Tralasciando le questioni di diritto
internazionale e senza che mi avventuri ad entrare nel merito della vicenda che ne aveva portato all'arresto, la decisione del Governo Italiano, venendo
meno alla parola data, di non restituire alla giustizia indiana i
due marò accusati di avere ucciso dei pescatori significa a mio
avviso soprattutto una cosa e cioè che gli apparati militari hanno
assunto in questo Paese un peso politico mai conosciuto in
precedenza.
Il deferente plauso e rispetto per le
forze armate fa parte da sempre della retorica delle massime
Istituzioni dello Stato, anche in un Paese come l'Italia che non ha
le stessa storia imperialista ed espansionista di Francia o Gran
Bretagna ma dove si è spesso temuta, almeno alcuni decenni or sono,
l'eversione del regime democratico da parte dei militari.
E oggi a differenza degli anni '60 e
'70 non abbiamo più a che fare con un esercito di leva e che veniva
ridicolmente rappresentato, non senza ragione, nei filmetti interpretati da Lino Banfi, Mario Carotenuto, Renzo Montagnani ed Edvige Fenech ma con reparti di
professionisti che in giro per il mondo bombardano e uccidono.
A me sembra consequenziale ritenere che
la decisione del Governo italiano sia stata imposta dai vertici
militari se se ne considera il 'costo': il discredito verso la
diplomazia italiana che non mantiene la parola data, il pregiudizio
nei rapporti economici e commerciali con una delle grandi potenze
industriali emergenti quale l'India. Mi spiego meglio: le ragioni del
diritto e della giustizia, ammesso che ve ne siano in questo caso,
dovrebbero sempre prevalere sugli aspetti economici ma il Governo
Monti ha sempre operato in contraddizione con questo imperativo
morale. Basta pensare ai malati di SLA costretti a scendere in piazza
per ottenere quanto gli spettava, alla vicenda esodati, allo
smantellamento generalizzato del welfare, allo stillicidio di
tentativi di colpi di mano per rimuovere le provvidenze a favore dei
disabili.
Il dato politico è che per i due marò
si è scelto di fare un'eccezione così come, a fronte di crudeli e
implacabili tagli alla spesa pubblica, si continua a sperperare il
denaro pubblico nella sfilata militare del 2 giugno.
Ora quando in questo Paese si dà per
scontata la fine del pericolo fascista e si considerano le
performances dei gruppi che ad esso ancora si ispirano solo un fatto
'folcloristico', un vezzo per qualche povero idiota in grado al più
di prodursi in qualche scazzottata ('scazzottate' che poi significano
concretamente atti di intidimazione e feroci aggressioni verso
immigrati, omosessuali, aderenti a centri sociali, barboni),
bisognerebbe ragionare sull'insieme delle scenario italiano.
Intanto se sommiamo i
voti dei partiti più o meno dichiaratamente fascisti (la Destra
di Storace, Forza Nuova, Casapound, Fiamma Tricolore) arriviamo a
circa 400.000 voti e non sono pochi. Certo si tratta di manovalanza
senza la capacità e le risorse per progettare un rovesciamento dello
Stato democratico. Ma si tratta di soggetti (si pensi anche ai
fascisti organizzati nei gruppi di ultras del calcio) capaci di
colpire i propri obiettivi e che in caso di necessità potrebbero
essere utilizzati per finalità ben più ambiziose.
Si aggiunga che vent'anni di
berlusconismo e di governi infarciti di 'ex' simpatizzanti fascisti
(in AN, nella Lega, in Forza Italia) hanno rafforzato nei gangli
dello Stato la presenza di personaggi pericolosi e inaffidabili.
Si pensi ai sentimenti di odio sociale
e ideologico, di disprezzo, ai desideri di rivalsa che albergano in
così tanti membri delle forze dell'ordine di cui sono state
espressione le repressioni del G8 di Genova e di tante manifestazioni
di protesta nonché gli innumerevoli episodi di violenze e percosse nei
confronti di arrestati fino a produrne in alcuni casi addirittura la morte (episodi che verrebbero identificati come
reati di tortura se in Italia esistesse una legge che la prevedesse).
Ecco, in una situazione di disordine
istituzionale, di protratta assenza di un Governo nel pieno delle sue
funzioni, di caos economico e sociale conseguente ad un default
finanziario, di discredito generalizzato verso la politica e i
partiti, di recisione dei legami internazionali ed europei, è
possibile che queste entità – gruppuscoli fascisti, burocrati
reazionari e privi di fede democratica, politici nostalgici, forze
dell'ordine esasperate e violente, apparati militari addestrati alla
guerra 'vera' – possano operare congiuntamente per instaurare in
Italia un regime brutalmente autoritario?
Certo nel caso in cui questo incubo si
materializzasse non sarebbe di conforto pensare che 'tecnicamente'
(nel senso di fedele adesione ai principi ideologici teorizzati da
Benito Mussolini e Giovanni Gentile) non si dovrebbe parlare di fascismo.
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RispondiEliminasecondo me stai sbagliando tutto.
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