"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 30 gennaio 2015

I vantaggi per Renzi e Berlusconi con l'elezione di Mattarella


Alfano, Berlusconi e Renzi visti da Luca Peruzzi

Scrive Travaglio: "Siccome è una partita tra furbi che si credono l’uno più furbo dell’altro, nessuno può dire se la carta Mattarella sia un atto di guerra di Renzi contro B. per rompere il Nazareno, o una manfrina per consolidare il Patto ma con il coltello dalla parte del manico." Escludendo che la candidatura di Mattarella possa essere considerato un atto di guerra per rompere il patto del Nazareno, aggiungerei - visto che stiamo parlando di una partita tra "furbi" - che non è affatto impossibile che la sceneggiata sia completa e che Mattarella sia tutt'altro che sgradito a Berlusconi (si veda quanto pubblicava lo scorso 31 dicembre Franco Bechis e cioè che i "favoriti" del leader di Forza Italia erano la Finocchiaro e, appunto, Mattarella).
Certo Berlusconi subisce in questo momento un colpo di immagine per un candidato che gli è stato apparentemente imposto ma sono altre le cose a cui tiene realmente: gli affari per le sue aziende, la riabilitazione penale e politica da scambiare, ben volentieri, con l'attuazione insieme a Renzi del programma della P2 che è poi sempre stato il suo programma. E' questa l'essenza del patto del Nazareno la cui rottura non si vede proprio all'orizzonte.
Se negli scrutini decisivi Mattarella viene affossato dai franchi tiratori, Renzi deve tornare da Berlusconi con la coda fra le gambe (e poche possibilità di recriminazioni da parte della minoranza PD).
Se, come appare in questo momento probabile, Mattarella viene eletto, Renzi raggiungerà i seguenti risultati:

giovedì 29 gennaio 2015

Verso un Presidente della Repubblica della P2





Il patto del Nazareno è la versione moderna della P2.

Lo è nei programmi (la rottamazione della Costituzione e dei principi fondanti della Repubblica, la cancellazione del pluralismo, l'intenzione di rendere inoffensive e subalterne le Istituzioni di garanzia, il varo di una legge elettorale che unisce il carattere maggioritario ed antidemocratico con la designazione di gran parte degli eletti da parte delle segreterie dei partiti, lo smantellamento dei corpi intermedi a partire dai Sindacati), nella segretezza intollerabile in democrazia che ne avvolge i contenuti, nell'ascendente massonico di gran parte degli attori in gioco.

Non è pensabile che chi ha concepito questo progetto di eversione dei principi democratici enunciati nella Costituzione nata dalla Resistenza ed ha la maggioranza in Parlamento, grazie ad una legge elettorale incostituzionale, possa tollerare la presenza al Quirinale, nel ruolo chiave di Presidente della Repubblica, di qualcuno che possa mettersi di traverso alla sua realizzazione. Il profilo ideale del Patto del Nazareno è quello di un Presidente, possibilmente una figura di secondo piano, politicamente succube a Renzi e Berlusconi (e cioè che perpetui la retorica delle “riforme”, pronto a sciogliere le Camere in base all convenienze del parolaio fiorentino, disposto alla riabilitazione politica di Berlusconi condannato per evasione fiscale). Esiste è vero il tema del rinnovamento e dell'opportunità di dare in pasto all'opinione pubblica un personaggio non manifestamente compromesso. Per quanto sia oggi sui media un tema messo sotto il tappeto, ciò potrebbe giocare a favore di qualche outsider (Piero Grasso?) che unisca il carattere di novità alla lealtà verso il Renzusconi.

Purtroppo i rapporti di forza in Parlamento non consentono nemmeno lontanamente di sperare nell'elezione di un Presidente galantuomo, in grado di rappresentare tutti i cittadini, garante della Costituzione e dei principi democratici.
Ciò in cui, al massimo, si può sperare è in un Presidente, pur organico ai poteri dominanti e pur corresponsabile dei mali italiani, che non sia diretta espressione del Patto del Nazareno, che possa mantenere una sua indipendenza ed una sua autonoma forza in grado di consentirgli di dire anche dei no alle peggiori intenzioni renziane. In questa ottica, necessariamente difensiva, sono pertanto da apprezzare i tentativi di Vendola e dei Cinque di Stelle di incunearsi nel fronte berlusconiano-renziano con le candidature di Prodi e Bersani.

