"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 6 marzo 2013

Vittimismo a cinque stelle

Faccio una premessa doverosa per colui che si imbatterà in questo post: considero il successo elettorale del Movimento 5 Stelle un fatto positivo. Per una serie di motivi: ha detto che gli italiani non vogliono la prosecuzione delle politiche di austerità montiane e pretendono di ridiscutere i vincoli europei, rende impossibile il varo di un governo Bersani-Monti che a questi vincoli sarebbe stato subalterno (e non credo che il PD possa ora fare una nuova maggioranza con Berlusconi a meno che non voglia perdere qualche altro milione dei propri elettori), perché mette con le spalle al muro i partiti tradizionali rispetto ad alcuni temi fondamentali. Ne cito alcuni: il governo dell'euro, l'ambiente, il reddito di cittadinanza, il rinnovamento della classe dirigente, la crisi della rappresentanza, il destino di quella che Mario Monti definì, con cinismo e crudeltà, la generazione perduta (quei quarantenni e cinquantenni che dopo una vita di precariato non potrebbero più poter aspirare ad una occupazione stabile adeguata ai propri studi e alle proprie capacità e tanto meno, in futuro, a trattamenti pensionistici dignitosi), i costi della politica (che però non dovrebbero essere ridotti al finanziamento pubblico ai partiti che è, a mio avviso, se contenuto entro limiti ragionevoli, cosa buona e giusta a meno che non si voglia che la politica sia appannaggio solo dei ricchi ma che dovrebbero essere identificati essenzialmente in quel sottobosco, con annesse pratiche tangentizie e corruttive, di poltrone nelle ASL, nelle società a partecipazione pubblica, nella RAI, di false consulenze, di sovvenzioni a cooperative e ad associazioni 'amiche').
Detto questo vengo al tema del post e cioè a quel sentimento, degno di nota in questo periodo post-elettorale, di stupore e vittimismo da parte dei grillini riguardo agli attacchi concentrici che stanno ricevendo dai propri avversari e al 'fare le pulci' da parte della rete sulle dichiarazioni e propositi di Grillo e degli eletti del Movimento 5 Stelle.

Anzitutto credo ci sia da stupirsi di questo stupore: chi ha attaccato e ingiuriato (per l'amor di Dio spesso a ragione) a destra e a manca non può meravigliarsi ora di essere ripagato della stessa moneta. Il grido di battaglia di Grillo ('Arrendetevi! Siete circondati!) diventa ora: Aiuto! Siamo circondati!
Il buon Marco Cedolin lamenta sorpreso la convergenza tra mainstream informativo e rete nel mettere in discussione la credibilità del grillismo e dei grillini.
Il mainstream segue evidentemente i voleri dei padroni del vapore ma la rete fa il suo mestiere (quello esaltato proprio da Grillo e Casaleggio): non fare sconti a nessuno (così come in passato con il PD, Berlusconi, Monti, Di Pietro e via discorrendo) e proporre notizie, argomenti di discussione, evidenziare limiti e contraddizioni di chi detiene il potere, aiutare a trovare non la verità ma una forte “approssimazione della verità”.
Così si dovrebbe tacere quando si scoprono sul blog della neo capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle, Roberta Lombardi, sconcertanti giudizi sul fascismo e su Casapound? Giudizi storici sconcertanti perché denotano una ignoranza storica inaccettabile per chi si propone di governare l'Italia. Senza equivoci, fraitendimenti, distinguo l'antifascismo è l'abc della democrazia, è il rifiuto di chi non solo un secolo fa ma anche qualche decennio fa (Piazza Fontana, la stazione di Bologna, l'Italicus, i 33 omicidi dei NAR di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro) ha usato la violenza più efferata per distruggere la democrazia, la libertà, il pluralismo politico. E ancora oggi, sono le ideologie fasciste ad ispirare pericolosissime bande (spesso mimetizzate tra gli ultras del calcio, che aggrediscono ragazzi dei centri sociali, immigrati, omosessuali, barboni) o membri delle forze dell'ordine che sfogano il proprio odio politico e sociale (si pensi alla vicenda della repressione del G8) con la copertura della divisa che indossano. Dovremmo far finta di niente se il 5 Stelle, movimento allo stato nascente, troppo spesso (sulla mafia, sulle tasse, sull'immigrazione ora sul fascismo) sembra fare il verso alla Lega e a Berlusconi per acquisirne l'elettorato?

Se Goldman Sachs giudica positivo l'esito delle elezioni italiane invece di pretendere la censura 'spontanea' della notizia o affermare che la dichiarazione di un alto dirigente della Banca sia stata dolosamente interpretata (traducendo, nel sia pur mio rozzo inglese, l'intervista che di seguito riporto integralmente a me pare che il giudizio positivo ci sia) chiediamoci il perché.
Senza ipotizzare fantomatici collegamenti tra Grillo e la grande finanza anglo-americana (anche se poi nel partito in cui ciascuno vale uno ma poi decide solo uno o al massimo due ogni sospetto è inevitabile) perché Goldman Sachs va contro i 'suoi' Mario Draghi e Mario Monti? Perché, come sospetta Emiliano Brancaccio, pensa di potersi avvantaggiare nel caos italiano per fare affari? O perché se la crisi dell'euro è anche frutto della guerra economica e finanziaria tra gli USA e la Germania rendere impossibile la prosecuzione del governo dell'euro così com'è stato fino ad oggi apre ampie praterie all'espansione dell'influenza economica americana nel Vecchio Continente?
Vedremo. Intanto ragioniamo, discutiamo, confrontiamoci, critichiamo ogni volta che è necessario. Contestiamo tutti e tutto quando lo riteniamo giusto. Questo possiamo e dobbiamo fare noi cittadini.

***
Il testo 'incriminato' sul sito di Goldman Sachs:

I will be attending a well-known financial forum on the shores of Lake Como late next week, and in that sense, post the uncertain outcome delivered by the Italian electorate, it will be interesting to hear the debate at the forum (although I will be fresh from much bigger excitement at Old Trafford earlier in the week). For now, I have three observations about the Italian election outcome. Firstly, perhaps somewhat oddly, I find the outcome quite exciting because it seems to me for a country who’s GDP has basically not changed since EMU started in 1999, something big needs to change. Maybe this election outcome and the peculiar mass appeal of the Five Star movement could signal the start of something new? Secondly, for the established elite of Italy and, crucially, the other ‘power centres’ of Europe, in particular Berlin and Frankfurt, these results are pretty close to a nightmare. Indeed, it questions many aspects of the status quo, including the widespread view in such circles that debt reduction for the sake of debt reduction is not only a worthy cause, but one that is necessary to attract policy support. If such a consensus were open to change, they should
question this belief but I suspect it won’t come quickly or easily. Thirdly and linked to this, in my view, Italy’s real problem is the absence of economic growth, which has caused debt to rise, and not the same problems as some other problematic Euro-zone countries. Italy’s cyclically-adjusted fiscal position is actually in modest surplus (see table below), which is better than virtually all other developed countries. I believe that tightening fiscal policy for the sake of it with a vague aim of debt reduction is not a smart strategy. Italy needs to reform its product and labour markets, boo
st nationwide productivity and reform. They also need German and ECB support in order to stay in the EMU, and especially now, to stop a potentially fresh escalation of unnecessary increases in bond yields. In Italy, reform doesn’t equate to austerity as their voters have just shown.

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