"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 31 luglio 2009

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano




Da postare, per chi la condivide, all'indirizzohttps://servizi.quirinale.it/webmail/


Illustre Signor Presidente,

presto verrà riproposto alla Sua firma, per la promulgazione, il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche. A nome anche di numerosi altri cittadini, La prego vivamente di non firmarlo.

Tale disegno di legge, se dovesse entrare in vigore, limiterebbe in modo grave ed irreparabile le possibilità di indagine della magistratura inquirente, in contrasto con l’obbligo di esercitare l’azione penale, sancito dall’art. 112 della Costituzione. Detto obbligo, infatti, non significa solamente che il Pubblico ministero deve attivarsi di fronte ad una notizia di reato, ma significa anche che egli deve poter disporre di tutti gli strumenti processuali necessari per perseguire i delitti in modo efficace.

Né basta replicare - come sostengono i fautori del disegno di legge - che per i delitti di criminalità organizzata la nuova legge non pone limiti, e quindi non giustifica l’allarme. Ciò per intanto non è esatto, poiché i limiti di durata delle intercettazioni operano anche per quei reati. Ma soprattutto non si considera che non esistono solamente quei pur gravi delitti e che, in moltissimi casi, si riesce a scoprire quei gravi delitti, proprio grazie ad indagini, iniziate per reati molto meno gravi.

Noi cittadini siamo attenti e sensibili anche ai reati dei soggetti che rivestono delle pubbliche responsabilità: amministratori, uomini politici, operatori economici e finanziari, e in genere tutto quel ceto che si conviene di riassumere nell’immagine dei “colletti bianchi”.

Nei confronti di costoro la legge è davvero inaccettabile. Non soltanto essa riduce irragionevolmente (e il cànone della irragionevolezza è stato varie volte adottato dalla Corte Costituzionale per sancire l’illegittimità di molte leggi) le possibilità di indagine della magistratura; ma annulla per un tempo lunghissimo la possibilità di informare e di essere informati intorno a possibili comportamenti illeciti di tutti quegli individui. In tal modo ne soffre gravemente sia la libertà di stampa, sia la possibilità dei cittadini di conoscere la vita e la condotta di persone alle quali può andare il nostro voto. A causa di questo lungo silenzio-stampa noi potremmo trovarci ad accordare la nostra fiducia a qualcuno che si è reso autore di reati o di comportamenti riprovevoli, di cui verremmo a conoscenza solo dopo averla concessa. Questa è una ferita profonda ad una sana democrazia.

Molte altre sarebbero le considerazioni negative a proposito del disegno di legge in discorso, e Lei certamente ha mostrato di conoscerle. Per queste e per tutte le motivazioni non dette, La prego e La preghiamo vivamente di non promulgare tale disegno di legge.


Nel ringraziarLa per l'attenzione, porgo sinceri saluti,

DATA,
FIRMA

fonte: kratiasinedemos

lunedì 27 luglio 2009

I cadaveri e l'Italia ignorante

"Il potere logora chi non ce l'ha".
La più parte degli Italiani attribuisce erroneamente questo aforisma a Giulio Andreotti.
Nell'immaginario collettivo esso esprime 'intelligenza politica'.
Andreotti, in realtà, lo mutuò da Charles-Maurice de Tayllerand-Périgord, detto Talleyrand. (Parigi, 13 febbraio 1754 - Parigi, 17 maggio 1838).
Talleyrand fu Principe, Vescovo, Politico.
( http://it.wikipedia.org/wiki/Talleyrand )
Gli uomini passano, sciocchi e mortali; la vanità cresce e prosegue inesorabile, gabbando l'umanità ignara.
Andreotti è prescritto per associazione di stampo mafioso, di cui è stato riconosciuto colpevole fino alla primavera del 1980.
http://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Andreotti

Bettino Craxi, Presidente del Consiglio dal 4 agosto 1985 al 17 aprile 1987.
Con la sua prepotente e, colpevolmente prevedibile, apparizione nella vita politica italiana, il Paese si avvia verso un declino che sembra non avere freni, né ritegno.
La corruzione diventa regola.
L'arroganza è legge.
Lo Stato di diritto è volgarmente e brutalmente cancellato.
Resta, suo malgrado, il Pudore, convitato di pietra, come la statua sepolcrale del Don Giovanni di Mozart.
Gli italiani lo dileggiano, si ribellano, manifestano il loro disgusto, ma l'Italia feudale lo difende, lo copre.
Il debito pubblico, intanto, è ormai fuori controllo e fa da padrone..
'Mani pulite' viene sottomessa e fermata.
Craxi è la punta di un iceberg che ha radici secolari.
E' indifendibile.
Prima di fuggire ad Hammamet, dichiara '"Basta con l'ipocrisia!". "Tutti i partiti si servivano delle tangenti per autofinanziarsi, anche quelli che qui dentro fanno i moralisti".
Craxi fuggì e, fino all'ultimo, tradì ed offese la Repubblica che lui identificava con i feudatari con cui aveva fatto affari fino al giorno prima.
Le sentenze, emesse in contumacia, furono oneste e ligie, fedeli alla Repubblica:
- 5 anni e 6 mesi nel Processo Eni-Sai;
- 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito ( mazzette della metropolitana milanese).

Gli altri capi d'imputazione, morirono con lui.
Il decesso gli risparmiò la pubblica gogna.
I danni fatti da Craxi sono ancora oggi una pesante ipoteca su un Paese ormai ridotto al degrado.
http://it.wikipedia.org/wiki/Bettino_Craxi

Dell'Utri Marcello.
9 maggio 1997, il GIP di Palermo rinvia a giudizio Dell'Utri.
Il processo inizia il 5 novembre dello stesso anno.
11 dicembre 2004: il Tribunale di Palermo condanna Dell'Utri a nove anni di reclusione. L'accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. Due anni di libertà vigilata, interdizione perpetua dai pubblici uffici. Risarcimento dei danni alle parti civili, tra di esse, il Comune e la Provincia di Palermo.

Nel testo che motiva la sentenza[13] si legge:
« La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici. »

Inoltre:[14]
« Vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle fila dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perchè era in corso il dibattimento di questo processo penale. »
http://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Dell

Articolo 1, secondo comma, Costituzione italiana:
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Da almeno tre lustri, l'Italia è chiamata alle urne senza le forme e aldilà dei limiti della nostra Costituzione.
La mediocrità non meriterebbe neppure l'attenzione di una matita virtuale.
"Ius est ars boni et aequi".

domenica 26 luglio 2009

Io sono un Italiano vero


Io sono cattolico e voto per chi offende i miei valori

Io sono ebreo e voto per gli eredi del fascismo

Io sono una donna e voto per chi disprezza la mia dignità

Io sono un dipendente pubblico e voto per chi mi chiama fannullone

Io sono per la sicurezza e voto per chi fa mancare mezzi e risorse alle forze dell'ordine e alla magistratura

Io sono di destra, il mio credo è Dio Patria e Famiglia e voto per chi porta discredito al mio Paese nel mondo

Io sono un meridionale e voto per gli alleati di chi mi disprezza

Io sono contro la mafia e voto per i partiti che hanno nelle loro file condannati per mafia

Io sono contro la corruzione e contro i privilegi dei politici e voto chi sulla corruzione e sui privilegi ha costruito il proprio potere

Io sono un lavoratore dipendente e voto per chi limita i miei diritti

Io sono un giovane e voto per chi nega il mio futuro e vuole condannarmi alla precarietà

Io sono per la tutela dell'ambiente e voto per chi progetta centrali nucleari

Io sono per la protezione degli animali e voto per chi vuole eliminare i limiti alla caccia

Io sono omosessuale e voto per chi nega la mia libertà

Io sono laico e voto per chi mi impone i dettami del vaticano

Io sono un contribuente onesto e voto per chi tollera l'evasione fiscale

Io sono un disoccupato e voto per chi sa solo dire di arrangiarmi

Io sono un consumatore e voto per chi tutela e tollera i monopoli

Io sono un pensionato e voto per chi mi prende in giro con la social card

Io sono uno studente e voto per chi distrugge la scuola e l'università

Io sono, sono … ma sarò un po' coglione o no?

venerdì 24 luglio 2009

Gli Italiani devono sapere

Corrado Carnevale, magistrato.
Giovanni Falcone metteva in galera i mafiosi, Corrado Carnevale li tirava fuori.
Oggi, Falcone è al cimitero, Carnevale è Presidente in pectore della Cassazione.
Gli Italiani devono sapere.