Vedremo come andrà a finire ma, intanto, dobbiamo essere sempre più consapevoli che esiste una voragine tra NOI, i comuni cittadini, e LORO, le élite politiche ed economiche dominanti e che le Istituzioni rappresentative sono sempre meno espressione della Democrazia essendo state occupate "militarmente" dalle cricche della malapolitica e del malaffare. Il massimo degli sforzi per costruire l'Alternativa ed un sistema autenticamente democratico va dunque fatto al di fuori dei Palazzi e sul piano sociale e culturale.

martedì 20 gennaio 2015

Lista Tsipras: continuiamo così, facciamoci del male




Avete presente quella pubblicità di divani che ormai da anni ogni settimana annuncia gli ultimi giorni di eccezionali saldi e sconti? Be' a me ricorda quanto succede da troppo tempo anche con la Sinistra radicale e di Alternativa: ultimativi appelli accompagnati dal grido di dolore del “non c'è più tempo” che si ripetono a intervalli regolari e partoriscono ogni volta solo il topolino di accrocchi elettorali last minuti destinati inesorabilmente al fallimento.
E' evidente da molto e molto tempo che in Italia è necessario per la Sinistra la riorganizzazione, il rinnovamento, l'identificazione di una missione aderente ai tempi attuali e non serve essere dei fini analisti politici per capirlo. Basta il buon senso e soprattutto la fedeltà a quegli ideali di uguaglianza, di solidarietà, di liberazione dal bisogno, di difesa dei più deboli che definiscono l'essere di Sinistra.
Ce l'hanno detto a chiare lettere il tradimento delle promesse progressiste del centrosinistra ulivista, il flop dell'Arcobaleno (stritolato oltre che dal voto utile e dalla vocazione maggioritaria di Veltroni dall'onta di aver dimostrato l'assoluta incapacità da parte di Verdi e Rifondazione di portare a casa un qualche pur minimo risultato a favore dei ceti popolari), la progressiva e inarrestabile migrazione del Partito Democratico verso i lidi liberisti, riconoscibile già durante le fibrillazioni finiane nell'ultimo periodo del governo berlusconi, resa manifesta nell'appoggio al massacro sociale del governo Monti e nella rielezione di Napolitano, divenuta intollerabilmente vergognosa con il Renzusconi. Ce l'hanno detto i ceti popolari che non votano più a Sinistra ma Grillo o la Lega oppure si astengono. Ce l'ha detto infine il fallimento elettorale di Rivoluzione Civile così come era miseramente fallito il tentativo di ALBA di costruire un “soggetto politico nuovo”.
L'Altra Europa con Tsipras poteva e doveva essere l'avvio di un nuovo percorso di ricostruzione della Sinistra anche grazie alla suggestione della straordinaria esperienza greca di Siryza. Il risultato alle elezioni europee ed il superamento, dopo tanti anni, del quorum - bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista - era in ogni caso un punto fermo dal quale poter ripartire.

sabato 17 gennaio 2015

Il sempre più labile confine tra economia legale ed economia criminale



E' sempre più labile, dentro il sistema capitalistico, il confine tra economia legale ed economia criminale.
Le imprese "legali" evadono il fisco e gli oneri previdenziali, delocalizzano le sedi produttive e fiscali sfruttando le falle nelle norme nazionali e internazionali, esportano capitali all'estero, pagano tangenti per ottenere commesse e lavori dal pubblico e dal privato, corrompono i politici per ottenere norme a sé favorevoli, violano le norme sulla sicurezza del lavoro e per il corretto smaltimento dei rifiuti in particolare di quelli tossici, mettono in commercio prodotti adulterati o contraffatti o addirittura nocivi, realizzano pratiche speculative nei 'liberi' mercati finanziari e delle materie prime per alterare la formazione dei prezzi ed ottenere extraprofitti, manipolano l'opinione pubblica per indurre bisogni inesistenti o che non avrebbero un carattere primario per piazzare i propri prodotti (un esempio per tutti: il vaccino per il virus dell'aviaria). L'Ilva di Taranto e l'Eternit di Casale Monferrato che tante vittime hanno mietuto non sono certo fabbriche clandestine o i cui proprietari sono od erano esponenti della criminalità organizzata.
Coloro che detengono gli ingenti proventi derivanti da attività formalmente vietate dalla legge - traffico di stupefacenti, di esseri umani, di rifiuti tossici, di armi, sfruttamento della prostituzione, usura, estorsioni, rapine, ecc. - hanno a loro volta la necessità di far emergere legalmente tali capitali (il riciclaggio) e trovano nell'acquisizione di aziende operanti nei mercati "legali" il canale privilegiato per poterlo fare. L'obiettivo non è tanto quello di fare "l'affare", impossessandosi di imprese in grado di produrre ulteriori profitti, quanto quello di dare una copertura verosimile alle ricchezze accumulate e ai flussi di denaro illeciti che continuano a ricevere. I settori economici che vengono comunemente identificati come quelli che maggiormente si prestano a raggiungere tale obiettivo sono quelli non sottoposti a particolari controlli e caratterizzati da incassi monetari continui e rilevanti dentro i quali si possono occultare i ricavi derivanti dal crimine: supermercati, bar, ristoranti, tabaccherie, agenzie di scommesse, compro-oro.
Secondo uno studio della Coldiretti ammonta a 16 miliardi di euro l'anno il fatturato delle mafie nell'agroalimentare e nella ristorazione (5.000 esercizi sarebbero in mano alla criminalità organizzata). Non c'è solo la distorsione della concorrenza, l'estromissione con le buone o le cattive dal mercato delle imprese oneste ma la tragica constatazione che una larga fetta di uno degli elementi fondamentali per la vita sociale - il cibo - sia in mano a soggetti criminali senza scrupoli.
In realtà la cosiddetta economia legale e quella criminale o di derivazione criminale tendono sempre più ad omogeneizzarsi, a sovrapporsi, a confondersi, ad integrarsi: o per la convergenza dei rispettivi interessi o per la conquista delle imprese da parte delle mafie che certamente la crisi di questi anni agevola e incentiva.
Da questo punto di vista Mafia Capitale rappresenta un esempio emblematico: l'impresa legale (addirittura, nel caso dello scandalo romano, l'impresa sociale del terzo settore per di più appartenente alla galassia delle cooperative "rosse") organicamente alleata con le cosche criminali.

