Sono diversi i soggetti (quanti?) che evocano e auspicano l'uscita dall'euro e dall'Unione Europea quale soluzione dei problemi finanziari oggi della Grecia e domani dell'Italia, per sventare le speculazioni del grande capitalismo mondiale ed il ricatto liberista e rigorista dell'Unione Europa e delle istituzioni finanziarie internazionali. E' il leit motiv delle forze dell'alternativa (di sinistra?) antagonista, ne parlano alcuni settori della Federazione della Sinistra, è prospettata sul blog di Beppe Grillo come esito inevitabile dell'enorme indebitamento dello Stato italiano.
Mi sembra che manchi in tutti loro, pur in presenza di analisi e di ricostruzioni dei fatti interessanti e a volte corrette e convincenti, la percezione delle sofferenze e dei lutti che determinerebbe l'abbandono dell'euro e addirittura dell'Unione Europea. Che in essi prevalga una mentalità di tipo stalinista in cui per la realizzazione degli obiettivi politici che si perseguono vengono del tutto ignorate le conseguenze in termini di costi umani che verrebbero prodotte.
Tornare alla lira comporterebbe immediatamente, a fronte di una moneta estremamente più debole rispetto all'euro, inflazione galoppante (con una drammatica diminuzione del valore dei risparmi e del potere di acquisto di salari e stipendi), alti tassi d'interesse e dunque l'impossibilità di ripagare l'enorme debito.
In uno scenario di tipo argentino, al default dello Stato italiano farebbe seguito il fallimento delle banche, l'impossibilità di ritirare i propri soldi da parte dei correntisti e di poter continuare a comprare i beni necessari per vivere, assisteremmo all'assalto di negozi e farmacie, alla chiusura di gran parte delle aziende e dunque a milioni di disoccupati e alla maggioranza della popolazione ridotta alla fame. Una volta usciti dall'Unione Europea, il principale mercato di sbocco delle merci italiane, e senza più possibilità di ottenere credito con quali risorse potremmo acquistare dall'estero le materie prime di cui abbiamo bisogno (ad esempio petrolio, gas, grano, carne)? E si può pensare che i creditori internazionali rinuncerebbero alle proprie pretese senza coinvolgere il nostro Paese in un contenzioso permanente?
Gli esempi che si fanno citando Islanda e Argentina mi sembrano completamente fuori luogo: l'Islanda ha poco più di 300.000 abitanti mentre l'Argentina è ricca di materie prime che noi nemmeno ci sogniamo.
Certo in qualche anno l'economia italiana si rimetterebbe in moto (dopo intollerabili sofferenze) ma con quale esito? Un'economia autarchica in stile cubano o più probabilmente un sistema produttivo fondato sulle esportazioni facilitate dalla debolezza della lira e dunque da un'alta inflazione: in pratica una sorta di economia da sud-est asiatico fondata sulla produzione di prodotti a basso costo (e magari anche di scarso livello tecnologico) a dispetto di chi parla di riconversione ecologica dell'economia o addirittura di decrescita.
Di più, il caos sociale e politico determinato dal default difficilmente spingerebbe gli italiani verso una qualche forma di democrazia popolare: è molto più facile pensare alla presa del potere da parte delle forze militari, di polizia e carabinieri.
Tutto questo tralasciando il venir totalmente meno la credibilità internazionale dell'Italia (e della nostra fiducia in noi stessi come popolo) alla stessa stregua della sconfitta in un conflitto militare. Se tutti i PIGS restano aggrappati all'euro, nonostante le soluzioni anti-sociali e liberiste che vengono loro imposte siano profondamente sbagliate e ingiuste, un qualche motivo ci sarà.
Ci sono poi altri due elementi che meritano una riflessione: una riguarda l'idea dell'unità europea, l'altra il giudizio sull'adesione all'Euro. Non è tollerabile, non è razionale guardare al percorso dell'unità europea come al complotto di un ristretto gruppo di speculatori. L'idea dell'unità politica dell'Europa, garantire la pace in un continente che ha conosciuto ininterrottamente per secoli sanguinosi conflitti, dare vita ad un soggetto che fondandosi su comuni radici culturali e spirituali fosse in grado di recitare un ruolo di primo piano sulla scena mondiale, nasce da lontano: in Rousseau e Kant e poi in Mazzini anzitutto fino ad arrivare ai costituenti europei del secondo dopoguerra.. Riconoscersi cittadini europei, eredi di una stessa civiltà, è un ideale straordinario ed una necessità storica che non è consentito svilire con il fatto che oggi le istituzioni europee sono quelle dei banchieri e dei burocrati. Non si può disconoscere inoltre il contributo che il Mercato comune europeo ha dato allo sviluppo dell'economia italiana nel dopoguerra.
L'adesione all'euro può certo essere valutata secondo ottiche differenti e considerata un errore ma onestamente non mi convince voler far passare politici come Prodi e Ciampi che hanno attuato quella scelta come i cinici carnefici del nostro Paese.