"Ebbe una carriera incredibilmente rapida, diventando a soli 55 anni presidente di sezione di Corte di Cassazione (1º dicembre 1985): viene subito elogiato - oltre che per essere il più giovane presidente di sezione della storia - per aver azzerato l' arretrato in pochi anni.
Ma con la carica di Presidente della prima sezione della Suprema Corte di Cassazione assume di fatto il monopolio della legittimità sulle indagini di mafia. In questa veste il suo collegio cancella circa cinquecento sentenze di mafia, anche solo grazie a un errore di forma[1], guadagnandogli il soprannome l'ammazza-sentenze. Invalida, tra l'altro:
gli ergastoli per i fratelli Michele e Salvatore Greco, ritenuti i mandanti dell' assassinio del magistrato Rocco Chinnici, per "non credibilità dei pentiti";
le condanne per un processo alla Banda della Magliana;
l'arresto di Don Stilo, accusato di essere un prete mafioso;
l'arresto di Giuseppe Misso, camorrista coinvolto nella strage del treno 904 Napoli-Milano;
l'arresto del figlio di Michele Greco, Giuseppe.
Nelle motivazioni, non fa mistero di non credere alla Cupola di Cosa Nostra come centro unificato criminale, e non crede alle parole del "pentito dei due mondi" Tommaso Buscetta, che aveva disegnato l' organizzazione mafiosa come una piramide al cui vertice stava una cupola formata dai superboss.
Quando il guardasigilli Claudio Martelli chiamò a dirigere gli Affari penali del Ministero Giovanni Falcone - il giudice antimafia per eccellenza, il grande regista del maxiprocesso che aveva piegato Cosa nostra - gli chiese costantemente consiglio per evitare che sull'ultima fase giudiziaria del maxiprocesso gravasse l'ombra del dubbio, stante la fama che circondava Carnevale. La via d' uscita venne trovata con il monitoraggio delle sentenze decise dalla prima sezione: per quattro mesi un gruppo di giudici lavorano sui 12500 provvedimenti emessi dal 1989[2]. Come conseguenza, fu deciso un criterio di rotazione e Carnevale - che si occupava del maxiprocesso antimafia già dal 1991 - si trovò a non essere più lui[3] a presiedere la prima sezione il 30 gennaio 1992, quando la sentenza della Cassazione confermò le condanne inflitte a Palermo.
La sequenza delle accuse culminò in uno dei maggiori scandali della storia della magistratura italiana.[4]. Il collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo lo coinvolse nel processo Andreotti, dichiarando che "il senatore Andreotti aveva con lui uno speciale rapporto personale."[5] "E i boss erano sicuri che non ci sarebbero stati problemi."[6] Il 29 marzo 1993 la procura di Palermo gli inviò un avviso di garanzia. Dal 23 aprile 1993 il magistrato venne sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Il 29 giugno 2001 fu condannato dalla Corte di Appello di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa a 6 anni di carcere, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e all'interdizione legale lungo l'arco della pena. La sentenza finale in Cassazione del 30 ottobre 2002 lo ha assolto con formula piena, senza rinvio, ribaltando la sentenza della Corte d'Appello, constatando prove insufficienti a sostenere tali accuse. In particolare ha dovuto rilevare come le deposizioni dei suoi colleghi magistrati di cassazione che denunciavano le sue pressioni per aggiustare i processi, fossero inutilizzabili in giudizio perchè riferivano fatti accaduti in Camera di Consiglio, quindi coperte da segreto. [7][8] Nel 2006 è uscito il libro "Un giudice solo" edito da Marsilio, dove Carnevale racconta la sua verità a colloquio con Andrea Monda.
Una serie di norme[9] prodotte dal Governo Berlusconi II e IV consente all'ex-imputato, di essere reintegrato come giudice operante in Cassazione, e di concorrere alla carica di primo presidente, nonostante i limiti di età. Nello specifico: un comma della Finanziaria 2003, prevede il reintegro in onore e carriera ai dipendenti pubblici, magistrati compresi, usciti assolti dalle maglie della giustizia, recuperando gli anni persi anche se sforano l'età pensionabile. E un decreto legge del 2004 precisa che il reintegro dev'essere possibile anche se i posti sono in sovrannumero. Una norma della legge 30 luglio 2007 n.111 (approvata nel Governo Prodi II), prevedeva che chi fosse stato reintegrato, non poteva assumere cariche di vertice oltre i 75 anni. Norma pero' abrogata nell'ottobre 2008, consentendo così di concorrere, nel prossimo recente futuro, alla carica di presidente.
Questo insieme di norme produce un braccio di ferro giudiziario[10] tra CSM, Consiglio di Stato, Tar e Corrado Carnevale, che vince i ricorsi (in favore di 11 a 10). Nel frattempo, dal 21 giugno 2007 è tornato a svolgere l'attività giudiziaria presso la I/a sezione civile della Cassazione.

Le polemiche nei confronti dei giudici antimafia [modifica]
Sin dai primi anni '80 Carnevale si schiera apertamente contro le attività del pool antimafia, che definisce "giudici sceriffo", con dichiarazioni quali:[11]
« La Costituzione vuole il magistrato in toga e non in divisa [...] Io sono un giudice e mi rifiuto di essere un combattente anche contro la mafia, il mio compito non è quello di lottare. »
Dichiara inoltre che i giudici "sono scansafatiche e incompetenti, non conoscono i codici e pensano solo alla carriera. Ai magistrati non piace lavorare, questa è la verità"[12]. Arriva ad affermare: "Il pasticcio dell'antimafia professionista è nato per colpire gli avversari politici della sinistra di matrice comunista[13]".
In seguito alle stragi del 1992, nel corso di intercettazioni, vennero registrati pesanti insulti rivolti a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, uccisi da Cosa Nostra. Carnevale, in quelle telefonate intercettate, li chiamava - Falcone e Borsellino, i martiri dell'antimafia - "i Diòscuri", prendendoli in giro e dichiarando che erano "due incapaci, con un livello di professionalità prossimo allo zero".[14] Chiamava Falcone "quel cretino", "faccia da caciocavallo" e aggiungeva: "io i morti li rispetto, ma certi morti no". Aggiungeva: "a me Falcone non è mai piaciuto".[15][16] Poi insinuava che Falcone avesse messo sua moglie, Francesca Morvillo morta anche lei a Capaci, nella corte d'Appello di Palermo per far confermare le condanne che Falcone otteneva in primo grado[17]. Lo accusava di aggiustare i processi, diceva al telefono, per "fregare qualche mafioso". Durante gli interrogatori, a chi gli chiedeva se confermasse o meno tali dichiarazioni, ribadì: "Si si, io contro di loro ho un'avversione che non è venuta meno neanche dopo che la mafia li ha ammazzati".[18]

Alcune recenti vicende di cronaca [modifica]
L'11 novembre 2008 la Corte di Cassazione ha giudicato formalmente non corrette le procedure seguite per la raccolta di diverse centinaia di migliaia di firme per i referendum sull'abolizione dell'ordine dei giornalisti, i finanziamenti pubblici all'editoria e la legge Gasparri, promossi dal comico e attivista italiano Beppe Grillo. Presidente della Corte è Corrado Carnevale, a capo della commissione per il referendum. [19]

Note [modifica]
Nel loro libro "La giustizia è cosa nostra. Il caso Carnevale tra delitti e impunità" (Mondadori, 1995), Attilio Bolzoni e Giuseppe D' Avanzo fanno i conti: alla "Corte di San Carnevale" attribuiscono l' esame di 6000 processi all' anno, e - aggiungono- "quasi uno su tre è cancellato, con o senza rinvio."
"Quando ancora Giovanni Falcone era in vita e quando Claudio Martelli era ministro di grazia e giustizia le sentenze della famigerata prima sezione, quella di Carnevale finirono sotto la lente di osservazione. Il «monitoraggio», come lo chiamarono, gettò grande scompiglio tra i legali palermitani. Creò le basi perché si arrivasse al processo. Suscitò uno scatto di orgoglio in giudici che al fianco di Carnevale ne avevano subito la ridondante sapienza, senza avere l’ardire di opporsi. Quei giudici trovarono il modo di sfogarsi con i colleghi che andarono a sentirli e dissero che c’era un «partito», un partito della prima sezione. Una tribù, un clan, un club ristretto e selettivo. Un posto dove si entrava con l’ergastolo e si usciva galantuomini": Repubblica — 09 aprile 1998 pagina 21 "Quel primo della classe che cancellava sentenze".
Secondo Marco Travaglio "lo stesso Carnevale ha preferito per opportunità, nel pieno della polemica, cedere il passo a un altro presidente": cfr. ((http://www.beppegrillo.it/2009/01/passaparola_lun_13.html)). In realtà tale fonte sottovaluta come fu deciso il principio di rotazione, che aveva un preciso input politico rispetto al quale l'interessato - salvo lamentarsene in seguito (cfr. “I magistrati non applicano le leggi che non gradiscono”
di Dimitri Buffa - L'Opinione n. 79 del 08/04/05) - non ritenne utile contrapporsi pubblicamente: "Qualcuno (...) aveva enfatizzato la natura ed i termini dell'intervento del dott. FALCONE, il quale - come risulterà dalle testimonianze dei suoi collaboratori del Ministero - si era limitato a seguire, con doverosa attenzione, le fasi dell'assegnazione del maxi-processo in Cassazione per evitare ritardi ed inconvenienti; ed aveva altresì intrapreso, a seguito di direttiva del Ministro MARTELLI, una attività di verifica (il c.d. "monitoraggio") delle sentenze della Prima Sezione della Corte di Cassazione, che aveva evidenziato serie " anomalie.": cfr. ((http://www.luogocomune.net/site/modules/mydownloads/library/acrobat/ImputazAndreotti.pdf))
cfr. atti dell'accusa del processo Carnevale
Dichiarazioni di Gaspare Mutolo al processo Andreotti
http://digilander.libero.it/inmemoria/italia_1993.htm

http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/31/Mafia_Cassazione_assolve_giudice_Carnevale_co_0_0210312059.shtml
http://www.diritto.it/sentenze/magistratord/sent_carnevale.pdf "

Fonte:wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Corrado_Carnevale

giovedì 23 luglio 2009

Chi è Nicola Mancino?

di Gianluigi Di Blasi e Barbara Gasbarrini

Agenda grigia di Paolo Borsellino, 1° luglio 1992 h. 19,30: appuntamento con Nicola Mancino, allora Ministro dell'Interno.

