E' evidente che il progetto di rovesciare Berlusconi, perseguito lucidamente da un anno e mezzo (tutto cominciò con un articolo di Fare Futuro sulle veline in politica) ed ispirato dai poteri forti, non ha camminato sulle gambe di una forte e consapevole mobilitazione democratica.
E' evidente che non avendo tra i suoi obiettivi quello di rendere più giusto e democratico il nostro Paese, tale progetto non prevede la presenza tra i piedi dei partiti il cui consenso è legato ai temi sociali, dell'ambiente, della pace, della legalità e dell'indipendenza della magistratura.
Anche se il fenomeno elettorale più significativo degli ultimi tempi è la sfiducia ed il rifiuto di tutta la classe politica espressa attraverso l'astensione, è evidente che la coppia Berlusconi Bossi, almeno sulla base delle percentuali di voto espresse alle ultime regionali, avrebbe ancora la possibilità di raggiungere la maggioranza relativa (e dunque la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera in base a quanto previsto dalla legge Calderoli).
E' evidente che i rispettivi elettorati di riferimento impediscono di poter pensare ad una coalizione anti-berlusconiana con dentro sia il PD che Fini e che dunque la presentazione contemporanea di tre o quattro poli (la destra, il centro, il PD con o senza l'opposizione radicale) condannerebbe inevitabilmente il Parlamento (al Senato) all'ingovernabilità.
E' evidente che l'unica soluzione razionale a tale impasse (riferita agli interessi di gran parte delle forze politiche ma che forse, almeno una volta, avrebbe anche il risultato positivo di garantire una rappresentanza parlamentare più corrispondente alla realtà del Paese) sembra essere l'adozione di una legge elettorale proporzionale che permetterebbe a ciascuno di presentarsi alle elezioni da solo ed avere le mani libere per il dopo.
In realtà lo scenario di ingovernabilità che potrebbe essere determinato da elezioni svolte con la legge Calderoli potrebbe in fondo essere considerato un'opzione accettabile o addirittura desiderabile dalle oligarchie di potere rivali di Berlusconi. La lotta contro il lupo cattivo Berlusconi consentirebbe di ricompattare il centro sinistra, nascondendo le profonde divisioni al suo interno ed approfittando di quelle presenti nelle destre. Fino al giorno delle elezioni potrebbero venir fuori altri scandali ed altre intercettazioni utili a demolire ulteriormente il consenso di PDL e Lega. L'inevitabile situazione di ingovernabilità del dopo elezioni renderebbe comunque tutti liberi di dare attuazione ad ogni possibile disegno politico e di servire al meglio i propri sponsor.
Ciò che dovrebbe essere chiaro, sulla base almeno dell'esperienza degli ultimi venti anni, è che non saranno l'ingegneria costituzionale o le riforme elettorali a migliorare la nostra classe politica, a ripristinare la vita democratica dando finalmente attuazione alla Costituzione e nemmeno a garantire la governabilità ma che ciò può realizzarsi solo attraverso una piena presa di coscienza, una matura consapevolezza politica, il rifiuto di comportamenti non virtuosi, la partecipazione e la mobilitazione attiva da parte dei cittadini.

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