Cristiano Di Pietro da Giornalettismo.com |
Dunque Cristiano Di Pietro, il figlio di Antonio padre padrone dell'Italia dei Valori, si appresta ad emulare, si legga quanto riporta Giornalettismo, l'altro brillante rampollo della politica italiana, Renzo Bossi.
Un tempo per gli eredi non troppo dotati - di capacità, talento e intelligenza - delle dinastie nobiliari c'era un posto assicurato nelle accademie militari o nella carriera ecclesiastica. In tempi più recenti per i figli mediocri di importanti professionisti era assicurato un bel posticino in banca. Oggi per i figli dei capi partito (non sono loro una delle componenti della nobiltà contemporanea?) che proprio non ce l'abbiano fatta a farsi strada, nonostante il passepartout in grado di aprire ogni porta che gli offrono i potenti genitori, c'è sempre la via di uscita di una carica elettiva: 10.000 euro al mese per un consigliere regionale, vitalizio assicurato con una sola legislatura e passa la paura.
E chissenefrega dei tanti ragazzi e delle tante ragazze che hanno conseguito lauree con lode e frequentato costosi e selettivi master e che bene che vada riescono a procurarsi un posticino da precario a 1000 euro al mese oppure sono costretti per mettere a frutto il proprio talento a scegliere la strada dell'emigrazione.
La politica italiana è piena di figli, nipoti, amanti, mogli e mariti, fratelli e sorelle, piazzati qua e là dalla casta al potere nelle assemblee rappresentative, negli enti pubblici, nelle aziende private beneficiate da appalti e sovvenzioni pubbliche.
Si potrebbero citare un'infinità di nomi e di esempi. Mi sembra che il massimo sia rappresentato dalla famiglia Letta con zio (Gianni) e nipote (Enrico) eminenze grigie delle 'contrapposte' coalizioni politiche che si passano il testimone nel ruolo di potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con l'impegno per entrambi di garantire interessi e volontà del Vaticano.
L'ascensore sociale, come scrive Ilvo Diamanti, ormai va solo in discesa e questo è uno dei segni e delle cause della crisi italiana, in cui nessuno ormai più pensa che i figli avranno un futuro migliore dei propri padri, che basti una laurea per garantirsi buone condizioni di vita.
Renzo Bossi da Giornalettismo.com |
In una società cristallizzata, dominata sempre più dal familismo, si salva quasi unicamente (in politica, nelle imprese, nelle università, nelle professioni liberali, nelle produzioni artistiche) chi fa parte della cerchia delle cricche politiche, massoniche, mafiose, clericali e papiste.
Per molti giovani (e per i propri genitori) che ancora nutrono il sogno di 'svoltare' nella vita resta allora solo l'illusione (e spesso la disponibilità a qualunque compromesso) di avere successo nel mondo dello spettacolo, di diventare un campione dello sport, di vincere al superenalotto o di entrare in politica. E trasmissioni come il Grande Fratello, dove non è richiesto alcun talento artistico per diventare famosi, i giochi televisivi in cui si può raggiungere la ricchezza aprendo dei pacchi, i montepremi esagerati delle lotterie nazionali servono proprio ad alimentare queste illusioni.
Evidentemente i politici contano su sbocchi meno aleatori per la propria progenie.
Dispiace dunque ma non sorprende, considerato il suo ormai consolidato predicar bene ma razzolar male, che anche Antonio Di Pietro, il guerriero anti-casta per eccellenza, non abbia saputo sottrarsi a tale pratica.
E ciò nonostante il figlio Cristiano sia stato beccato in passato in comportamenti disdicevoli (colloqui telefonici con il provveditore alle opere pubbliche per la Campania e il Molise, Mario Mautone, poi inquisito, per perorare la causa delle imprese di qualche amico).
In politica non tutto si può e si deve misurare con il metro della legge penale: esistono comportamenti, formalmente conformi o non contrari alla legge, che però costituiscono un'offesa alla morale e alla decenza.
La candidatura e l'elezione di Renzo Bossi ad esempio, ora quella prossima di Cristiano Di Pietro.
Non ci si venga a dire che sono gli elettori, almeno alle regionali, che scelgono e che le decisioni sono state prese autonomamente dagli organismi dirigenti locali. Vorrei sapere quale ambizioso dirigente di partito non vorrebbe mettersi in buona luce con i padri padroni Bossi o Di Pietro, vorrei conoscere chi può negare il fascino irresistibile di un cognome famoso.
Alla base di tutto dovrebbe esserci il pudore di non sfruttare il potere che si detiene per favorire i propri congiunti. Che un Bossi o un La Russa o una Brambilla non conoscessero il significato delle parole decenza e decoro lo sapevamo bene, se Cristiano verrà davvero candidato dovremo sentenziare senza appello che la stessa cosa vale anche per Antonio Di Pietro.
La lotta alla casta non significa solo ridurre stipendi e privilegi dei parlamentari e denunciare i pezzi ridicoli dei raffinati pranzi alla bouvette delle Camere, significa anche e soprattutto conquistare criteri di selezione della classe dirigente che premino finalmente ed unicamente capacità e merito.
La lotta alla casta non significa solo ridurre stipendi e privilegi dei parlamentari e denunciare i pezzi ridicoli dei raffinati pranzi alla bouvette delle Camere, significa anche e soprattutto conquistare criteri di selezione della classe dirigente che premino finalmente ed unicamente capacità e merito.
ma allora anche lui avrà un soprannome?
RispondiEliminaPer farsi un'idea obiettiva:
RispondiEliminahttp://cristianodipietro.wordpress.com/
Io non pretendo di essere obiettivo ma quando esprimo il mio pensiero cerco di non farmi condizionare, per quanto possibile, dai pregiudizi. Cristiano Di Pietro parla sul suo blog di macchina del fango nei suoi confronti e pubblica il certificato che attesta la sua fedina penale. Come ho scritto nel post ci sono comportamenti che non sono penalmente rilevanti ma che sono condannabili da un punto di vista morale e politico. Raccomandare un proprio amico nei confronti di un sottoposto del proprio padre è per me un comportamento eticamente scorretto e questo è tanto più grave in un partito che pretende di guidare la lotta alla casta.
RispondiEliminaE' evidente che tutti possono fare politica e candidarsi, anche i figli dei politici. Ma chi può pensare che in partiti 'carismatici' come la Lega o IDV i figli dei leader vengano candidati per le loro qualità e non per una forma di timore reverenziale e di sudditanza nei confronti del 'capo'?
MZ