Da tempo ormai, assistiamo ad una manovra che stringe sempre più in un angolo Silvio Berlusconi.
Quello stesso che 15 anni fa faceva comodo a chi oggi sta cercando di farlo fuori.
Taciuta e messa da parte la verità sulle stragi di mafia, frantumata mani pulite, c’era un’intera classe dirigente, e con essa un sistema, da salvare.
Berlusconi scendeva in campo e si spacciava per l’uomo nuovo, nessuno lo smentiva.
Non era neppure candidabile (era ed è infatti concessionario di frequenze televisive, tra l’altro scompostamente e solo grazie a provvedimenti indegni di uno Stato di diritto), ma i fedeli servitori dei poteri forti, con la coscienza sporca e travestiti da politici, balbettavano qualcosa di incomprensibile e promettevano, guadagnando tempo.
Berlusconi, lo sapevano bene, non era certo l’uomo ideale per gli equilibri della provincia italiana, ma lui era il più inguaiato di tutti, e dunque il più ricattabile, e in quel momento, nell’eterna farsa italiana, era spendibile, la situazione era difficile, nel suo cono d’ombra potevano riciclarsi tutti.
Per quindici anni abbiamo assistito confusi e increduli ad una impietosa, sfacciata e irrefrenabile spartizione, da parte di questi signori, dei beni pubblici, mobiliari e immobiliari, allo scempio dei soldi dei contribuenti, all’indifferenza nei confronti del disagio crescente, al progressivo sgretolarsi delle istituzioni, alla cancellazione dei diritti civili e politici e delle funzioni dello stato, alla perdizione dei costumi, alla crescente ignoranza generalizzata, alla penosa solitudine e poi al cedimento di molti cittadini, alla vittoria delle mafie.
Ora però, Berlusconi non serve più, anzi comincia ad essere un problema.
I suoi punti di riferimento internazionali, a cominciare da Putin, non sono graditi ai tradizionali referenti della provincia italiana, tanto meno in pieno squilibrio internazionale, con fronti aperti ai quattro capi del mondo, con le risorse ancora essenziali in via di esaurimento, nuove potenze emergenti e una recessione in corso.
Così, dopo quindici anni di ossequioso rispetto di quello che ci è stato presentato in tv e sui giornali, anche dai suoi ‘oppositori’, a tratti addirittura come uno statista, improvvisamente viene esposto alla gogna tutto ignudo.
E ci fanno sapere che in realtà è un puttaniere, che la Mondadori l’ha praticamente rubata, che la vittima vuole indietro i soldi, che si arricchisce corrompendo magistrati e testimoni, che frequenta mafiosi, che i pentiti di mafia lo additano come mandante delle stragi, che improvvisamente sta minacciando la libertà di stampa e la democrazia.
Per quindici lunghi anni i ‘diversamente concordi’ (come li hanno ribattezzati) e i suoi ‘alleati’ hanno presentato agli italiani come normali provvedimenti assurdi che impedivano che lui (e non solo lui) fosse processato o, se processato, fosse condannato, in un corto circuito politico giudiziario che ha delegittimato qualunque cosa.
Ora, invece, improvvisamente, non è più così semplice che un cittadino possa sottrarsi alla giustizia.
Intanto, L’Udc di Casini decide di correre da sola e lo fa, il primo pezzo che se ne va.
Fini resta, ma facendo finta di niente, cambia idea praticamente su tutto e comincia a smarcarsi da Berlusconi come fosse la cosa più naturale del mondo.
L’Ulivo si disintegra, nasce il Pd, che credo sia la cosa più patetica che l’Italia abbia mai partorito. Annaspa e fatica per mettere a tacere, senza che nessuno se ne accorga, quei pochi che hanno scelto di farne parte pensando che sia un partito. Alla fine ci riesce. Rutelli ora non serve più lì e deve spostarsi dall’altra parte. E lo fa, è evidente che serve il grande centro.
Insomma, se ci facciamo due conti, volendo, hanno i numeri in parlamento (la minuscola è d’obbligo) per fare un finto governo istituzionale, tante volte Berlusconi dovesse dare le dimissioni, sarebbe davvero irresponsabile andare ad elezioni anticipate in un momento economicamente così grave per il Paese. Non solo, e se ci fossero disordini? Gli stomaci sono vuoti e gli animi sono caldi, talmente caldi che stanno scendendo tutti in piazza, tutti i giorni.
Non è facile però riassorbire i consensi così generosamente offerti a Berlusconi in tutti questi anni e ancora più difficile sarà riassorbire la corruzione ormai incontrollata e tornare ad una finzione un pò più credibile.
E Di Pietro in tutto questo?
Questi signori stanno facendo fuori Berlusconi e a Di Pietro sembra non vogliano lasciare neanche una particina. E ci sono pure le regionali alle porte.
A quanto pare, però, Di Pietro non si è fatto scoraggiare.
Con la mano destra tratta con i possibili alleati per le regionali e con la sinistra finanzia e dà corpo al No B Day.
Quello stesso No B Day che viene spacciato per iniziativa della rete, con una curiosamente crescente attenzione mediatica e dei partiti...bah! I media e i partiti non sono certo così ingenui e sprovveduti da bersi la storiella del comitato Nbd. Immagino che abbiano fatto almeno una mini ricerca e che sappiano perfettamente che non esiste nessun comitato degno di questo nome, tanto meno democraticamente costituito e ancora meno in grado di organizzare, sul piano contenutistico, logistico e finanziario, una manifestazione nazionale.
In tutto questo comunque, ancora non ho sentito serie proposte programmatiche da parte di nessuno, in compenso continuo a sentire un mare di balle.
Devo concludere che il dopo Berlusconi non sarà diverso dal prima e dal durante?
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