L'epoca della moneta sovrana non era per l'Italia l'età dell'oro, nessuno Stato può sopravvivere a lungo stampando moneta senza limiti. Non potranno continuarlo a fare all'infinito nemmeno gli Stati Uniti. L'Italia ha cessato l'espansione della propria economia fin dagli anni settanta, con un'inflazione a due cifre, un debito galoppante negli anni ottanta con i governi Craxi e del pentapartito, con il default sventato con una finanziaria lacrime e sangue da Amato nel 1992. Venuta meno l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti non avevano più la necessità di tollerare l'allegra finanza italiana affinché la DC potesse continuare a mantenere il proprio consenso elettorale e la pace sociale. Dotarsi di una moneta forte e stabile come l'euro doveva garantire all'economia (e così è stato) bassa inflazione e bassi tassi di interesse con i quali contenere il deficit pubblico. Per mantenere competitiva e solida l'economia italiana con i vincoli dell'euro e di fronte a colossi come la Germania si sarebbe dovuto però contemporaneamente realizzare una modernizzazione dell'economia attraverso un sistema educativo e scolastico all'avanguardia, incentivando la ricerca scientifica e tecnologica, con il progresso delle imprese fondato sull'accrescimento delle proprie dimensioni e sull'innovazione di prodotto e di processo, riconducendo a valori fisiologici l'evasione fiscale e contributiva e la corruzione. Tutto questo è mancato in Italia nel ventennio berlusconiano (e dei deludenti governi di centrosinistra che si sono alternati con quelli di destra) e certo oggi ne paghiamo le conseguenze.
Ma ora la scelta di stare dentro l'euro e l'Europa è irreversibile, affrontare il problema del debito una necessità ineludibile.
Il problema è come: serve democratizzare le istituzioni europee e ricreare un nuovo internazionalismo solidale, contrapposto alla finanza e al capitalismo mondiale, tra i lavoratori europei che non lasci soli quelli in difficoltà e più svantaggiati come quelli greci. Si deve ottenere il risanamento finanziario non a spese del welfare e delle classi popolari e a colpi di privatizzazioni ma è necessario come scrive Guido Viale “imporre ai propri governi un cambio di rotta. Il che richiede certo “rigore fiscale”, ma non quello che ci vorrebbe imporre Tremonti. Il rigore, cioè i tagli nel bilancio, vanno imposti ai costi della politica, alla corruzione, all’evasione fiscale, alle rendite finanziarie, agli armamenti, alle guerre contro paesi che abbiamo contribuito ad armare fino a ieri, alle grandi opere, ai grandi eventi, alla burocrazia (ma senza segare l’albero del Pubblico impiego; però curandolo ramo per ramo perché dia frutti migliori). Ma un cambio di rotta richiede anche una montagna di nuove spese: in ricerca, in istruzione (scolastica e permanente), in manutenzione del territorio, in riconversione delle fabbriche obsolete o senza mercato, in promozione di una conversione energetica che ci liberi gradualmente dalla dipendenza dall’estero e dai combustibili fossili, in un’agricoltura che restituisca fertilità ai suoli e cibo sano ai consumatori. E soprattutto per garantire a tutti e ciascuno possibilità di non dipendere giorno per giorno dai capricci di un mercato globale fuori controllo e dall’arbitrio di imprese attente solo alle quotazioni del loro capitale. “
Jacopo Fo fa l'elenco di tutte le situazioni di spreco, di privilegio, di ruberie, di corruzione, di evasione fiscale e contributiva che sottraggono risorse alla collettività e arriva a parlare, con un conto che appare realistico, di 565 miliardi di euro l'anno.
A voler essere prudenti significa che basterebbe recuperare il 5-10 per cento di quella cifra per mettere a posto i conti pubblici e ridare slancio alle politiche di eguaglianza e di promozione sociale.
Persino a leggere un blogger finanziario controcorrente come Eugenio Benetazzo emergono alcune caratteristiche italiane (il terzo Paese al mondo per la quantità di riserve auree, un'economia sommersa di oltre il 20 per cento del pil ed il primo patrimonio privato al mondo (dato peraltro quest'ultimo che mi sembra tutto da verificare e riscontrare) a cui potere attingere per manovre fiscali straordinarie) che inducono se non all'ottimismo quantomeno a non cadere nella disperazione e a confermarsi nella convinzione che quella che è davanti a noi è una difficile battaglia politica e sociale ma tutt'altro che già persa in partenza.
Si può azzerare il debito dello Stato?
RispondiEliminafatto dai farabutti Che ci hanno Governato direi di si.
Mi sono posto spesso questa domanda
se in passato ho fatto dei debiti
Li ho sempre pagati con interessi salati
Come mai Chi Governa spesso ci ricorda
che ogni Italiano, anche i nascituri, hanno un debito di euro 30.000,00
dato che i miei debiti li ho estinti pagandoli
chiedo che chi si è permesso di fare debiti a nome mio, li paghi.
Dopo farei un referendum per mandare a casa tutti i Politici
servi delle lobby
sostituendoli con le MASSAIE veri ministri dell’Economia
Laureate a L’università della Vita, dove gli esami si danno tutti i giorni
con miseri stipendi , che quando va bene ammontano a Euro 1200,00 al mese.
abituate come sono a eliminare il superfluo
in breve tempo il debito Pubblico tornerebbe in pari
assicurando una vecchiaia dignitosa a tutti i Lavoratori.
Dopo avere messo in conto i danni hai (Parassiti Bianchi -Rossi e Neri )
che ci hanno dissanguato in questi 63 anni di Repubblica.
Gestendo le risorse con oculatezza , potremmo vivere senza essere ricattati
da chi gestisce i capitali sottratti al Popolo con le ruberie.
L'Italia detenendo il 60% del patrimonio Artistico Mondiale
potrebbe vivere in prevalenza di Turismo
Se non li mandiamo via questi Parassiti
troveranno il sistema di privatizzare tutti i beni dello Stato
lasciandoci in mutande. svegliateviiiiiiiiiii VITTORIO
verissimo,buttiamo fuori questi cialtroni con un referendum
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