Leggo i sondaggi elettorali. Non commento il 60 per cento e passa accreditato al centro destra (dalla strana coppia Storace-Lombardo fino all'UDC di Cuffaro ed Emanuele Filiberto passando per il PDL e la Lega). Sarà materia per i futuri storici studiare, così come si fa oggi con il nazismo e il fascismo, perchè gli italiani abbiano potuto credere alle bugie di Berlusconi e a non aver provato ripugnanza a farsi governare da personaggi come Bondi, La Russa, Capezzone, Gasparri, Brambilla e Carfagna, Castelli o Calderoli. E mi fermo qui solo per ragioni di spazio.
Non commento le piccole percentuali accreditate alle due liste della sinistra radicale. Considero persone per bene i Vendola, i Ferrero, i Diliberto, i Fava e mi auguro che sia Sinistra e Libertà che la Lista Anticapitalista superino il quorum ma credo che almeno per il momento siano destinati ad un ruolo marginale.
Quello che è in gioco in queste elezioni è la natura dell'opposizione e la costruzione di una futura alternativa. Se dovrà essere un'opposizione intransigente al regime berlusconiano, in nome della lotta alla mafia, alla corruzione, per un sistema informativo libero, per i diritti dei lavoratori e per l'ambiente ovvero un'opposizione dialogante che rifiuta il concetto di regime e riconosce a questa destra illiberale, razzista e amorale la legittimità di governare e dunque la possibilità di accordarsi con essa. E se la futura alternativa di governo dovrà nascere da accordi di palazzo con i moderati (leggi UDC) sancendo così, anche in caso di vittoria, la resa all'idea di vere riforme democratiche e laiche oppure un'alternativa che persegua il progetto di una radicale trasformazione dell'Italia.
Una sostanziale tenuta o una lieve flessione del PD (certo con tutto quello che ha combinato in quest'ultimo anno non è pensabile mantenga i voti delle politiche …) darebbe continuità alla sua linea d'azione, ci direbbero che l'antiberlusconismo non paga, farebbero dell'UDC il partner privilegiato della futura alternativa di governo.
Al contrario una sonora sconfitta del PD e nel contempo un chiaro incremento di voti per Italia dei Valori sarebbe un segnale per tutto il centrosinistra. Indicherebbe la strada che deve seguire l'opposizione per ritrovare la fiducia e l'orgoglio del suo popolo. Spazzerebbe una vecchia classe dirigente del PD, i D'Alema i Fassino i Violante i Rutelli (quelli che Nanni Moretti nel 2002 definiva incapaci di parlare al cuore e al cervello della gente e con i quali la destra vincerà le elezioni per i prossimi 20 anni …), responsabili, nel periodo del centrosinistra al governo dal 1996 al 2001, del ribaltone, di una riforma della costituzione passata con pochi voti di maggioranza e soprattutto di non aver sbarrato la strada a Berlusconi non approvando alcuna legge in materia di antitrust televisivo e sul conflitto di interessi. E nella breve esperienza dell'ultimo governo Prodi, troppo presi a spartirsi le varie poltrone disponibili (con il capolavoro di Mastella alla giustizia …) e troppo dipendenti dalle oligarchie finanziarie dominanti per dare priorità a quelle riforme che chi li aveva votati si aspettava.
A noi elettori (di sinistra) la scelta.
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