Negli anni successivi, Mancino viene più volte interrogato in merito a quell'incontro e cade più volte in contraddizione: prima nega, poi lo ammette come possibile; da ultimo, in un'intervista rilasciata alla giornalista Floriana Rullo, il giudice Ayala dice che, nell'ambito di una conversazione privata, Mancino ha ammesso quell'incontro.

57 giorni separano le stragi di Capaci e di via D'Amelio, il sospetto è che in quell'intervallo di tempo la mafia abbia condotto e concluso una trattativa con pezzi deviati dello Stato, una trattativa scellerata e per Paolo Borsellino inaccettabile.
L'incontro con Mancino potrebbe illuminare sul punto, ma l'agenda rossa su cui Borsellino potrebbe aver annotato dati importanti è scomparsa.
Recentemente, Totò Riina ha confermato l'esistenza della trattativa di cui sostiene di essere stato oggetto e non soggetto. E' seguita una dichiarazione di Mancino, il quale, dopo aver a lungo negato l'esistenza di una qualsiasi trattativa, ha affermato che lo Stato la rifutò.

19 luglio 1992: strage di via D'Amelio, Paolo Borsellino viene ucciso insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie e Claudio Traina. Unico sopravvissuto è Antonino Vullo.

La verità?

Salvatore Borsellino legittimamente continua a chiederla e noi con lui.
http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1539&joscclean=1&comment_id=5081#josc5081

martedì 21 luglio 2009

Paolo Vive... i tre Giorni

"Fuori la Mafia dallo Stato"
"Mandanti venite fuori"
"Paolo vive"

Tre Slogan, come tre sono i giorni appena dedicati a Paolo Borsellino, agli agenti della sua scorta, alla verità, alla giustizia!
tre giorni di emozioni forti e contrastanti, in cui questi tre slogan son tornati e ritornati come tormentone della nostra... "R e s i s t e n z a !

Sotto il sole del caldo luglio palermitano,
dal luogo della strage è partita il 18 la "Marcia delle Agende Rosse",
marcia dura e faticosa, che un popolo di onesti, di intere famiglie, di nonne e nipoti, di madri, padri e figli che ha intrapreso dignitosamente, senza sosta e con determinazione per arrivare fino a quel castello Utveggio, simbolo malcelato delle verità nascoste sulla strage.
Qualcuno s'è anche fatto male, c'è chi è caduto, chi ha rimediato una storta o poco più durante il tragitto tra i ciottoli dello storico percorso, ma la risposta era unica: "non fa niente, non ti preoccupare, andiamo avanti!"

in serata, poi, nel magnifico scenario della facoltà di Giurisprudenza,
un convegno dal titolo "I Mandanti Impuniti" ha regalato a tutti noi, sensazioni e parole di speranza, con gli interventi, tra gli altri, di Salvatore Borsellino, Luigi De Magistris ed un intenso, incisivo Antonio Ingroia che invita tutti noi ad aiutare i Magistrati a "dare un calcio a quella porta spalancarla in modo tale che da quello spiraglio di luce, quelle stanze segrete della impunità, del silenzio dell'ingiustizia, della verità negata vengano illuminate." ...perchè... "quella verità e giustizia, ma soprattutto certe verità, le verità più difficili, le verità più delicate, le verità più scomode, ed è e non esiste verità più scomoda di quella che c'è dietro via D'Amelio, le verità più scomode non vengono fuori da sole e non vengono fuori neanche per il merito di questo o di quel magistrato. i magistrati da soli non sono in grado di scoprire la verità e certe verità in particolare son verità che possono raggiungersi e conquistarsi collettivamente, insieme."
Il 19 si è aperto con questo titolo: "Riina sul delitto Borsellino: l'hanno ammazzato loro!"
Il capo dei Capi rompe il silenzio proprio nel diciassettesimo anniversario della strage, con novizie di particolari relativamente alla trattativa Stato-Mafia, e rilevando perplessità sulla scomparsa del traffico telefonico in entrata ed uscita dal Castello Utveggio, immediatamente dopo la deflagrazione che s'è portata via Paolo e i suoi ragazzi.
la giornata è andata via lenta, all'inizio pareva dovessimo restare in pochi, ma pian piano che le lancette si spostavano vero il pomeriggio la gente diventò sempre più numerosa e un'ora prima del minuto di silenzio, via D'Amelio era tutta piena per Paolo. un minuto, un minuto lunghissimo, accompagnato dalla commozione e da un soffio di vento che gentile accarezzava le agende rosse rivolte in alto verso Paolo. un minuto interrotto da Marilena Monti con la poesia Giudice Paolo, il cui finale recita "ti giuro giudice Paolo, dagli occhi di miele e mestizia, che noi ti faremo giustizia!"

Da via D'Amelio partì poi un corteo, che riempita la lunga via Monte Pellegrino, si diresse composto e vibrante verso Piazza Maggione, simbolo del quartiere Kalsa, che vide crescere e diventare uomini sia Paolo sia Giovanni. Piazza culla di cultura, divertimento e spettacolo, in cui per una notte lo spettacolo fu tutto solo per Paolo, solo per Noi, solo per la verità e per la Giustizia.
il terzo giorno è stato il giorno dedicato alla Magistratura, il giorno in cui far sentire a quei magistrati che giornalmente lottano per noi, che noi ci siamo! noi ci siamo e ci saremo! giorno in cui, nel silenzio quasi generale della stampa, si svolgeva presso l'aula 9 della IV sez. Penale del Tribunale di Palermo una delicatissima udienza del Processo Mori-Obinu.
E così, quando, terminata l'udienza, il Procuratore Ingroia è uscito da Palazzo Eos e si è diretto verso la Procura ha trovato ad attenderlo il coro "Ingroia uno di Noi!" e gli applausi d'onore e ringraziamento.

I giornali si son affannati a notare che, mentre accadeva tutto questo, Palermo era assente, ma non si son affannati a trovare una spiegazione a tutto questo. Non hanno neppure percepito che la notizia non è l'assenza dei palermitani, ma la presenza dei romani, dei calabresi, dei lombardi, dei marchigiani, degli emiliani, dei piemontesi e perfino degli stranieri. Non hanno intuito che la notizia non stava solo in via D'Amelio ma anche nelle affollate piazze collegate in streaming, si ostinano a non vedere ciò che questi fatti dimostrano e cioè che la mafia non è un'emergenza siciliana, non è un'emergenza meridionale, la mafia, la giustizia, la legalità sono oggi più di ieri un'emergenza nazionale!