MAFIE ATTOVAGLIATE - SONO I TAVOLI DEI RISTORANTI GLI ULTIMI “SCHERMI LEGALI” DIETRO I QUALI SI CELA UNA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA SEMPRE PIÙ INTEGRATA NELL’ECONOMIA REGOLARE - INVESTIMENTI ILLEGALI FAVORITI DALLA CRISI

Nuova indagine della Coldiretti: cinquemila ristoranti in mano alla criminalità organizzata, il giro d’affari sfiora i 16 mld di euro - Cosa nostra punta su aziende agricole e supermercati, la camorra su bar e trattorie - Le migliaia di ristoranti sotto controllo delle cosche non sono solo al Sud, ma si trovano in tutte le regioni italiane...

venerdì 16 gennaio 2015

Spegnete la tv, non comprate i giornali di regime e informatevi sui siti alternativi

Noam Chomsky, padre della creatività del linguaggio, definito dal New York Times “il più grande intellettuale vivente”, spiega attraverso dieci regole come sia possibile mistificare la realtà.

martedì 13 gennaio 2015

LONTANO DAL PD


di giandiego
C'è, innegabilmente, in questo scritto una carica di pessimismo ed anche di sconforto.
Non va preso, nonostante alcune sue considerazioni come una sorta di testamento o come la motivazione di un abbandono, non lo è, anche se la stanchezza, a tratti e la delusione di fanno forti e chiedono pegno.
Questa premessa è importante, chi scrive non riesce e non vuole separare se stesso da quel che mette sulla carta e non parla mai o quasi di quel in cui non crede o che non vive.
Mi chiedo spesso, se davvero non sia possibile comprendere ed attuare , nell'azione pratica una perorazione, una richiesta che è ormai impellente in quell'area a cui ci rivolgiamo per ascolto e per identificazione.
Questa richiesta non nasce da una generica ed inutile forma di minoritarismo o dalla vlontà di testimoniare o ricordare d'un tempo di contrapposizioni frontali e dualismi fortissimi, ma semmai dalla visione alternativa e, fortunatamente, altra , del mondo che andremmo a costruire. Da una reale volontà di rinnovamento quindi piuttosto che dalla riproposizione di una memoria storica.
Vivo , personalmente, con grandissimo dolore e scoramento, come una forma di sconfitta e reale impotenza quella che viene definita come una necessità irrinunciabile (per esempio da molti comitati dell'Altra Europa Lombardi … ma non solo)Questa vicinanza forzata, quest'alleanza di fatto con il PD (per esempio alle prossime regionali, ma anche nel locale, pare, non se ne voglia uscire) credo sia deleteria, dannosa e persino mortale per chi voglia parlare d'alternativa e di mondo altro rispetto a quello dell'onnipotenza liberista.
A mio umilissimo e sempre inutile parere non si può parlare di alternativa e porsi a livello elettorale in qualsivoglia alleanza con chi di questa ipotesi liberista e di questa visione è, ad oggi, il maggior propagatore … è stolto, suicida.
Non permette alcuna chiarezza, alcuna distinzione ed avvalora in modo irrecuperabile la sensazione che la pseudo-sinistra sia sempre più pseudo e che l'alternativa al suo interno semplicemente non esista o sia purissima testimonianza.
Avvalora e conferma l'impressione, in ultima analisi, che la sinistra radicale ed alternativa sia troppo debole, indecisa, testimoniale per contare alcunché. Troppo succube, troppo legata ad interessi poltroniferi e rese di posizione per accettare d'essere realmente altro dal PD.
La verità è probabilmente diversa, ma è certo che troppi, davvero troppi compagni, forse anche in buona fede sono convinti che senza questa vicinanza si lasci spazio alla destra, oppure si perda qualche cosa, occasion nel fare e nel contarei o anche le sin troppe brave persone confuse che stanno con "la grande madre corrotta". ma in realtà il PD è più che corrotto è la destra ormai, è intriso di liberismo ed i suoi valori, ammesso che ancora ne abbia sono puramente formali, adattabili, costruiti di plastilina e creta cruda, malleabili e svendibili.
Ilì suoi comportamenti politici e le scelte che ne conseguono sono tali da trascinare nella sua vergogna chiunque gli stia a fianco.
La corruttela ed il pragmatismo di convenienza sono da tempo il suo unico linguaggio.
Appare quindi chiaro, almeno a me, come sia impossibile condividere in alcun modo questo percorso per chi … parli di un altro mondo possibile … esso non passa ba qui, anzi parte solo allontanandosene
Che paura abbiamo?
