Sommessamente, timidamente, quasi sottovoce i temi del reddito di cittadinanza e del reddito minimo garantito piano piano escono dal novero delle provocazioni utopistiche di sognatori rivoluzionari ed entrano nell'agenda politica di chi voglia riformare radicalmente la società italiana. Ne ha parlato più volte la Gabanelli in Report raccontando la soluzione tedesca, li ha evocati Maurizio Landini leader della FIOM nel momento più duro dello scontro con Marchionne associando le lotte operaie alle rivendicazioni degli studenti e dei precari della scuola. E' in cantiere una proposta di legge di iniziativa popolare da parte del gruppo di Elio Veltri, Democrazia e Legalità, con l'appoggio di movimenti e intellettuali. Li cita in qualche modo la CGIL nel 'Rapporto sui diritti globali 2011'. Li sostengono decisamente economisti come Andrea Fumagalli e filosofi come Luigi Ferrajoli. Basic Income Network organizza a Roma due giornate, il 9 e il 10 giugno, per il reddito garantito. La situazione sociale italiana è sotto gli occhi di tutti, i lavori scientifici di Istat, Censis e gli editoriali del sociologo Diamanti dimostrano ciò che si annusa e si tocca con mano: un Paese bloccato, vecchio, privo di speranze, una società disgregata e senza prospettive per i giovani. Certo non avrebbe alcun senso e nessun rapporto con la realtà proporre di erogare mille euro al mese a dieci milioni di poveri. Ma se questo reddito minimo fosse costituito in parte dal controvalore derivante dalla fruizione di beni e servizi (utilizzando a tale scopo anche i patrimoni confiscati alle mafie), riformando gli istituti già oggi esistenti in materia assistenziale e previdenziale, trasferendovi le risorse oggi sperperate in spese inutili o che vanno a favore di ceti parassitari, recuperando fondi attraverso un fisco efficiente ed efficace, chiedendo se necessario sacrifici ai lavoratori 'garantiti' (ad esempio elevando l'età pensionabile), impiegando il patrimonio oggi dissipato di capacità e di professionalità di milioni di persone per lavori socialmente utili e per controlli amministrativi (in grado di scardinare evasione fiscale e contributiva) riducendo così il deficit pubblico, sconfiggere povertà e precariato sarebbe un obiettivo a portata di mano. Con la conseguenza virtuosa di promuovere coesione sociale e senso di cittadinanza. Su questo obiettivo dovrebbe trovare una unità sostanziale, oltre che uno straordinario argomento di consenso, la coalizione di centro sinistra ponendo finalmente e definitivamente in secondo piano le diverse sensibilità e i diversi punti di vista che la contraddistinguono.
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