"la lotta alla mafia, primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte proprio perchè meno appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male, la più adatte queste giovani generazioni a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza della contiguità e quindi della complicità. ricordo la felicità di Falcone e di tutti quelli che lo affiancavamo, quando in un breve periodo di felicità conseguente ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, egli disse "la gente fa il tifo per noi!" e con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio morale della popolazione da al lavoro del giudice, questa affermazione l'ha fatta anche il giudice Di Pietro a Milano, significava qualcosa di più , significava anche che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze rompendo i sentimenti di accettazione della convivenza con la mafia che costituiscono la vera forza della mafia!" (Paolo Borsellino)

"abbiamo bisogno di cittadini coraggiosi, voi lo siete quel che conta è che riusciate a contagiare tanti altri cittadini. con dei cittadini coraggiosi ed orgogliosi del loro impegno, cittadini come tanti Salvatore Borsellino impegnati quotidianamente per creare un movimento di verità e giustizia, quella verità e quella verità e giustizia che tutti vogliamo da cittadini e alla quale tutti abbiamo diritto da cittadini potrà essere conquistata." (Antonio Ingroia)


GRAZIE A TUTTI...
GRAZIE A VOI NON DIMENTICHERO' MAI QUESTI TRE GIORNI!!!

link utili:
audio completo del convegno "i mandanti impuniti" tenutosi presso la facoltà di Giursprudenza: http://www.radioradicale.it/scheda/283814/i-mandanti-impuniti-il-tempo-della-verita-sulle-stragi-di-stato
il minuto di silenzio a Palermo: http://www.c6.tv/archivio?task=view&id=5439
il minuto di silenzio a Milano: http://www.youtube.com/watch?v=gyGjsez_Vn4
il Procuratore Lari sulla strage: http://www.antimafiaduemila.com/content/view/17980/48/
Riina sulla strage: http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-8/bolzoni-viviano/bolzoni-viviano.html
il Procuratore Ingroia su Riina e la strage: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/?id=3.0.3563697467
la partenza del corteo da via D'Amelio: http://www.youtube.com/watch?v=0eeAyzDfzpo&feature=channel_page ...al di là dei numeri, le persone: http://www.youtube.com/watch?v=RfEyiQ9Vrkw&feature=channel_page

lunedì 20 luglio 2009

Un processo di cui non si parla. Il processo al generale Mario Mori per il mancato arresto di Provenzano


di Gianluigi Di Blasi e Maurizio Zaffarano

20 luglio 2009

Udienza del processo contro il generale Mori e Mario Obinu, entrambi accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra nell’ambito del mancato blitz a Mezzojuso del 1995 in cui sarebbe sfuggito l’allora boss latitante Bernardo Provenzano.

Udienza apparentemente indolore ma in realtà assolutamente scottante. Dovevano essere sentiti come testi citati dal pm Antonio Ingroia il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli e il procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, i quali, per impegni familiari, l'uno, ed esigenze di servizio, l'altro, non si sono presentati all'udienza.

Ma è successo ugualmente qualcosa di importante.

Il pm Ingroia ha depositato una lettera del colonnello Riccio del 25.06.09, in cui fa riferimento al ritrovamento di tre floppy disk che conterrebbero relazioni di servizio redatte dall'agosto '95 al maggio '96 e che sarebbero state consegnate al Riccio dall'allora capitano Damiani.

Il processo è stato rinviato al 25 ottobre per sentire Riccio ed acquisire i floppy (per le informazioni dettgliate: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2009/07/20/AM58hYlC-mancato_arresto_provenzano.shtml).

Il tutto il giorno dopo l'anniversario della strage di via D'Amelio sulla quale Riina, non casualmente (http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/?id=3.0.3563697467), ha parlato per bocca del suo avvocato:
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-8/bolzoni-viviano/bolzoni-viviano.html. Ciò che si rileva dall'intervista è non solo "l'ammazzarono loro", ma le ammissioni sulla trattativa e le precisazioni sul ruolo svolto da coloro che vi parteciparono nonchè i sospetti e le perplessità sul coinvolgimento dei servizi segreti dalla sede di castello Utveggio!

Sulla strage si aprono nuovi ed importanti scenari, sui quali incombe il silenzio dello Stato: http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=2300440



Si leggano quindi le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Caltanissetta

"Si può ipotizzare che Paolo avesse segnato su quell'agenda notizie da lui apprese in ordine allo svolgimento di una trattativa tra lo Stato e Cosa nostra e che quindi il furto di questa agenda potrebbe essere stato ispirato o organizzato da un terzo livello, un servizio segreto deviato" (Sergio Lari) http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_1619342932.html


e le riflessioni di Ingroia: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200907articoli/45648girata.asp

domenica 19 luglio 2009

Facite ammuina

Da wikipedia: Facite ammuina (in napoletano fate confusione, rumore) sarebbe stato un comando contenuto nel Regolamento da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina del Regno delle Due Sicilie del 1841, in effetti un falso storico.


« All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa
e chilli che stann' a poppa vann' a prora:
chilli che stann' a dritta vann' a sinistra
e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta:
tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa
e chilli che stanno ncoppa vann' bascio
passann' tutti p'o stesso pertuso:
chi nun tiene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à".
N.B.: da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del Regno. »



Fare confusione per far finta che si sta lavorando. Una bonaria e folcloristica rappresentazione della napoletanità e della burocrazia borbonica. Una rappresentazione che peraltro ben si adatta a tanti aspetti della vita italiana presente e passata.

Fa pensare ad esempio all'approccio al problema della sicurezza del governo Berlusconi. La guardia di finanza , mentre si propongono nuovi condoni fiscali, a controllare il traffico stradale e a manganellare gli studenti che protestano, i carabinieri sparsi nel mondo al seguito di tutte le missioni delle forze armate italiane, l'esercito per strada a vigilare sugli obiettivi strategici, i servizi segreti a presidiare le feste private del presidente del consiglio, i privati cittadini organizzati in ronde, aumenti di pena e individuazione di nuovi reati intanto che si tolgono mezzi e strumenti a magistratura e forze dell'ordine e si ingolfano i tribunali di processi contro gli immigrati solo per la condizione di clandestinità.

E il facite ammuina ben si adatta anche agli schieramenti che si stanno delineando per il prossimo Congresso del PD. Chi è a destra vada a sinistra (Bindi e Letta), chi è a sinistra vada a destra (Fassino e Cofferati), chi non ha niente da fare si dia da fare qua e là (Cacciari e Veltroni). Tutto per far sembrare il prossimo congresso del Pd un congresso vero, in cui non è già tutto deciso (Bersani), in cui ex Ds ed ex Margherita non sono rimasti corpi tra loro estranei.

Con un'incognita e una speranza: la candidatura di Ignazio Marino.

Ricordando le firme fatte raccogliere da Franceschini per consentire a Parisi di candidarsi come segretario all'assemblea nazionale dello scorso febbraio (http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/22/Dario_confessa_Dai_miei_raccolte_co_8_090222016.shtml)anch'essa, ad insaputa di chi ne è protagonista, parte di questo gioco delle parti?

Oppure davvero l'autonomo tentativo di far fuori la vecchia nomenklatura responsabile delle vittorie incontrastate del berlusconismo, di riaccendere l'orgoglio di una grande storia politica e di riportare la discussione sui temi concreti che interessano la gente, per lo meno gli elettori del centro sinistra?

A parte la provocazione salutare di Grillo, non c'è dubbio che la candidatura di Marino è l'unica e l'ultima possibilità che resta al PD.


sabato 18 luglio 2009

Palermo ricorda Paolo Borsellino pretendendo Verità e Giustizia



di Gianluigi Di Blasi

"quando mi uccideranno sarà stata la mafia ad uccidermi materialmente ma non sarà stata solo la mafia a volere la mia morte!"


con queste parole Paolo Borsellino annunciò quella che sarebbe stata la sua fine.
a 17 anni da quel tragico 19 luglio 1992 troppe verità son ancora celate dall'omertà che le protegge.
che fine ha fatto l'agenda rossa di Paolo?
chi la possiede?
chi sono i mandanti impuniti?
nei giorni 18-19-20 Luglio 2009 ci ritroveremo a Palermo
tutti insieme per chiedere uniti ed a gran voce verità e giustizia su questa strage.

venerdì 17 luglio 2009

Rettifica autori del post: 'Burattini del sistema bancario e l 'unità d'Italia'

Il 15 luglio scorso, per errore di cui mi scuso, ho pubblicato un articolo a firma di Ruggiero Lauria. In realtà, Ruggiero Lauria è autore soltanto della riproposizione in un unico testo di materiale di approfondimento tratto da altri autori. Ricevuta la segnalazione da uno degli autori interessati, chiarito l'equivoco con R. Lauria, ripropongo l'articolo con la dovuta e puntuale citazione delle fonti, come indicatemi da Lauria stesso.



"Giornali e televisioni ogni tanto ci dicono che il popolo italiano ha un mostruoso debito pubblico, ma nessuno ci dice verso chi siamo debitori. Apparentemente la cosa non è semplice da spiegare, in effetti la spiegazione è semplicissima.

Per farla capire dobbiamo tuttavia rifarci al 1861. L'anno dell'unità d'Italia.