Quella di non poterci presentare a qualche tenzone elettorale?
Quella di perdere qualche poltrona che stiamo pagando con la nostra coerenza e rispettabilità?
Temiamo forse l'attraversamento del deserto, cosa di cui , quand'anche se ne parli, viene accolta con sommo fastidio da quei compagni abituati ormai da anni a ragionare in termini di alleanze remunerative … Quante poltrone? Cosa ci lascerete fare ?
E veniamo all'aspetto personale … non ce la posso fare, ad ascoltare ancora infinite volte di questa necessità, a ripercorrere ogni volta questo corridoio che mi fa ritrovare alla fine a fianco del PD, non mi interessa e non mi appartiene.
Non ho nulla a che spartire con loro e con la loro immagine di mondo … non la condivido. Non sono un minoritarista di principio, non sono un'estremista, un super-violento, non sono un cripto-marxista-dogmatico.
Ho scelto la via della spiritualità e dell'esempio, ho scelto di provare ad essere quello di cui parlo, la strada della non -violenza ma della radicalità. Eppure non riesco a stare fianco a fianco con chi giustifica , difende ed implementa questo stato di cose, con chi sta “progettando” questo mondo … di mezzo.
Lontano dal PD, l'ho detto tante volte , ma ora dovrò, con sommo rammarico, aggiungere lontano da chi sta troppo vicino al PD e che ala fine finisce con l'essere la stessa cosa in pasta un poco più grezza.
Non foss'altro che per me, per non star male come sto a sentirmi coinvolgere con queste persone che hanno accettato e difendono questo sistema.
Solo lontano da loro esiste una possibilità, qualsiasi sia il prezzo e sono convinto, che alla lunga questa scelta ripaghi. Permettendoci finalmente di dire e di far anche vedere che siamo altro, diversi ed alternativi anche a costo di perdere qualche rendita ed allora, forse, molti di coloro che si sono allontanati schifati e delusi dal voto, la vera maggioranza del paese...per altro, potrebbe persino tornare a fidarsi di noi

lunedì 12 gennaio 2015

Il format del terrore ed il primato della civiltà occidentale




Non sappiamo (e probabilmente non sapremo mai) se il feroce attentato terroristico dei fondamentalisti islamici contro Charlie Hebdo possa avere avuto qualche “facilitatore” occulto nel campo dei poteri dominanti dell'Occidente. La goffaggine dei terroristi (l'indirizzo sbagliato, la carta di identità smarrita), le falle dei servizi segreti francesi, la fuga momentanea che è stata possibile, pur in una Parigi blindata, agli autori della strage – fatti che potrebbero essere assolutamente fisiologici - non giustificano di per sé cattivi pensieri “complottisti”.
Il punto di partenza che non dovremmo mai dimenticare, prima di avventurarci in razionali analisi politiche e strategico-militari, è che esiste nell'umanità una componente inestinguibile di follia e di istinto predatorio e omicida: non potrebbero altrimenti spiegarsi tanti fatti della storia e della cronaca più o meno recente (uno per tutti la strage del 2012 in Norvegia ad opera del “cristiano” Breivik). L'Homo homini lupus di Thomas Hobbes è una delle indispensabili chiavi di lettura, certo non l'unica ma sempre tragicamente immanente e mai completamente ineludibile, della condizione e dell'agire degli esseri umani.
Il brodo di cultura dell'azione dei fondamentalisti islamici a Parigi è, da un lato, il coinvolgimento militare francese, all'inseguimento di un'ormai anacronistica grandeur, in tanti teatri di guerra in Paesi islamici in Africa ed Asia (tra l'altro la Francia ha voluto l'uccisione di Gheddafi, la Francia ha sostenuto e finanziato i ribelli fondamentalisti contro Assad in Siria), dall'altro il senso di estraniamento che molti giovani cittadini di origine maghrebina o subsahariana avvertono nei confronti di quello che dovrebbe essere oggi il proprio Paese e da cui si sentono respinti e rifiutati, più per ragioni sociali che per ragioni culturali, e che li porta a ricercare altrove l'antica Patria e l'identità perduta. Una condizione dello “straniero” comune in questa Europa del nuovo millennio che si riscopre ferocemente classista e xenofoba.
Da questo punto di vista (si legga al riguardo l'interessante analisi dell'antropologa Amalia Signorelli) le vignette blasfeme di Charlie Hebdo più che costituire una progressiva trasgressione liberatoria hanno contribuito ad erigere il muro tra “noi” e “loro”.

