Il mio cuore è con gli uomini neri di Rosarno. Esseri umani ai quali nemmeno la fame e la violenza riescono ad annientare la dignità ed il coraggio.
Il mondo occidentale, la culla degli ideatori e degli esportatori della democrazia e della civiltà, quando parla di immigrati dovrebbe anzitutto ricordarsi dei valori sui quali sono fondate le proprie istituzioni e le proprie leggi: la libertà, l'eguaglianza e la fraternità. Dovrebbe ricordarsene soprattutto chi sostiene la rivendicazione del Vaticano di affermare le radici cristiane dell'Europa e parla di sacralità della vita umana fin dal momento del concepimento o quando è ridotta ad irreversibili condizioni vegetative.
Tanto più dovremmo farlo noi italiani che abbiamo conosciuto nella nostra storia il dramma e l'umiliazione dell'emigrazione sia interna, dal sud verso il nord, sia diretta verso l'Europa e le Americhe.
L'emigrazione non è la conseguenza di una congiura di irresponsabili estremisti ma deriva tragicamente dal fatto che esistono nel mondo Paesi dove non è possibile sopravvivere. Che questi sono gli stessi Paesi che sotto il dominio coloniale dell'Occidente hanno conosciuto la deportazione in schiavitù di milioni di persone ed il depauperamento delle proprie ricchezze. Che l'eredità coloniale si è tradotta anche nell'artificiosa costruzione di Stati spesso senza tenere conto delle diverse identità etniche e linguistiche delle persone che si sono trovati a farne parte. Che il sistema capitalistico mondiale tuttora approfitta del sottosviluppo e della debolezza di quei Paesi per sfruttarne più a buon mercato le risorse naturali, per imporre l'acquisto di merci ed armi, per farne una discarica dei rifiuti tossici.
Ma non è con il buonismo, con le analisi storiche, con i giusti principi o i sentimenti caritatevoli che si affronta il problema dell'immigrazione.
Dobbiamo essere consapevoli delle ragioni da cui nasce l'immigrazione, delle conseguenze che provoca tale fenomeno e di chi approfitta della miseria e della disperazione di queste persone.
Non dobbiamo nasconderci che un'immigrazione non governata genera la guerra tra poveri.
Che le organizzazioni criminali arruolano tra di essi almeno parte della manovalanza necessaria ai propri traffici e ricavano merce umana da destinare ad ignobili consumatori finali.
Che gli immigrati costituiscono l'esercito di riserva che contribuisce ad abbassare il costo del lavoro e a tenere i lavoratori in una condizione di sottomissione. Non so quali siano i lavori che gli italiani non vogliono più fare, di certo la presenza di persone che prestano la propria opera in cambio di stipendi da fame, senza protezioni sociali e in violazione delle più elementari norme di sicurezza distorce il mercato del lavoro.
Che l'immigrazione costituisce un formidabile argomento di propaganda delle destre fondato sulla paura e sul disagio sociale che contribuisce ad accentuare nelle classi lavoratrici e nei ceti popolari, provocando una lacerazione tra le ragioni ideali che vogliono la difesa dei più deboli e l'affermazione del principio di eguaglianza di tutti gli esseri umani ed il rancore che scaturisce dal constatare il peggioramento delle proprie condizioni di vita e del degrado dei luoghi in cui risiedono causato anche dalla tragica disperazione di tanti poveri Cristi.
Per le persone civili parlare di solidarietà e di politiche di accoglienza, abbandonando le criminali pratiche dei respingimenti, è scontato. Ma non basta.
Per affrontare tutto questo serve anzitutto combattere per una più equa ripartizione della ricchezza tra i popoli della terra. Serve davvero promuovere concreti e reali aiuti allo sviluppo dei Paesi in difficoltà, assicurandosi che non vengano utilizzati da dittatori e signori della guerra.
Serve dare vita ad uno straordinario piano di istruzione, una sorta di Erasmus mondiale in grado di coinvolgere milioni di giovani localmente ed in tutto il mondo, che riesca a formare nel minor tempo possibile i tecnici e gli specialisti di cui quei Paesi hanno bisogno per affrancarsi dal sottosviluppo.
E' necessario assicurare, e ciò è compito delle Istituzioni e delle organizzazioni sindacali, a tutti gli esseri umani che hanno avuto la sorte di avventurarsi nel nostro Paese, condizioni dignitose di vita e di lavoro, contrastando efficacemente e non tollerando mai più la piaga del lavoro irregolare.
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