"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 27 aprile 2011

Berlusconi Presidente della Repubblica?


Lucia Annunziata nella sua trasmissione 'Potere' prefigura l'ipotesi di Berlusconi Presidente della Repubblica. Non è il titolo di un film di fantascienza o meglio di un horror ma un'eventualità concreta.
Un po' di numeri. Salvo colpi di scena, il successore di Napolitano sarà eletto dal prossimo Parlamento, sia che ci siano elezioni anticipate sia che si vada alla scadenza naturale nel 2013.
Eleggono il Presidente della Repubblica i 630 deputati, i 315 senatori (più i senatori a vita), tre delegati per regione (uno alla Valle d'Aosta): dal terzo scrutinio in poi è sufficiente la maggioranza assoluta dei membri dell'assemblea.
E allora sarà determinante chi prenderà il premio di maggioranza alla Camera: la porcata di Calderoli assicura infatti alla coalizione vincente almeno 340 seggi contro i 290 destinati alle altre coalizioni ed agli altri partiti che abbiano superato le soglie di sbarramento. Sono 50 voti di vantaggio che non sono colmabili pure nell'ipotesi in cui i vincenti alla Camera non ottengano la maggioranza anche al Senato (evento assai probabile se saranno presenti alle elezioni tre diversi poli) e stante il sostanziale equilibrio fra berlusconiani e anti-berlusconiani tra i delegati regionali.
In caso di vittoria alle politiche, Berlusconi avrebbe il via libera per farsi eleggere Presidente della Repubblica. E comunque se mancasse qualche voto si è visto che non gli mancano gli argomenti per convincere parlamentari indecisi o riottosi e produrre casi di coscienza e conversioni sulla via di Damasco.
Intendiamoci, io non amo Napolitano troppo timido nel difendere la Costituzione dall'eversione berlusconiana e francamente patetico nel rivendicare l'unità e il rispetto delle Istituzioni di fronte ad un vero e proprio colpo di stato strisciante.
Evidentemente non mi piace il PD, il suo essere pienamente organico alle oligarchie e alle caste dominanti, tanto meno mi piacciono Fini e Casini (e Montezemolo) di cui nemmeno mi fido e per i quali non sono affatto da escludere futuri mercanteggiamenti e ritorni all'ovile.
Mi rendo conto che il rischio Berlusconi Presidente della Repubblica è un ulteriore ricatto che va a conculcare il nostro diritto di libera scelta, che è l'ennesimo tentativo di mandarci a votare con la pistola puntata alla tempia.
Ma la questione non è di temere che le austere sale del Quirinale divengano la nuova location del bunga bunga (che già di per sé sarebbe comunque una ragione dirimente).
E' che con Berlusconi Presidente della Repubblica (e con un Gianni Letta o uno Schifani le cose non sarebbero di molto diverse) sarebbe sancita ufficialmente la fine della democrazia italiana.

In un'unica persona verrebbero a congiungersi il potere economico, il potere mediatico, la maggioranza parlamentare, il potere militare (forze armate, carabinieri, polizia, servizi segreti), senza più nemmeno il contraltare degli organi di garanzia costituzionale (il Capo dello Stato nomina un terzo dei giudici della Corte Costituzionale) e la presenza di un arbitro super partes, funzione oggi svolta, sia pur così flebilmente, da Napolitano.

Basta pensare proprio alle attribuzioni del Presidente della Repubblica:

Art. 87
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.
Può inviare messaggi alle Camere.
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere.
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica. 

Art. 88
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.

Art. 92
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri. 

Art. 135
La Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative.

Le leggi più liberticide e oscene, anche in palese violazione dei principi costituzionali, non avrebbero più alcun argine.
Si tratta di uno scenario talmente catastrofico ma assolutamente realistico (Berlusconi non è invincibile ma nemmeno il semplice prestanome di qualcuno, ha mezzi e strategie per raggiungere questo obiettivo) ed esso impone a ciascuno di riflettere e di rivedere tante posizioni, tanti niet e dichiarazioni di splendido isolamento.
Ciò impone una riflessione agli astensionisti 'di sinistra', ai comunisti intransigenti (Ferrando, Turigliatto, Rizzo) che criticano il ritorno di fiamma ulivista di FDS e SEL, a Grillo e ai grillini, a nuove formazioni politiche come Uniti e Diversi, a tutti coloro insomma che sostengono che non esiste un male minore, che coalizioni di destra e centro-sinistra sono sostanzialmente la stessa cosa.
Si tratta di posizioni che hanno un loro fondamento e le loro ragioni, è tutto da valutare quanto i voti di quelle liste sarebbero davvero sottratti ad una coalizione anti-berlusconiana (l'area in cui si va a pescare si può ipotizzare però sia fondamentalmente proprio quella), ma di fronte alla prospettiva che venga definitivamente meno ogni possibilità di praticabilità della vita democratica e del libero confronto politico nel Paese (anche se si può presumere che ciò sia esattamente quello che alcuni auspicano, nell'attesa di una improbabile catarsi rivoluzionaria) non è accettabile una neutralità, non risponde ad un'idea della politica conforme ai valori umani e che si propone di eliminare o attenuare le sofferenze materiali delle persone: attendere il peggio perché così si pensa che potrà affermarsi la propria idea di resurrezione.
La politica, la migliore politica deve essere capace di trovare strade originali e innovative per affermare i valori e le idee per cui si ritiene di dover lottare senza però mai dimenticare il contesto in cui si opera, non rinunciando a misurarsi con la realtà. Compito delle forze che vogliono un'alternativa, anche la più radicale, è di riuscire a incidere effettivamente sul quadro politico con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone e non di limitarsi ad una mera testimonianza. Compito di quelle forze è di impedire che la lotta contro Berlusconi si trasformi in un referendum tra lui e Montezemolo (e Marchionne) e che al contrario la sconfitta del berlusconismo si traduca nella riaffermazione dei diritti sociali e civili, del principio di uguaglianza, della riconversione ecologica dell'economia.
E' certo questa la strada più difficile e impervia, da giocare sempre sul filo di un equilibrio sottile, in cui ad ogni passo si nasconde il rischio (in passato già concretizzatosi) di perdere tutta la propria credibilità risultando  ininfluenti o diventando organici al sistema, ma è l'unica strada che vale la pena di percorrere. 

4 commenti:

  1. IL SOLO IMMAGINARLO E' IL PEGGIORE DEGLI INCUBI, IL SOLO PRONUNCIARLO E' LA PEGGIORE DELLE BESTEMMIE, SE ACCADESSE SAREBBE IL PEGGIORE CATACLISMA DELLA STORIA.

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  2. il presidente della repubblica deve essere un personaggio che unisce, berlusconi divide e basta

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  3. Il prossimo referendum potrebbe essere un efficace mezzo per scongiurare questo pericolo e per far comprendere a chiare lettere che la maggioranza degli italiani non si identifica con questa vanagloriosa maggioranza di governo.

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  4. Le prossime amministrative, in particolare a Napoli e Milano, e soprattutto i referendum saranno un banco di prova fondamentale per la possibilità di un'alternativa.

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