sabato 10 gennaio 2015

21 marzo 2015: Manifestazione Nazionale dei Disoccupati e dei Precari





Di fronte ai numeri della crisi e alle statistiche sulla disoccupazione certificate dall'Istat mese per mese è venuto il momento di smetterla di raccontarci balle sul lavoro. Quanti sono in Italia i disoccupati, i precari, i dipendenti delle aziende in crisi, gli imprenditori e gli artigiani che hanno visto fallire la propria impresa, coloro (soprattutto le donne) che nemmeno cercano più un lavoro per quanto è diventato un miraggio inarrivabile, i lavoratori e i pensionati che vivono in condizione di povertà nonostante possano contare ancora su di un reddito mensile? Dieci, venti, trenta milioni di persone? E allora non c'è alcuna ricetta miracolosa fondata sulla flessibilità e sulla competitività e non c'è alcuna crescita possibile, ammesso che un giorno riappaia all'orizzonte, che possa restituire il lavoro, la dignità, un reddito dignitoso a tutti. Tanto più in un mondo dove le risorse naturali si stanno esaurendo e dove dobbiamo competere con economie dove non si ha alcun riguardo per l'ambiente, per la vita, per la sicurezza, la salute e i diritti delle persone.


Quanto dovremmo produrre, vendere, consumare per ridare un lavoro a dieci o venti milioni di persone?

Dire che il lavoro verrà con la crescita è come dire ad una persona che si presenta ad un pronto soccorso con un infarto o un ictus di ripresentarsi quando sarà pronto il reparto e quando si saranno organizzati per fornire le cure.

In questa Italia servono certamente politiche economiche e industriali che valorizzino le potenzialità e le attitudini nazionali nel manifatturiero, nel turismo, nell'agro-alimentare, nella fruizione dello straordinario patrimonio artistico, archeologico e paesaggistico che possediamo; servono certamente investimenti pubblici nelle infrastrutture e nella ricerca, nella formazione, nella scuola e nell'università; serve certamente una lotta senza quartiere ai criminali e ai parassiti che hanno ridotto sul lastrico il nostro Paese: le mafie, gli evasori fiscali, i corrotti e i corruttori, gli inquinatori di interi territori, coloro che hanno esportato capitali e aziende all'estero, i politici che si sono appropriati delle risorse pubbliche.

Ma serve anche e soprattutto progettare un sistema economico diverso, fondato non sulla competizione ma sulla condivisione e sull'equa distribuzione dell'enorme ricchezza che siamo in grado di produrre e che sarebbe sufficiente per assicurare a tutti una vita degna di essere vissuta. Un sistema economico che non escluda nessuno e sappia trarre da ciascuno il contributo che può fornire al bene comune: bisogna dunque ragionare in termini di riduzione dell'orario di lavoro e dei requisiti necessari per ottenere la pensione per redistribuire a tutti l'occupazione necessaria e disponibile. E serve dunque prioritariamente restituire alla collettività, attraverso le istituzioni democratiche che la rappresentano, la possibilità di riappropriarsi della sovranità politica, oggi ostaggio di ristrette oligarchie, e di non dipendere per il finanziamento della spesa pubblica dal ricatto dei mercati.

