Ricapitolando.
I ‘quesiti’ sono 3.
1. Modulo di colore viola – Premio di maggioranza alla lista più votata – Camera dei Deputati.
2. Modulo di colore beige – Premio di maggioranza alla lista più votata – Senato.
3. Modulo di colore verde - Abrogazione delle candidature multiple.
In pratica, le ‘questioni’ sono 2.
La prima.
L’attuale legge elettorale (L. 270/2005, più nota come Porcellum/Calderoli) prevede che il premio di maggioranza sia attribuito, su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato, alla ‘lista’ o alla 'coalizione’ che ottenga il maggior numero di voti.
I primi due quesiti si propongono di assegnare, invece, il premio di maggioranza alla lista singola che ottenga il maggior numero di seggi, eliminando i collegamenti tra liste, cioè le coalizioni, con l’ulteriore, collaterale effetto di innalzare la soglia di sbarramento, la quale diventerebbe del 4% alla Camera e dell’8% al Senato.
La seconda.
Si vuole introdurre il divieto delle candidature plurime, escludendo la possibilità, oggi consentita, che un soggetto si candidi in più circoscrizioni.
Il fenomeno delle candidature multiple è diffuso e fortemente deprecato. Esso infatti, mettendo il ‘plurieletto’ in condizioni di scegliere uno dei seggi vinti a fine competizione, gli permette altresì di scegliere chi saranno gli ‘eletti’ (cioè i primi dei non eletti che subentreranno) negli altri seggi rimasti vacanti.
Questo fenomeno genera da un lato un meccanismo di cooptazione dall’alto e, specularmente, induce i cooptandi ad una perniciosa sudditanza.
Quanto alla seconda questione (divieto di candidature multiple), personalmente, trovo davvero difficile contestare la necessità di porre fine a questo indegno ed inquietante mercimonio, per nulla genuino sotto il profilo della rappresentanza politica, mortificante per gli elettori e pericolosamente dietro le quinte.
Per quanto mi riguarda, ho già deciso che voterò Sì.
Più complessa, invece, la prima questione.
Premesso che il Porcellum va assolutamente eliminato ed occorre una legge elettorale degna di una democrazia, mi limito ad esporre le mie due principali preoccupazioni e la mia, almeno per il momento, conclusione.
a)L’eventuale vittoria del Sì sui primi due quesiti ci consegnerebbe un sistema elettorale ed un consequenziale quadro politico fortemente semplificato in chiave bipartitica.
I partiti, infatti, al fine di conseguire la maggioranza necessaria per ottenere il ‘premio’,
sarebbero indotti, praticamente quasi costretti, ad uno sforzo di sintesi politica che veda confluire in un’unica lista più e diversi soggetti politici minori, che oggi, invece, rivendicano gelosamente le rispettive identità e che dispongono di una forza contrattuale spesso sproporzionata, ma ampiamente sfruttata all’interno di faticose ed instabili coalizioni.
Non v’è chi non veda che andrebbe a configurarsi uno scenario fortemente premiante per il PdL, il quale, infatti, ha già annunciato che se vince il Sì, si guarderà bene dal fare una nuova legge elettorale.
b)L’effetto collaterale di alzare la soglia di sbarramento sia alla Camera che al Senato, contribuirebbe ulteriormente alla semplificazione di cui sopra, sacrificando ulteriormente gli spazi di una sana opposizione e di una esaustiva rappresentanza democratica.
I partiti più piccoli, che preferiscono rinunciare al Governo piuttosto che alla loro identità politica, potranno avere rappresentanza in Parlamento, ma solo se riusciranno a conseguire un adeguato consenso. Il 4 e l’8% sono percentuali consistenti, non facilmente ottenibili, soprattutto in un contesto come quello attuale, che vede la concentrazione del potere mediatico in mani assolutamente inaffidabili, che scientemente ed illegittimamente impediscono un’autentica competizione elettorale.
Considerazioni finali.
Il referendum, in questa materia, si conferma, ancora una volta, strumento utile e necessario per sopperire alla colpevole inerzia del Parlamento e, soprattutto, per correggerne gli errori.
Uno strumento che, però, ha dei limiti fisiologici tali da trasformarlo in alcuni casi, come quello in oggetto, in una lama a doppio taglio.
Per vincere, il Sì non solo ha bisogno del quorum e dei voti, occorre anche che segua poi un’interpretazione del risultato referendario coerente con le istanze democratiche che il referendum stesso esprime. Occorre, insomma, che la bocciatura del Porcellum che dovesse uscire dalle urne impegni il Legislatore ad una nuova legge elettorale.
Ora, a me viene da pensare che se dovesse vincere il Sì, una corretta interpretazione in chiave democratica s’imporrebbe per necessità a tutti i partiti, eccetto naturalmente il PdL.
Lega, Udc, Pd, Idv,.. sarebbero costretti a fare una nuova legge elettorale ed avrebbero i numeri per farlo, mentre il PdL si troverebbe in minoranza.
Non lo so, forse il mio ragionamento è troppo semplice e miope. Mi viene anche da pensare che Berlusconi, potrebbe giocare d’anticipo, tornare subito alle urne ed incassare nottetempo, beffardamente, un regalo inatteso che proprio noi gli avremmo fatto. D’altra parte se dovesse vincere il No o il boicottaggio (mancato raggiungimento del quorum), resteremmo calcificati in una situazione incancrenita, perdendo un’opportunità per sbloccarla.
A me sembra che il No non ci dia nessuna speranza, il Sì ce ne dà almeno una.
Sono, però, perplessa.
Premesso che la perplessità ce l'ho anch'io,questo tuo "articolo- ragionamento" è molto interessante perchè conduce verso diversi approfondimenti che sono molto utili.La prima parte è molto chiara e chiarificatrice.
RispondiEliminaLe considerazioni finali sono oltremodo utili e interessanti per cogliere ciò che vorremmo fosse il risultato migliore per l'Italia intera.
Grazie Democrazia. Se posso permettermi, ti sei scelta un nome un pò demodé, chissà, magari un giorno tornerà di moda.
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