"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 9 luglio 2009

Qualcosa di sinistra

Si è avviato il percorso congressuale dei due principali partiti di opposizione, con le speranze suscitate da un lato dal progetto di fare di IDV un vero partito e dall'altro, per il PD, dalla candidatura alla segreteria di Ignazio Marino, unico tra i candidati che appare estraneo a quella nomenclatura partitica ex DS ed ex Partito Popolare responsabile in grande parte della crisi del centro-sinistra e dell'ascesa incontrastata di Silvio Berlusconi e delle destre.

E' fondamentale che la sinistra o meglio la coalizione alternativa alla destra colga l'occasione di riflessione e dibattito offerta dai congressi per ripartire dalla propria naturale base di consenso, cerchi di riconquistare il proprio popolo: il mondo di chi vive con un reddito fisso, lavoratori dipendenti e pensionati, e coloro che vivono ai margini di questo mondo o cercano di entrarvi, precari e disoccupati.

Per carità nessuna lotta di classe, nessun disconoscimento del ruolo fondamentale svolto nell'economia da imprenditori piccoli e grandi, artigiani, lavoratori autonomi, professionisti ma semplice presa d'atto che queste categorie sociali hanno fondamentalmente nella destra la propria rappresentanza politica. Che queste categorie sociali osteggiano, nella loro anima profonda, i capisaldi di una politica di centro-sinistra: la redistribuzione dei redditi attraverso la leva fiscale, la tutela del consumatore sia in termini giuridici che in termini di trasparenza, le protezioni sociali.


E se il sommo Nanni Moretti chiedeva in 'Caro Diario' di dire a D'Alema qualcosa di sinistra, io provo ad indicare tre argomenti sui quali il centrosinistra dovrebbe dare delle risposte per recuperare la fiducia del proprio elettorato.


Reddito minimo garantito per tutti. Chiamatelo come volete: reddito di cittadinanza, indennità di disoccupazione, lavori socialmente utili o altro. Lo stato deve garantire a tutti i cittadini un reddito minimo vitale in cambio dello svolgimento di prestazioni lavorative (ambiente, assistenza alla persona, amministrazione pubblica locale e centrale) ed evidentemente di un atteggiamento attivo nella ricerca di un lavoro 'vero' e nell'ambito di una politica di formazione permanente. Il reddito minimo garantito non è solo uno strumento di giustizia è anche uno strumento di coesione sociale, di integrazione e promozione dei cittadini, di prevenzione delle devianze. E' uno strumento di liberazione dal bisogno e dunque di affrancamento dalla necessità di sottomettersi e mendicare il favore dei potenti e dal rischio di rimanere preda della criminalità organizzata. E' uno strumento di liberazione delle energie per un paese vecchio e senza fantasia, un'iniezione di fiducia, un invito ad osare e rischiare e intraprendere forti di un rete di protezione sempre disponibile in caso di necessità.


La casa. La disponibilità di un'abitazione, a costi compatibili con il reddito medio degli italiani, è l'altro elemento fondamentale di integrazione sociale, di fiducia nel futuro, di mobilità e crescita delle persone nella società e nel territorio. Non servono assolutamente altre colate di cemento (si stima che gli appartamenti vuoti siano alcuni milioni), serve togliere il mercato della casa dalle mani degli speculatori, servono politiche e incentivi fiscali, serve recuperare edifici pubblici dismessi al centro delle città, serve soprattutto una politica dei trasporti pubblici locali su rotaia che renda umanamente possibile vivere anche a distanze ragguardevoli dal proprio posto di lavoro. Tutto ciò, unitamente al progresso delle infrastrutture telematiche (banda larga e dunque la possibilità di sviluppo del telelavoro), consentirebbe di allentare la pressione demografica sulle grandi città e contemporaneamente fornire nuova linfa ai centri medio-piccoli con benefici tangibili e reali in termini di qualità della vita, di minore inquinamento, di promozione dei rapporti interpersonali.


La scuola e la sanità pubblica. Ridare centralità, efficienza e qualità alla scuola e alla sanità pubblica. Liberare la sanità dal malaffare e dall'occupazione partitica, rispondere ai veri bisogni dei cittadini sui tempi di erogazione delle prestazioni e sull'assistenza a disabili e anziani, sciogliere il nodo della 'sussidiarietà' cioè della subordinazione delle potenzialità delle strutture pubbliche a vantaggio di quelle private e confessionali. Liberare energie e risorse per la ricerca scientifica. Ci sono in questi temi tante delle legittime aspettative del mondo delle famiglie e della terza età.


Ma ci sono margini nel disastrato bilancio italiano per politiche di questo tipo? Le risorse andrebbero ricercate solo nell'ambito dell'attuale spesa per il welfare (in pratica la logica alla Ichino, finanziare una vera indennità di disoccupazione con meno pensioni e meno garanzie per gli attuali occupati)? Credo che prima di rispondere si dovrebbero poter valutare, con onestà e correttezza, i dati relativi agli sprechi della pubblica amministrazione e della politica, alla corruzione, all'evasione fiscale. Dovremmo poi chiederci se è compatibile con la nostra situazione economica la serie infinita di missioni militari all'estero, l'imitazione, nel 2009, della politica del conte di Cavour della guerra di Crimea.





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