Nel 1849 si costituiva in Piemonte la Banca Nazionale degli Stati Sardi, di proprietà privata. L'interessato Cavour che aveva infatti propri interessi in quella banca; impose al parlamento savoiardo di affidare a tale istituzione compiti di tesoreria dello Stato. Si ebbe, quindi, una banca privata che emetteva e gestiva denaro dello Stato! A quei tempi l'emissione di carta moneta veniva fatta solo dal Piemonte, al contrario il Banco delle Due Sicilie emetteva monete d'oro e d'argento. La carta moneta del Piemonte aveva anch'essa una riserva d'oro (circa 20 milioni), ma il rapporto era che ogni tre lire di carta valevano una lira d'oro. Il fatto è che, per le continue guerre che i savoiardi facevano, quel simulacro di convertibilità in oro andò a farsi benedire, sicché ancor prima del 1861 la carta moneta piemontese era diventata carta straccia per l'emissione incontrollata che se ne fece. (ci meravigliamo poi che gli Usa, abbiano fatto la stessa cosa, quando il 15 agosto del 1971, Nixon annunciò a Camp David la decisione di sospendere la convertibilità del dollaro in oro, e l'abrogazione unilaterale degli accordi di Bretton Woods "svincolando" il dollaro dal cambio con l'oro)

Avvenuta la conquista di tutta la penisola, i piemontesi misero le mani nelle banche degli Stati appena conquistati. Naturalmente la Banca Nazionale degli Stati Sardi divenne, dopo qualche tempo, la Banca d'Italia. Avvenuta l'occupazione piemontese fu immediatamente impedito al Banco delle Due Sicilie (diviso poi in Banco di Napoli e Banco di Sicilia) di rastrellare dal mercato le proprie monete d'oro per trasformarle in carta moneta secondo le leggi piemontesi, poiché in tal modo i Banchi (del bistrattato Sud) avrebbero potuto emettere carta moneta per un valore di 1200 milioni e così facendo sarebbero potuti diventare padroni di tutto il mercato finanziario italiano.


Invece quell'oro piano piano passò nelle casse piemontesi. Tuttavia, nonostante tutto quell'oro rastrellato al Sud, la nuova Banca d'Italia risultò non avere parte di quell'oro nella sua riserva. Evidentemente aveva preso altre vie, che erano quelle del finanziamento per la costituzione di imprese al nord operato da banche, subito costituite per l'occasione, che erano socie (!) della Banca d'Italia: Credito mobiliare di Torino, Banco Sconto e Sete di Torino, Cassa generale di Genova e Cassa di sconto di Torino.


Le ruberie operate e l'emissione non controllata della carta moneta ebbero come conseguenza che ne fu decretato già dal 1 MAGGIO 1866, il corso forzoso, cioè la lira carta non poté più essere cambiata in oro.

Da qui incominciò a nascere il Debito Pubblico: lo Stato cioè per finanziarsi iniziò a chiedere carta moneta a una banca privata. Lo Stato, quindi, a causa del genio di Cavour e soci, ha ceduto da allora la sua sovranità in campo monetario affidandola a dei privati, che non ne hanno alcun titolo (la sovranità per sua natura non è cedibile perché è del popolo e dello Stato che lo rappresenta).

MA CHI VIGILA? Oltretutto da quando nel 1935 fu decretato definitivamente che la lira non era più ancorata all'oro, si ebbe che il valore della carta moneta derivò da allora semplicemente e unicamente dalla convenzione di chi la usa e accetta come mezzo di pagamento. La carta moneta, dunque, è carta straccia e in realtà alla Banca d'Italia (che è privata), a cui si dovrebbe pagare il debito pubblico, non si deve dare nulla.

Ed è necessario, infine, ricordare che ancora oggi le quote dell'attuale Banca d'Italia sono possedute da varie Banche e da Assicurazioni, cioè enti privati su cui la Banca d'Italia dovrebbe.... vigilare.

Da tutto questo potete facilmente capire in mano a chi siamo e che, dato che la Banca d'Italia e soci azionisti hanno un immenso potere finanziario e... politico... qualsiasi governo in Italia conta come il due di briscola.


Il debito pubblico non è il debito che i cittadini hanno con la banca, bensì il prestito che i cittadini fanno alla banca sotto forma, per lo più, di titoli di stato. I soldi con cui i cittadini comprano i titoli di stato vengono spesi dal governo o dalla banca dello stato (che come abbiamo notato sono fratello e sorella). Gli interessi del debito pubblico (che lo stato deve ai cittadini contraenti) non sono ricavati dall'investimento dei soldi che hanno acquistato i titoli, bensì dalle imposte che gravano sui cittadini tutti. Da questo punto di vista, il debito pubblico non fa altro che consolidare una fascia di creditori dello stato che si assicurano tramite i titoli comprati una rendita, che è parte delle imposte.

Questo spiega, perchè quando ci sono i governi in crisi, il premier è quasi sempre un governatore della Banca d'Italia (Carli - addirittura a un certo momento assume la presidenza della Confindustria, per poi tornare al governo (assistenzialista) come ministro del Tesoro). Cioè con i "santi" al vertice delle autorità monetarie e quindi di governo." *

"La quantità di denaro in circolazione consiste:

nella moneta coniata (metallo) emessa dalla banca centrale,


nei biglietti di corso legale (carta) emessi dalla banca centrale come banconote,

nei crediti concessi dalle banche a favore dei loro clienti in eccesso del valore dei biglietti di cui hanno il diritto di disporre e cioè di quelli di loro proprietà o a loro prestati da clienti per un periodo più o meno lungo (depositati in conti di risparmio non pagabili a vista come ad es. "bot", depositi a medio e lungo termine, ecc.).

Quando le banche centrali periodicamente pubblicano il valore complessivo della massa monetaria (o "circolazione fiduciaria"), la vera situazione viene nascosta: le cifre si riferiscono solo al valore dei biglietti emessi e trascurano l'ammontare dei crediti non coperti in contanti concessi dalle banche. In sostanza questo denaro è in giro, ma non viene dichiarato nel conteggio. Tutte le banche, con la complicità della banca centrale, espandono dunque mediante moneta virtuale i loro crediti, cioè i loro "prestiti", di cui però la moneta realmente circolante comprende solo la parte minore. Ma si tratta in realtà di "prestiti" che, non essendo coperti da contanti, non sono veri prestiti (un prestito si ha quando un essere umano si priva temporaneamente di una cosa in favore di un altro essere umano) e ciò nondimeno considerati come moneta circolante e pertanto surrettiziamente conteggiati nella base monetaria. Il capitale quindi viene creato astrattamente - cioè dal nulla... senza alcun sacrificio - e messo in circolazione.

Tale modo di procedere astratto ha sempre pesato solo su coloro che sono invece capaci di fare i sacrifici: il popolo strumentalizzato e scientificamente persuaso (anche se si tratta di manovre e procedure convenzionali si veda per esempio quanto è costata - e a chi - l'emissione della nuova moneta: "Non sorprendano, gli aumenti [dei prezzi al consumo]. L'introduzione dell'euro ha comportato costi molto elevati. Nessuno lo dice, ma stando a valutazioni riservate quanto attendibili, si collocano in una forchetta fra i 150 e i 300 mila miliardi di lire per l'intero Continente. Con una semplice divisione, se ne deduce che peseranno sui 305 milioni di eurocittadini fra il mezzo e il milione di lire. (Ovvero, fra 208 e 516 euro pro-capite). A parte conio e stampa di monete e banconote e loro distribuzione, vanno considerati i costi sostenuti dalle strutture commerciali e finanziarie per l'adeguamento delle tecnologie" - scritto dall'economista Giancarlo Galli su "Avvenire" del 3 gennaio 2002). In ogni caso, la truffa di cui nessuno parla, consiste nel fatto che il denaro di tali emissioni, pur non essendo denaro della banca centrale ma denaro dello Stato, cioè dei cittadini, è dato ai cittadini in prestito e i cittadini lo restituiscono addirittura con gli interessi. Ciò premesso, il "denaro di banca" o debito virtuale emesso dalle banche non è emesso in quantità costante. Quest'ultima parte da un minimo (comunque ingente) che viene di quando in quando aumentato allorché la banca centrale sia d'opinione che si stia per entrare in un "periodo di fiducia": allora i crediti vengono man mano estesi e ne risulta una graduale inflazione di denaro in circolazione. Ciò vuol dire un andamento generale di rincaro dei prezzi che a sua volta stimola l'attività di tutti i produttori - non solo quelli che hanno ricevuto i prestiti bancari. Vi saranno infatti sia produttori che secondo i loro piani aziendali decidono di richiedere un prestito d' impresa, sia altri che decideranno di accrescere la produzione soltanto per speculare sul momentaneo rincaro dei prezzi - perché essi hanno la prospettiva di vendere con un margine più alto di profitti (dato appunto il rincaro dei prezzi). La maggior quantità di merci che viene man mano messa sui mercati non è pertanto limitata solo alla nuova produzione di quelle ditte che hanno tratto beneficio dai crediti concessi, ma anche di tutte le aziende che cercano di trarre profitti dalla situazione inflazionistica con il puro intento di vendere a prezzi più alti.

