Disse
Enrico Berlinguer oltre trent'anni fa: «La questione morale non
si esaurisce nel fatto che essendoci dei ladri e dei corrotti bisogna
scovarli e metterli in galera. La questione morale oggi fa tutt'uno
con l'occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e
delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande. La
questione morale va aggredita in pieno andando alle cause politiche
che la determinano».
Da
allora, la degenerazione partitocratica - che determina il
dilagare della corruzione e dell'economia criminale - è andata
avanti sino alla necrosi odierna. Tangentopoli non ha avviato alcun
processo di rigenerazione della politica e i partiti sono tornare a
fare quello che sanno fare meglio.
Ma
è giusto pensare che questa degenerazione dei partiti, la quale
registra e, allo stesso tempo stimola, le peggiori, storiche caratteristiche del popolo italiano (quelle di cui già parlava
Leopardi), nasca anche dalla debole definizione del loro
profilo nella Carta Costituzionale?
Oppure, come si afferma sul sito La
Voce nell'articolo "L'egoismo dei politici", bisogna puntare l'attenzione sulla responsabilità dei cittadini (si
pensi alle ultime elezioni regionali dove la Carfagna ha ottenuto il record di preferenze tra tutte le regioni in cui si è votato e sono risultati eletti
soggetti come Renzo Bossi e Nicole Minetti)?
"In
un paese a democrazia matura, gli stessi elettori dovrebbero
automaticamente punire i comportamenti devianti, costringendo così i
partiti a selezionare con maggiore attenzione i propri
rappresentanti. Ma l’evidenza accumulata in decenni suggerisce che
l’elettore italiano sia singolarmente incapace di svolgere questa
funzione; prontissimo ai moti di piazza contro la casta, ma poi
incapace di trasformare le prese di posizione in una selezione
accurata dei propri rappresentanti, anche laddove sia ancora
possibile, cioè nelle elezioni locali e regionali".
Certo le
'contromisure' di tipo tecnico-istituzionale sono essenziali e non mancano le proposte al riguardo: anagrafe
patrimoniale dei candidati e degli eletti, pubblicizzazione sulla
rete di tutti gli atti politico-amministrativi in particolare di quelli di spesa, definizione
legislativa dei criteri di democraticità cui devono attenersi i
partiti (e i sindacati ..) nella loro organizzazione interna,
certificazione e controllo dei bilanci delle organizzazioni politiche
e sindacali, legge elettorale che restituisca agli elettori la
possibilità di scegliere i propri rappresentanti, criteri per la
formazione delle candidature, limite massimo di mandati, cause di
ineleggibilità. Si discute poi se sia necessario superare la norma
costituzionale che attribuisce ai parlamentari il diritto di
esercitare il proprio ruolo senza vincoli di mandato oppure se sia
preferibile conferire agli elettori la possibilità di revocare i
propri rappresentanti quando questi vengano meno agli impegni presi
in campagna elettorale.
E'
interessante inoltre il punto di vista della Rete dei Cittadini per la quale i punti
fondamentali da affrontare sono l'organizzazione e finanziamento del
soggetto politico, la distribuzione del potere, le procedure
elettorali e non è utopia mettere in campo "
… gli antidoti necessari che possono essere adottati ora, senza
aspettare cambiamenti istituzionali o legislativi che richiedono
tempo e compromessi con tutte le forze in campo."
"Un
cambiamento più profondo potrebbe farlo un soggetto politico
federato che sviluppa una organizzazione a rete distribuita sul
territorio, costituita da associazioni e movimenti civici, dove i
cittadini senza delegare nulla a nessuno, con un flusso di decisioni
che va dal basso verso l’alto, possono concorrere democraticamente
a determinare le scelte politiche del soggetto politico".
Bisognerebbe
poi allargare la riflessione a ciò che avviene nelle altre
democrazia occidentali, ad esempio gli Stati Uniti: la situazione è
sempre migliore dell'Italia? Sicuramente negli USA vi sono minori casi di
corruzione individuale e i comportamenti irregolari vengono
adeguatamente sanzionati, ma cosa dire del potere corruttivo delle
lobbies e la loro influenza sui parlamentari e nel riuscire ad
insediare i propri rappresentanti nei gangli vitali
dell'amministrazione presidenziale?
E
ancora, Da dove derivano i guadagni illeciti di un politico? Se un
candidato spende per farsi eleggere (almeno dove si vota con le preferenze ma ci sono state anche inchieste
sulla vendita delle candidature con liste bloccate ...) ben più di quanto guadagnerà
durante il mandato forse non
è del tutto giusto focalizzarci completamente sulle retribuzioni dei
politici ma bisogna guardare ai vantaggi diretti e indiretti di farsi
eleggere (nominare) in qualche assemblea politica: a parte l'immunità
parlamentare per i membri di Camera e Senato, i finanziamenti dalle lobbies per votare su questo o
quel provvedimento, soprattutto la possibilità per la politica
(evidentemente i dirigenti dei partiti più che i 'peones') di
occupare con propri rappresentanti le amministrazioni e le aziende
pubbliche (Rai, consigli di amministrazione, direttori asl e perfino primari ospedalieri,
consulenze, ecc.ecc.) e dunque di assegnare appalti e indirizzare capitoli di
spesa.
E'
qui che si innesca quel processo di degenerazione della politica e
della pubblica amministrazione: il nominato dai partiti preferirà,
per l'aggiudicazione di una commessa pubblica o per la nomina e la
promozione dei responsabili amministrativi a vari livelli, le aziende
e i candidati maggiormente funzionali al proprio partito ed alla
propria corrente o addirittura al proprio politico di riferimento.
