Da wikipedia: Facite ammuina (in napoletano fate confusione, rumore) sarebbe stato un comando contenuto nel Regolamento da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina del Regno delle Due Sicilie del 1841, in effetti un falso storico.
« All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa
e chilli che stann' a poppa vann' a prora:
chilli che stann' a dritta vann' a sinistra
e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta:
tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa
e chilli che stanno ncoppa vann' bascio
passann' tutti p'o stesso pertuso:
chi nun tiene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à".
N.B.: da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del Regno. »
Fare confusione per far finta che si sta lavorando. Una bonaria e folcloristica rappresentazione della napoletanità e della burocrazia borbonica. Una rappresentazione che peraltro ben si adatta a tanti aspetti della vita italiana presente e passata.
Fa pensare ad esempio all'approccio al problema della sicurezza del governo Berlusconi. La guardia di finanza , mentre si propongono nuovi condoni fiscali, a controllare il traffico stradale e a manganellare gli studenti che protestano, i carabinieri sparsi nel mondo al seguito di tutte le missioni delle forze armate italiane, l'esercito per strada a vigilare sugli obiettivi strategici, i servizi segreti a presidiare le feste private del presidente del consiglio, i privati cittadini organizzati in ronde, aumenti di pena e individuazione di nuovi reati intanto che si tolgono mezzi e strumenti a magistratura e forze dell'ordine e si ingolfano i tribunali di processi contro gli immigrati solo per la condizione di clandestinità.
E il facite ammuina ben si adatta anche agli schieramenti che si stanno delineando per il prossimo Congresso del PD. Chi è a destra vada a sinistra (Bindi e Letta), chi è a sinistra vada a destra (Fassino e Cofferati), chi non ha niente da fare si dia da fare qua e là (Cacciari e Veltroni). Tutto per far sembrare il prossimo congresso del Pd un congresso vero, in cui non è già tutto deciso (Bersani), in cui ex Ds ed ex Margherita non sono rimasti corpi tra loro estranei.
Con un'incognita e una speranza: la candidatura di Ignazio Marino.
Ricordando le firme fatte raccogliere da Franceschini per consentire a Parisi di candidarsi come segretario all'assemblea nazionale dello scorso febbraio (http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/22/Dario_confessa_Dai_miei_raccolte_co_8_090222016.shtml)anch'essa, ad insaputa di chi ne è protagonista, parte di questo gioco delle parti?
Oppure davvero l'autonomo tentativo di far fuori la vecchia nomenklatura responsabile delle vittorie incontrastate del berlusconismo, di riaccendere l'orgoglio di una grande storia politica e di riportare la discussione sui temi concreti che interessano la gente, per lo meno gli elettori del centro sinistra?
A parte la provocazione salutare di Grillo, non c'è dubbio che la candidatura di Marino è l'unica e l'ultima possibilità che resta al PD.
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