Ciò che ora è indispensabile è un piano straordinario di lavori socialmente utili in grado di impiegare da subito alcuni milioni di persone per mettere in sicurezza dalle catastrofi il territorio, per interventi di risanamento ambientale, per ristrutturare edifici pubblici ai fini della sicurezza e del risparmio energetico, per la manutenzione delle città, per la conservazione e la fruizione dello straordinario patrimonio artistico ed archeologico italiano, per rendere i servizi sociali pubblici – asili, scuola, sanità, assistenza – degni di un Paese civile. Un piano straordinario per l'occupazione in grado poi di innescare – distribuendo reddito, migliorando le condizioni di vita dei cittadini, risanando le tante situazioni di aggressione all'ambiente ed ai territori - una ripresa generale del Paese.


Per questo sosteniamo l'idea di una grande Manifestazione per il lavoro che veda anzitutto protagonisti disoccupati e precari, da svolgersi in tutta Italia il prossimo 21 marzo.

lunedì 5 gennaio 2015

L'irrefrenabile inclinazione di Renzi alla menzogna


Renzi e le balle spaziali by Luca Peruzzi
Il fatto: l'utilizzo da parte di Renzi di un volo di Stato, pagato con il denaro pubblico, per andare in vacanza in Val D'Aosta con la famiglia.
Ora intendiamoci: che il Presidente del Consiglio si muova, anche per motivi strettamente personali ed insieme alla famiglia, con la scorta e con mezzi di trasporto forniti dallo Stato è cosa del tutto legittima e normale in questo mondo (ed in questa Italia) alla rovescia in cui viviamo. Non dovrebbe nemmeno lontanamente essere oggetto di discussione e polemica politica. Il mito dei re scandinavi che vanno in giro in bicicletta per le città era ed è appunto solo un mito che nulla può avere a che fare con il nostro Paese.
Poi evidentemente ci sarebbero ragioni di opportunità, di prudenza e di discrezione nell'utilizzo delle risorse pubbliche ma come Don Abbondio non poteva darsi il coraggio che non aveva così un arrembante arrivista assetato di potere non può darsi l'umiltà e la capacità di interpretare i sentimenti popolari di un Sandro Pertini o di un José Mujica.
Il dato politico che è necessario evidenziare è un altro, sono le dichiarazioni che il parolaio fiorentino rendeva nemmeno un anno fa al fido Aldo Cazzullo: "Non voglio la scorta. Mi protegge la gente", "non voglio dare al Paese l'impressione di un uomo che il giorno stesso in cui va al governo cambia status, immagine, stile. Non posso e non voglio passare dalla bicicletta all'auto blu. Io son di Rignano! Sono sempre stato in mezzo alla gente e continuerò a farlo".

sabato 3 gennaio 2015

La strana idea di famiglia dei liberisti




Mi è capitato qualche giorno fa di vedere in televisione (la trasmissione aveva per oggetto la storia dell'IRI e si concludeva parlando delle privatizzazioni sulle quali Italia e Gran Bretagna "vantano" un primato assoluto) un brano di una vecchia intervista di Enzo Biagi a Margaret Thatcher.

Chiedeva, tra le altre cose, Enzo Biagi: "C'è tanta differenza tra guidare un Paese o una famiglia?" "Effettivamente no - rispondeva la Thatcher - in quanto in entrambi esiste un limite alle risorse disponibili di cui bisogna tener conto. E c'è un'altra similitudine: così come i genitori devono insegnare ai figli a cavarsela da soli così  lo Stato non deve fare troppo per i cittadini, in una società libera deve lasciare loro la responsabilità di sforzarsi e di agire per raggiungere il livello di vita a cui aspirano".

Lo stesso pensiero, per venire a tempi più recenti, di Tommaso Padoa Schioppa (già compagno di Barbara Spinelli leader della lista Tsipras) che nel 2003 auspicava che le riforme strutturali di cui Francia e Germania avevano bisogno fossero ispirate "da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l' individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità. Cento, cinquanta anni fa il lavoro era necessità; la buona salute, dono del Signore; la cura del vecchio, atto di pietà familiare; la promozione in ufficio, riconoscimento di un merito; il titolo di studio o l' apprendistato di mestiere, costoso investimento. Il confronto dell' uomo con le difficoltà della vita era sentito, come da antichissimo tempo, quale prova di abilità e di fortuna. È sempre più divenuto il campo della solidarietà dei concittadini verso l' individuo bisognoso, e qui sta la grandezza del modello europeo. Ma è anche degenerato a campo dei diritti che un accidioso individuo, senza più meriti né doveri, rivendica dallo Stato. Germania e Francia sono Paesi con forte struttura dello Stato, consapevoli di sé, determinati a contare nel mondo, sorretti da classi dirigenti attente all' interesse generale. In entrambe, il modello di società (lo stesso dell' Italia) ha bisogno di coraggiose correzioni, diverse e in qualche caso maggiori di quelle necessarie all' Italia. Le difficoltà sono notevolissime. Ma riesce difficile pensare che, imboccata la strada, i due Paesi non sappiano percorrerla con determinazione."

