Cominciamo dall'inizio: le elezioni regionali del 2005. Il centro sinistra vince in 12 regioni delle 14 nelle quali si vota. Il consenso di Berlusconi appare in caduta libera (talmente disperato da spingerlo a recarsi a sorpresa alla trasmissione Ballarò subito dopo le elezioni) e l'Unione, l'alleanza dei partiti che vanno da Rifondazione Comunista all'Udeur di Mastella sotto la guida di Romano Prodi, appare destinato ad una sicura vittoria alle elezioni nazionali del 2006.
In realtà quell'ampio margine di consenso di cui gode il centro sinistra via via viene eroso: dapprima dalla rivelazioni delle trame finanziarie dell'Unipol di Consorte a cui avevano preso parte anche i dirigenti diessini Fassino e D'Alema, svelato grazie ad una manina gentile che fornisce a Il Giornale le intercettazioni telefoniche, poi, in prossimità delle elezioni, dal bombardamento mediatico (da ISO Radio fino al processo di Biscardi) operato da Berlusconi a cui fanno riscontro gli autogol dell'Unione in tema di imposizione fiscale, con Prodi e Diliberto (c'entrasse qualcosa Giancarlo Elia Valori?) che cadono nella trappola tesa da Tremonti e c. alimentando, con dichiarazioni contraddittorie sul ripristino della tassa di successione, le paure indotte nei 'moderati' da parte dei media.
Il centro sinistra vince ma è una vittoria mutilata, con una maggioranza parlamentare talmente risicata da risultare inutile. Sull'esito delle elezioni incombono i sospetti di brogli, evocati da Berlusconi, con ritardi nella pubblicazione dei risultati, mai chiariti dal ministro degli Interni dell'epoca, Giuseppe Pisanu, peraltro in seguito emarginato nel partito, e imputati al centro destra da Enrico Deaglio con una sua inchiesta.
L'ingordigia del centro sinistra, che deve assolutamente dare seguito all'accordo pre-elettorale di spartizione delle cariche con un numero record di ministri e sottosegretari e impedisce di cogliere l'opportunità, offrendo la Presidenza del Senato ad un esponente dell'opposizione, di puntellare la propria debole maggioranza in Senato, l'opportunismo di alcuni (Mastella, Dini, Bordon) e la cecità ideologica di altri (Turigliatto, Rossi) segnano fin dall'inizio il destino del governo Prodi. Che resta in carico giusto il tempo di far passare l'indulto, una politica fiscale volta a risanare i conti dello Stato attingendo ancora una volta soprattutto dal lavoro dipendente, e attuare il provvedimento di riduzione del 'cuneo fiscale', sul quale aveva fondato (!) la propria campagna elettorale, favorendo solo e soltanto le imprese senza alcun vantaggio per i lavoratori, cioè la propria base di consenso.
La folle corsa verso il ritorno di Berlusconi al governo è inarrestabile e l'elezione di Veltroni alla segreteria del PD fornisce un ulteriore importante contributo.
Ma torniamo alle regionali del 2005. Cosa resta di quella vittoria?
Campania: gestione fallimentare (con indubbio coinvolgimento della camorra) della raccolta e del trattamento dei rifiuti che fornisce al centro destra l'argomento principe su cui può basare la propria campagna elettorale e la vittoria alle elezioni nazionali del 2008. Ma Bassolino è personaggio troppo potente nel suo partito, risultando ancora decisivo nell'elezione di Bersani, perché possa essere costretto alle dimissioni.
Sardegna: dimissioni di Soru, eletto nel 2004, a causa dell'ostilità della propria maggioranza ad approvare provvedimenti a tutela del paesaggio e contro la speculazione edilizia. Nuove elezioni e vittoria del candidato del centro destra.
Abruzzo: arresto del Presidente Del Turco e di alcuni esponenti della sua maggioranza accusati di malversazioni nel campo della sanità. Nuove elezioni e vittoria del candidato del centro destra.
Puglia: anche qui inchieste nel comparto della sanità che coinvolgono esponenti dalemiani della giunta e pregiudicano in modo irreversibile la credibilità della giunta Vendola (cfr. Vulpio http://www.agoravox.it/attualita/politica/article/come-giano-bifronte-nicola-vendola-12181).
Calabria: in una regione storicamente dominata dalla ndrangheta la giunta Loiero, a parte l'abituale coinvolgimento in inchieste ed indagini, non brilla certo per efficienza ed iniziativa.
Lazio: dimissioni di Marrazzo a causa dello scandalo trans. Con il PD che non vuole e non può presentare un proprio candidato, la vittoria della Polverini del centro destra appare ormai sicura.
A queste vanno poi aggiunte ulteriori indagini che hanno riguardato altre regioni, sicuramente la Liguria e la Basilicata, ed amministrazioni comunali come quella di Firenze guidata da Domenici.
Proprio in relazione alle strategie, passate e presenti, seguite dal DS-PD nella scelta e nella selezione dei propri candidati ci sorge dunque spontaneo l'interrogativo se siamo di fronte a menti raffinatissime o a semplici mentecatti. Come è possibile che quella questione morale, enunciata tanti anni fa da Berlinguer, abbia investito così pesantemente quel partito? Si sbaglia nella scelta degli amministratori o si scelgono deliberatamente proprio quelle persone che rispondono a logiche di malaffare e di corruzione o che, per aspetti inconfessati della propria vita privata, sono più vulnerabili ai ricatti? Il caso Marrazzo è da questo punto di vista emblematico. Nell'ambiente si sapeva delle sue abitudini che, lecite sul piano personale, diventano un pesante macigno dal punto di vista politico ed un argomento di ricatto quando si pretende di mantenerle segrete. Scelto nonostante questo o proprio per questa sua palese debolezza?
E mi chiedo, qual è la funzione, il compito – anche e soprattutto a livello locale - degli organi dirigenti e di garanzia dei partiti, di iscritti e simpatizzanti se si astengano totalmente dal controllo e dalla verifica dei provvedimenti e delle decisioni prese dai propri rappresentanti?
Di fatto un'occasione, forse irripetibile, di incidere nella vita delle persone, di dimostrare la capacità di bene amministrare, spezzando il rapporto tra politica e affari, di cambiare la cultura sociale e dei valori del Paese, incredibilmente persa.
Ma l'autentico capolavoro è compiuto con le candidature per le elezioni regionali della prossima primavera. L'affermazione più ricorrente è che non c'è più tempo per le primarie. Come se queste consultazioni fossero un evento improvviso e non fosse stato possibile prepararle per tempo.
Il caso Marrazzo è di ottobre e dall'epoca il partito non è stato in grado di concepire né una candidatura credibile né i criteri per defnirla?
La crisi morale della giunta Vendola è cosa ancora più vecchia e l'unica risposta è di coinvolgere un partito opaco come l'UDC nella coalizione che si candida a guidare la Puglia?
In Campania cosa si sta aspettando? La possibilità di ripresentare Bassolino?
Si crede che sottostare ai ricatti dell'UDC sia la necessaria premessa per la formulazione di un progetto di alternativa democratica?
Non può che tornare il sospetto di un accordo Fini-Casini-D'Alema con il quale, avendo rinunciato Berlusconi (sintomo di un prossimo farsi da parte?) a proporre propri fedelissimi, si opera una sorta di spartizione dando forza alla componente finiana del PDL favorendone i suoi candidati in Calabria (Scopelliti) e nel Lazio (Polverini) e non consentendo la nascita ed il successo di candidature-coalizioni anomale che possano disturbare il loro disegno.
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