La
lotta di classe esiste. Ingenuamente noi di sinistra siamo ancora
convinti che dovrebbe riguardare sfruttati contro sfruttatori,
lavoratori contro capitalisti e datori di lavoro, almeno quelli delle
grandi imprese. E invece la lotta di classe in corso oggi in Italia è
una lotta di classe tra i più deboli, tra i 'non
garantiti' e i cosiddetti garantiti, tra giovani e vecchi, tra
disoccupati e pensionati, tra chi ha già una posizione e chi si vede
bloccata la strada per raggiungerla, tra italiani e immigrati. A questo
ci ha condotto da un lato la martellante propaganda liberista su competitività,
flessibilità e sulle divisioni (create ad arte nella logica del divide et impera) del mondo del lavoro, dall'altro la
perdente miopia e complicità del sindacato e della sinistra tradizionale
verso i temi del precariato, l'accettazione della dittatura liberista e
dei mercati, la riduzione delle funzioni dello Stato e lo
smantellamento del welfare. E' anche così forse che si può leggere
l'incomunicabilità e l'inconciliabilità tra Movimento 5 Stelle (si
vedano le dichiarazioni sull'articolo 18 di Roberta Lombardi, le
affermazioni pubblicate sul blog di Grillo sull'insostenibilità per la
collettività di pagare 19 milioni di pensioni e 4 milioni di dipendenti
pubblici, la volontà di finanziarie il reddito di cittadinanza anzitutto
con i fondi dei tradizionali ammortizzatori sociali come cassa
integrazione e indennità di mobilità) e la vecchia sinistra, espressione
di due diversi (e al momento l'uno contro l'altro) blocchi sociali.
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