E'
soprattutto in questo ambito dunque che è necessario intervenire per
liberare lo Stato dall'occupazione dei partiti. Dando alla pubblica
amministrazione e agli alti burocrati quell'indipendenza e quel
prestigio (concretamente percorsi di selezione e di carriera non
determinati dalla politica ed il più possibile fondati sul merito) che
caratterizzano ad esempio, almeno in parte, la magistratura e la
Banca d'Italia (fatta salva la gestione Fazio).
Giova
infine rileggere, a dimostrazione del fatto che in questi ultimi
vent'anni è cambiato ben poco, alcuni brani tratti
dall'ultimo capitolo di "Autobiografia di una repubblica"
di Guido Cranz: i problemi che ci arrivano dagli anni ottanta
sembrano tutti ancora presenti e tutti ancora da risolvere. E ci dicono che se i partiti sono morti nemmeno la società civile sta tanto bene.
"La
comprovata profondità della corruzione, le diverse componenti
dell'esplosione di opinione pubblica, l'azione della magistratura,
l'incapacità del sistema politico di rinnovarsi prima del crollo (e
aggiungo io anche dopo il crollo) e infine il rapporto fra politica,
giustizia e media".
Quanto all' "antipolitica" e
all'antipartitismo: "basta con una politica di chiacchiere, di
stupide baruffe e di politicanti senza mestiere", sono parole
pronunciate da Berlusconi all'epoca della sua discesa in campo.
"Di
punto in bianco si sta scoprendo che la Gente in Italia non è il
cosmo rotondo e perfetto che fu vagheggiato all'inizio di
tangentopoli. Non incarna il bene, né il vero né il bello. Non è
il popolo buono che si oppone ai politicanti malvagi (...), d'un
tratto la gente appare diversa, come smascherata dopo il successo di
Berlusconi, della Lega e dei neofascisti: da bella è diventata
bruttissima; da civile è diventata incivile. E non solo incivile ma
idiota (...). Sembra una fiaba con fine infelice: c'era il principe,
e nelle ultime righe si apprende che invece era un rospo". Barbara Spinelli, La gente ora è brutta, in La Stampa, 5 aprile 1994. All'indomani del voto Scalfari osservava che gli elettori
sapevano bene che Berlusconi era portatore di interessi personali:
evidentemente non avevano dato peso "alle regole,
all'incompatibilità tra interesse pubblico e privato, alla
differenza che corre tra il partito, il governo, lo stato" e il
problema era proprio questo.
"Alla compagnia di quart'ordine che era rimasta in scena fino al 1992 ne è subentrata un'altra che sembra perfino più dilettantesca e scalcinata della prima", ma se avessero vinto i progressisti "avremmo assistito a un'esibizione altrettanto sgangherata di quella adesso in corso (...). Non ci sono nelle vicinanze compagnie in grado di metter su uno spettacolino decoroso". Una volta caduto il governo berlusconi "sul paese non sorgerà un'alba radiosa. Vi stagneranno invece i fumi tossici, i miasmi del degrado politico di questi mesi. E non si riesce assolutamente a vedere chi sarà capace, a quel punto, di intraprendere l'opera di disinquinamento" Sandro Viola, I nuovi comici del Teatro Italia, La Repubblica 2 agosto 1994.
"Alla compagnia di quart'ordine che era rimasta in scena fino al 1992 ne è subentrata un'altra che sembra perfino più dilettantesca e scalcinata della prima", ma se avessero vinto i progressisti "avremmo assistito a un'esibizione altrettanto sgangherata di quella adesso in corso (...). Non ci sono nelle vicinanze compagnie in grado di metter su uno spettacolino decoroso". Una volta caduto il governo berlusconi "sul paese non sorgerà un'alba radiosa. Vi stagneranno invece i fumi tossici, i miasmi del degrado politico di questi mesi. E non si riesce assolutamente a vedere chi sarà capace, a quel punto, di intraprendere l'opera di disinquinamento" Sandro Viola, I nuovi comici del Teatro Italia, La Repubblica 2 agosto 1994.
Arrivando fino ai giorni dell'ultimo disastro
elettorale del centrosinistra: "un vero patrimonio è stato
sperperato e dilapidato, portando il centrosinistra e la sinistra
radicale a identificarsi in maniera crescente - e non solo nella loro
immagine pubblica - con la conservazione e la vecchia politica, con
l'incapacità di governare. Difficilmente troviamo nella loro agenda,
inoltre, i temi inediti del mondo globale o - più semplicemente -
quelli connessi al progetto di costruzione dell'Europa. (...) Largamente estranei alle sfide più alte, centrosinistra e sinistra
sono apparsi deboli anche su altri terreni", ossia la difesa
delle regole istituzionali e dello stesso "esser
nazione".
"Nello scolorire di altri modelli e
nell'ulteriore deperire dell'etica pubblica appare più forte e
diffusa di prima - e quasi priva di confini politici - l'Italia che
si trova sostanzialmente a proprio agio nello scenario generale che
si è consolidato negli anni di Berlusconi".
Trentacinque
anni fa Pasolini invitava a leggere nel contempo "la
degenerazione del palazzo e la mutazione antropologica del paese:
comprendiamo oggi tutto il rilievo di quella indicazione. Di questo
ci parlano ad esempio i dati più recenti sulla corruzione e
sull'evasione fiscale. O, ancora, le documentate inchieste e denunce
sui comportamenti diffusi nelle istituzioni più differenti. In molte
aree del paese, dunque, e non solo nei ceti tradizionalmente meno
ligi alle regole, sono sempre più evidenti i segni di una, per dirla con Roberto Saviano, corruzione inconsapevole. E non è tanto questo a colpire, o a ferire, quanto l'assoluta
inefficacia che hanno persino gli atti di accusa più
documentati".
Spunti di riflessione che rimarranno validi
anche nel, speriamo imminente, dopo Berlusconi.
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