L'informazione è nutrimento essenziale
della democrazia. I cittadini possono essere realmente protagonisti
della vita democratica ed esercitare, come giusto e necessario, la
sovranità politica – attraverso il voto, la partecipazione attiva
nei partiti, nei movimenti, nelle associazioni e nei sindacati, dando
vita a manifestazioni pubbliche, facendo sentire al potere il fiato
sul collo come pubblica opinione – solo se conoscono la realtà del
proprio Paese e del mondo, se sono aggiornati sui comportamenti dei
protagonisti della vita politica, se hanno modo di ascoltare le
diverse interpretazioni, le diverse analisi, le diverse soluzioni che
vengono proposte rispetto ai fatti e ai problemi che hanno di fronte.
Internet, che pure non è il Paradiso
terrestre della trasparenza e dell'obiettività essendo comunque
dominato e condizionato da grandi corporation come facebook, google o
simili, rappresenta sicuramente una svolta epocale da questo punto di
vista perché consente di accedere a notizie ed opinioni senza
mediazioni e senza filtri, realizza una sorta di gestione democratica
dell'informazione in cui la condivisione e la propagazione virale
permette di selezionare, sulla base delle scelte dei cittadini in
rete, i contenuti ritenuti più importanti, pone fine ad
un'informazione semplicemente calata dall'alto e dai 'professionisti'
del settore e favorisce nei social network e con i blog
un'interazione basso-alto e l'approfondimento e la discussione
pubblica degli avvenimenti.
La realtà è però ancora quella in
cui la maggioranza dei cittadini forma le proprie opinioni, oltre che
modelli di comportamento e stili di vita, attraverso la televisione.
Ecco allora la drammaticità della
situazione italiana in cui un solo individuo, Silvio Berlusconi,
monopolizza la televisione privata e, grazie al controllo politico,
anche quello che un tempo era il servizio pubblico, la Rai, ormai
completamente asservita alle indicazioni del padrone di Mediaset, in
funzione di quanto a lui più opportuno da un punto di vista politico
e per gli affari delle proprie aziende.
E più ancora che con i tg e i
programmi di approfondimento giornalistico l'inganno dell'opinione pubblica (ubriacato
con le storie dei VIP, le vicende di cronaca nera, il calcio sette
giorni su sette, la mercificazione del corpo delle donne) viene
realizzato con i programmi di intrattenimento e con quei talk show
del mattino o del primo pomeriggio rivolti ad un pubblico
probabilmente non in grado di recepire criticamente i messaggi che
gli vengono propinati.
L'unica vera alternativa tra le
televisioni in chiaro, La7, a sua volta deve obbedire agli interessi
del suo proprietario, la Telecom (sul quale il Presidente del
Consiglio ha altresì modo di esercitare pressioni sfruttando i
poteri di cui dispone).
E la situazione non è certo più rosea
nel mondo della carta stampata dove, a parte l'eccezione del Fatto
Quotidiano totalmente indipendente grazie ai ricavi che gli derivano
da abbonati e lettori, tutti i giornali sono in mano ai grandi gruppi
finanziari e industriali o sono legati ai contributi pubblici decisi
dalla politica.
Non a caso nelle classifiche mondiali
sulla libertà di stampa e di informazione l'Italia viene posta in
una posizione certo non lusinghiera e che peggiora di anno in anno.
Si spiega così l'anomalia di Michele
Santoro: l'autore e conduttore di programmi giornalistici di
successo, premiato da ascolti e raccolta pubblicitaria, che viene
cacciato dalla RAI (perché inviso ai politici di maggioranza e
opposizione) e rifiutato anche da La7, alla faccia del mercato che
dovrebbe dare spazio a coloro che fanno fare profitti alle aziende e
non ai protagonisti di autentici fallimenti come ad esempio Minzolini
e Ferrara.
Forte anche dell'esperienza
entusiasmante di eventi autogestiti come Raiperunanotte e
Tuttiinpiedi! dove si è respirato una straordinario spirito di
libertà e si è rivisto uno splendido Daniele Luttazzi altrimenti
censurato da tutte le emittenti, ora che Santoro ha finalmente deciso
di rompere gli indugi e dare vita ad una trasmissione indipendente,
forse domani ad una televisione libera, spezzando le catene dei
condizionamenti della politica e delle regole cervellotiche imposte
dalla Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, merita
l'appoggio e il sostegno di chi vuole in Italia un'informazione
libera e pluralista e dunque il contribuito di dieci euro che chiede
ai cittadini per dare forza all'iniziativa.
Anche se ad alcuni (anche a sinistra)
può non piacere la prima donna Santoro, non si vedono all'orizzonte
altri che per carisma, spirito di libertà e capacità
professionali siano in grado di avere successo e ascolti di massa
con una coraggiosa impresa indipendente come la nuova trasmissione
Servizio Pubblico, il cui primo appuntamento è per il prossimo 3 novembre.
Ma accanto a Santoro esistono tante
piccole iniziative per un'informazione libera e democratica che vanno parimenti
seguite e sostenute. Tra queste Radio 100 Passi che chiede il nostro
aiuto per sopravvivere e l'adesione in qualità di soci
all'associazione che la promuove.
Abbiamo eguale bisogno di giornalisti
come Santoro capace di farsi ascoltare da milioni di persone che
dello sviluppo di una rete di iniziative libere e autogestite che
possano fare informazione, cultura, spettacolo senza doversi piegare alla dittatura
del mercato.
Per contribuire a Radio 100 Passi:
Per sostenere Servizio Pubblico di
Michele Santoro
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