di Giandiego Marigo per “Se ci tolgono il 25APRILE tutti in piazza”(poesia dell'autore)
E'una questione di sangue, non di retorica.
E'una questione di sangue, non di retorica.
Qui non si tratta di una commemorazione sui generis o di un compleanno che possa essere rimandato,qui stiamo parlando del sangue...tanto che è stato versato a fondamento di questa nazione...di questa stessa democrazia con la quale riempite la vostra bocca e le nostre orecchie.
Se, come sta accadendo, verrà mantenuta la festività di San Gennaro (19 settembre) perchè “Insomma il sangue del santo mica si scioglie a comando, un miracolo non lo si può rimandare”.
Io vi domando, perchè mai dovremmo accettare l'idea che le due feste laiche più importanti e caraterrizzanti questa nostra nazione...possano essere rinviate e svuotate dal loro significato. Quasi che il mantenerne il ricordo fosse il contentino a quei quattro comunisti inveterati ed immarcescibili che sono rimasti.
La liberazione di questo paese ha avuto il suo apice, innegabilmente, storicamente, senza alcun dubbio il giorno 25 Aprile del 1945...non il 28 il 29. Tutto il 900 è stato caratterizzato dalla Festa del Lavoro il I Maggio
Noi comprendiamo, che a molti questa festa di fine Aprile non piaccia, certo, erano parecchi coloro che portavano ancora la camicia nera, quel giorno, moltissimi fra loro l'hanno cambiata con una bianca, si sono incravattati e si sono, poi, tranquillamente incamminati nell'Italia post bellica, abitando senza alcuna vergogna i partiti costituzionali...ci credo che a costoro non piaccia la “memoria”. Preferirebbero raccontarla diversamente. Ancora oggi sono lì a chiamare “Banditi” i partigiani. Sono gli stessi poi che chiamano “comunisti” ( quasi fosse un'offesa, come lo è Fascisti) i lavoratori che festeggiano il I Maggio. Spiace un poco per loro, ma dovranno rassegnarsi.
Non abbiamo alcuna intenzione di dimenticare.
La chiave di lettura di questo scritto non è retorica, non faremo accenni storici, c'è tempo e luogo per questo. Noi vorremmo che voi lo leggeste emozionalmente.
Una colpa abbiamo e questa è innegabile ed è quella di avere permesso che la celebrazione di queste due date divenisse “rituale”, occasione a volte per un week-end lungo, quando non addirittura delle vecanze di primavera, persino le nostre manifestazioni sono spesso “commemorative”, svuotate dal senso profondissimo e spirituale che dovrebbero avere...perchè è di sangue, tanto sangue che si parla.
Se, come sta accadendo, verrà mantenuta la festività di San Gennaro (19 settembre) perchè “Insomma il sangue del santo mica si scioglie a comando, un miracolo non lo si può rimandare”.
Io vi domando, perchè mai dovremmo accettare l'idea che le due feste laiche più importanti e caraterrizzanti questa nostra nazione...possano essere rinviate e svuotate dal loro significato. Quasi che il mantenerne il ricordo fosse il contentino a quei quattro comunisti inveterati ed immarcescibili che sono rimasti.
La liberazione di questo paese ha avuto il suo apice, innegabilmente, storicamente, senza alcun dubbio il giorno 25 Aprile del 1945...non il 28 il 29. Tutto il 900 è stato caratterizzato dalla Festa del Lavoro il I Maggio
Noi comprendiamo, che a molti questa festa di fine Aprile non piaccia, certo, erano parecchi coloro che portavano ancora la camicia nera, quel giorno, moltissimi fra loro l'hanno cambiata con una bianca, si sono incravattati e si sono, poi, tranquillamente incamminati nell'Italia post bellica, abitando senza alcuna vergogna i partiti costituzionali...ci credo che a costoro non piaccia la “memoria”. Preferirebbero raccontarla diversamente. Ancora oggi sono lì a chiamare “Banditi” i partigiani. Sono gli stessi poi che chiamano “comunisti” ( quasi fosse un'offesa, come lo è Fascisti) i lavoratori che festeggiano il I Maggio. Spiace un poco per loro, ma dovranno rassegnarsi.