Ciò vanifica il meccanismo produttivo del libero mercato e della concorrenza il cui fine legittimamente equilibrato è quello di vendere le merci al prezzo più basso possibile, facendo aumentare in modo sano il potere d'acquisto del denaro contro ogni tentativo d'inflazione (La prima cosa che un produttore può fare per battere la concorrenza è logicamente quella di abbassare i prezzi). Invece, il rialzo dei prezzi generato dalla suddetta manovra bancaria stimola solo la mera speculazione finanziaria. Il risultato finale è il fenomeno della cosiddetta sovrapproduzione, che significa: immissione sui mercati di una quantità eccessiva di merci che possono essere vendute solo rimettendoci. Il nuovo denaro messo in circolazione non è infatti sufficiente per acquistarle, essendo stato immesso solo per stimolare tale produzione. Così, col rincaro dei prezzi, la gente (i consumatori) non ha denaro adeguato per fare acquisti e le aziende non possono fare altro che vendere a prezzi al di sotto del costo. Quindi spesso falliscono. E le banche:? Comprano: in genere le banche acquistano ciò che le aziende mettono all'incanto o svendono a causa dei fallimenti determinati dalle manovre monetarie. A questo punto la banca centrale cambia marcia: ritira il denaro che aveva messo in circolazione, e li ritira con i relativi interessi, non facendo più prestiti in un momento in cui, dal punto di vista del processo economico, ci sarebbe invece maggiore necessità di denaro. Il ritiro del denaro provoca allora la deflazione, ovvero un abbassamento dei prezzi per mancanza di denaro, e altrettante ditte, anche per questo motivo, sono costrette al fallimento. E le banche? Comprano: se nel caso dell' abbassamento dei prezzi alcune aziende falliscono in quanto i profitti sono inferiori alle spese, nell'altro caso, cioè con i prezzi alle stelle, le ditte falliscono perché non vendono più. Infatti i consumatori non hanno abbastanza soldi e le vendite producono un profitto talmente basso da determinare il fallimento. Così le ditte sono oltretutto costrette a diminuire la produzione riducendo i propri impiegati e causando quindi disoccupazione. Altro che art. 18! Per la Banca centrale invece questa seconda manovra praticamente costa soltanto minori guadagni.


Quando infine, dopo sofferenze e fallimenti, le cose si ridimensionano più o meno stabilmente, la banca centrale ricomincia a diffondere la valuta nella forma di denaro di banca facendo rialzare i prezzi, che mettono in moto gli affari ed il circolo vizioso dell'euforia e dell'inflazione, seguito dalla depressione e dalla deflazione, si perpetua. Il controllo arbitrario ed insindacabile dei governatori delle banche centrali sulla massa monetaria da' dunque il via, attraverso aumenti o riduzioni del "costo del denaro" a tale circolo vizioso.


Da tutto ciò consegue che manca la stabilizzazione dei prezzi e che soprattutto la produzione non può aumentare con ritmo regolare e costante, benché un tale aumentare - grazie all'applicazione dei moderni metodi tecnici (produzioni, vendite virtuali, globalizzazione, settori altamente tecnologici, ecc.) sia possibile. I grandi finanzieri in realtà non vogliono l'abbondanza dei beni autentici nei quali consiste la vera ricchezza sociale, in quanto escludono a priori tale equilibrata pianificazione della produzione, in base a ragionamenti antisociali (mascherati di socialità) secondo i quali ciò porterebbe, sì, alla presenza costante sul mercato di beni e di consumatori con denaro sufficiente per acquistarli, ma limiterebbe di conseguenza la speculazione: tutti i tipi di speculazione finanziaria, dalle società finanziarie alla borsa, e ad ogni movimento di masse monetarie con il semplice scopo del lucro, tutto ciò non avrebbe infatti praticamente più l'opportunità di prosperare come di fatto invece prospera in presenza degli squilibri monetari, cioè degli squilibri tra produzione di merci e consumo. Per questo motivo dunque essi sostengono le tecniche bancarie di controllo monetario, fondate sul quasi-monopolio privato del denaro, la cui quantità non viene mai regolata secondo le reali esigenze dei produttori nel loro insieme, ma soltanto secondo le esigenze dei banchieri e di alcuni produttori favoriti dai banchieri. Mediante tali tecniche di controllo monetario, il processo economico con le sue conseguenze umane e sociali è dunque praticamente dominato dalla Banca centrale.


E' l'avvento, "scientificamente" accettato, dello squilibrio? Il dominio dell'astratto sul concreto, in cui si manifesta oligarchicamente il predominio dell'interesse del singolo rispetto a quello della collettività, dove per singolo si intenda la piccola privilegiata famiglia di banchieri governatori di banche ed in primis di banche centrali, massimamente favorevoli nelle loro manovre alle multinazionali e a tutto ciò che ne deriva: commercio di OGM, commercio di armi, sfruttamento dei poveri, ecc. è il dominio insomma del ragionamento astratto, accettato dalla collettività in quanto, occupata a lavorare, non ha tempo per accorgersi di come tale astratto generi schiavitùsempre più concreta e prona ad accettare di battersi in nome di un art. 18." **

Fonte: http://cronologia.leonardo.it/
*Antonio Pagano
** Giovanni Svevo

I dieci comandamenti e Silvio Berlusconi

1.Non avrai altro Dio fuori di me.............. Il denaro e il potere.
2.Non nominare il nome di Dio invano.......... Io sono l'unto del Signore.
3.Ricordati di santificare le feste.............. Di Villa Certosa.
4.Onora il padre e la madre.................... Bettino Craxi e Marcello Dell'Utri.
5.Non uccidere..................................La guerra in Iraq.
6.Non commettere adulterio..................... Patrizia D'Addario
7.Non rubare....................................L'evasione fiscale.
8.Non dire falsa testimonianza................. Mills.
9.Non desiderare la donna d'altri.............. Virginia Sanjust di Teulada.
10.Non desiderare la roba d'altri.............. La Mondadori.

lunedì 13 luglio 2009

Cosa Resterà di Una Notte Bianca?


di Gianluigi Di Blasi

è andata...
è andata bene e non me l'aspettavo!

mercoledì 8 luglio 2009,
intorno alle 16.30, arrivavo nei pressi dell'Alpheus di Roma e mi chiedevo:
ma la notte bianca contro il bavaglio proprio qui? un localino al chiuso in piena estate romana? mah... non era forse meglio farla in Piazza Navona? al chiaro di luna di una bella, centrale, visibile e grande piazza della capitale?
per la verità è un'interrogativo che ci ponevamo in tanti, al punto da temere che si volesse fare solo la presentazione del nuovo giornale il grande stile, invece...
invece no! la serata ha dato molto di più!
piano piano son arrivati tutti gli attori principali, da Marco Travaglio, che con trolley e occhiali da sole si è diretto sorridente verso i ragazzi dello staff, per continuare con i tre moschettieri di QuiMilanoLibera e Piero Ricca, che pur non partecipando attivamente all'evento, ha avuto la sua ovazione nel finale. Seguiva poi il Direttore Padellaro e, via via che scorreva l'orologio, tutti gli altri, da Tinti a Oreglio, dall'osannato Di Pietro a Pardi, Colombo e tanti altri.
Mentre sfilavano le star del giorno, arrivavano a grandi numeri altri eroi di giornata.
italiane ed italiani che da tutta Italia e dall'estero avevan passato la notte in auto, pullman, treno ed i più fortunati un'oretta in aereo per riuscire a seguire l'evento, per dire con la propria presenza: io ci sono!
Al crepuscolo venivano aperte le transenne e via...iniziava la corsa al posto migliore e così in pochi minuti dentro fu tutto pieno, strapieno e poco dopo stesso spettacolo anche dall'ampio piazzale antistante.

Partito l'evento, fu subito omaggio a due grandi maestri del giornalismo italiano: Montanelli e Biagi.
loro interviste sul giornalismo, la politica e Berlusconi.
su questo e l'editto bulgaro proseguiva un video di Luttazzi dal 2007, immediatamente dopo, la geniale cover "immunità" ed un'esilarante Sabina Guzzanti nei panni di un Papi Cesare particolarmente dotato.
Da qui in poi, tutta una lunga serie di mirabili interventi, a partire da Bruno Tinti e l'avv. Malavenda, che, da tecnici del diritto, spiegavano insieme a Gomez e Travaglio, i perchè della follia e pericolosità del d.d.l. sulle intercettazioni.
Poi Travaglio intervistava una finta Gelmini, Padellaro dialogava con Beha e Flores D'Arcais e così la serata proseguiva vibrante in un turbinio di performance, dai contenuti tristemente noti ai presenti sul palco ed in platea, ma mai così compiutamente snocciolati in un'unico evento.
L'epilogo ha visto la presentazione della squadra de"Il Fatto Quotidiano", una toccante Sandra Amurri ricordare l'amico collega Beppe Cremagnani, appena scomparso, ed, infine, la giovane Borromeo cimentarsi in un'appassionata arringa ciceroniana sulla drammaticità della situazione italiana, tra mafia, fascismo, mignottocrazia, censura, regime mediatico della disinformazione e popolo colpevolmente silente, svilente, servente, o, forse peggio, incosciente.