Insomma la condanna senza appello per il "famigerato e deleterio" assistenzialismo. 

Certo che l'educazione che i genitori trasmettono ai propri figli deve avere l'obiettivo di renderli autonomi e indipendenti, certo che la società per progredire ha bisogno dell'impegno attivo e consapevole dei cittadini poi però, pensando alla situazione attuale italiana ed europea, non ci si può non chiedere quale strana concezione di famiglia, e per analogia di Stato, abbiano i liberisti. Una famiglia (e uno Stato) cioè che per "educare" i propri figli li lascia senza cibo, senza un tetto, senza la possibilità di curarsi in caso di malattie, senza poter accedere all'istruzione.
Una prassi comportamentale che deve riguardare la generalità dei cittadini ma non certo le famiglie della classe dirigente che garantiscono al contrario ai propri figli agiate condizioni di vita, le migliori opportunità di studio e l'accesso alle più prestigiose università, la sistemazione - anche grazie al proprio sistema di relazioni - in ruoli dirigenziali nella pubblica amministrazione, nella politica o nell'impresa pubblica o privata.

venerdì 2 gennaio 2015

PAROLE...PAROLE...PAROLE


di giandiego
Mi capita spesso di chiedermi cosa vogliano realmente dire i venditori di fumo … gli spacciatori di false speranze … i rimestatori di lenticchie quando parlano di crescita. Quando promettono luci in fondo al tunnel, quando si riempiono la bocca con le ri-partenze e le riprese. Sono intorno a noi e persino fra di noi.
La crisi che stiamo attraversando è sistemica, chiunque abbia potuto sollevare gli occhi dagli specchietti ipnotici disseminati tutt'attorno ha potuto rendersene conto. Non serve un dottorato in economia e nemmeno qualità profetiche per comprenderlo, basta un pizzico di buon senso.
Come si possa credere per esempio alla favola assurda della crescita infinita è, per me, umilissimo poeta di strada un vero mistero.
Eppure un sacco di gente ancora vagheggia di uscite dal tunnel, di riprese repentine … di un paese che riparte, di uscite da sistemi monetari che rilancerebbero fantomatiche economie (quasi bastasse una moneta a farlo e non un sistema), per carità, senza nulla togliere alle responsabilità degli inventori usurai dell'Euro.
Comprendere però che la crisi è di sistema è molto importante, fondamentale, perchè ci fa capire che non basterà un cerotto, non sarà affatto sufficiente nessun sacrificio sanguinoso e nessuna lacrima a raddrizzare le sorti del Titanic che affonda … loro, i padroni, i progettisti, gli assicuratori e l'equioaggio del Titanic sopra menzionato questo lo sanno benissimo.
Le materie prime sono finite, nel senso che esistono in quantità limitate, i materiali dai quali abbiamo deciso di ricavare energia altrettanto (pericolosamente sull'orlo dell'esaurimento), la stessa struttura portante della società è finita, abbiamo depredato i depredabile, abbiamo sfruttato le risorse e le ricchezze di molti popoli per garantire ad una minoranza occidentale e bianca l'assoluto benessere.
Abbiamo distrutto e distruggiamo allegramente il pianeta in nome del nostro benessere ed abbiamo chiamato tutto questo “Civiltà e Progresso”.
Ora il Pianeta ci chiede conto, il nostro stesso sistema incardinato su una follia ed una premessa del tutto egoistica dimostra di non poter più girare.
La nostra filosofia, imperniata sulla superiorità dei pochi ed il loro diritto al dominio, l'idea stessa di selezione che abbiamo sin qui usato per definire il diritto alla vita dimostra d'essere solo quel che è, un pretesto per giustificare il dominio di una elite ristretta sul mondo. Ed abbiamo, lo ridico, chiamato tutto questo “Maturazione Spirituale, Civiltà”.
Non sto dicendo nulla di nuovo? Certo! Non ho scoperto nulla che non fosse evidente? Alla buon'ora!
Eppure siamo qui, tutti a subire il dominio culturale, morale, etico, strutturale e spirituale di una Elite folle che cerca solamente la propria perpetuazione.
Ce la prendiamo via , via ora con il loro cameriere, ora con il maggiordomo, ora con il loro guardiani … ma ci sfugge, costantemente il senso vero e reale del loro dominio sul mondo … ed aspettiamo la ccrescita.
Eppure loro sono là, da sempre, e sono il 10% scarso della popolazione mondiale.
Hanno sistemato le cose perchè ci sembri d'essere parte del gioco, perchè appaia che il sistema si regga su una “responsabilità” ed una “ titolarità” diffusa, ci hanno illusi che la proprietà privata non fosse un furto, anzi un diritto e che ognuno di noi avesse qualche cosa, piccolo o grande da difendere. Ci hanno dedicato migliaia di anni applicando alla definizione di questo pseudo-diritto umano i migliori intelletti.
Ci hanno convinti che fosse un diritto, che fosse giusto ed umano piantare dei paletti per terra e dire questo è mio! Che farlo non fosse un furto e nemmeno un arbitrio, salvo poi sterminare chi dopo cercasse di varcare i suddetti paletti per fare la stessa cosa.
Ed è così che ci siamo ritrovati con qualche furbo che ci vende l'Acqua, l'Aria, la nostra stessa Terra, che ci brevetta la Vita ed i Semi per poi rivenderceli in scatola di montaggio … con un bel marchio e intanto noi aspettiamo la crescita che è lì dietro l'angolo appena fuori dal tunnel di cui intuiamo la fine.
Non è difficile, non è frase fatta è tutto il programma politico, spirituale e pratico di cui abbiamo bisogno. Un altro Mondo è Possibile.
Questo mondo così non può funzionare il cambiamento è un'esigenza vitale per l'umanità.
Decidere se questo cambiamento sarà verso un feudalesimo tecnologico e il dominio delle “Grandi Famiglie” oppure se si muoverà verso una nuova spiritualità condivisa e complessa che veda gli esseri viventi al suo centro, maturati spiritualmente quanto basta per comprendere d'essere parte e non padroni. Coscienti di dover ridefinire profondamente il significato di “Progresso e Civiltà”, in senso etico, spirituale e filosofico, finalmente liberi da dualismi che fanno comodo solo ai pochi che sin qui hanno detenuto ogni potere … bhè questo dipenderà da noi … forse! 
Ammesso che ci si svegli nel frattempo, che si dismettano le collanine, gli specchietti ed il Whisky venefico con cui hanno comprato le nostre terre e d avvelenato le nostre anime.
Ammesso che si capisca che non crescere, ma decrescere è la via della salvezza.
A Patto che si riesca a vedere al di là del proprio villaggio per guardare il mondo ...ma forse proprio qui sta il problema e proprio qui si potrebbe infrangere ogni speranza, quantomeno diciamocelo, perchè è proprio in questa sfera che ci hanno alla fine dominati e fottuti...la verità che sino ad ora , al di là delle belle parole, siamo ancora tutti lì ad aspettare la crescita con il nostro piatto di lenticchie ben stretto … e non ci accorgiamo che ogni giorno che passa è sempre più vuoto.