Non abbiamo alcuna intenzione di dimenticare.
La chiave di lettura di questo scritto non è retorica, non faremo accenni storici, c'è tempo e luogo per questo. Noi vorremmo che voi lo leggeste emozionalmente.
Una colpa abbiamo e questa è innegabile ed è quella di avere permesso che la celebrazione di queste due date divenisse “rituale”, occasione a volte per un week-end lungo, quando non addirittura delle vecanze di primavera, persino le nostre manifestazioni sono spesso “commemorative”, svuotate dal senso profondissimo e spirituale che dovrebbero avere...perchè è di sangue, tanto sangue che si parla.
Quindi la nostra è una doppia operazione...da una parte l'impegno assoluto a non dimenticare ed a non permettere che si “inventino scuse per farlo”. Dall'altra un impegno “culturale” teso a ribadirne i senso ed a purificarlo dalle vagonate di assurda retorica che lo hanno caratterizzato negli anni. In questo senso, l'umilissimo poeta che sono, usa ancora una volta la poesia...per narrare una storia e ribadire un impegno. Portate pazienza per questa sua “superbia” e concedegli grazia.
XXV APRILE
Mentre voi ve ne state lì, tutti impettiti
Camicie e cravatte
Con il suono assurdo delle vostre bande
Con le vostre corone di fiori
RICORDATE
Mentre restate lì e vi parlate…di questi nostri morti
NON VI SCORDATE
Ch’erano giovani…certo i migliori di quegli anni
Ch’erano stanchi di gerarchi e pettoruti fanfaroni
Che avevan pianto e subito e poi pagato
In ogni ora, in ogni giorno, in ogni anno
Di quella loro sofferta gioventù.
Voi, che, in fondo, non ve lo ricordate
Che, poi alla fine, non ambireste a ricordarlo
Mai!
Neanche per sbaglio o per distrazione
Voi che, in fondo, ne avete anche paura
STATENE CERTI; NON ABBIATE MAI A PREOCCUPAZIONE
RICORDEREMO NOI
Ch’erano comunisti…proprio tanti
Che c’erano donne, che c’erano ragazzi
Attori, preti, sacristi e liberali
C’era la gente, un popolo in rivolta
Ch’erano antifascisti…tutti quanti
Che hanno creato, col rapido fulgore
D’anime e cuori
I presupposti perché voi foste qui
Non voi! Né noi…loro lo fecero
Con rabbia, con fede,con l’immensa paura
Con l’infinita pazienza
E con la forza di quei lunghi giorni
LORO LO FECERO
XXV APRILE
Mentre voi ve ne state lì, tutti impettiti
Camicie e cravatte
Con il suono assurdo delle vostre bande
Con le vostre corone di fiori
RICORDATE
Mentre restate lì e vi parlate…di questi nostri morti
NON VI SCORDATE
Ch’erano giovani…certo i migliori di quegli anni
Ch’erano stanchi di gerarchi e pettoruti fanfaroni
Che avevan pianto e subito e poi pagato
In ogni ora, in ogni giorno, in ogni anno
Di quella loro sofferta gioventù.
Voi, che, in fondo, non ve lo ricordate
Che, poi alla fine, non ambireste a ricordarlo
Mai!
Neanche per sbaglio o per distrazione
Voi che, in fondo, ne avete anche paura
STATENE CERTI; NON ABBIATE MAI A PREOCCUPAZIONE
RICORDEREMO NOI
Ch’erano comunisti…proprio tanti
Che c’erano donne, che c’erano ragazzi
Attori, preti, sacristi e liberali
C’era la gente, un popolo in rivolta
Ch’erano antifascisti…tutti quanti
Che hanno creato, col rapido fulgore
D’anime e cuori
I presupposti perché voi foste qui
Non voi! Né noi…loro lo fecero
Con rabbia, con fede,con l’immensa paura
Con l’infinita pazienza
E con la forza di quei lunghi giorni
LORO LO FECERO
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