Cosa resterà di una Notte Bianca?

resteranno i Fatti,
quei fatti che fanno disonore a questo fu Bel Paese, fatti che in re ipsa ci mostrano come l'Italia sia diventato un Paese illiberale, in cui il termine Politica non si accompagna a diritto, democrazia, partecipazione o cura dell'interesse pubblico, ma a mafia, corruzione, prostituzione, inciucio.
e resteremo Noi!
noi che ancora crediamo nel cambiamento, noi che ancora crediamo nella partecipazione, noi che ancora crediamo nella Democrazia, noi che ancora osserviamo la Costituzione, noi che ancora viviamo da cittadini non da sudditi, noi che ancora ci informiamo, noi che ancora informiamo, noi che ancora ci siamo e ci saremo, con la consapevolezza di non essere poi così pochi, di non essere poi così soli, nella ferma convinzione che diventa ogni giorno più necessario il piccolo contributo di ognuno di noi.

link utili:

1. video completo dell'evento: http://www.antefatto.it/leggebavaglio
2. intervista, dietro le quinte, ad Ignazio Marino: http://www.youtube.com/watch?v=6WWCbNn3WsY
3. l'arringa della Borromeo, saltata nel video ufficiale dell'evento: http://www.youtube.com/watch?v=hz8T8og1-lY


domenica 12 luglio 2009

Breve su Grillo

Il PD è la cosa più inutile e ingombrante che io abbia mai visto in Italia.
Ha ragione Grillo, il patetico gruppo di politici falliti che, con il favore di lobbies senza ritegno, si ostina a coprire e sostenere il piduista Silvio Berlusconi, sotto le grottesche e ridicole spoglie di un posticcio, umiliante ed imbarazzante partito democratico, è una lapide su un Paese sepolto vivo.

Art. 49 Costituzione
"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".

giovedì 9 luglio 2009

Qualcosa di sinistra

Si è avviato il percorso congressuale dei due principali partiti di opposizione, con le speranze suscitate da un lato dal progetto di fare di IDV un vero partito e dall'altro, per il PD, dalla candidatura alla segreteria di Ignazio Marino, unico tra i candidati che appare estraneo a quella nomenclatura partitica ex DS ed ex Partito Popolare responsabile in grande parte della crisi del centro-sinistra e dell'ascesa incontrastata di Silvio Berlusconi e delle destre.

E' fondamentale che la sinistra o meglio la coalizione alternativa alla destra colga l'occasione di riflessione e dibattito offerta dai congressi per ripartire dalla propria naturale base di consenso, cerchi di riconquistare il proprio popolo: il mondo di chi vive con un reddito fisso, lavoratori dipendenti e pensionati, e coloro che vivono ai margini di questo mondo o cercano di entrarvi, precari e disoccupati.

Per carità nessuna lotta di classe, nessun disconoscimento del ruolo fondamentale svolto nell'economia da imprenditori piccoli e grandi, artigiani, lavoratori autonomi, professionisti ma semplice presa d'atto che queste categorie sociali hanno fondamentalmente nella destra la propria rappresentanza politica. Che queste categorie sociali osteggiano, nella loro anima profonda, i capisaldi di una politica di centro-sinistra: la redistribuzione dei redditi attraverso la leva fiscale, la tutela del consumatore sia in termini giuridici che in termini di trasparenza, le protezioni sociali.


E se il sommo Nanni Moretti chiedeva in 'Caro Diario' di dire a D'Alema qualcosa di sinistra, io provo ad indicare tre argomenti sui quali il centrosinistra dovrebbe dare delle risposte per recuperare la fiducia del proprio elettorato.


Reddito minimo garantito per tutti. Chiamatelo come volete: reddito di cittadinanza, indennità di disoccupazione, lavori socialmente utili o altro. Lo stato deve garantire a tutti i cittadini un reddito minimo vitale in cambio dello svolgimento di prestazioni lavorative (ambiente, assistenza alla persona, amministrazione pubblica locale e centrale) ed evidentemente di un atteggiamento attivo nella ricerca di un lavoro 'vero' e nell'ambito di una politica di formazione permanente. Il reddito minimo garantito non è solo uno strumento di giustizia è anche uno strumento di coesione sociale, di integrazione e promozione dei cittadini, di prevenzione delle devianze. E' uno strumento di liberazione dal bisogno e dunque di affrancamento dalla necessità di sottomettersi e mendicare il favore dei potenti e dal rischio di rimanere preda della criminalità organizzata. E' uno strumento di liberazione delle energie per un paese vecchio e senza fantasia, un'iniezione di fiducia, un invito ad osare e rischiare e intraprendere forti di un rete di protezione sempre disponibile in caso di necessità.


La casa. La disponibilità di un'abitazione, a costi compatibili con il reddito medio degli italiani, è l'altro elemento fondamentale di integrazione sociale, di fiducia nel futuro, di mobilità e crescita delle persone nella società e nel territorio. Non servono assolutamente altre colate di cemento (si stima che gli appartamenti vuoti siano alcuni milioni), serve togliere il mercato della casa dalle mani degli speculatori, servono politiche e incentivi fiscali, serve recuperare edifici pubblici dismessi al centro delle città, serve soprattutto una politica dei trasporti pubblici locali su rotaia che renda umanamente possibile vivere anche a distanze ragguardevoli dal proprio posto di lavoro. Tutto ciò, unitamente al progresso delle infrastrutture telematiche (banda larga e dunque la possibilità di sviluppo del telelavoro), consentirebbe di allentare la pressione demografica sulle grandi città e contemporaneamente fornire nuova linfa ai centri medio-piccoli con benefici tangibili e reali in termini di qualità della vita, di minore inquinamento, di promozione dei rapporti interpersonali.


La scuola e la sanità pubblica. Ridare centralità, efficienza e qualità alla scuola e alla sanità pubblica. Liberare la sanità dal malaffare e dall'occupazione partitica, rispondere ai veri bisogni dei cittadini sui tempi di erogazione delle prestazioni e sull'assistenza a disabili e anziani, sciogliere il nodo della 'sussidiarietà' cioè della subordinazione delle potenzialità delle strutture pubbliche a vantaggio di quelle private e confessionali. Liberare energie e risorse per la ricerca scientifica. Ci sono in questi temi tante delle legittime aspettative del mondo delle famiglie e della terza età.


Ma ci sono margini nel disastrato bilancio italiano per politiche di questo tipo? Le risorse andrebbero ricercate solo nell'ambito dell'attuale spesa per il welfare (in pratica la logica alla Ichino, finanziare una vera indennità di disoccupazione con meno pensioni e meno garanzie per gli attuali occupati)? Credo che prima di rispondere si dovrebbero poter valutare, con onestà e correttezza, i dati relativi agli sprechi della pubblica amministrazione e della politica, alla corruzione, all'evasione fiscale. Dovremmo poi chiederci se è compatibile con la nostra situazione economica la serie infinita di missioni militari all'estero, l'imitazione, nel 2009, della politica del conte di Cavour della guerra di Crimea.





domenica 5 luglio 2009

1948-2009 ...il regresso della civiltà



di Gianluigi Di Blasi

Tra Roma e Parigi,
il 1948 ha visto nascere due tra la più belle e moderne Carte dei Diritti della Storia.
la nostra Costituzione e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

Figlie legittime della necessità di cambiamento derivante dai drammi e dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale, ponevano l'essere umano in quanto tale e la sua dignità, come limite e fine dei Principi in esse sanciti.

la nostra Costituzione così recita:
Art. 2:
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3 co. I:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 10:
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo le fa eco così:
Art. 1:
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Art. 2:
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale Paese o territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità.

Art. 7:
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un'eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Il 1948
ha dato i natali a queste magnifiche norme, la cui caratura è indiscutibile. La centralità e la sacralità dell'individuo son concetti fondamentali ed irrinunciabli per ogni democrazia che voglia reputarsi tale. Il rispetto per se stessi, il rispetto di ognuno in quanto essere umano ed il principio di non discriminazione son valori che devono far parte del sentire di ognuno.

Nel corso dei decenni però,
tutto questo sembra esser venuto sempre più meno, anche e soprattutto in quella parte di mondo dove, sulla Carta, sembravano esser Principi pacifici.
E così nel 2009 ,
dimenticati il dolore, il sangue e la vergogna della Seconda Guerra Mondiale, la Xenofobia ha ripreso a trovare consensi, a trovare rappresentanti istituzionali, a trovare usi e norme che la rappresentino. Per l'Italia, il Pacchetto Sicurezza: http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/ddl-sicurezza-7/terza-fiducia/terza-fiducia.html

"La storia è maestra di vita, ma ha negli uomini dei pessimi studenti"
(Winston Churchill)

Camilleri, Tabucchi, Maraini, Fo, Rame, Ovadia, Scaparro, Amelio, uniti contro questa legge, così scrivono:

"...È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l’esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora più lesiva della dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere irregolari diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato...
L’Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.
È interesse e onore di tutti noi europei che ciò non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall’Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa..."
(testo completo a questo il link: http://temi.repubblica.it/micromega-online/camilleri-tabucchi-maraini-fo-rame-ovadia-scaparro-amelio-appello-contro-il-ritorno-delle-leggi-razziali-in-europa/)

sabato 4 luglio 2009

Cara Italia, siamo oggetto di barbarie...