giovedì 1 gennaio 2015

Napolitano: I cittadini non hanno di che vivere? Aspettino la crescita

Il Trasloco di Napolitano by Luca Peruzzi

E' cosa assai comune nella vecchiaia l'accentuarsi dei tratti caratteriali tipici di una persona e l'incapacità di valutare il mondo e le cose che accadono al di fuori di schemi consolidati e che non si ha più la disponibilità a modificare.
Per giudicare oggi Napolitano bisogna anzitutto guardare alla sua biografia: nei GUF (i gruppi universitari fascisti) con Mussolini al potere, con l'Unione Sovietica quando reprimeva nel sangue la rivolta ungherese del 1956, con Craxi contro Berlinguer e la sua denuncia della questione morale, sempre più allineato all'atlantismo acritico e al liberismo nei decenni in cui si afferma senza vincoli e ostacoli il finanzcapitalismo, autore insieme a Livia Turco della legge che istituisce i Centri di Permanenza Temporanea (ora denominati Centri di Identificazione ed Espulsione) per l'esecuzione delle espulsioni di immigrati irregolari, tollerante e accondiscendente verso Berlusconi e il berlusconismo, garante per l'Italia del potere e degli interessi e delle volontà della Troika (BCE, FMI, Commissione Europea) dopo l'esplosione della crisi finanziaria del 2008. Una vita passata riuscendo a stare in tanti momenti cruciali della storia dalla parte sbagliata!
Se ha senso parlare della "casta" - le classi dirigenti politiche ed economiche - l'orizzonte di Napolitano è stato tutto interno ed è tutto interno ad essa. Al di fuori delle logiche autoreferenziali e di mera sopravvivenza dei ceti dominanti nulla esiste per Napolitano: i bisogni dei cittadini, la disoccupazione, la povertà, il grido di dolore del popolo inquinato e delle mamme che chiedono giustizia per i propri piccoli uccisi dai veleni sversati su tante povere vite sono solo degli incidenti di percorso, certo condannabili a parole ma che non meritano di essere in cima all'agenda politica.