Luigi Mazzella, giudice costituzionalista, scrive una lettera aperta al "caro" Silvio, il Presidente del Consiglio, il beneficiario del Lodo Alfano sulla costituzionalità del quale Mazzella dovrà pronunciarsi tra qualche mese.

E' scandalizzato...sente ancora l'odore della polizia fascista...
Tanto rumore per nulla! Per una cena tra gli amici di vecchia data!

"Caro Presidente, caro Silvio, ti scrivo una lettera aperta perché sto cominciando seriamente a dubitare del fatto che le pratiche dell'Ovra (la polizia segreta fascista, ndr) siano definitivamente cessate con la caduta del fascismo". "Ho sempre intrattenuto con te - scrive Mazzella - rapporti di grande civiltà e di reciproca e rispettosa stima."
"Caro presidente - conclude la lettera -, l'amore per la libertà e la fiducia nella intelligenza e nella grande civiltà degli italiani che entrambi nutriamo ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con sereno distacco."

Sono parole che colpiscono. Ancora una volta si distorcono i concetti.
Ma qualcosa ho da scrivere anch'io,una semplice cittadina...
Ecco la lettera:

"Cara Italia,
siamo oggetto di barbarie, ma Ti invito ancora a resistere.
Scrivo una lettera aperta perché sto cominciando seriamente a dubitare del fatto che le pratiche piduiste, le manovre dei Principi o-sceni siano definitivamente cessate.
Ho sempre intrattenuto con Te rapporti di grande civiltà e rispettosa stima.
Ho creduto nella Tua capacità di risollevarti, ho investito le mie energie in quella parte onesta che ho avuto la fortuna di conoscere.
Ho cresciuto i miei figli nel rispetto della Costituzione e delle leggi e ho cercato di trasmettere il valore della morale e della dignità. Soprattutto di dignità.
Per me significa non farmi sopraffare dalla propaganda mediatica quando la realtà mi parla d'altro. Ho i miei occhi!
Dignità sta nell'opporsi quando le verità vengono distorte o addirittura nascoste, nell'aggrapparsi fortemente alla propria intelligenza per resistere al dilagante vuoto della coscienza e del pudore. Ho una morale!
La stessa che non mi permette di guardare le Istituzioni ridotte ad una combriccola di "vecchi amici", che non riescono più a separare il loro altissimo ruolo dal "privato" che deve sempre rimanere pulito per garantirne la credibilità.
Di recente ci sono stati tanti eventi "privati", immorali e offensivi per un popolo, e forse questa cena sparisce tra tutti quelli più piccanti, anche se altrettanto indecente.

Cara Italia, l'amore per la libertà e la fiducia nella grande civiltà degli italiani che nutriamo NON ci consente di guardare alle barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con distacco, tanto meno con serenità.
Cara Italia, siamo oggetto di barbarie, ma Ti invito ancora a resistere..."

venerdì 3 luglio 2009

Vademecum sul lodo Alfano

di Gianluigi Di Blasi

Che cos'è il Lodo Alfano (1) (lg.124/2008)?

questa è una domanda che molti, ancor oggi, potrebbero porsi e non a torto,
del Lodo Alfano se ne parla sempre tanto ma il più delle volte per non dir nulla!
si parla di referendum, di manifestazioni, di sentenza della Corte Costituzionale, adesso è stata scovata anche la allegra cenetta
(2) tra Berlusconi, Alfano, Letta, Vizzini e due giudici della Corte Costituzionale, Mazzella e Napolitano.
ma sto benedetto Lodo Alfano cos'è?



vediamo di capirci qualcosa insieme...

"...i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente della Camera dei deputati e di Presidente del Consiglio dei ministri sono sospesi dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione."
questo è il passo del 1° comma dell'unico articolo di questa legge che più infiamma i sostenitori dello Stato di Diritto.

Tra le norme ed i principi con cui questa legge cozza e, forse, sopra di tutti c'è l'art. 3 comma 1° della Costituzione:
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."

è su queste due basi normative che si fonda tutto quello che diremo dopo.

a cominciare dall'Appello
(3) che 100 tra i più grandi costituzionalisti italiani hanno sottoscritto contro questa legge e che, in un passo centrale, così recita:
"...rilevano, con riferimento al cosiddetto lodo Alfano, che la sospensione temporanea ivi prevista, concernendo genericamente i reati comuni commessi dai titolari delle sopra indicate quattro alte cariche, viola, oltre alla ragionevole durata dei processi e all'obbligatorietà dell'azione penale, anche e soprattutto l'art. 3, comma 1 Cost., secondo il quale tutti i cittadini "sono eguali davanti alla legge".

Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali, riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni. Per contro, nel cosiddetto lodo Alfano la titolarità della carica istituzionale viene assunta non già come fondamento e limite dell'immunità "funzionale", bensì come mero pretesto per sospendere l'ordinario corso della giustizia con riferimento a reati "comuni".

non c'è molto da aggiungere, poco da commentare ma molto su cui riflettere...
questa potrebbe sembrare solo teoria, ma in realtà, qui ci son in gioco gli equilibri Costituzionali della Repubblica Italiana ed il fondamentale rapporto Cittadino-Legge.

Oltre a tutto questo,
uno dei motivi per cui ci si è scatenati contro questa legge, è stato il c.d. "Caso Mills"
(4), ossia il processo per corruzione in atti giudiziari che vedeva coimputati l'avv. David Mills e Silvio Berlusconi.
La Corruzione
(5), di per se, è un reato con una determinante particolarità relativamente ai soggetti: necessita che siano almeno due!
un furto o un omicidio, per esempio, son reati che si configurano anche con l'azione di un solo soggetto, ma la corruzione no! la corruzione necessita, proprio per sua stessa natura, che ci siano almeno due soggetti: un corruttore ed un corrotto!
e qui...
cosa accadde di tanto strano in questo caso Mills?
è accaduto che il 17.02.09 il Tribunale di Milano ha potuto condannare solo il corrotto
(6), l'avv. Mills, nonostante nel testo della sentenza venga evidenziato che questi "... ha certamente agito da falso testimone, da un lato, per consentire a Silvio Berlusconi ed al Gruppo Fininvest l’impunità dalle accuse o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data..."

la domanda dovrebbe sorgere spontanea:
ma.... se la legge è uguale per tutti (art.3 Cost.)e la corruzione esiste solo se ci son un corruttore ed un corrotto, come mai è stato condannato solo il corrotto e non anche il corruttore?
una prima risposta è sicuramente:
il Lodo Alfano...che, in barba all'art. 3 della Costituzione, ha permesso al Premier di non esser processabile per un reato "non funzionale", commesso (se così sarà definitivamente accertato ed accertabile), prima dell'inizio del suo mandato.

Sulla costituzionalità di questa legge pende un giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale...
giudizio che dovrebbe trovare soluzione in autunno, ma su cui non si è mai smesso di riflettere, vedi:
Castelli vs. Travaglio: "La legge non è uguale per tutti" ad Annozero del 11/06/2009 (e chissà il buon leghista dove poggiava tanta spavalderia sulla sentenza).
giudizio tornato di stringente attualità, dopo la recentissima notizia della cena privata tra due componenti della Corte che valuterà questa legge, il Ministro che le ha dato il nome, il Primo Beneficiario e due componenti del suo staff di Governo
(2). Su questa notizia io non faccio alcun commento, vi lascio alla viva, vibrante ed autorevole voce della Professoressa Lorenza Carlassare: Berlusconi a cena con due giudici costituzionali: “Un attacco al cuore dello stato di diritto”

Appendice del 3 luglio 2009:
il clamore suscitato dalla cena di Maggio in casa Mazzella, ha costretto questi a prendere posizione e lo ha fatto così:
“Caro Silvio ti scrivo…”

da qui arriva la presa di posizione della Corte:
"La decisione sul lodo Alfano, com'è stata quella sul lodo Schifani, rappresenta un unicum. Abbiamo di fronte leggi del tutto particolari, che non sono astratte, che non riguardano migliaia di cittadini, ma uno solo. E a uno solo sono state applicate. Quell'uomo politico, quel presidente è Berlusconi. La decisione della corte perde la sua astrattezza, si cala inevitabilmente nel personaggio, ne decide la sorte politica, Può uno di noi, alla vigilia di questa decisione, andare a cena con quest'uomo? No, non può. E non è necessario che ciò sia scritto o vietato. Lo dice il buon senso comune. Se la nostra opzione dev'essere sopra le parti, come sarà, i comportamenti devono essere sterili, come se fossimo in sala operatoria"(7)





(1) Lodo Alfano
(2) Articolo di Peter Gomez su L'Espresso
(3) Appello 100 Costituzionalisti contro il Lodo Alfano
(4) Marco Travaglio - Mills giudicato, Berlusconi condannato
(5) Codice Penale
(6) Sentenza su Caso Mills
(7) dalla Consulta sulla cena